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Cambiamento climatico, il 92% dei ghiacciai delle Alpi è destinato a sciogliersi entro la fine del secolo

11 Dicembre 2020 3 min lettura

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Cambiamento climatico, il 92% dei ghiacciai delle Alpi è destinato a sciogliersi entro la fine del secolo

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Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Aberystwyth, in Galles, il 92% dei 4.000 ghiacciai delle Alpi potrebbe sciogliersi entro la fine del secolo a causa dei cambiamenti climatici, riporta un articolo dalla BBC. Sarebbero destinate a scomparire destinazioni sciistiche famose come il Piccolo Cervino a Zermatt, in Svizzera, il ghiacciaio dell'Hintertux in Austria e il ghiacciaio La Grand-Motte a Tignes, in Francia.

I risultati del progetto di ricerca internazionale "Change", finanziato dall'Unione Europea e portato avanti appunto dall'Università di Aberystwyth, suggeriscono che entro il 2050 quasi tutti i ghiacciai alpini al di sotto dei 3.500 metri si saranno sciolti. E per la fine del secolo la situazione peggiorerà.

La ricerca dell'università, intitolata “200 years of equilibrium-line altitude variability across the European Alps (1901−2100)” e pubblicata su Climate Dynamics, copre l'intera regione delle Alpi europee e si basa su 200 anni di record e previsioni climatiche dal 1901 al 2100. I ricercatori hanno sviluppato un nuovo approccio per simulare i cambiamenti futuri nei ghiacciai alpini, partendo dall'altitudine della linea di equilibrio ambientale ("Equilibrium Line Altitude" o ELA), ossia l'altitudine in cui la quantità di neve e ghiaccio che si accumula è uguale alla quantità che si scioglie o evapora in un anno.

Questo modello ha permesso ai ricercatori di prevedere la risposta dei ghiacciai al cambiamento climatico. E si teme che sarà rapida. Il professor Neil Glasser, coordinatore del progetto "Change" , mette in guardia sul significato di questi dati: "I ghiacciai sono il nostro campanello d'allarme per il cambiamento climatico. La loro scomparsa è sempre più rapida".

"Il ritiro dei ghiacciai di montagna avrà implicazioni significative per l'innalzamento del livello del mare. I cambiamenti climatici causeranno anche cambiamenti più grandi, ma la drammatica scomparsa dei ghiacciai dalle Alpi è uno degli effetti più immediati e visibili", spiega Glasser. "L'impatto maggiore sulla popolazione locale riguarderà le risorse idriche e la variazione nella velocità di scioglimento e quindi nel deflusso. Ciò avrà implicazioni per l'acqua potabile, i raccolti, l'irrigazione, i servizi igienico-sanitari e l'energia idroelettrica".

Renato Colucci del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che ha guidato il team italiano del progetto, aggiunge: "Si prevede che la linea di equilibrio (ELA) supererà la quota massima del 69% di tutti i ghiacciai alpini anche nello scenario più ottimistico di riduzione delle emissioni di gas serra. Ed entro il 2050 quasi se non tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri delle Alpi molto probabilmente saranno già sciolti. Questo è il primo studio che indaga l'altitudine della linea di equilibrio ambientale dell'intero arco alpino per un periodo così lungo e fornisce una buona base per comprendere meglio le differenze regionali nella risposta dei ghiacciai ai cambiamenti climatici ".

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I risultati del progetto di ricerca forniscono informazioni rilevanti a livello globale per altri ghiacciai di montagna simili e contribuiscono a una migliore comprensione delle conseguenze del cambiamento climatico e dei suoi effetti sul deflusso dei fiumi, sugli ecosistemi, sulla popolazione locale e sul turismo.

La principale autrice dello studio, Manja Žebre del Department of geography and Earth sciences dell’Università di Aberystwyth, evidenzia che "sono in fase di elaborazione dei piani per applicare l’approccio di modellazione utilizzato in questo progetto di ricerca ad altri ghiacciai montani in tutto il mondo come le Ande, l’Himalaya e le Montagne Rocciose. Estendere la ricerca a questi areali più ampi fornirà un quadro più completo del probabile impatto del cambiamento climatico sui ghiacciai di montagna a livello globale".

(Foto via Wikimedia)

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