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Bulgaria, la polizia di frontiera ha lasciato morire di freddo tre adolescenti migranti che tentavano di entrare nel paese

29 Gennaio 2025 3 min lettura

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Bulgaria, la polizia di frontiera ha lasciato morire di freddo tre adolescenti migranti che tentavano di entrare nel paese

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Migranti che tentavano di varcare il confine tra Turchia e Bulgaria lasciati morire di freddo dalla polizia di frontiera bulgara. È quanto afferma il rapporto “Frozen Lives”, un dossier pubblicato da due organizzazioni umanitarie, No Name Kitchen (NNK) e Collettivo Rotte Balcaniche (CRB), visionato dal Guardian.

Il dossier contiene foto, testimonianze e geolocalizzazioni che dimostrerebbero l'incapacità delle autorità bulgare di salvare tre adolescenti egiziani che chiedevano aiuto mentre pativano il freddo nelle foreste di Burgas, nel sud-est della Bulgaria. Le autorità bulgare sono state accusate di aver ignorato le chiamate di emergenza e di aver ostacolato gli sforzi per salvare i tre ragazzi, poi morti a temperature sotto lo zero vicino al confine turco-bulgaro a fine dicembre. Il confine bulgaro con la Turchia è un punto di passaggio frequente per le persone che sperano di chiedere asilo in Europa: è un terreno proibitivo, roccioso e collinare, con temperature invernali rigide e venti pungenti. 

Dopo aver ricevuto una segnalazione delle richieste di aiuto dei tre adolescenti egiziani, gli attivisti delle due organizzazioni umanitarie si sono attivati in prima persona per prestare soccorso. Ma la polizia di frontiera bulgara avrebbe ostacolato i tentativi di salvataggio da parte delle organizzazioni, nonostante fosse stato mostrato un video di uno dei ragazzi nella neve.

I ragazzi, poi identificati come Ahmed Samra, 16 anni, Ahmed Elawdan, 17 anni, e Seifalla Elbeltagy, 15 anni, sono stati tutti ritrovati morti; Ahmed Samra è stato trovato con “impronte di zampe di cane e impronte di stivali intorno al corpo”, il che, secondo il rapporto, “indica che la polizia di frontiera lo aveva già trovato, forse ancora vivo o morto, ma aveva scelto di lasciarlo lì al freddo”.

Gli attivisti che sono tornati sul posto più tardi dicono di aver scoperto che tutte le tracce delle impronte erano state cancellate. 

Il dossier rivela un quadro più ampio di brutalità contro i migranti alle frontiere europee e nei confronti anche delle squadre di soccorso delle organizzazioni umanitarie. A una squadra di soccorso sono stati confiscati dalla polizia i passaporti e i telefoni e sono state prese le loro impronte digitali e le fotografie. Un'attivista è stata costretta a spogliarsi per essere perquisita nella stazione di polizia.

“Sono stata separata dai miei amici maschi e spogliata di fronte a due agenti della polizia di frontiera e sono stata fatta sedere mentre frugavano nelle mie borse”, ha raccontato. “Avevo le mestruazioni e mi sono sentita profondamente a disagio e non è stato necessario farmi stare lì nuda. Mi è sembrato che ogni azione degli agenti fosse solo per intimidirci e spaventarci e farci desistere dal fare di nuovo qualcosa di simile”.

Durante un altro tentativo di salvataggio, un gruppo è stato costretto a camminare per circa 10 km fino alla città più vicina, mentre era seguito dalla polizia di frontiera in auto.

Negli ultimi anni, diverse organizzazioni per i diritti umani hanno lanciato l'allarme per quello che, a loro dire, è un forte aumento delle aggressioni nei confronti di coloro che mostrano solidarietà e lavorano con i richiedenti asilo e i migranti in tutta Europa.

Lo scorso settembre, i riflettori sono tornati a essere puntati sulle autorità bulgare dopo che l'agenzia investigativa Balkan Insight aveva scoperto prove che suggerivano che i funzionari dell'agenzia di frontiera dell'UE Frontex venivano intimiditi per indurli a tacere sulle violazioni dei diritti di cui erano stati testimoni al confine bulgaro.

Alla luce della morte degli adolescenti, NNK e CRB hanno chiesto una “indagine indipendente e formale” sulla “violenza sistemica e la negligenza delle autorità bulgare” e sul “trattamento degradante delle persone in movimento”.

“È assolutamente scioccante che tre minorenni siano morti assiderati nella foresta, nonostante siano stati lanciati diversi allarmi al 112. È un enorme fallimento per tutti. Non solo per le forze di polizia bulgare, ma per l'Unione europea nel suo complesso e per tutti i suoi Stati membri”, ha dichiarato un’attivista sentita dal Guardian.

Il ministero degli Interni bulgaro ha respinto le accuse e ha dichiarato che le sue forze di frontiera hanno reagito in modo tempestivo alle segnalazioni di giovani in difficoltà, inviando “immediatamente” delle pattuglie, ma che i corpi sono stati trovati in luoghi diversi da quelli inizialmente previsti.

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Negli ultimi anni si sono verificati abusi dei diritti umani documentati da diverse prove, comprese le accuse di respingimento illegale dei richiedenti asilo verso la Turchia. 

Immagine in anteprima: No Name Kitchen via Facebook

 

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