Il governo non sa come fermare la fuga delle imprese da Piazza Affari
5 min letturaLa situazione di Piazza Affari sta ponendo più di una preoccupazione per il governo Meloni. A marzo il responsabile economico di Forza Italia, Maurizio Casasco, ha presentato un'interpellanza urgente al governo. Secondo Casasco, il nuovo piano del gruppo Euronext, di cui fa parte la borsa italiana assieme ad altre borse europee come quella francese, rischia di far perdere centralità al nostro paese.
Le preoccupazioni sono condivise anche dal vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani. Il leader di Forza Italia ha inviato recentemente una lettera al Sole 24 Ore in cui esprimeva le sue preoccupazioni per quanto sta succedendo in borsa e sui possibili sviluppi futuri. Nel testo, Tajani sottolinea che il risparmio degli italiani è uno dei più alti in Europa e che deve essere mobilitato per garantire un ponte tra le famiglie e le imprese in cerca di finanziamenti. Per far fronte a questo rischio, Tajani ha proposto una tassazione agevolata sul capitale paziente, aggiungendo che qualche euro speso di più in finanziaria oggi porterebbe a benefici sul lungo periodo. Questo però deve passare anche da una revisione delle regole europee, per fare in modo che Euronext rimanga un gruppo di borse federato. Il rischio infatti è che la borsa italiana svolga un ruolo periferico e che i capitali vengano indirizzati verso altre economie, impedendo lo sviluppo del paese.
A rispondere alle parole di Tajani è stato l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Antonio Testa, a margine di un convegno a Milano. Testa ha ribadito il ruolo strategico giocato dalla borsa italiana all’interno di Euronext e lo sforzo fatto con il nuovo piano industriale. Ha però aggiunto che “noi [Euronext] siamo un'infrastruttura, il mercato lo creano le regole e ovviamente i partecipanti del mercato”.
La situazione è più complessa e profonda rispetto alle preoccupazioni di questi giorni.
Le parole di Testa sui “partecipanti del mercato” si inseriscono in un fenomeno più ampio che riguarda la fuga da Piazza Affari avvenuta nel corso di questi anni. Come fa notare la rivista Fortune, la piazza milanese si trova davanti a una sorta di paradosso. L’indice FTSE MIB, che rappresenta l’andamento delle 40 aziende della borsa milanese con maggior capitalizzazione, ha avuto una performance molto positiva nel 2024 con un aumento di oltre il 15 per cento. Questa tendenza sta continuando anche nel 2025, seppur davanti alle incertezze causate dalle dichiarazioni di Donald Trump e dai rapporti tra l’Europa e il suo alleato storico.
A fronte di un’ottima performance, c’è da segnalare però una tendenza al delisting di varie società, soprattutto tra quelle importanti. Nei mercati finanziari, il delisting consiste nel ritirare il prodotto finanziario dalla borsa. In questi anni, con una forte accelerazione nel 2024, varie aziende si sono ritirate dalla Borsa Italiana. Tra queste, ad esempio, vi sono CNH Industrial, UnipolSai, Tod’s, Salcef Group che rappresentavano un'importante fetta del mercato. In tutto le aziende che hanno optato per il delisting sono 30 solo nel 2024, mentre appena 22 sono quelle entrate.
Questo ha portato a una netta emorragia dal punto di vista finanziario: secondo le stime, la Borsa ha fatto entrare 1 miliardo di euro contro i 28 miliardi persi per il delisting. Le aziende abbandonano sempre di più quindi la borsa italiana e questo non può che riflettersi sulle attività di Euronext. Questa, dopo aver completato l’integrazione della Borsa Italiana precedentemente in mano alla London Stock Exchange, aveva dichiarato di voler puntare sul nostro paese, tanto da aver spostato i data center necessari per le operazioni a Bergamo. Ma le preoccupazioni non si sono fatte attendere.
Nel giugno del 2024, infatti, le principali sigle sindacali hanno scioperato contro i piani di Euronext, un evento definito storico nel caso della borsa milanese. Nella nota ufficiale rilasciata dai sindacati, questi denunciavano “il costante, sistematico e complessivo disinvestimento dall'Italia del gruppo Euronext, e lo svuotamento dall'interno delle strutture italiane”. Due erano i principali problemi sollevati: da una parte la preoccupazione per la condizione dei lavoratori della borsa, che aspettavano il rinnovo dei contratti e una miglior organizzazione del lavoro; dall’altra la perdita di centralità delle aziende italiane nella borsa. La disputa si era conclusa con un accordo nell’autunno dell’anno scorso con aumenti salariali e la promessa da parte del ministero di monitorare la borsa italiana.
Ma la questione non appare risolta. Nei giorni scorsi si è infatti assistito a un’accelerazione della crisi. In un’intervista a Milano Finanza, ancora Tajani ha invocato la Golden Power, ovvero l’intervento diretto dello Stato nel mercato a difesa di attività economiche strategiche per acquisizioni straniere, per salvaguardare la Borsa Italiana. Secondo Tajani, infatti, il rischio è che le azioni di Euronext portino più imprese italiane a delocalizzare, svuotando la borsa italiana del suo potenziale. Inoltre, il Ministro degli Esteri sottolinea la necessità di una maggior integrazione europea non solo nei mercati finanziari, ma anche dei mercati da cui dipende la performance delle imprese, come quello energetico.
Le preoccupazioni di Tajani sono in parte condivisibili, ma il problema non è soltanto di Euronext. Ci sono almeno due problemi che il governo non ha e non sembra intenzionato ad affrontare. In primo luogo, questa situazione dipende anche dalla performance deludente dell’economia italiana da anni a questa parte. Il nostro paese sta perdendo via via centralità, a causa di un sistema economico che punta sulla riduzione del costo del lavoro e non sull’innovazione, trovandosi così impossibilitato a competere con le imprese straniere. Ciò provoca anche uno scarso interesse degli investitori stranieri nei confronti delle nostre imprese.
In secondo luogo, pesano anche i costi per fare impresa in Italia, dovuti in particolare alla burocrazia. Anche su questo il governo non ha ancora fatto nulla. Vi è, infine, una questione tecnica di non poco conto: l’utilizzo della Golden Power si è finora ristretto ad aziende italiane considerate strategiche. Ci si chiede in che modo il Ministro degli Esteri voglia utilizzare uno strumento di questo tipo per la borsa italiana.
Per concludere, il tema di come la finanza influisce sul funzionamento dell’economia è dibattuto e non ci deve essere il tabù dell’intervento sul mercato, nonostante le soluzioni siano complesse. Tuttavia, come detto la situazione che si è venuta a creare a Piazza Affari dipende anche dalla debolezza e dall’inadeguatezza del sistema economico italiano rispetto che stiamo attraversando. Finora il governo si è limitato a politiche per aumentare i salari netti, con interventi sul cuneo fiscale e sull’IRPEF, senza una strategia industriale al di fuori di qualche dichiarazione, priva di conseguenze, di vari ministri. Per fermare l’emorragia di imprese che abbandonano Piazza Affari è quindi necessario agire di certo sul tema dei mercati finanziari in Italia, incentivando banche e risparmiatori a investire, ma anche sulla struttura alla base, cioè sul contesto economico italiano che, qualora fosse necessario ricordarlo, è in crisi da decenni.
(Immagine in anteprima via Flickr)
