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Blogger in piazza

28 Luglio 2010 3 min lettura

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INFORMAZIONE. Il popolo della Rete è sul piede di guerra contro la legge sulle intercettazioni che introduce per i siti internet l’obbligo di rettifica entro 48 ore. Domani presidio davanti alla Camera contro il bavaglio.

La protesta dei blogger aumenta ogni giorni di più. Perché nonostante gli emendamenti presentati al disegno di legge sulle intercettazioni dai deputati Roberto Cassinelli (Pdl) e Roberto Zaccaria (Pd), molto attenti alle questioni digitali, l’obbligo di rettifica entro 48 ore per tutti i siti internet rimane nel testo. Questo comma in pratica estende la rettifica contenuta nella disciplina sulla stampa ai tutti i “siti informatici”.

Sulla Rete lo hanno ribattezzato il “comma ammazza blog” perché in caso di approvazione, denunciano i blogger, metterebbe nei guai tutte le persone che gestiscono siti amatoriali, magari nel tempo libero e non quotidianamente. Infatti la nuova legge prevede che ricevuta una richiesta di rettifica, il gestore del blog, dovrà pubblicarla entro due giorni, in pratica nello stesso tempo previsto attualmente per i quotidiani, altrimenti sarà costretto a pagare una sanzione fino a 12.500 euro. Inoltre stabilisce anche i criteri ai quali i blogger dovranno attenersi per pubblicare la rettifica: grafica, posizionamento all’interno del sito e visibilità.

L’onorevole Cassinelli ha promesso un emendamento che porta a sette giorni il tempo disponibile per la rettifica. Non è la migliore delle soluzioni ma almeno, continua il popolo di internet, «permetterebbe di avere qualche margine di manovra in più». Perchè oltre alla dilatazione dei tempi che verrano conteggiati dal momento in cui il blogger riceve la richiesta, dovrebbe ridurre anche le sanzioni e reintrodurre la distinzione tra giornalismo professionale e amatoriale, abolire i criteri di pubblicazione della rettifica e soprattutto escludere i commenti pubblicati su siti come Youtube e Facebook.

Domani nell’aula di Montecitorio inizierà il dibattito sul ddl intercettazioni e gli internauti hanno organizzato dalle ore 16 un presidio davanti alla Camera per dire «no alla legge bavaglio della Rete». Arianna Ciccone che gestisce il blog Valigia Blu, non usa mezzi termini: «Stiamo per diventare il primo e l’unico Paese al mondo nel quale un blogger rischia più di un giornalista ma ha meno libertà». Perché «mettere questi paletti significa dissuaderlo dall’occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici. Uno scenario - continua la Ciccone - anacronistico e scellerato perché l’informazione in Rete ha dimostrato, ovunque nel mondo, di costituire la migliore, se non l’unica, forma di attuazione di quell’antico ed immortale principio, sancito dall’articolo 19 della dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo».

Ma nel frattempo si cercano contromisure. Valigia Blu ha pubblicato un’intervista all’avvocato Guido Scorza secondo il quale difficilmente «un editore italiano correrà verso un server straniero risolvendo il problema ma è, invece, facile prevedere che quelli stranieri pubblicheranno comunque le intercettazioni vietate in Italia che poi saranno linkate. Perché - continua l’avvocato - linkare ad un contenuto pubblicato all’estero non equivale a pubblicarlo e il divieto risulterebbe superato ma non violato né eluso». Potrebbe essere una via di uscita per evitare di essere transcinati in tribunale. Finora le denunce ai blogger italiani sono state una su un milione.

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