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Lo scandalo Bivolaru e la questione degli abusi nel mondo dello yoga

23 Dicembre 2023 10 min lettura

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Lo scandalo Bivolaru e la questione degli abusi nel mondo dello yoga

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Misa era il nome di un’antica città etrusca. È anche l'acronimo di una scuola di yoga nata in Romania nel 1990: Movimento per l'Integrazione Spirituale nell'Assoluto. A fondarla è stato Gregorian Bivolaru, che le autorità francesi hanno arrestato assieme ad altri membri del movimento lo scorso 28 Novembre a Ivry-sur-Seine, poco lontano da Parigi nella Valle della Marna, dopo anni di latitanza e con il suo nome nella lista dei ricercati dall'Interpol

Bivolaru è accusato di rapimento, traffico di esseri umani, abusi sessuali. Secondo varie fonti, tra cui Libération, l'uomo e i suoi presunti complici, con il pretesto di una “iniziazione tantrica”, avrebbero spinto un numero non definito di donne a subire o partecipare ad  atti sessuali senza un vero consenso, addirittura tenendone alcune segregate per giorni. Assieme a Bivolaru, una quarantina di persone sono state interrogate con il sospetto di “tratta umana”, “sequestro organizzato” e “abuso di debolezza da parte di membri di una setta”.

Quello di Bivolaru non è un nome noto, a differenza di altri celebri maestri come Bikram Choudhury o Patthabi Jois (entrambi, a loro volta, al centro di inchieste per abusi sessuali), eppure il suo MISA, ribattezzato Atman quando ha iniziato a diffondersi al di fuori della Romania, conta circa quarantamila praticanti (come si legge sul sito Atman Italia), con scuole e seguaci in molti paesi del mondo, dove è chiamato anche Yoga Integrale o Yoga Esoterico Integrale. In Italia, i centri ufficialmente affiliati ad Atman e dichiaratamente legati al lignaggio di Bivolaru sono nove. Uno di questi, a Firenze, nel 2012 finì al centro di un'inchiesta con accuse simili a quelle francesi di questi giorni, che negli anni si sono ripetute anche in Romania (dove nel 2013 Bivolaru è stato condannato a 6 anni di prigione per atti sessuali con una minore, scontandone solo uno), in Finlandia, e nella stessa Francia, dove era già stato emesso un mandato di estradizione per l'autoproclamatesi guru rumeno.

L'arresto di Gregorian Bivolaru non è il primo di questo tipo nel mondo dello yoga. Al contrario, è solo l'ultimo di una scia di scandali che, negli ultimi decenni, continuano a vedere coinvolte scuole e accademie, tra cui alcune celebri a livello globale. Kundalini, Ashtanga, Bikram, sono solo i nomi più altisonanti, all'interno della vastissima comunità yogica globale, tra quelli divenuti oggetto di accuse da parte di ex membri, inchieste e talvolta (come nel caso di Bikram) sentenze di condanna. Situazioni diverse ma tutte con delle accuse in comune, due in particolare: derive settarie e abusi sessuali.

“Un milione di dollari per una goccia del mio sperma”

Celeberrimi i casi di Bikram Choudhury e di Pattabhi Jois. Il primo, protagonista anche del documentario Netflix Bikram. Yogi, guru, predator (di Eva Orner, 2019), è il fondatore del metodo un tempo noto come Bikram Yoga e oggi chiamato semplicemente Hot Yoga, una sequenza di 26 asana (posture) all'interno di un ambiente riscaldato, con temperature tra i 35 e i 42 gradi. Nato a Calcutta, emigrato negli Usa negli anni '70 e diventato ricchissimo e famoso con il suo metodo e la sua catena di scuole, Bikram è anche noto per l'aura leggendaria con cui ama raccontarsi (come l'aneddoto, spesso ripetuto e mai confermato, sulla green card regalatagli su due piedi da Richard Nixon, grato per essere stato curato con lo yoga), per il linguaggio “colorito” (che comprende epiteti razzisti e omofobi) e per l'abbigliamento minimalista (un paio di slip) con cui conduce le sue lezioni.

Le prime denunce di violenza sessuale, da parte di ex allieve, arrivano nel 2013 e continuano negli anni seguenti. Nel documentario di Eva Orner una donna racconta nel dettaglio lo stupro che avrebbe subito a casa del maestro, e non è la sola a raccontare di essere stata violentata dall'uomo. Nel 2016, Bikram viene condannato a pagare oltre sei milioni di dollari di risarcimento a una sua dipendente molestata e licenziata ingiustamente. Pochi mesi dopo, intervistato dalla giornalista Andrea Cremer per un programma televisivo di HBO, dichiara: “Perché dovrei molestare le donne? La gente paga un milione di dollari per una goccia del mio sperma”. In seguito lo stato della California emette un mandato d'arresto contro di lui per non aver pagato il risarcimento richiesto dalla condanna. Bikram allora fugge dagli Stati Uniti, dove non rimetterà più piede, e continua a insegnare in giro per il mondo.

Correzioni molto manuali

Non troppo diverso il caso di Pattabhi Jois, considerato il fondatore dell'Ashtanga Yoga, un metodo di yoga particolarmente vigoroso che consiste nella ripetizione di una di tre serie di asana (posizioni del corpo), di difficoltà crescente. Famoso per correggere le posizioni dei suoi allievi imponendo la vicinanza o la pressione del proprio corpo e poggiando le mani sul seno e genitali, e nonostante da decenni si rincorressero voci sugli abusi compiuti su praticanti e allieve sia nella sua shala di Mysore, in India, sia durante i workshop negli Stati Uniti, su di lui le accuse vere e proprie sono esplose soltanto dopo la morte. E non per modo di dire: il necrologio pubblicato dall'Economist alla morte del 93enne Jois, nel 2009, si chiude con una frase nemmeno troppo criptica: “Che fine ha fatto il principio yogico di brahmacharya, continenza sessuale? Si dice che le sue seguaci di sesso femminile ricevessero le correzioni in modo decisamente diverso rispetto agli uomini”.

Più o meno da quel momento, sulle testate specializzate è un susseguirsi di accuse, articoli e post che ripetono storie sempre molto simili tra loro, da sempre più donne. Una sorta di #metoo dello yoga, in anticipo su quello del 2017. Una specie di ammenda arriverà dal nipote di Pattabhi, Sharath Jois, una sorta di erede dell'impero Ashtanga. Nel 2019, con un post su Instagram l'uomo ammette di avere personalmente assistito a comportamenti inappropriati, allude a un generalizzato clima di omertà all'epoca dei fatti e chiede perdono alle vittime. In seguito Sharath, che si fa anche chiamare Paramguru e continua tuttora a organizzare workshop e corsi insegnanti tra Mysore e il resto del mondo, rimuoverà il post.

Intorno al consenso: i confini del tappetino e quelli del corpo

Negli ultimi anni, proprio sull'onda del #metoo, la conversazione intorno al tema delle molestie nel mondo dello yoga è diventata pubblica, e dopo l'ondata di nuove accuse c'è stato un crescendo di tentativi di ridefinire i contorni entro cui muoversi e i confini da non superare. In particolare, è sempre più sentita l'esigenza di parlare di consenso, tema che nell'ambito dello yoga è particolarmente delicato e scivoloso. Da un lato, il contatto fisico è da molti considerato intrinseco al rapporto insegnante-allievo, laddove il tocco e gli aggiustamenti servono a correggere errori di postura e sistemare il corpo nel modo più aderente possibile alla forma originale di ciascuna asana. Dall'altro, c'è sempre fra chi insegna e chi riceve l'insegnamento uno squilibrio di potere, amplificato in un ambiente come quello dello yoga, dove la correzione fisica si mischia all'insegnamento spirituale e la figura del maestro, anche senza che venga confusa con quella del guru, si presta a proiettare un'aura di autorevolezza benevola e benefica.

Per affrontare entrambe le questioni, nel suo codice di condotta la Yoga Alliance, un'associazione internazionale che si propone di coordinare la comunità yoga e contribuire all'accreditamento professionale degli insegnanti, invita gli insegnanti certificati a non intraprendere relazioni romantiche o erotiche con allieve o allievi e, nel caso queste fossero in atto, consiglia di interrompere il rapporto di studio e pratica. L'invito si trova nella sezione dedicata al rispetto delle relazioni tra allievi e insegnanti, ed è posto al condizionale, con uno “should not” scritto in maiuscolo. È invece usato l'imperativo “must”, sempre in maiuscolo, per la richiesta di ottenere un consenso chiaro prima di intervenire con un aggiustamento fisico sul corpo di un allievo durante la pratica delle asana. Ancora più esplicita la sezione del codice etico dedicata alla “sexual misconduct”, in cui agli insegnanti è espressamente proibita ogni manifestazione di condotta sessuale, che sia fisica o verbale, rimarcando che questa include il tocco non richiesto.

Cartoncini colorati e tisane speziate

Sempre in tema di consenso, molte scuole negli ultimi anni hanno visto l'adozione delle consent cards, semplici cartoncini-indicatori da posizionare sul proprio tappetino per segnalare se si concede o meno all'insegnante la possibilità di correggere manualmente la persona. Come accade quasi sempre nello yoga occidentale, che oltre ad essere una disciplina salutare è anche un business milionario, anche le consent cards sono già state assorbite dal mercato e trasformate in gadget dai colori pastello e centinaia di varianti in commercio. 

Ma l'accostamento tra pratiche di benessere, spiritualità e mercato non è una novità del nuovo millennio. Era il 1984 quando Harbhajan Singh Puri, più noto come Yogi Bhajan e come nome di riferimento dello yoga Kundalini, fondava la Yogi Tea, commercializzando la miscela di spezie del chai indiano. Oggi le colorate confezioni di tè e tisane Yogi Tea, con le famose “inspiration quotes” stampate sul quadratino di carta che sorregge la bustina da immergere, si trovano sugli scaffali dei supermercati di tutto il mondo.

Maestro spirituale e imprenditore, oltre all'azienda di tisane Bhajan ha fondato una trentina di società tra cui 3HO, ovvero Healthy, Happy, Holy Organization, anche nota come Sikh Dharma, che rappresenta il cuore mondiale dello yoga kundalini. Scomparso nel 2004, è stato ripetutamente accusato di molestie sessuali e derive settarie, con libri e documentari che negli anni ne hanno ricostruito la figura assai poco cristallina. Attualmente sul sito ufficiale della Yogi Tea, che ha tre centri produttivi nel mondo di cui uno in Italia (a Imola, in provincia di Bologna), non si fa più menzione di Bhajan. La sezione sulla storia della società si limita a citare l'ayurveda e lo yoga come fonti di ispirazione.

Una comunità particolarmente vulnerabile

Come è possibile che una disciplina così popolare, amata, benefica per moltissime persone, sia anche terreno fertile per comportamenti predatori e abusanti? Non è solo per la già citata questione di squilibri di potere e per per la frequente prossimità fra i corpi. Moltissimi ambienti in cui si pratica yoga possiedono anche un'intrinseca aura comunitaria, sono vissuti, percepiti e promossi come luoghi speciali, al contempo esclusivi ed inclusivi, quasi degli spazi sacri. E non così lontani dal ricordare dei circoli religiosi: citazioni di testi sacri, riferimenti alle divinità induiste e a tradizioni mistiche come il tantrismo e lo scivaismo kashmiro, elementi liturgici (il canto dell'OM, la ripetizione di mantra) vengono spolverati sulla pratica fisica, riecheggiano tra un'asana e l'altra. Amanda Lucia, professoressa di Studi Religiosi dell'Università della California-Riverside e responsabile del Religion and Sexual Abuse Project, così spiega a Valigia Blu come in questo contesto possano svilupparsi situazioni di indottrinamento e abuso:

L'aura di bontà e virtù che permea la nostra idea dei luoghi in cui si fa yoga è un primo fattore. Quando si entra in uno spazio yogico, si tende a percepirlo come un luogo sicuro, protetto ed etico. Questo tende a far abbassare la guardia. Inoltre, nello yoga è frequente l'incoraggiamento ad aprirsi, amare, diventare generosi e centrati sul cuore, rinunciare alle barriere, mostrare la propria vulnerabilità, aprirsi alle possibilità. Quando si mette in atto questo ethos, è facile abbassare le proprie difese più di quanto si farebbe nel mondo esterno. Così come ignorare o negare dei campanelli d'allarme che all'esterno suonerebbero più chiari. […] Massime come “entrare in uno stato di flusso” o “aprirsi all'universo” incoraggiano la soppressione dei quel pensiero critico che potrebbe proteggerci da comportamenti di tipo predatorio.

Quando un movimento o una scuola di yoga vedono un leader in posizione apicale e si affidano ai suoi insegnamenti facendone un guru, qualcuno da percepire come essere superiore, illuminato, venerabile, le dinamiche possono farsi particolarmente insidiose. Spiega ancora la professoressa Lucia:

In molti casi, gli insegnanti diventano celebrità e sono visti come persone particolarmente avanzate o benedette, o quasi come divinità in terra. Spesso si forma un culto della personalità attorno a costoro, generato dal loro carisma, ma anche dalle strutture messe in campo per farlo apparire speciale. […] Spesso l'abuso si verifica quando i partecipanti o i devoti vengono invitati a sviluppare con il maestro relazioni speciali, che coinvolgono queste pratiche più intime (“darshan speciali”, “sessioni di guarigione” o opportunità di prendersi cura del corpo del maestro vestendolo, facendogli il bagno, curandone l'aspetto massaggiandolo etc). In queste circostanze, spesso gli adepti subiscono un processo di grooming che li porta a venire coinvolti, nel tempo, a mettere in atto determinate azioni, gradualmente espandendo e violando i propri confini.

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Ed era proprio questa, secondo quanto raccontato da alcune ex adepte a Libération, la dinamica che si poteva trovare in alcuni centri dell'organizzazione Atman e messa in atto da Gregorian Bivolaru. Al momento Bivolaru resta in carcere a Parigi, mentre il sito ufficiale di Atman ha emesso un comunicato in cui si parla di una persecuzione decennale ai danni del proprio maestro spirituale.

Nel frattempo, l'istituto continua a proporre lezioni, ritiri, workshop e teacher training. È tuttora in corso un percorso intensivo biennale di “Tantra per donne”. Come si legge sul sito, il corso è fatto di incontri tematici che, tra le altre cose, promettono di rivelare “Segreti tantrici sull'eroticismo sacro: sensualità, apprendimento dei misteri della sessualità femminile, risveglio della capacità orgasmica, controllo dell'energia sessuale per un'incredibile vita erotica”. È prevista anche una “iniziazione ai 12 archetipi dell'anima femminile”, tra cui “la donna iniziatrice”, “la donna bambina”, “la madre”, “la fascinosa”.

Immagine in anteprima via bitterwinter.org

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