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La Bielorussia alla vigilia delle elezioni tra candidati, attivisti e giornalisti arrestati e migliaia di cittadini in piazza a sostegno dell’opposizione

8 Agosto 2020 17 min lettura

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La Bielorussia alla vigilia delle elezioni tra candidati, attivisti e giornalisti arrestati e migliaia di cittadini in piazza a sostegno dell’opposizione

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Bielorussia, la polizia reprime le proteste dopo l'exit poll che assegna una vittoria schiacciante al premier uscente Lukashenko

Aggiornamento 10 agosto 2020: Domenica sera grandi proteste sono scoppiate nelle principali città della Bielorussia dopo che un exit poll ufficiale ha mostrato che il presidente uscente Alexander Lukashenko stava ottenendo una vittoria schiacciante ed era sulla buona strada per assicurarsi il sesto mandato consecutivo. Secondo l’exit poll Lukashenko avrebbe ottenuto il 79,7% dei voti, la sua principale sfidante, Svetlana Tikhanovskaya, appena il 6,8%. Tikhanovskaya ha subito detto di non fidarsi dei dati ufficiali. Forte è il sospetto, secondo l’opposizione, che l’elezione presidenziale sia stata truccata.

Migliaia di elettori sono stati lasciati fuori dai seggi elettorali dopo che il governo si è rifiutato di estendere l'orario di voto oltre il limite delle 20,00. Quasi il 40% dei bielorussi, secondo gli osservatori, avrebbe votato prima dell'apertura delle urne domenica. Domenica diversi seggi elettorali avevano già esaurito le schede elettorali poiché forse era stato superato il 100% degli elettori ammissibili.

In tarda serata, Tikhanovskaya ha affermato di aver vinto nella maggior parte dei seggi elettorali di Minsk e di non fidarsi dei risultati dell’exit poll: «Credo ai miei occhi, e vedo che la maggioranza è con noi», ha detto in una conferenza stampa. «Abbiamo già vinto, perché abbiamo vinto la nostra paura, la nostra apatia e la nostra indifferenza». I risultati definitivi sono attesi nella giornata di lunedì 10 agosto.

La polizia è intervenuta usando proiettili di gomma, granate, gas lacrimogeni e idranti per reprimere le proteste in almeno 20 città.

La presenza della polizia a Minsk è stata intensa durante tutto il giorno e la sera la polizia ha istituito posti di blocco lungo tutta la città per evitare l’arrivo dei manifestanti da altri centri. Un giornalista del Guardian ha visto la polizia usare cannoni ad acqua contro i manifestanti. Testimoni hanno detto di aver visto un veicolo della polizia andare su un gruppo di manifestanti, alcuni dei quali sono stati trasportati in ospedale dalle autoambulanze mentre giacevano a terra.

"Le strade e le piazze sono piene di persone molto arrabbiate e che ritengono che le elezioni siano una grande frode", ha dichiarato il giornalista di Al Jazeera Step Vaessen, in un servizio da Minsk.

«È certamente la più grande protesta che abbia mai visto in Bielorussia da quando Lukashenko è salito al potere», ha detto David Marples, professore all'Università di Alberta ed esperto di Bielorussia.

Almeno una persona è stata uccisa dopo essere stata investita da un furgone della polizia e decine sono rimaste ferite negli scontri tra polizia e manifestanti, ha detto alla Reuters Valentin Stefanovic del gruppo per i diritti umani di Viasna. «Ci sono almeno 120 detenuti, ma sono dati ancora preliminari», ha aggiunto Stefanovic.

Nella tarda serata di domenica, Tikhanovskaya ha lanciato un appello alla polizia antisommossa per chiedere di cessare gli attacchi contro i manifestanti: «Vorrei ricordare loro che fanno parte del popolo», ha detto. «Per favore, fermate la violenza».

Dalla sera prima delle elezioni, Tikhanovskaya si è nascosta dopo che nove membri del suo staff erano stati arrestati. Domenica è uscita per votare protetta dai membri dello staff: «È il modo più affidabile per difenderci a nostra disposizione», ha dichiarato l'addetta stampa Anna Krasulina.

«Se la gente che ha votato per l’opposizione penserà di essere stata ingannata la protesta potrebbe scattare spontaneamente, anche senza un invito in questo senso dalla campagna della Tikhanovskaya. E le proteste verranno soppresse con la forza. Purtroppo questo scenario è possibile, e sarà drammatico per la Bielorussia», aveva detto nei giorni scorsi al Sole 24 Ore l’analista politico Aleksandr Klaskovsky.

Domenica 9 agosto si andrà al voto in Bielorussia per eleggere il capo dello Stato.

Il presidente attualmente in carica Alexander Lukashenko, uno dei leader più longevi in Europa, al potere da 26 anni e a caccia del suo sesto mandato, sta affrontando una sfida senza precedenti che lo vede contrapposto a una giovane donna 37enne, l'ex insegnante Svetlana Tikhanovskaya.

Sconosciuta fino alla fine del mese di maggio, la popolarità di Tikhanovskaya è esplosa non appena è entrata in corsa per diventare la prossima presidente del paese.

La frustrazione per le costanti violazioni dei diritti umani, la stagnazione economica e la discutibile gestione della crisi determinata dalla diffusione del COVID-19 da parte di Lukashenko (che ha suggerito di combattere l'epidemia bevendo vodka e sottoponendosi a saune e che ha dichiarato di aver contratto il virus e di essere guarito) ha spinto decine di migliaia di persone a scendere in piazza per sostenere la campagna della donna, subentrata al marito, Sergei Tikhanovsky, un popolare YouTuber arrestato a maggio con l'accusa di istigazione ai disordini sociali e attualmente ai domiciliari.

«All'inizio avevo paura», ha detto Tikhanovskaya in un intervento televisivo. «So dove può arrivare il governo per conservare il suo posto. Ma adesso non ne ho più».

La campagna elettorale e la presunta intromissione della Russia

Tikhanovskaya è la leader di una campagna di opposizione condotta insieme ad altre due donne: Maria Kolesnikova - a capo della corsa presidenziale di un altro politico, Viktor Babariko, precedentemente alla guida di un'importante banca controllata dalla Russia, che dopo essere stato escluso dalle elezioni e messo in carcere si è alleato con Tikhanovskaya - e Veronika Tsepkalo - un'ex dipendente della Microsoft che ha diretto la campagna elettorale del marito, Valery Tsepkalo, ambasciatore negli Stati Uniti dal 1997 al 2002, estromesso dalle consultazioni e fuggito a Mosca con i figli per evitare la carcerazione imminente.

Quelle di domenica potrebbero diventare le elezioni più controverse della Bielorussia.

Una probabile vittoria di Lukashenko non riuscirebbe a porre fine alla rabbia crescente dei cittadini e a frenare il cammino di Tikhanouskaya, descritta da un alleato come la Giovanna d'Arco bielorussa, che potrebbe continuare a guidare un movimento di protesta destinato a produrre cambiamenti.

«Le persone mi hanno già scelta come simbolo di cambiamento», ha infatti dichiarato Tikhanouskaya.

«La gente è galvanizzata e la popolazione è pronta a partecipare attivamente a questa campagna elettorale», ha detto al Wall Street Journal Valery Karbalevich, analista politico indipendente.

Da quasi tre decenni Lukashenko, 65enne, direttore di un'azienda agricola e militare dell'esercito sovietico prima della caduta della cortina di ferro, controlla le forze di sicurezza, le elezioni - non ritenute libere e imparziali dagli osservatori europei -, i media di Stato e la burocrazia del paese di cui si serve per reprimere il dissenso.

Oltre a estromettere dalla tornata elettorale i candidati dell'opposizione, il presidente bielorusso ha disposto la carcerazione di attivisti e giornalisti e ordinato la dispersione con la forza delle proteste pacifiche.

Temendo un crollo della popolarità e un'affermazione dell'opposizione qualche giorno fa Lukashenko ha dichiarato che gli alleati russi stanno cercando di destabilizzare il paese schierando duecento mercenari per incitare disordini in vista delle elezioni. La Russia ha respinto le accuse al mittente definendole “una farsa” e ha chiesto il rilascio dei trentatrè concittadini arrestati il 29 luglio scorso nella capitale Minsk dove si trovavano - secondo fonti ufficiali - in attesa di imbarcarsi per Istanbul. Da quanto riferito dalle autorità bielorusse gli uomini, incriminati per aver pianificato un attacco terroristico, sarebbero membri del gruppo Wagner, un'organizzazione privata paramilitare per la sicurezza legata al Cremlino.

Secondo alcuni osservatori, però, come riportato da Deutsche Welle, la tempistica degli arresti desterebbe sospetti. Lukashenko, al potere dal 1994, sta vivendo la più grave crisi della sua carriera politica con il sostegno degli elettori in calo. Nonostante non vi siano sondaggi indipendenti a supporto di questa tesi, la partecipazione inaspettata di migliaia di cittadini ai comizi dei candidati dell'opposizione sembra confermare l'ipotesi.

Lo scorso 30 luglio, 63.000 persone - in base ai dati forniti dall'organizzazione per i diritti umani bielorussa Viasna - hanno partecipato, in una piazza di Minsk, a quella che un giornalista dell'agenzia di stampa AFP ha definito la più grande protesta dell'opposizione nell'ex paese sovietico degli ultimi dieci anni, organizzata dalla coalizione di Svetlana Tikhanovskaya.

Di fronte a numeri così importanti, le autorità bielorusse hanno reagito dichiarando che tra le persone coinvolte nel presunto complotto dei mercenari russi ci sarebbe il marito di Tikhanovskaya, Sergei Tikhanovsky.

Per Valery Karbalevich il tentativo messo in atto da Lukashenko, che teme fortemente le manifestazioni di massa a sostegno della candidata dell'opposizione, puntava a bloccare i comizi. Dopo l'arresto dei cittadini russi, infatti, il presidente ha convocato una riunione d'urgenza per rispondere al supposto attacco terroristico e ordinare il rafforzamento della sicurezza in occasione di eventi di massa, compresi i raduni della campagna elettorale.

Diversi politici bielorussi hanno dichiarato a Deutsche Welle che la mossa avrebbe comportato ulteriori restrizioni all'opposizione. Tant'è che, all'indomani degli arresti, la Commissione elettorale centrale ha introdotto nuove regole per i candidati: comizi transennati, controllo al metal detector dei partecipanti, aumento delle forze di polizia.

Gli osservatori in Bielorussia e Russia si sono chiesti quali siano le reali intenzioni di Lukashenko: suscitare attraverso gli arresti l'ira del presidente russo Vladimir Putin che da anni cerca di annettere la Bielorussia al Cremlino manovrando i candidati dell'opposizione oppure inviare segnali all'Occidente per metterlo in guardia dalla pressione della Russia grazie al campanello d'allarme suonato con le infiltrazioni del gruppo Wagner? O tutte e due insieme?

Le promesse di Svetlana Tikhanovskaya

In caso di vittoria Tikhanovskaya ha promesso cambiamenti radicali nel paese. Tre le proposte principali: rilascio dei prigionieri politici, referendum sulla modifica della Costituzione per limitare il numero dei mandati del presidente, nuove, libere elezioni, entro sei mesi.

«Non ho bisogno del potere. Non voglio il potere. Voglio stare con i miei figli, mio marito e la mia famiglia. Ecco perché voglio, personalmente, che questa situazione finisca», ha detto Tikhanovskaya. «Ma ora sono qui. Il destino mi ha scelto per essere qui, ora.»

La scelta di candidarsi e di non ripensarci non è stata semplice. Mentre la repressione delle proteste proseguiva durante tutta la campagna elettorale, Tikhanouskaya è stata costretta ad allontanare i figli dalla Bielorussia a causa di minacce anonime.

Nonostante abbia valutato l'interruzione della sua avventura elettorale la donna ha proseguito per non tradire la fiducia che i cittadini hanno riposto in suo marito.

La decisione di unire le forze a quelle di Maria Kolesnikova e di Veronika Tsepkalo è stata presa in pochi minuti. Un pugno, un cuore e la V di vittoria i simboli che sanciscono il loro accordo.

«Abbiamo deciso che sarebbe stato più veloce se ci fossimo incontrate da sole», ha raccontato Kolesnikova. «Svetlana, Veronika e io abbiamo impiegato quindici minuti per prendere una decisione. E quella è stata la nostra vittoria».

«Crediamo di non rappresentare una seconda scelta, di giocarcela alla pari con gli uomini e di poter vincere», ha detto Tsepkalo replicando così a Lukashenko secondo cui la politica è un ambito che dovrebbe essere dominato dagli uomini.

«La nostra Costituzione non è fatta per una donna», aveva dichiarato il presidente. «La nostra società non è pronta per votare una donna», aveva detto definendo Tikhanouskaya, Kolesnikova e Tsepkalo "poverette".

In uno degli ultimi discorsi tenuto a Barysaw Tikhanouskaya ha spiegato a una folla di diverse migliaia di elettori di amare il marito e di voler continuare a percorrere la strada da lui intrapresa. Di adorare i suoi figli che devono crescere in un paese in cui le persone non vivono con la bocca tappata. Di amare i bielorussi e di voler offire loro la possibilità di scelta.

In un servizio trasmesso alla BBC Tikhanouskaya è apparsa parlando un inglese fluente suscitando l'ira di Lukashenko che ha chiesto che l'emittente britannica fosse cacciata dal paese, insieme ai giornalisti locali di Radio Free Europe/Radio Liberty.

La crisi economica e la gestione della pandemia

Tra le cause del malcontento dei cittadini occupa un ruolo importante la crisi dell'economia. Lukashenko ha a lungo favorito un modello di tipo sovietico diretto dallo Stato - rivelatosi inefficace - in cui il governo offre prestiti e sussidi a società pubbliche inefficienti. Il reddito mensile medio in Bielorussia - secondo quanto riportato dal Wall Street Journal - è di circa 458 dollari al mese (poco più di 380 euro). La Banca mondiale ha previsto che il PIL bielorusso subirà una contrazione di almeno il 4% nel 2020, la più grave degli ultimi venticinque anni, e che la crescita rimarrà debole a medio termine, anche a causa dell'impatto del COVID-19.

«Negli ultimi dieci anni, il tenore di vita in Bielorussia non è cresciuto. Al contrario, è diminuito», ha specificato Karbalevich.

Dubbi e polemiche tra la popolazione sono aumentati anche per la gestione della pandemia. La Bielorussia ha mantenuto i confini aperti e non ha previsto misure di quarantena o di distanziamento sociale. Più di 68.000 persone hanno contratto il virus, più di 63.000 sono state ricoverate e almeno 580 decedute.

Artyom Shraibman, fondatore di Sense Analytics, una società di consulenza politica con sede a Minsk, ha dichiarato che l'apparente indifferenza di Lukashenko nei confronti della minaccia per la salute ha rappresentato un punto di rottura per molti bielorussi.

«Quando si tratta di una questione di vita o di morte, quando si tratta della tua salute e vedi un atteggiamento sprezzante da parte dello Stato, si scatena il livello di insoddisfazione a cui stiamo assistendo», ha detto.

La repressione di giornalisti, candidati e attivisti politici

Il 30 luglio Human Rights Watch ha denunciato arresti arbitrari di giornalisti, blogger e attivisti politici avvenuti in vista delle elezioni presidenziali.

Gli arresti hanno sollevato preoccupazioni sulle interferenze e le violazioni del diritto alla libertà di espressione - in particolare quella dei media e degli esponenti politici - e alla libertà di riunione. Molti degli arresti sono sembrati programmati per tenere rinchiusi i detenuti almeno fino a dopo le elezioni.

«Le autorità bielorusse usano pretesti inconsistenti per mettere a tacere giornalisti e critici del governo, cosa che non dovrebbe mai accadere, ma che ha conseguenze ancora più dannose per i diritti dei cittadini durante il periodo elettorale», ha affermato Hugh Williamson, direttore di Human Rights Watch per l'Europa e l'Asia centrale. «La comunità internazionale non dovrebbe ignorare questa grave violazione degli obblighi in materia di diritti umani».

Williamson si riferiva anche alla decisione assunta lo scorso 15 luglio dall'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo dell'Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) che monitora le elezioni nella regione che ha dichiarato che per la prima volta non vigilerà sul voto a causa del mancato invito nei tempi dovuti da parte delle autorità bielorusse che hanno replicato dicendo che la richiesta è partita il giorno successivo alla registrazione dei candidati.

«La mancanza di un invito tempestivo dopo oltre due mesi dall'annuncio delle elezioni ha impedito all'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo (ODIHR) di osservare gli aspetti chiave del processo elettorale», ha dichiarato la direttrice dell'ODIHR Ingibjörg Sólrún Gísladóttir.

«Questi aspetti includono ambiti che abbiamo segnalato in recenti rapporti di missioni di osservazione che avrebbero richiesto miglioramenti in Bielorussia, tra cui la formazione di commissioni elettorali e la registrazione dei candidati. Dai risultati di questi processi è emerso chiaramente che le autorità non hanno adottato alcun provvedimento per migliorarli».

Contestualmente Gísladóttir ha manifestato profonda preoccupazione per le notizie secondo cui potenziali candidati sono stati intimiditi e attivisti dell'opposizione arrestati.

«La protezione delle libertà fondamentali di riunione e di espressione è una condizione preliminare per vere elezioni democratiche», ha affermato Gísladóttir.

La direttorice dell'ODIHR ha inoltre esortato le autorità del paese a prendere misure concrete e immediate per proteggere l'esercizio delle libertà fondamentali in Bielorussia.

In base ai dati forniti da Human Rights Watch, da maggio a luglio, la polizia ha arrestato almeno 1.100 persone per essersi riunite pacificamente per questioni relative alle elezioni. Sebbene la legge elettorale bielorussa consenta tali riunioni, le forze dell'ordine le hanno ritenute non autorizzate. I tribunali hanno condannato al carcere circa duecento persone per un massimo di quindici giorni, mentre più di trecento sono state multate.

La polizia ha arrestato numerosi giornalisti e blogger mentre partecipavano, per motivi di lavoro, a riunioni pubbliche, in alcuni casi facendo uso della forza. Human Rights Watch ne ha intervistati alcuni dopo il rilascio. Tra loro c'è chi è stato liberato poco dopo senza accuse, chi è stato accusato di partecipazione a riunioni pubbliche non autorizzate e/o di resistenza a pubblico ufficiale ed è stato multato - nonostante avesse dichiarato di stare esercitando il proprio lavoro - chi ha dichiarato di essere stato picchiato.

Subito dopo la diffusione delle notizie sulle percosse e sugli arresti di manifestanti e giornalisti, Lukashenko ha chiesto di espellere i giornalisti stranieri perché di parte e per aver provocato "disordini di massa".

A giugno, il presidente bielorusso ha inoltre accusato il servizio di messaggistica istantanea e broadcasting Telegram di diffondere "fake news" e di incitare proteste pubbliche. Il ministro degli Interni Yuri Karaeu ha dichiarato al Parlamento che "queste persone stanno tentando di mettere in atto una rivoluzione nelle strade".

Secondo l'Ordine dei giornalisti della Bielorussia (BAJ), il 19 e il 20 giugno la polizia ha arrestato almeno quattordici giornalisti che partecipavano a riunioni pubbliche pacifiche mentre esercitavano il proprio lavoro. La maggior parte indossava giacche e badge che li identificava come stampa ed era in possesso di tesserini stampa validi. La polizia ne ha picchiati almeno tre.

Il BAJ ha riferito, inoltre, che il 20 giugno a Gantsevichi, a 180 chilometri da Minsk, la polizia ha arbitrariamente arrestato e picchiato Aliaksandr Pazniak e Siarhei Bahrou, due giornalisti di Hancavicki Čas, un quotidiano indipendente locale.

L'Ordine ha anche documentato almeno quindici arresti di giornalisti che stavano esercitando il proprio lavoro nel corso di raduni pacifici in varie città della Bielorussia il 14 e il 15 luglio. In alcuni casi, la polizia ha detto ai giornalisti che non erano stati arrestati ma presi in custodia per verificare la loro identità e la testata giornalistica di appartenenza. Tuttavia, i resoconti dei rilasciati lasciano pensare che l'obiettivo delle autorità fosse impedire che raccontassero quanto stesse accadendo durante i comizi.

Il 15 luglio Amnesty International ha denunciato l'arresto a Minsk e in altre città della Bielorussia di almeno 220 persone il 14 luglio in violazione del loro diritto alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica.

Le proteste erano state organizzate dopo che la Commissione elettorale centrale aveva definitivamente escluso, per presunti e contestati motivi tecnici, Sergei Tikhanovsky e Viktor Babariko.

Secondo gli osservatori presenti, gli agenti di polizia (alcuni dei quali in borghese) hanno usato forza eccessiva, manganellando e prendendo a calci manifestanti e soprattutto giornalisti costringendone alcuni a rimanere in ginocchio all’interno delle camionette.

Amnesty International aveva già denunciato a fine giugno l'attacco su vasta scala ai diritti umani in vista delle elezioni presidenziali.

«Non esiste un ambiente sicuro per il dibattito politico in Bielorussia e vi è una crescente repressione dei diritti umani nel contesto delle prossime elezioni. L'ondata di attivismo attualmente in atto in Bielorussia è diversa da qualsiasi cosa le autorità abbiano affrontato da anni e e la risposta è stata reprimere brutalmente le proteste pacifiche e il dissenso e punire i leader dell'opposizione», ha affermato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale.

«I candidati dell'opposizione, insieme ai loro sostenitori, sono calunniati, presi di mira e incarcerati con accuse inventate, in particolar modo le donne. Un'attivista dell'opposizione è stata minacciata dicendole che i suoi figli sarebbero stati presi in custodia dallo Stato, un'altra assicurandole uno stupro di gruppo in una stazione di polizia».

Per Amnesty International Sergei Tikhanovsky, Viktor Babariko, e suo figlio Eduard arrestato con lui, e le decine di dimostranti e attivisti pacifici accusati di aver preso parte a manifestazioni di solidarietà sono prigionieri di coscienza, perseguiti solo per l'esercizio pacifico dei loro diritti e per le loro opinioni politiche.

«In Bielorussia, i politici e i sostenitori dell'opposizione sono trattati come criminali semplicemente per l'esercizio dei diritti umani e la partecipazione ai processi politici ed elettorali», ha denunciato Struthers.

«Queste azioni sono una mossa calcolata per molestare e intimidire l'opposizione, gli attivisti e i critici del governo prima delle elezioni. Le autorità bielorusse devono fermare i loro attacchi, le molestie e le intimidazioni e garantire il pieno rispetto dei diritti umani di tutti, compresi i leader dell'opposizione, prima, durante e dopo le elezioni», ha concluso.

Lo scenario all'indomani della consultazione elettorale

Secondo Tikhanovskaya, il cambiamento sta arrivando in Bielorussia.

«Non si può negare che la nostra gente voglia il cambiamento», ha detto a Euronews. «Potrebbe non accadere tra un paio di giorni, forse a settembre, ottobre o novembre, ma la nostra gente non vuole più questo presidente».

Tikhanovskaya ha specificato di non appoggiare manifestazioni o violenze in caso di contestazione al voto.

«Non vogliamo assolutamente alcuna manifestazione, perché la nostra polizia picchierebbe il nostro popolo. Vogliamo elezioni eque e, in caso contrario, difenderemo legalmente i nostri voti».

Alla domanda su quali passi intraprenderà come leader dell'opposizione se le elezioni non saranno libere ed eque Tikhanovskaya ha spiegato che se i cittadini vorranno scendere in piazza avranno il diritto di farlo in base a quanto previsto dalla Costituzione ma non inviterà le persone a manifestare.

«Scendere in piazza per manifestare è un modo legale per difendere il proprio voto, secondo la Costituzione, ma potrebbe non funzionare nel nostro paese».

Quando le è stato chiesto come si comporterà se il governo risponderà con la violenza, Tikhanovskaya ha detto di non volerci pensare perché ritiene che quest'anno sarà diverso, che in un paio di giorni la Commissione centrale riconterebbe i voti correttamente poiché sa quali sono gli umori dei cittadini e si rende conto di come potrebbe andare a finire.

«Sono assolutamente contraria alla violenza», ha ribadito prima di aggiungere che se le persone decideranno di scendere in piazza per manifestare sarà accanto a loro. Non davanti a loro ma al loro fianco.

A poche ore dalle elezioni

Negli ultimi giorni tutte le manifestazioni dell'opposizione sono state vietate. Giovedì 6 agosto un comizio previsto al People's Friendship Park a Minsk è stato annullato, dopo che Maryya Maroz, a capo della campagna elettorale di Tikhanovskaya, è stata trattenuta dalla polizia per due ore e "avvertita" dalle autorità di non andare avanti con quelli che secondo la polizia sono incontri "non autorizzati".

Di fronte all'impossibilità di organizzare qualsiasi manifestazione a Minsk e in altre città, Tsikhanouskaya ha annunciato che avrebbe partecipato, quello stesso giorno, a un comizio progovernativo a piazza Kyiv e ha invitato i suoi simpatizzanti a seguirla.

In migliaia hanno risposto al suo appello. In migliaia sono riusciti a trasformare un comizio a sostegno di Lukashenko in una manifestazione “autorizzata” dell'opposizione.

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