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USA, il piano di Biden potrebbe essere un punto di svolta storico per la lotta al cambiamento climatico

30 Novembre 2020 7 min lettura

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USA, il piano di Biden potrebbe essere un punto di svolta storico per la lotta al cambiamento climatico

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Il piano di Joe Biden per affrontare il cambiamento climatico è stato definito da molti il piano più ambizioso di qualsiasi altro candidato presidenziale americano.

Il presidente eletto ha già annunciato che gli USA aderiranno nuovamente all'accordo di Parigi sul clima, il patto internazionale nato per contenere il riscaldamento globale. Sarà il suo primo atto come presidente, ha detto mentre erano ancora in corso i conteggi. Il presidente uscente, Donald Trump, si era ritirato dall'accordo non appena si era insediato, dopo che l'amministrazione Obama vi aveva aderito nel 2016.

La chiave della sua credibilità sulla scena internazionale in questo impegno contro la crisi climatica - avverte il corrispondente ambientale della BBC, Matt McGrath - saranno le sue politiche interne sulla riduzione delle emissioni di carbonio.

Il piano climatico di Biden è più moderato rispetto al ben più ambizioso Green New Deal, avanzato dalla deputata Alexandria Ocasio Cortez , che punta a eliminare le emissioni di carbonio dalla maggior parte delle fonti in un decennio. "Eppure se attuata, quella di Biden sarebbe la strategia climatica più progressista che gli Stati Uniti abbiano mai tentato", commenta McGrath.

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La proposta prevede di rendere la produzione elettrica degli Usa "carbon-free" entro il 2035, riducendo a zero le emissioni nette entro il 2050. Per ottenere zero emissioni nette è necessario bilanciare le emissioni di carbonio, assorbendo una quantità equivalente dall'atmosfera, ad esempio piantando alberi.

Per ridurre le emissioni, Biden prevede, tra le altre cose, di investire 2 bilioni di dollari nel miglioramento di 4 milioni di edifici, residenziali e uffici, rendendoli più efficienti dal punto di vista energetico, di investire nel trasporto pubblico e nella produzione di veicoli elettrici, offrendo ai consumatori incentivi finanziari per passare ad auto più "pulite".

Al piano ambientale viene dunque affiancato un piano per creare più posti di lavoro. Biden ha anche precisato che non permetterà il fracking nei territori federali, ossia la tecnica di perforazione che prevede l'iniezione di sostanze chimiche nelle rocce per liberare gas naturale e petrolio, una tecnica fortemente controversa e contestata a causa del suo impatto ambientale. Purtroppo però la maggior parte di questa attività avviene su territori statali o privati, quindi la decisione di Biden avrà un effetto decisamente contenuto.

"Con l'elezione di Biden, Cina, Stati Uniti, UE, Giappone, Corea del Sud - due terzi dell'economia mondiale e oltre il 50% delle emissioni globali di gas a effetto serra - sarebbero impegnate per il raggiungimento di emissioni nette di gas a effetto serra pari a zero entro il 2050", dice Bill Hare del Climate Action Tracker, che monitora i piani mondiali di riduzione del carbonio."Questo potrebbe essere un punto di svolta storico".

Biden però non avrà vita facile, soprattutto se il Senato si confermerà nelle mani dei Repubblicani (si saprà solo agli inizi di gennaio quando ci saranno i ballottaggi per due seggi in Georgia - aggiornamento 21 gennaio: i democratici hanno vinto i due seggi al Senato, ora la situazione è 50-50, e questo garantisce a Biden un certo margine di manovra), e anche se i Democratici dovessero prevalere una maggioranza così esigua sarà comunque un problema.

In ogni caso il presidente eletto potrà puntare su strategie di cooperazione per ottenere l'appoggio del Senato, spiega McGrath. Anche se il presidente Trump ha adottato uno forte approccio anti-climatico, infatti, fra i repubblicani negli ultimi due anni c'è chi ha assunto un atteggiamento più morbido: a settembre i rappresentanti dei due partiti hanno collaborato a un progetto di legge per ridurre l'uso di idrofluorocarburi, una famiglia di gas comunemente usati come refrigeranti, che comprende alcuni dei più potenti gas serra noti alla scienza.
Nello stesso periodo, il Senato ha anche approvato un disegno di legge, il Bipartisan Wildlife Conservation Act, con l'obiettivo di migliorare la conservazione delle specie e proteggere gli ecosistemi vitali.

Se il piano di Biden è affiancare la riduzione delle emissioni alla creazione di posti di lavoro, allora le possibilità di collaborazione con i rappresentanti repubblicani possono decisamente crescere. Il suo team ha messo il clima al centro del suo piano economico e potrebbe prevedere un pacchetto di stimoli per aumentare gli investimenti federali in energia a basse emissioni di carbonio e in infrastrutture verdi.

Secondo Jeffrey Holmstead, avvocato dello studio legale Bracewell a Washington DC che ha lavorato presso l'Environmental Protection Agency (EPA) durante la presidenza di George W.Bush, Biden potrebbe ottenere il sostegno da parte dell'industria tramite nuovi leggi che stabiliscano requisiti federali per la produzione di elettricità pulita. Le società di fornitura di elettricità attualmente devono fare i conti con una serie complicata di requisiti statali sull'utilizzo dell'energia rinnovabile per soddisfare le esigenze di elettricità dei loro clienti. Semplificare la normativa a livello federale sarebbe un vantaggio per tutti.

L'alternativa, per superare l'ostacolo Senato, sono gli ordini esecutivi, così come hanno fatto più volte sia Obama che Trump. Trump li ha utilizzati per annullare più di 70 normative ambientali sulla produzione di petrolio e gas e sugli standard di emissioni per auto e camion (il Washington Post ha individuato oltre 125 norme di salvaguardia ambientale azzerate dal presidente uscente che vanno dalla protezione per le specie in via di estinzione alle valutazioni del rischio ambientale per le infrastrutture, alle autorizzazioni per l'estrazione di combustibili fossili e per il disboscamento nelle aree naturali protette).

A quel punto Biden potrebbe puntare a singoli obiettivi anziché su un'unica grande agenda. Ann Carlson, professoressa di diritto ambientale presso l'Università della California di Los Angeles, sentita da Vox, ha suggerito per esempio alcune battaglie specifiche quali stabilire standard di efficienza più severi per gli elettrodomestici, norme più rigorose sul risparmio di carburante per i veicoli e la nomina alla Federal Energy Regulatory Commission di membri che hanno in considerazione il cambiamento climatico nella politica energetica.
La campagna di Biden sembra essere su questa linea, rispondendo infatti a Vox in merito alla sua agenda climatica, ha individuato 10 azioni esecutive, tra cui: imporre limiti stringenti di inquinamento da metano per le nuove operazioni di petrolio e gas; usare il sistema di appalti del governo federale - che prevede 500 miliardi di dollari all'anno - per incentivare veicoli al 100% di energia pulita e a emissioni zero; ridurre le emissioni di gas serra del trasporto pubblico; puntare sui combustibili liquidi del futuro, che rendono l'agricoltura una parte fondamentale della soluzione al cambiamento climatico (i biocarburanti avanzati, realizzati con materiali come il panico verga e le alghe, possono creare posti di lavoro e nuove soluzioni per ridurre le emissioni degli aerei, delle navi oceaniche e di altri modi di trasporto); proteggere il patrimonio naturalistico, salvaguardando in modo permanente l'Artic National Wildlife Refuge e altre aree messe in pericolo dal presidente Trump, vietando nuovi permessi di petrolio e gas su terre e acque pubbliche, modificando le royalties sulla base dei costi climatici e stabilendo programmi mirati per migliorare il rimboschimento e sviluppare energie rinnovabili su terre e acque federali, con l'obiettivo di raddoppiare l'energia eolica lungo le coste entro il 2030.

"Tuttavia, - sottolinea Umair Irfan, esperto di clima e ambiente, su Vox - le azioni esecutive da sole non saranno sufficienti per portare gli Stati Uniti sulla buona strada per avere un'economia a impatto zero entro il 2050. Anche il settore privato - compagnie elettriche, produttori, imprese - dovrà agire, il che potrebbe richiedere una combinazione di incentivi, normative e progressi tecnologici".

La debolezza di questo approccio sta nel fatto che gli ordini esecutivi possono essere contrastati sul piano legale. Per esempio gli ordini esecutivi di Obama in chiave climatica, Clean Power Plan, sono stati bloccati dalla Corte Suprema.

Per Biden si aprirebbe una strada in salita, visto che oggi la maggioranza della Corte Suprema è in mani conservatrici. Durante l'audizione per la sua conferma, Amy Coney Barrett, l'ultimo giudice nominato da Trump - decisione fortemente contestata vista la vicinanza con le elezioni del 4 novembre -, ha definito la questione climatica "politicamente controversa".

Gli USA sono il secondo paese più grande al mondo a emettere gas serra, dietro alla Cina, dunque la loro leadership negli accordi globali che impegnano i singoli paesi nella riduzione delle proprie emissioni è fondamentale. Durante la presidenza Obama, gli Stati Uniti avevano promesso di ridurre entro il 2050 le emissioni fra il 26% e il 28% rispetto ai livelli del 2005. Il paese non si è avvicinato nemmeno lontanamente a questo obiettivo.

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Dopo gli accordi di Parigi, si guarda all'appuntamento di Glasgow, in Scozia, che si terrà nel novembre 2021. Con Cina, Giappone e Corea del Sud che hanno fissato obiettivi a lungo termine per ridurre le emissioni, aumentano le speranze che il vertice sul clima COP26 delle Nazioni Unite possa rivelarsi un successo.

Il presidente eletto ha già preparato il terreno affinché gli Stati Uniti si uniscano immediatamente a questi negoziati, scrive Nature. Il 23 novembre, Biden ha nominato John Kerry suo inviato speciale per il cambiamento climatico e gli ha assegnato un posto nel Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. Una nomina significativa visto che Kerry ha ricoperto il ruolo di segretario di Stato sotto Obama ed è stato fondamentale per mediare l'accordo originale di Parigi. "Il lavoro che abbiamo iniziato con l'accordo di Parigi è ben lontano dall'essere concluso - ha twittato Kerry all'annuncio della sua nomina - Torno al governo per riportare l'America sulla buona strada per affrontare la sfida più grande di questa generazione e di quelle che seguiranno. La crisi climatica richiede l'impegno massimo da parte di tutti".

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Foto anteprima di Joe Brusky sotto licenza (CC BY-NC 2.0)

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