L’autonomia differenziata fra sogni, rischi ed esiti imprevedibili

Tra quindici o venti anni, quando l’autonomia differenziata potrebbe pienamente dispiegare i suoi effetti, le maggiori economie del pianeta saranno i tre colossi USA, Cina e India, seguiti da stati come il Brasile, l’Indonesia, la Russia (forse) e il Messico. Il Giappone e la Germania saranno medie potenze industriali, e l’Italia avrà un’economia più piccola di quella di Turchia, Arabia Saudita, Nigeria, Egitto, Pakistan, Iran, Sud Corea, Filippine, Vietnam… Davvero trasformare il paese in una sorta di federazione (de facto benché non de jure) ci aiuterebbe in un mondo ancora più competitivo di quello odierno? E non si corre il rischio di rendere l’Italia ancora più vulnerabile alle interferenze e pressioni di grandi e medie potenze extraeuropee?