Ascoltare la voce dei siriani
4 min lettura"Solo chi ha vissuto sotto una dittatura può veramente comprendere la profonda gioia della libertà che il popolo siriano sta sperimentando in questo momento. Mentre il futuro della Siria rimane incerto, il mondo deve offrire al popolo siriano sostegno morale ed empatia mentre affronta questo nuovo capitolo".
Ignorata da quasi tutti i media per anni, ignorati milioni di profughi, respinti, deportati… La Siria, il popolo siriano non ha mai smesso di sperare e lottare. Sotto le bombe incessanti, donne, uomini, bambini massacrati per mano di Assad e del suo sodale Putin. Un popolo massacrato anche dall’indifferenza e prima ancora da una propaganda - anche qui abbiamo avuto la Russia in prima fila - che ha fatto diverse vittime fra cui non possiamo non ricordare oggi i caschi bianchi, l’organizzazione umanitaria di protezione civile che in tutti questi anni ha salvato vite umane dalle macerie, portato aiuti, sostenuto la popolazione. Per anni i caschi bianchi sono stati bersaglio di disinformazione e teorie del complotto che li accusavano, falsamente, di essere legati a gruppi terroristici.
Così dopo anni di silenzio, indifferenza e anche di odio, il mondo torna a parlare di Siria.
Il 27 novembre ha inizio un'offensiva a sorpresa condotta da Hay'at Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo armato islamista che controlla la maggior parte della provincia siriana di Idlib. Combattono insieme a fazioni di un gruppo chiamato Esercito nazionale siriano (SNA), sostenuto dalla Turchia.
Tra il 7 e l’8 dicembre il regime dittatoriale di Assad crolla. Dopo 54 anni dall’ascesa al potere della dinastia al Assad si mette fine a un regime liberticida e sanguinario.
"Oggi - scrive a caldo la giornalista e scrittrice italo-siriana Asmae Dachan - è il 25 aprile della Siria. Nessuno si illude che da domani il paese diventerà una democrazia laica, egualitaria e pacifica, sappiamo che la strada è tutta in salita. È finita la dittatura della dinastia degli Assad. Viva la Siria libera".
E la prima cosa che fa è ricordare i milioni di siriani che sono morti per la pace e la libertà per mano della feroce dinastia al Assad. “Oggi è il giorno delle rose bianche, per tutti i bambini, le donne e gli uomini torturati, sfollati, detenuti e uccisi dal regime. Abbiamo vissuto con un sogno di libertà, oggi piangiamo lacrime di gioia. Preghiamo per la pace".
Asmae è un’amica, oltre che una collaboratrice di Valigia Blu, grazie anche a lei non abbiamo mai smesso in questi anni di parlare e occuparci di Siria. Ho pensato subito di chiederle di scrivere un articolo. Lei e io al telefono eravamo molto commosse, la prima cosa che mi ha detto con la voce spezzata dal pianto è stata questa: "Penso alle persone che non ci sono più, i miei amici, i miei parenti…". Poi mi ha chiesto che taglio avevo pensato per questo articolo. E io non ho avuto dubbi: vorremmo ascoltare la tua voce, la vostra voce. La tua storia personale che possa raccontare cosa ha significato questo regime per il popolo siriano e perché oggi nonostante tutte le ombre è un giorno da celebrare e festeggiare.
Nella sua riflessione, che vi invito fortemente a leggere, c’è un passaggio fra i tanti che mi ha particolarmente colpita. Scrive Asmae:
"Il momento che stiamo vivendo come popolo ha un impatto immenso su ognuno di noi. Vedo i soliti tuttologi salire in cattedra e buttarla tutta in analisi complottiste, parlando dei siriani e non con i siriani, neanche in questa circostanza. Non hanno mai sentito la nostra voce, né chiesto la nostra opinione".
Ecco oggi noi di Valigia Blu vogliamo continuare a sentire la voce dei siriani, lo abbiamo fatto proprio con Asmae in questo podcast e continueremo a farlo come d’altra parte abbiamo fatto in tutti questi anni al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
In questa lunga, intensa, bellissima e dolorosa conversazione Asmae Dachan ci accompagna attraverso due registri, uno molto personale e l'altro rigorosamente giornalistico, in un viaggio alla scoperta del significato più profondo e complesso della liberazione della Siria dal regime sanguinario della dinastia al Assad. Ripercorrendo la rivoluzione siriana del 2011, la guerra civile, l'irruzione dei gruppi armati terroristici ma anche delle potenze mondiali con interessi geopolitici sul territorio siriano... Ricordando figure di grande valore e coraggio come l'attivista Mazen al-Hamada trovato morto nelle carceri di Assad e Padre Paolo Dall'Oglio scomparso in Siria nel 2013. E infine provando a immaginare il futuro che il popolo siriano merita e il ruolo che potrebbe e dovrebbe avere la comunità internazionale.
Il brano che ci ha accompagnate è stato scelto da Asmae, il testo della canzone dice "Il mio paese è un paradiso, è ciò che amo". Il brano è diventato famoso durante la rivoluzione siriana perché cantato in particolare da una delle figure più prominenti dei primi momenti della rivoluzione, Abdul Baset al-Sarout. Basset era il portiere della nazionale siriana, decide di lasciare il calcio e tutte le offerte di lavoro che aveva ricevuto per unirsi alla rivolta. Durante i cortei che guidava in piazza cantava sempre questo brano. In un secondo momento si unì alla rivolta armata è ricoprì il ruolo di comandante del gruppo ribelle Shuhada al-Bayada, che combatteva anche contro Jabhat al-Nusra, il ramo di Al-Qaeda in Siria. Tutti e quattro i suoi fratelli furono uccisi dalle forze di sicurezza siriane. Basset è morto a soli 27 anni, l'8 giugno 2019, probabilmente in un ospedale turco, a causa delle ferite riportate nei giorni precedenti in un combattimento ad Homs contro l'esercito siriano. La sua storia è raccontata nel documentario del 2013 di Talal Derki, Ritorno a Homs. Il film vinse il Grand Jury Prize dell'edizione 2014 del Sundance Film Festival[e lo Special Jury Recognition del 57º San Francisco International Film Festival.
Regia: Vudio
Brano musicale: جنه جنه جنه
Immagine in anteprima: frame video BBC via YouTube