La “Fase 2”? Non sappiamo quando sarà ma di certo non è dietro l'angolo. E dovrà essere per forza di cose graduale se vogliamo scongiurare il rischio di impantanarci in nuovi focolai di infezione. All'Italia, diventata suo malgrado caso-pilota sotto gli occhi del mondo intero che la segue a ruota nell'onda dei contagi, spetta anche in questo caso l'onere di tracciare la rotta, questa volta della ripresa. «L'allentamento delle misure - spiega Nino Cartabellotta, presidente del think thank indipendente di politica sanitaria Fondazione Gimbe - dovrà essere graduale e differenziato per tipologia di intervento e, ove possibile, "personalizzato" nelle varie Regioni monitorando strettamente l'insorgenza di nuovi focolai. Il ruolo dei dati nelle decisioni politiche dipenderà da quali indicatori sceglierà il Governo per l'avvio graduale della Fase 2, nella consapevolezza che, a differenza della Cina, non siamo in condizioni di applicare una sistematica tracciatura dei contatti tramite tecnologie avanzate e che i test sierologici non permettono ancora di fornire alcun patentino di immunità». Quali sono le indicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). [Leggi l'articolo sul Sole 24 Ore]