Negli ultimi giorni si è aperto un grande dibattito sulla possibile riapertura delle scuole nei paesi che negli ultimi mesi hanno adottato misure restrittive per fronteggiare la pandemia. In molti si chiedono: è sicuro riaprirle? La domanda così formulata manifesta un'incomprensione di fondo. In un mondo nel quale il COVID-19 non è stato debellato, il rischio sarà sempre presente per qualsiasi interazione sociale. Non è possibile garantire la sicurezza totale, si tratta piuttosto di ridurre il più possibile il rischio di contagio tra la popolazione. La domanda che dobbiamo porci, quindi, è se sia sufficientemente sicuro riaprire le scuole adesso. E per rispondere abbiamo bisogno di dati e di un sistema di monitoraggio in tempo reale nel territorio sui nuovi contagi e sull'indice di trasmissibilità del virus. Qualsiasi decisione politica deve essere presa basandosi su queste cifre e non su argomenti astratti o battaglie ideologiche. Danimarca, Norvegia, Germania e Nuova Zelanda hanno iniziato a riaprire e questo ha creato un clima di impazienza in paesi che si trovano in una situazione, al momento, peggiore. È chiaro che le scuole non possono rimanere chiuse per sempre, ma la decisione di aprirle dev'essere integrata in una strategia più ampia di "test, tracciamento e isolamento", applicata su tutto il territorio, con trasparenza totale sulle ragioni scientifiche che guidano tali decisioni. Inoltre, vista la difficoltà di mantenere il distanziamento fisico in ambienti scolastici affollati, è importante individuare soluzioni innovative: l'uso di grandi spazi come palestre e un rientro graduale degli alunni, per esempio. [Leggi l'articolo sul Guardian]