È passato più di un mese da quando il 3 giugno scorso il governo Conte ha riaperto gli spostamenti su tutto il territorio nazionale. Nelle ultime settimane in Italia sono stati segnalati diversi focolai, con, a volte, decine di persone infette. Situazioni che si sono verificate ad esempio in Piemonte, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia. Si tratta di persone andate all’estero, in diversi casi per lavoro, e poi tornate, ma anche di cluster nati all’interno di situazioni di sovraffollamento in abitazioni, dentro attività lavorative e produttive o per il non rispetto delle indicazioni di prevenzione, come l’imprenditore in provincia di Vicenza che, dopo un viaggio in Serbia è risultato positivo e ha rifiutato il ricovero. Nel frattempo nel mondo più di 12 milioni di persone risultano infette e oltre 555 mila sono le morti legate al virus. Il Ministero della Salute ha dichiarato che "il messaggio che arriva dalla lettura dei dati è che il virus circola ancora. Finché sarà così, non potremo considerare il pericolo alle spalle". Ecco perché è importante continuare a osservare comportamenti virtuosi: l’igiene delle mani, le mascherine, il distanziamento fisico, evitare gli assembramenti di massa; nessuna di queste misure è efficace da sola, ma lo è la loro combinazione. L'OMS ha avvertito i paesi nel mondo che il modo migliore per uscire da questa pandemia è l’adozione di un «approccio globale» che preveda di trovare, isolare, verificare e curare ogni singolo caso di persone infette, mettere in quarantena ogni contatto, equipaggiare e formare gli operatori sanitari e predisporre misure di prevenzione e distanziamento per la popolazione.