L'idrossiclorochina non protegge dall'infezione le persone che sono state a contatto con qualcuno contagiato dal nuovo coronavirus e, pertanto, non funziona da "terapia preventiva", come sostenuto dal presidente USA Donald Trump alcune settimane fa. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine condotto su 821 adulti dai 33 ai 50 anni, con un'età media di 40, ritenute a rischio moderato o elevato di contrarre COVID-19 ma che, al momento, del test non presentavano ancora sintomi. Questo tipo di studio, in cui i pazienti vengono scelti a caso per ricevere un trattamento sperimentale o un placebo, è considerato il modo più affidabile per misurare la sicurezza e l'efficacia di un farmaco. I partecipanti erano operatori sanitari e persone che erano state esposte in casa a coniugi, partner o genitori malati. Molti di loro sono stati considerati ad alto rischio perché erano stati a meno di 2 metri da persone infette per più di 10 minuti senza indossare dispositivi di protezione individuale. La speranza era che il farmaco potesse essere usato per prevenire l'infezione.
A quattro giorni dalla possibile esposizione al virus, ciascuno di loro ha ricevuto un pacco contenente placebo o idrossiclorochina. Le pillole dovevano essere prese per cinque giorni. Dopo 14 giorni, hanno detto che circa un partecipante su otto (107 su 821) ha contratto il COVID-19, 49 tra quelli che avevano assunto il farmaco, 57 tra quelli che avevano ricevuto il placebo: una differenza ritenuta non significativa dagli autori dello studio. Due pazienti hanno dovuto curarsi in ospedale, uno per ciascun gruppo, ma non ci sono stati decessi. Chi ha preso l'idrossiclorichina ha avuto maggiori possibilità di riferire di aver avuto effetti collaterali (40% contro il 17% di chi ha avuto il placebo), come nausea e mal di stomaco. Ma non ci sono state reazioni gravi né tachicardia, problema noto con l'assunzione del farmaco.
«Speravamo che questo farmaco funzionasse, ma il nostro studio dimostra che l'idrossiclorochina non è migliore del placebo quando viene utilizzata come profilassi post-esposizione a quattro giorni dal contatto con una persona infetta dal nuovo coronavirus», ha affermato il dottor Todd Lee, uno dei principali autori dello studio, professore associato di Medicina presso la divisione di malattie infettive alla McGill University in Canada.
In un editoriale che accompagna il documento pubblicato su NEJM, i ricercatori hanno sottolineato alcuni limiti dello studio: non tutti i partecipanti sono stati sottoposti a tampone, pur avendo chiari sintomi riconducibili a COVID-19 (come tosse e febbre), e questo ha reso impossibile sapere con certezza quanti partecipanti avessero contratto effettivamente la malattia; il 25% del gruppo idrossiclorochina non ha portato a termine il test a causa degli effetti collaterali; forse, il farmaco è stato assunto troppo tardi (dopo quattro giorni dall'esposizione al virus) per poter aver effetto. Proprio su quest'ultimo aspetto sono in corso altri studi clinici che stanno verificando l'efficacia del farmaco se assunto prima del contatto con persone infette attraverso il coinvolgimento di circa 40.000 operatori sanitari e medici d'emergenza in tutto il mondo.
Nel frattempo, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha nuovamente autorizzato i test clinici sull'utilizzo dell'idrossiclorochina, sospesi dopo uno studio pubblicato su Lancet, soggetto a nuove revisioni dopo alcune criticità sollevate da diversi ricercatori e università, come spieghiamo in modo approfondito in questo post. «Al momento, non ci sono evidenze dell'esistenza di un farmaco in grado di ridurre la letalità di COVID-19, per questo è una priorità urgente per tutti noi fare gli studi necessari, fare gli studi clinici randomizzati al fine di ottenere tali prove il più rapidamente possibile», ha dichiarato al New York Times la dottoressa Soumya Swaminathan, vicedirettrice dell'OMS.
In precedenza, Mike Ryan, capo del programma che si occupa delle emergenze, aveva spiegato che la decisione di sospendere era stata presa “per abbondanza di prudenza” e che, riporta Politico, sarebbe durata una settimana o due, il tempo necessario al comitato di monitoraggio per valutare le informazioni già raccolte dai test dell'OMS e da altri studi in corso e "stabilire se sia o meno sicuro proseguire con l'idrossiclorochina". Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet aveva rilevato un rischio di mortalità – di oltre il 35% - e di insorgenza di aritmie più elevato tra i pazienti COVID in trattamento con clorochina e idrossiclorochina. La ricerca, condotta su 96mila pazienti ospedalizzati con diagnosi di COVID-19 in sei continenti, era la più ampia analisi di cartelle cliniche sul farmaco, realizzata tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020. Lo studio aveva preso in considerazione 15mila pazienti ospedalieri che assumevano una combinazione di farmaci con idrossiclorochina e oltre 80mila che non lo facevano. Oltre 10mila pazienti sono morti, ma il tasso di pazienti deceduti a cui è stata somministrata una combinazione di idrossiclorochina o clorochina, assunti con o senza un antibiotico, è stato più elevato rispetto a quelli che non avevano preso il farmaco. “I nostri risultati suggeriscono non solo l'assenza di benefici terapeutici, ma anche potenziali danni dall'uso di regimi di farmaci con idrossiclorochina o clorochina (con o senza macrolidi) in pazienti ospedalizzati con COVID-19”, si legge nello studio. I ricercatori affermano comunque che il lavoro necessita di ulteriori studi randomizzati per arrivare a conclusioni definitive. A metà maggio il presidente USA Donald Trump aveva dichiarato di avere iniziato da qualche giorno ad assumere l’idrossiclorochina come “terapia preventiva” contro il coronavirus, dopo essersi consultato con un medico della Casa Bianca e averne sentito parlare da diverse persone. Alla fine di aprile, la Food and Drug Administration - l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – aveva raccomandato di non utilizzare il farmaco contro COVID-19 fuori dagli ospedali a causa del rischio di aritmie cardiache. [Leggi anche "COVID-19: 120 ricercatori chiedono spiegazioni a Lancet sullo studio sul farmaco antimalarico idrossiclorochina"]