La pubblicazione di paper scientifici non verificati sui server di libero accesso è utile per condividere a livello mondiale le prime ricerche sul coronavirus, però questo processo ha anche conseguenze negative e può alimentare il caos informativo. Negli ultimi mesi, molti ricercatori che si stanno dedicando alla ricerca sul SARS-CoV-2 hanno scelto di condividere i propri studi preliminari su piattaforme accademiche note come “preprint servers”, prima ancora che fossero verificati ("peer review") e pubblicati da una rivista scientifica. Questi server soddisfano l'esigenza di accelerare il processo di condivisione della conoscenza e permettono, in assenza di un vero processo di verifica, di aprire una discussione tra specialisti in tempo reale su scoperte preliminari, individuandone punti di forza e debolezze. Il problema è che questa mole di materiale non verificato è andata a sommarsi a notizie infondate, dichiarazioni politiche faziose, vere e proprie falsità, teorie della cospirazione, rendendo sempre più complicato il lavoro dei giornalisti che devono raccontare la pandemia. E in particolare di quei giornalisti che magari precedentemente si erano occupati di tutt’altro e non conoscono il funzionamento del sistema di pubblicazione delle ricerche scientifiche. Un caso eclatante di disinformazione riguarda una ricerca postata su una piattaforma "preprint" di un gruppo di scienziati dell’Indian Institute of Technology di Delhi, che lo scorso gennaio ha alimentato teorie complottiste secondo cui il virus sarebbe stato un’arma biologica creata in laboratorio. Il documento sosteneva di poter identificare una “strana somiglianza” tra il nuovo coronavirus e l'HIV. La ricerca è stata ritrattata dai suoi autori due giorni dopo la pubblicazione, in seguito alla reazione della comunità di ricercatori che nei commenti e nei forum aveva messo in luce l'inconsistenza scientifica di tali conclusioni, ma i primi articoli usciti sullo studio sono rimasti online e hanno continuato ad alimentare la disinformazione sulle origini del virus. Luc Montagnier, premio Nobel nel 2008, lo ha citato ripetutamente per supportare una teoria cospirazionista secondo cui il virus sarebbe stato creato da scienziati cinesi mentre stavano sviluppando un vaccino per l’HIV. [Leggi l'articolo su Valigia Blu]