Sulla scia della lotta internazionale contro malattie come Ebola, Zika o AIDS, la collaborazione degli scienziati di tutto il mondo è cruciale nella ricerca di un vaccino per il COVID-19. Eppure, l'amministrazione Trump ha deciso di voltare le spalle alla coalizione globale nella lotta contro la pandemia. A differenza di Regno Unito, Italia, Spagna, Germania, Finlandia, Costa Rica, Arabia Saudita, Malaysia, Cina, Canada, Turchia, Giappone, numerosi paesi africani, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Fondazione Gates e la Commissione europea, gli Stati Uniti non partecipano all'iniziativa mondiale ACT Accelerator che ha raccolto più di 8 miliardi di dollari per il vaccino contro il coronavirus. Trump, che in passato ha diffuso menzogne pericolose sui vaccini, sembra aver deciso di seguire una strategia unilaterale nella corsa per il vaccino e ha incaricato suo genero, Jared Kushner, di guidare una task force chiamata "Operation Warp Speed", di cui ancora si sa molto poco. La Casa Bianca ha fissato come obiettivo quello di avere 100 milioni di dosi di vaccino entro l'autunno, ambizione che non gode di nessun sostegno scientifico. Stephen Morrison, che gestisce il programma sanitario globale presso il Center for Strategic and International Studies, ha osservato che la Casa Bianca non ha confermato l'intenzione di partecipare al prossimo vertice globale virtuale sui vaccini fissato per il 4 giugno."Sembra che stia adottando un approccio 'America First'. Il rischio è che questo allontanamento comprometta gli sforzi internazionali e crei tensioni, incertezze e insicurezze". La pandemia di coronavirus è la sfida globale per antonomasia, affermano gli esperti. Un buon vaccino potrebbe non conferire immunità a lungo termine, il che significa che il virus non sarà sconfitto da nessuna parte finché non sarà sconfitto ovunque. Paul Duprex, direttore del Center for Vaccine Research presso l'Università di Pittsburgh, in un'intervista sul Guardian riflette sulla storia americana nella ricerca dei vaccini, da Jonas Salk ad Albert Sabin, che svilupparono il primo vaccino orale contro la poliomielite. "Siamo stati così importanti come paese nello sviluppo dei vaccini", dice. "È strano avere una storia di collaborazione nelle scienze biomediche così ricca e poi decidere, in un momento come questo, per motivi che sono difficili da capire, che vuoi affrontare da solo un problema globale. Quando la collaborazione è più necessaria che mai". [Leggi l'articolo sul Guardian]