Nei giorni scorsi ha fatto molto rumore una ipotesi sollevata da un articolo del Washington Post e poi ripresa da altri media internazionali: il nuovo coronavirus sarebbe fuoriuscito da un laboratorio cinese dando origine al contagio in tutto il mondo. Sebbene smorzata praticamente sul nascere dal generale dell’esercito americano, Mark Milley, che ha detto che sono state svolte delle indagini che non hanno portato a nulla di concreto, questa ipotesi è stata tenuta in piedi dall’amministrazione Trump. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, pur prendendo le distanze dalle posizioni di Trump, hanno chiamato in causa la Cina, chiedendo al governo cinese di fare luce su alcune opacità soprattutto sulla gestione immediata del contagio dopo che sono stati rilevati i primi casi a Wuhan. Le teorie sull’origine del virus sono state formulate in questo clima politico molto teso. Le diverse ipotesi avanzate finora sono sostanzialmente tre: 1) Il salto di specie (dai pipistrelli all’uomo passando per un animale intermedio) e dell’origine naturale del virus; 2) La realizzazione del nuovo coronavirus in laboratorio, sfuggito per errore; 3) La tesi della fuoriuscita dal biolaboratorio ad alta sicurezza, il Wuhan Institute of Virology (WIW), in Cina, che stava studiando un virus di origine naturale nei pipistrelli per prevenire eventuali nuove pandemie dopo la diffusione di SARS circa 20 anni fa. Secondo gli esperti, lo scenario più attendibile è quello dell’origine naturale del virus anche se potrebbe esserci l’eventualità che non riusciremo mai a tracciare l’intera catena di trasmissione. La tesi della realizzazione in laboratorio del virus e che SARS-CoV-2 sia stato geneticamente modificato è priva di fondamento mentre, al momento, non è possibile escludere con certezza, ma è tutta da verificare ed è ritenuta poco plausibile, l’ipotesi che gli scienziati cinesi stessero studiando un coronavirus naturale poi fuoriuscito dal laboratorio. [Leggi l'articolo su Valigia Blu]