Negli Stati Uniti tra il 2019 e il 2020 l’epidemia di influenza stagionale ha provocato 10 milioni di casi, la maggior parte dei quali si sono verificati prima che scoppiasse la pandemia di COVID-19, la malattia da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) . Un articolo su Science Magazine si chiede cosa possiamo aspettarci e come dobbiamo prepararci all’arrivo dell’influenza stagionale ora che la pandemia si sta evolvendo. L’ultima pandemia di influenza, causata dal virus H1N1pdm09, è iniziata nella primavera del 2009 e ha causato circa 61 milioni di casi, 274mila ospedalizzati e 12.500 morti negli Stati Uniti nel corso dell’anno successivo. Nonostante sia stato incluso nel vaccino dell’influenza dal 2010, il virus circola annualmente nella comunità ed era il ceppo predominante del virus dell'influenza A durante l'epidemia di influenza 2019-2020. L’ultima epidemia di coronavirus sull’uomo, la SARS, invece, è stata fortemente ridotta dalle misure di contenimento prima dell’arrivo di un vaccino, e la sua trasmissione comunitaria si è fermata nel 2004. Sulla base del decorso della pandemia COVID-19 fino ad oggi e dei tempi previsti per lo sviluppo del vaccino, è chiaro che il virus non si comporterà come quello della SARS. Anzi, è probabile che la trasmissione comunitaria “continuerà mentre entriamo nella prossima epidemia di influenza”, scrive Science Magazine. Ci sono alcuni fattori che possono influenzare, almeno in parte, la gravità di quello che accadrà e come possiamo prepararci:
- Trasmissione. Sia il virus dell’influenza sia SARS-CoV-2 si diffondono principalmente attraverso i droplet respiratori, trasmessi in caso di contatti ravvicinati. Conseguentemente, il distanziamento fisico pensato per limitare la trasmissione di COVID-19 ha effetto anche contro l’influenza. Se i casi di COVID-19 inizieranno a salire in autunno, “il rafforzamento delle misure di distanziamento potrebbe attenuare la diffusione precoce dell'influenza per appiattire le curve di frequenza dei casi per entrambe le malattie”.
- Vaccinazione. Mentre si attendono gli studi sui vaccini per SARS-CoV-2, i piani per mitigare il carico complessivo delle malattie respiratorie dovrebbero includere sforzi per aumentare i tassi di vaccinazione contro l'influenza, in particolare tra gli anziani, che sono maggiormente suscettibili sia all'influenza che al COVID-19.
- Co-infezione. La co-infezione con un altro patogeno respiratorio, compresa l'influenza, si è verificata in oltre il 20% dei pazienti positivi alla SARS-CoV-2 che presentavano una sindrome virale respiratoria all'inizio della pandemia di COVID-19. Il potenziale di co-infezione ha implicazioni a livello diagnostico, perché il rilevamento di un'eziologia alternativa per una sindrome respiratoria non può essere utilizzato per escludere COVID-19 in aree in cui i test per SARS-CoV-2 sono limitati. Per questo c’è necessità di diagnosi rapide per SARS-CoV-2 e altri agenti patogeni respiratori.
- Disuguaglianze. Negli Stati Uniti, tra i casi e i decessi da COVID-19 ci sono moltissime persone appartenenti a minoranze etniche, e il tasso di vaccinazione per l’influenza non è omogeneo nelle comunità. La pandemia di COVID-19 ha reso evidenti grosse disuguaglianze, e dovrebbe spingere la sanità pubblica a espandere i suoi servizi per raggiungere le comunità più vulnerabili, i poveri, gli anziani. Servono inoltre importanti cambiamenti sociali per far fronte alle disuguaglianze razziali ed economiche che incidono sulle comorbilità, sul rischio di infezione e sull'accesso a cure sanitarie tempestive e di alta qualità. [Leggi l’articolo su Science Magazine]