Alla fine del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 26 aprile che organizza la cosiddetta ‘fase 2’ c'è un diagramma che descrive come sono state pensate le 4 fasi di allentamento graduale del lockdown e quali condizioni esplicite – anche se a tratti un po’ astratte e vaghe – dovranno essere soddisfatte per passare da una all'altra. Qualora dovessero venire a mancare, si tornerebbe a una fase precedente, perlomeno a livello regionale. Gianluca Dotti le ha descritte nel dettaglio su Wired. Il passaggio dalla ‘fase 1’ alla seconda fase dipende dalla presenza di “standard minimi di qualità della sorveglianza epidemiologica" e da altri criteri che riguardano la gestione dei nuovi casi di contagio. Tuttavia, va riscontrato che non è chiarissimo se i criteri indicati come indispensabili per l’abbandono del lockdown siano effettivamente soddisfatti. La novità principale che si evince dagli schemi è comunque la presenza, nel complesso della gestione epidemica, di un sistema pentafase, in cui i 5 step sono numerati da 1 a 4 e con la fase 2 sdoppiata in 2A e 2B. Se la fase 1 è quella che conosciamo fin troppo bene, ossia il lockdown, meno nota è l’ultima fase (la numero 4), che corrisponde alla fine della pandemia e all’avvio di strategie di lungo termine in vista di futuri scenari sfavorevoli. Per quanto riguarda la ‘fase 2’ è interessante notare che il governo fin da ora abbia riconosciuto la necessità di prevedere un ulteriore scaglionamento, suggerendo implicitamente che anche dal punto di vista formale il 4 maggio non inizierà la vera fase 2, ma solo la fase 2A". [Leggi l’articolo su Wired]