Trump, Fox News e Kanye West: l’antisemitismo negli Stati Uniti è ampiamente sdoganato
9 min letturadi Marco Biondi
Il problema dell’antisemitismo negli Stati Uniti va oltre le recenti vicende della stella della NBA Kyrie Irving e del rapper Kanye West. Irving è finito al centro di polemiche per aver condiviso su Twitter il link a un film che diffonde teorie del complotto antisemite. Dopo che la Nike ha deciso di rescindere ogni rapporto commerciale con il cestista e dopo la sospensione decisa dai vertici dell’NBA, Irving si è scusato, rispettando le condizioni poste dalla sua squadra per il ritorno sul parquet una volta terminato il periodo di sospensione.
La spirale cospirazionista con protagonista Ye – il nome con cui il rapper Kanye West ha deciso di farsi chiamare – è molto più intricata e ha subito un’evoluzione ancora più netta nelle ultime settimane. I vari commenti antisemiti fatti dal rapper e stilista americano nello scorso mese, così come la decisione di apparire alla Paris Fashion Week con una maglia con la scritta “White Lives Matters”, avevano ottenuto il massimo dell’attenzione mediatica a livello internazionale e generato parole di condanna.
Anche qui aziende che avevano sponsorizzazioni con lui, nello specifico Adidas e Balenciaga, hanno deciso di rescindere ogni rapporto. Ma a differenza della vicenda di Irving, West ha continuato ad aggiungere benzina sul fuoco. Prima ha presenziato a una cena per il giorno del Ringraziamento nella villa di Trump a Mar-A-Lago insieme a suprematisti bianchi come Nick Fuentes - conduttore radiofonico con un canale YouTube di nome “America First, In seguito ha elogiato esplicitamente Hitler in un’intervista su Infowars, il sito di Alex Jones, noto complottista di estrema destra. Jones, ricordiamo, ha di recente dichiarato bancarotta dopo la condanna a risarcire 1,5 miliardi di dollari ai familiari delle vittime della strage di Sandy Hook per le bugie diffuse sulla sparatoria (tra cui che si fosse trattato di una messinscena). Questi casi rappresentano solo la punta dell’iceberg della questione, gli incidenti con radici antisemite sono infatti arrivati a livelli allarmanti.
Benché le uscite di West attirino l'attenzione e suscitino clamore, indignazione o preoccupazione, c'è da considerare anche e soprattutto il ruolo attivo delle piattaforme che gli hanno dato spazio. In particolare, il programma di Tucker Carlson su Fox News, Infowars e il podcast dello Youtuber Tim Pool hanno permesso a West di accusare gli ebrei di zittire chi osa opporsi alla loro agenda, o di accusare i “media ebrei” di aver fatto credere al mondo che Hitler i nazisti non abbiano fatto nulla di positivo. Persino Elon Musk ha avuto un ruolo nel dare visibilità a figure del genere: il nuovo proprietario di Twitter, in seguito a un sondaggio sulla stessa piattaforma ha infatti deciso di annullare la sospensione sul social di Trump. West invece, amico di lunga data di Musk, è stato sospeso il 2 dicembre per aver twittato frasi su Hitler e una foto con una svastica intrecciata a stella di David. Questa decisione, tuttavia, non rappresenta un dietrofront nella strategia di Musk sulla libertà di espressione, vista la riattivazione di account concessa a figure come Andrew Anglin, il neonazista fondatore del sito suprematista “The Daily Stormer”, sito a cui nel 2017 erano stati sospesi i servizi che lo tenevano online.
Alcuni giorni dopo l’uscita dell’intervista dello scorso 6 ottobre rilasciata da West su Fox News, è emerso che molte delle dichiarazioni dell’artista di Chicago erano state tagliate, mentre nell’intervista andata effettivamente in onda Carlson non ha mostrato alcuna opposizione alle affermazioni cospirazioniste di West. Come scrive Ben Samuels su Haaretz, “gran parte delle accuse arrivate dai Democratici e dalle organizzazioni ebraiche hanno concentrato le loro critiche su West, ignorando il ruolo dello show di Carlson in questa vicenda”, che aggiunge:
Carlson è stato forse il principale sostenitore della "teoria della grande sostituzione", secondo la quale gli immigrati stanno rimpiazzando le popolazioni bianche nei paesi occidentali. Questa teoria del complotto è stata considerata una delle motivazioni principali alla base del raduno di suprematisti bianchi a Charlottesville nel 2017, del massacro del 2018 alla sinagoga dell'albero della vita di Pittsburgh e della sparatoria di massa del 2019 a El Paso, in Texas.
Secondo quanto riportato dall’Anti Defamation League, Carlson ha promosso elementi collegati a questa teoria cospirazionista, sostenendo anche che i Democratici starebbero pianificando di “rimpiazzare i veri elettori americani con gli immigrati”, di abbassare “il tasso di nascite delle persone bianche” e di invertire ruoli di genere. “Il cambio demografico è il punto cardine delle ambizioni dei Democratici. Al fine di vincere e di mantenere il potere, stanno pianificando di cambiare la popolazione del paese.” In una lettera inviata lo scorso anno al CEO della FOX, Lachlan Murdoch, il direttore della Anti-Defamation League scrisse queste parole: “Il fatto che Carlson accolga le istanze dei suprematisti bianchi amplificandole, galvanizza gli estremisti e mobilita ancora di più i loro movimenti”, aggiungendo che “questi atroci atti di violenza sono stati stimolati, in parte, da molti degli stessi falsi reclami che Carlson “abbraccia” ogni notte".
Lo scorso aprile, l'American Jewish Committee ha affermato che "la teoria anti immigrati, antisemita e suprematista bianca che Carlson ha diffuso è ripugnante e non americana. Fox News dovrebbe essere imbarazzata dall'odio sposato sulla sua rete. Dobbiamo richiamare e combattere questa retorica estremista”. La coalizione Stop Hate for Profit, formata da varie organizzazioni come l’ADL e nata con l’obiettivo di fare pressione su Facebook perché smetta di monetizzare su contenuti discriminanti, ha invitato i social media a togliere ogni spazio a Carlson e a chiunque abbia diffuso la teoria della sostituzione etnica rafforzando le policy contro l’hate speech, osservando che
L'integrazione di questa cospirazione serve da acceleratore all'erosione della nostra democrazia, alla polarizzazione, all'aumento della tossicità online e alla diminuzione della fiducia del pubblico verso istituzioni.
Carlson e Fox News non sono ovviamente l’unico megafono di queste teorie, a giocare un ruolo importante ci sono parte dei politici repubblicani e social frequentati maggiormente dalla destra americana come Parler, che Kanye West avrebbe dovuto acquistare, Gab, e The Truth Social, fondato dallo stesso Trump. Ma secondo un’indagine del Center for Countering Digital Hate pubblicata nel luglio, anche i social media più mainstream non hanno intrapreso nessuna azione verso l’84% dei contenuti antisemiti segnalati dai ricercatori. “Instagram, TikTok e Twitter hanno consentito l’utilizzo di hashtag antisemiti come #rothschild, #fakejews e #killthejews in dei post che hanno ottenuto oltre 3,3 milioni di impressioni in totale”.
"L'idea che ci sia una differenza tra le chiacchiere online e il danno reale è stata smentita da un decennio di ricerche", ha affermato Juliette Kayyem, fondatrice di un'azienda di sicurezza ed ex secretary assistant del Department of Homeland Security. La mancanza di moderazione di contenuti su Twitter "risocializza l'odio e libera la società dalla vergogna che dovrebbe verificarsi nei confronti dell'antisemitismo", come riportato dal Wasinhgton Post.
Un sondaggio dell'Associated Press pubblicato a maggio ha rilevato che quasi la metà dei Repubblicani negli Stati Uniti concorda almeno in parte con l'idea che ci sia uno sforzo intenzionale volto alla sostituzione degli americani bianchi con gli immigrati. Il problema non riguarda solamente la fazione conservatrice della società, ma anche l’estrema sinistra: come mostrato dai sondaggi condotti dall’American Jewish Committee, “Sette ebrei americani su dieci (il 71%) affermano che l'estrema sinistra politica costituisce una minaccia antisemita negli Stati Uniti, con il 19% che afferma che è una minaccia molto seria. Ciò rappresenta un significativo salto di dieci punti rispetto al 61% che ha identificato l'estrema sinistra come una minaccia antisemita nel 2020”. Alcuni candidati democratici alle elezioni di metà mandato, segnala l'ADL, hanno esibito una "retorica preoccupante" nel parlare di Israele, con riferimenti a tropi antisemiti.
Un altro elemento significativo che emerge da questo sondaggio è la differente percezione di questo fenomeno tra gli ebrei americani e gli americani in generale: la maggioranza degli ebrei americani e del pubblico in generale degli Stati Uniti concorda sul fatto che l'antisemitismo sia un problema nel paese, anche se in misura diversa. Mentre il 90% degli ebrei americani crede che l'antisemitismo sia un problema molto serio (il 40%) o in qualche modo un problema (il 50%), quel numero scende al 60% tra i cittadini americani in generale, con il 21% che afferma che è un problema molto serio e il 39% che ritiene che rappresenta in qualche modo un problema. Dati che non sorprendono visto che la percentuale di americani che ha affermato di conoscere il significato della parola “antisemitismo” è il 65%, un dato comunque in crescita del 12% rispetto allo stesso sondaggio fatto nel 2020.
Come segnalato dal report dell’Anti-Defamation League, il numero di reati a sfondo antisemita negli Stati Uniti ha raggiunto il proprio picco nel 2021. 2717 casi di assalti, molestie e vandalismo sono il numero più alto da quando questa organizzazione cominciò a registrare tutti i fatti nel 1979. Si tratta di una media di più di 7 eventi al giorno, e il dato ancora più preoccupante è l’incremento del 34% rispetto al 2020. Gli attacchi alle sinagoghe e ai centri delle comunità ebraiche sono saliti del 61%, i casi di antisemitismo nelle scuole dalla materna alle superiori hanno avuto un incremento del 112%, mentre reati di questo tipo nei campus dei college sono aumentati del 21%. “Gli assalti - considerati il tipo di incidente più serio, dato che includono casi di violenza fisica - sono aumentati del 167%, giungendo a un totale di 88 casi denunciati nel 2021, rispetto ai 33 del 2020. I casi di molestie a sfondo antisemita sono cresciuti del 43%, mentre gli atti di vandalismo del 14%”.
La normalizzazione dell’estrema destra tra le fila Repubblicane non ha subito una pausa dopo gli eventi del 6 gennaio 2020. Lo si è visto in occasione della campagna elettorale per le elezioni di metà mandato, dove si sono candidate molte figure che hanno sostenuto le stesse teorie del complotto diffuse da QAnon e persone come Doug Mastriano e Gabe Masters, che avevano diretti legami con Gab, una piattaforma social utilizzata dai gruppi estremisti di destra conservatrice e ultracattolica. La sfida per la Pennsylvania tra Mastriano, fondamentalista cattolico, e il Democratico di fede ebraica Ben Shapiro è stata forse il simbolo più lampante di ammiccamenti antisemiti, dove il primo ha accusato il secondo di “provare ribrezzo per le persone come noi” per aver mandato i propri figli a una scuola ebraica, ritenuta “privilegiata e di élite”, e ha definito Shapiro “un ebreo profano”, rifiutandosi di porre chiarimenti a questa sua frase.
Sempre Mastriano, come riportato dal New York Times, ha accettato a luglio una donazione da Andrew Torba, fondatore di Gab, dove il Repubblicano ha speso 5000 dollari per pubblicizzare la sua campagna elettorale. Gab è la piattaforma a cui era iscritto Robert Bowers, l’uomo arrestato per aver ucciso 11 persone nella Sinagoga “Three Of Life” il 27 ottobre 2018 e che andrà a processo il prossimo aprile. Gab non era l’unico social a cui era iscritto, ma in questa piattaforma aveva messo per iscritto sulla bio “gli ebrei sono figli di Satana”. Nella sua foto del profilo si vedeva il numero 1488, un riferimento al nazismo e al suprematismo bianco. Il numero 14 ricorda infatti il “14 words slogan” coniato da David Laine, fondatore del gruppo suprematista bianco The Order, che recita: "We must secure the existence of our people and a future for white children” (“dobbiamo assicurare l’esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi”). 88 è il codice numerico che sta per “HH”, abbreviazione di “Heil Hitler” - “h” è l’ottava lettera dell’alfabeto. L’attentato di Pittsburgh è ritenuto la strage antisemita più grave della storia degli Usa.
Come scritto da Ronald Brownstein su The Atlantic, il recente incontro di Trump con Kanye West e Nick Fuentes è stato l’evento che “ha costretto il numero maggiore di politici repubblicani dagli eventi di Charlotesville nel 2017 a condannare pubblicamente quelle visioni estremiste”, ma solo in pochi casi la condanna dell’antisemitismo da parte di politici repubblicani è stata accompagnata da delle critiche verso Trump: tra questi si sono fatti notare David Friedman - ex ambasciatore statunitense in Israele durante la presidenza Trump - e Asa Hutchinson, governatore dell’Arkansas, che ha dichiarato in un’intervista alla CNN: “in tutte le occasioni in cui vengono fuori il neonazismo e la negazione dell’olocausto devi essere assolutamente chiaro nella tua comunicazione che questo non è un dogma accettabile, non è una conversazione accettabile, non è una storia accettabile e devi rinnegarlo". Sempre su The Atlantic, David Frum ritiene che se i candidati approvati da Trump avessero fatto meglio alle elezioni di metà mandato e se i repubblicani avessero vinto il Senato, sarebbero trovate delle scuse per l'ultimo scandalo di Trump, proprio come furono trovate scuse per tutti gli scandali estremisti precedenti, e che quindi stiano solo cercando possibili alternative alla leadership trumpiana verso le elezioni del 2024.
Aggiornamento 15 dicembre 2022: abbiamo corretto un errore relativo all'account Twitter di Kanye West e ai provvedimenti presi prima del 2 dicembre da parte della piattaforma.
Immagine in anteprima: L'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump con il rapper Kanye West nello studio ovale – via Washington Post