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Ammazzablog, l’autocensura di Wikipedia: è questa la rete che vogliamo?

4 Ottobre 2011 5 min lettura

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Ammazzablog, l’autocensura di Wikipedia: è questa la rete che vogliamo?

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4 min lettura

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: stavolta Vasco Rossi non
c’entra. La versione in italiano di Wikipedia (l’enciclopedia on line
collettiva forte di quasi 900 mila voci, quarta al mondo dopo quelle in
inglese, tedesco e francese) è al momento oscurata, in segno di
protesta contro l’ormai celebre comma ammazza-blog (qui uno splendido
post di Metilparaben featuring vari blogger nella veste di
rettificatori).

Si tratta di una forma di autocensura annunciata da alcuni giorni e
messa in atto al termine di un lungo, democratico e approfondito
dibattito in rete tra gli utenti del sito, con l’obiettivo di attirare
l’attenzione dei media sugli effetti che l’applicazione del “comma 29”
(noto anche come obbligo di rettifica) potrà avere sulla libertà e la
neutralità dell’informazione. Se la legge bavaglio dovesse passare,
l’idea stessa di Wikipedia sarebbe minata nelle sue fondamenta. Anche perché, se vogliamo dirla tutta, l’impressione è che in rete
non si sia compreso appieno quale è il fulcro della questione, cioè su
cosa impatterebbe il comma 29.

Qualcuno ha fatto presente che in fondo la rettifica potrebbe essere
un bene per la rete, poiché la rete non è altro che moltiplicazione dei
punti di vista, quindi incremento delle informazioni. Insomma, se con la
rettifica si affianca la mia verità a quella dell’articolista che male
c’è? Non è meglio due punti di vista invece di uno solo?

In realtà con il comma 29 un governo che ci tiene a dichiararsi
ferocemente a favore delle libertà individuali, al punto da farne nome
del partito principale della coalizione, di fatto limita pesantemente
tali libertà. Se un blogger commette un illecito a mezzo del suo sito è
sacrosanto pretendere che ne debba pagare le conseguenze, perché il
principio indefettibile ed irrinunciabile di ogni democrazia è la
responsabilità per le proprie azioni, ma pretendere che in assenza di
qualsivoglia illecito o reato si debba ospitare sul proprio sito
l’altrui opinione o “verità personale”, a pena di forti sanzioni, appare
un’ingiustificabile compressione delle libertà individuali.

Se un articolo appare in qualche modo “disturbante” per il soggetto
citato, ma sempre nei limiti delle leggi vigenti, non ha alcun senso
imporre sull’altrui sito la presenza di voci in contrasto, perché tale
modo di fare determina soltanto un sovraccarico di messaggi ed
informazioni che alla fine porta ad una svalutazione di tutti i messaggi
in rete. Quello che effettivamente si vuole, tramite il comma 29, è
probabilmente proprio sfruttare la cosiddetta strategia della
disattenzione
 tipica dei talk show ai quali ci stiamo, purtroppo, progressivamente
abituando, dove i messaggi urlati che si sovrappongono creano un rumore
di fondo nel quale diventa sempre più difficile distinguere il vero dal
falso, gettando sull’intera informazione una cinerea patina di
relativismo, mangiandosi quella scarsa risorsa che è il tempo delle
persone!

Ecco quindi che il famigerato comma 29 incute timore anche alla più
grande enciclopedia in rete, Wikipedia, dove gli amministratori della
versione italiana paventano i rischi del doversi impelagare in questioni
legali. Wikipedia non ha quelli che, giuridicamente, si possono definire
responsabili, ma in teoria chiunque può scrivere quello che vuole, fermo
restando un controllo degli altri utenti che generalmente garantisce
una certa correttezza delle informazioni, un sistema che ha portato
Wikipedia a diventare una fonte insostituibile di informazioni in tutto
il mondo.

Quindi, al di là dell’ovvia problematica di individuare un
responsabile della cosiddetta rettifica, che in teoria dovrebbe essere
Wikimedia Foundation negli Usa, alla versione italiana della creatura di
Jimbo Wales fa paura la possibile perdita del punto di vista neutrale, principio irrinunciabile dell’enciclopedia gratuita. Il punto di vista neutrale, secondo le linee guida di Wikipedia, è un
metodo di presentazione delle informazioni in base al quale la voce
deve presentare tutti i punti di vista significativi pubblicati da fonti
attendibili e farlo in maniera proporzionata all’importanza di
ciascuna, senza concedere, quindi, uno spazio uguale a punti di vista
minoritari e maggioritari. Il comma 29 avrebbe proprio l’effetto di azzerare la neutralità
(anche se tendenziale essendo esseri umani coloro che scrivono su
wikipedia) delle voci dell’enciclopedia imponendo la pubblicazione di
tutti i punti di vista possibili su un determinato argomento, senza
alcuna possibilità di discernere ciò che è significativo da ciò che non
lo è.

In quest’ottica non dobbiamo dimenticare che Wikipedia è statospesso  attaccata per una presunta non affidabilità delle sue voci,
laddove alcune ricerche hanno comunque dimostrato che l’affidabilità
dell’enciclopedia gratuita non è tanto dissimile da ben più blasonate, e
a pagamento, concorrenti. La vera novità della creatura di Jimbo Wales è
data, invece, dalla neutralità delle voci, una tendenza
all’imparzialità che può esistere solo in progetti che siano
indipendenti da ogni forma di sponsorizzazione, sia economica che
politica
. Ed è per questo che Wales ha sempre rifiutato ogni tipo di
sovvenzionamento, preferendo chiedere ai suoi utenti un contributo, anzi
tanti piccoli contributi, per non dover abbandonare il punto di vista
neutrale.

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Il controllo del sapere, come Diderot e D’Alambert già evidenziarono
nel ‘700, e come ben sapeva Mussolini che supervisionava personalmente
la redazione della voce Fascismo della Treccani, è fondamentale per il
potere, ed è per questo che le dispute sull’affidabilità di Wikipedia
sono fuorvianti, laddove quello che davvero importa è la sua tendenziale
neutralità. Quella stessa neutralità che oggi, con l’approvazione del
comma 29, rischierebbe di cedere il passo ad un florilegio di molteplici
“verità” personali.

Invece di una sola voce controllata strettamente dal potere, avremmo
una moltitudine di voci nelle quali sarebbe impossibile distinguere
qualsiasi “verità”. E questo non solo su Wikipedia, ma in tutta la rete!

Al di là dei contenuti della protesta, vale forse la pena
soffermarsi sulla forma e sul metodo. L’autocensura preventiva - decisa
dal basso, dagli stessi utenti che sono a un tempo creatori e fruitori
del servizio  - è una scelta di libertà che forse i siti di news non
possono permettersi (avendo aziende che pagano un tot di euro per i
loro ads) ed è anche un modo per verificare se il pluralismo e
l'articolo 21 interessino davvero a qualcuno, se il silenzio
consapevole e informato (al quale magari potrebbero unirsi le “voci”
autorevoli di molti blogger italiani disposti ad oscurare le proprie
pagine) possa produrre risultati efficaci. Oppure conta solo #vascomerda?


Andrea Iannuzzi
e Bruno Saetta
@valigiablu - riproduzione consigliata

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9 Comments
  1. Alfonso masciocchi

    a me sembra dal tono di questo intervento che non abbiate ancora capito cosa sia la rete... non e' un posto dove aggirarsi in toga come ad un simposio di accademici, e' una rivoluzione... culturale certo, ma come tutte le rivoluzioni non si fa con la tazzina in mano... vasco merda ci sta' tutto, e' un modo, forse inelegane ma efficace di esprimere il proprio pensiero... e se vasco non ci sta' peggio per lui... le aree protette sono finite! ora e' il momento della rete (tutta)

  2. emiliano

    condivido appieno l'articolo, peccato solo per quella frase finale che scade... la lotta contro l'assurda censura di vasco che ha portato a riaprire un sito e a ritirare la denuncia è sicuramente meno importante di una battaglia per tutti i siti, ma non meno valida o forse qui vi scatenate perché vi sentite toccati in prima persona dai rischi di questa legge, mentre quando si parla di altri siti non ve ne frega nulla? Supporto wikipedia, supporto noncniclopedia, supporto una rete dove vi si libertà di parola e non una rete dove qualche caso geriatrico creda che si possa dire solo quel che vuole lui o nulla (perché la babele è nulla). Certo per coloro i quali tengono blog vicini "al potere" (e voglio chiarire che non sto assolutamente riferendomi a voi, a scanso di equivoci) è difficile protestare, ma anche i loro blog sarebbero a rischio di venire "babelizzati", la cos che mi fa specie è l'adesione di certe fasce di blogger o giornalisti o internauti a tale legge.

  3. lorenzo

    in risposta ai primi due commenti: certo, abbiamo tutti il sacrosanto diritto di linciare, di calunniare, di essere conformisti e pecoroni e lotteremo perchè nessuno ce lo tolga! Il fatto che poi altra gente si aggreghi alla lotta per difendere pure la libertà di critica, d'espressione etc etc è un male da sopportare per fare numero.. d'altronde fare numero è il nostro credo...

  4. giaconet

    @lorenzo credo ci sia una sottilissima differenza a scrivere minchiate su un sito di minchiate, rispetto a "linciare, calunniare, ecc.". Solo un emerito imbecille può sentirsi offeso dal contenuto di un sito che ha per statuto l'offesa gratuita. Piccolo esempio: si racconta di un ristorante a Roma chiamato la parolaccia dove mentre ti servono trippa e abbacchio ti abboffano anche di "vaffa", di "stron##", ecc. ecc. Secondo te, non è un imbecille uno che si sente offeso da questo? Il contesto è tutto!!!!

  5. gabriele antoniazzi

    salve, su Responsa gli utenti si chiedono cosa ci sia dietro i casi di Wikipedia e Nonciclopedia, mi farebbe molto piacere avere il vostro parere http://responsa.it/questions/wikileaks-vasco-ddl-intercettazioni-nonciclopedia-wikipedia-dot-dot-dot-qual-e-il-futuro-del-web-per-quanto-sara-ancora-libero-e-gratuito-cosa-c-e-dietro-tutto-questo

  6. Paolo

    Quando è nonciclopedia è solo pubblicità... mi sa che la coerenza non fa per voi!

  7. antonio

    i soliti coglioni..cosa c'entra vasco e chiamarlo vasco merda?siete davvero ignoranti..e tenete presente..che non avete VINTO UN CAZZO..il sito ha chiesto scusa..tante scuse..VASCO HA OTTENUTO QUELLO CHE VOLEVA DALL'INIZIO CIOè LA GIUSTA RIMOZIONE DELLA PAGINA..E poi...MA SOLO POI..ha tritirato la querela...ZITRTI E MOSCA..TUTTI A CASA E CON TANTE SCUSE.

  8. RaDio Bozen

    Mi dispiace leggere dei commenti privi di qualsiasi considerazione critica, mentre mi fa molto piacere leggere dei commenti "costruiti" con del buonsenso e degli argomenti. Io credo semplicemente che la libertà (anche quella della rete) comporta responsabilità. Non si può pretendere di avere una libertà senza limiti e non risponderne personalmente in caso di utilizzo sconsiderato. Credo che criticare qualcuno sia più che corretto, se non doveroso, ma insultarlo gratuitamente non rende merito alla Libertà che dovrebbe essere un agente creativo e non distruttivo dell'interazione tra Persone. Gli insulti nel mondo reale possono essere caricati positivamente (tra amici/he) e non mettere in dubbio il rispetto, in rete invece possono deteriorare qualsiasi forma di dialogo/confronto produttivo perchè si riducono all'offesa senza veicolare nient'altro. Poi a me di Vasco non me ne è mai importato nulla visto che conosco a malapena tre canzoni, ma insultarlo perchè ha deciso di muoversi legakmente contro un sito non lo rende uno stronzo a priori. Credo che bisognerebbe andare nel merito, solo che ormai questo sistema mediatico italiano è talvolta così profondamente marcio che questa cosa ci risulta impossibile.

  9. RaDio Bozen

    E ovviamente un grandissimo ringraziamento per l'articolo che snocciola alcune delle "regole" grammaticali del mondo della comunicazione. Grazie per gli splendidi spunti.

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