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Ahed Tamimi, rilasciata dopo 8 mesi di reclusione: “Le donne sono una parte fondamentale della lotta palestinese per la libertà”

30 Luglio 2018 5 min lettura

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Ahed Tamimi, rilasciata dopo 8 mesi di reclusione: “Le donne sono una parte fondamentale della lotta palestinese per la libertà”

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Ahed Tamimi, la diciassettenne palestinese condannata per aver aggredito un soldato israeliano, è stata liberata domenica mattina dopo otto mesi di reclusione.

Nonostante la data prevista di scarcerazione fosse il 19 agosto, Tamimi è stata rilasciata con 21 giorni di anticipo dalla fine della pena. Nei giorni scorsi il padre, Bassem Tamimi, aveva dichiarato all'agenzia di stampa turca Anadolu Agency che la figlia sarebbe stata scarcerata durante il fine settimana.

«La resistenza continuerà fino alla fine dell'occupazione», ha detto la ragazza al momento del rilascio. Dopo aver parlato brevemente ai giornalisti, Tamimi ha incontrato il presidente palestinese Mahmoud Abbas nel quartier generale presidenziale a Ramallah, prima di rientrare a Nabi Saleh, il piccolo villaggio dove vive con la famiglia. «Ahed Tamimi è un modello per la lotta palestinese per la libertà, l'indipendenza e la creazione del nostro stato palestinese indipendente», ha dichiarato Abbas all'agenzia di stampa palestinese WAFA.

Diventata il simbolo della protesta palestinese dopo essere stata ripresa livestreaming il 15 dicembre 2017 dalla madre (rilasciata anche lei oggi) in un video diventato virale mentre prendeva a pugni, schiaffi e calci due soldati israeliani per allontanarli dall'esterno della sua abitazione, Ahed Tamimi è stata arrestata nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2017, nel corso di un raid filmato dall'esercito israeliano, e detenuta per tre mesi prima di essere condannata, nel marzo scorso, a otto mesi di carcere dopo aver patteggiato la pena che prevedeva anche il pagamento di 5mila shekels, pari a circa 1200 euro.

Tra i motivi che avrebbero spinto Tamimi ad affrontare i militari israeliani ci sarebbe stato, in quello stesso giorno, il ferimento del cugino Mohamed, di 15 anni, colpito alla testa, durante una manifestazione, da un proiettile di gomma sparato da un soldato israeliano, che lo ha preso al naso, rompendogli la mascella e perforando la parte sinistra del cervello che gli è stata rimossa.

Leggi anche >> La storia di Ahed Tamimi, 17 anni, in carcere e sotto processo per aver cacciato con schiaffi e calci soldati israeliani dalla sua casa

Secondo quanto dichiarato dal padre della ragazza, la famiglia è consapevole che Ahed è diventata un simbolo per il popolo palestinese e per questo motivo sarebbe sua intenzione visitare molte città palestinesi, tra cui Betlemme, nei prossimi giorni.

https://twitter.com/Ogra_SF/status/1023630157721088001

In una conferenza stampa svoltasi all'esterno della sua abitazione nel pomeriggio di ieri, Tamimi ha ringraziato attivisti e media per il supporto ricevuto durante la detenzione. La ragazza ha dichiarato di essere estremamente felice di trovarsi tra le braccia della famiglia, ma ha aggiunto che la sua "felicità non è completa" fino a quando ci saranno altri prigionieri nelle carceri israeliane.

«La mia felicità non è completa senza le mie sorelle [prigioniere palestinesi] che non sono con me, spero che anche loro saranno liberate».

«Voglio dire che il potere è della gente, e la gente può decidere il proprio destino e il proprio futuro. Le donne sono una parte fondamentale della lotta palestinese per la libertà, e il loro ruolo continuerà ad espandersi non solo nella lotta, ma anche facendo nascere nuove generazioni che possano proseguirla. Dobbiamo dire: "Basta, basta all'occupazione"».

Tamimi, che attualmente è in libertà vigilata, si è astenuta dal dire se schiaffeggerebbe di nuovo un soldato israeliano, ma si è espressa su questioni che vanno dalla demolizione di un villaggio beduino alle proteste di Gaza, alla legge dello Stato-Nazione di Israele, approvata dalla Knesset lo scorso 18 luglio, in cui si sancisce, tra l'altro, che Gerusalemme è la capitale di Israele.

«Al-Quds [termine arabo per Gerusalemme] era e resterà la capitale del popolo palestinese, e il popolo palestinese è il fondamento della lotta per la sua libertà», ha dichiarato Tamimi.

La ragazza ha inoltre raccontato di voler studiare per intraprendere la carriera di avvocato per richiamare alla responsabilità l'occupazione dei territori palestinesi.

«Il messaggio con cui ho lasciato i prigionieri è che la lotta popolare contro l'occupazione continuerà e quello che vi porto da parte loro è che chiedono l'unità nazionale palestinese, insieme al sostegno per i residenti di Khan al-Ahmar e per quelli di Gaza e al supporto per il proseguimento della Marcia del Ritorno».

Il giorno precedente alla liberazione di Ahed Tamimi, è stato arrestato dalla polizia israeliana a Betlemme, insieme all'italiano Salvatore Tukios e al palestinese Mustafa Al Araj, lo street artist italo-olandese Jorit Agoch che ne ha dato notizia attraverso i suoi account social.

Nel post in cui denuncia l'arresto, Jorit scrive: "Siamo stati arrestati a Betlemme dall'esercito israeliano. Chiunque possa aiutarci, per favore, lo faccia".

Jorit si trovava da qualche giorno a Betlemme per realizzare sul muro che separa Israele dalla Cisgiordania il ritratto di Ahed Tamimi.

Nel corso della serata di sabato, il Consolato generale a Gerusalemme e l'ambasciata a Tel Aviv, in stretto raccordo con la Farnesina, hanno dichiarato in una nota di seguire "con la massima attenzione il caso dei due italiani fermati a Betlemme, ai quali stanno fin d'ora prestando ogni possibile assistenza, in contatto con le autorità locali e le famiglie".

Poche ora prima di essere arrestato in un'intervista rilasciata a Repubblica Jorit aveva raccontato un precedente contatto avvenuto con l'esercito israeliano. «Avevo iniziato a disegnare il volto della giovane attivista palestinese vicino al gate, dove c'è il varco nel muro di separazione israeliano ma i soldati ci hanno visto dalla torretta, sono usciti con i mitra e ci hanno inseguito. Siamo scappati e abbiamo ricominciato il murale in un luogo meno sorvegliato. Qui non dovremmo avere problemi». Così non è stato.

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Il gigantesco murale raffigura lo sguardo di Ahed che restituisce "forza di volontà e rabbia di un popolo", spiega Jorit. «Sono sempre stato attivo su questo fronte, provo a sostenere una lotta che ritengo giusta con quello che so fare: la street art. È nato tutto in poco tempo. Una settimana fa sono riuscito ad arrivare a Betlemme, volevo portare questa ragazza all'attenzione dell'opinione pubblica».

Nel pomeriggio di domenica tutti e tre i ragazzi fermati sono stati rilasciati. Per Jorit e Tukios è stato disposto un procedimento di espulsione che prevede che lascino  il paese entro 72 ore.

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