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Abbiamo bisogno non di meno, ma di più democrazia

22 Novembre 2015 7 min lettura

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Abbiamo bisogno non di meno, ma di più democrazia

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7 min lettura

di Jacob Appelbaum - We need more, not less democracy
[traduzione Marion Sarah Tuggey]

Quest’articolo è tratto dal discorso di apertura del World Forum for Democracy 2015, tenuto da Jacob Appelbaum. 

Siamo qui, e discutiamo in un contesto davvero intenso. Sono così triste per ciò che è successo a Parigi e a Beirut, e per le circostanze che sembra abbiano trasportato sul suolo europeo le guerre americane.

Detto ciò, la risposta che ho visto applicata è terrificante, e non meramente nell’ambito tecnologico. Sono ovviamente un esperto di tecnologia, ma sono anche un essere umano, e mi rifiuto di essere costretto a parlare solo di tecnologia.

Alcune delle cose che ho sentito hanno creato in me enorme terrore, e vorrei dire - specialmente alle persone che sono qui, che sono residenti in Europa come lo sono io ora - che vi incoraggio a imparare dagli errori della mia nazione, sulla scia dell’orrendo attacco terroristico più recente.

Mi pare che si sia risposto con guerre, e dato che queste guerre vi sono arrivate sulla porta di casa, mi pare che prendiate ora in considerazione interventi seri, più violenti - che in realtà sono proprio quello a cui mira Daesh. Daesh vuole più guerra.

Vogliono eliminare la zona grigia dove viene trattato come un estraneo chiunque abbia una barba, chiunque sia musulmano, chiunque sembri diverso, una zona dove a queste persone viene fatto del male. Vogliono diffondere la xenofobia, vogliono più violenza, e dobbiamo pensare bene se questo è ciò che vogliamo.

Daesh vuole più guerra.

Abbiamo anche visto che i servizi di intelligence hanno completamente sbagliato. Tutti i servizi del mondo affermano che i sistemi di criptaggio siano un problema. Eppure sono emerse prove che testimoniano come gli attacchi di Parigi siano stati commessi da persone che usavano carte di credito con il loro vero nome, che utilizzavano messaggi di testo non criptati per dire cose come “facciamolo”.

Nessuno si chiede come queste persone traffichino in armi - sono oggetti fisici, che non viaggiano su Internet. Come hanno fatto i servizi di intelligence a sbagliare così miseramente, e perché cercano di distrarci con contro-accuse, suggerendo che il criptaggio, qualcosa che le persone non capiscono, sia il vero problema?

Vogliamo parlare del fatto che il Regno Unito ha un piano nel quale i suoi servizi di intelligence mirano specificamente alle minoranze religiose per persecuzioni politiche? Come può essere che al Regno Unito sia permesso - anzi addirittura che sia incoraggiato a - perseguitare le minoranze affinché diventino informatori, e in caso di risposta negativa, minacciare di togliere loro la cittadinanza? Parliamo della cittadinanza, che è proprio il diritto che garantisce ogni altro diritto.

Questo è un problema cruciale. Non la tecnologia, non il criptaggio. Il problema cruciale è l’intolleranza, la mancanza di apertura mentale, la mancanza di accoglienza, la paura dell’altro.

E quest’idea che abbiamo sentito persino in Francia questa settimana, che ci dovrebbero essere arresti preventivi e reclusione per i Musulmani, questo non deve accadere. È completamente contro lo stato di diritto, e anche se fosse legale, sarebbe contro le libertà civili fondamentali.

Quando sono avvenuti gli attacchi di Parigi, ero in Kuwait, partecipavo ad un evento artistico organizzato dall’ambasciatore francese, e sono rimasto profondamente scioccato da ciò che è successo. Ciò che ho scoperto parlando con le persone, era che erano molto meno compassionevoli di quanto pensassi. Non dico che non importasse loro, ma che mi hanno detto qualcosa che mi ha davvero colpito.

Hanno detto, i nostri fratelli e le nostre sorelle stanno morendo in Siria: finora, 250.000. Più di un milione di persone sono morte in Iraq ed in Afghanistan, e ci parlate di un paio di centinaia di persone a Parigi. Sappiamo cosa provate voi, ora voi sapete cosa proviamo noi.

Cosa possiamo dunque imparare da tutto questo?

La risposta è commettere altra violenza? La risposta è minare le nostre libertà fondamentali? Aggiungere backdoor alla tecnologia a disposizione? La risposta è, ad esempio, suggerire che il problema stia nella tecnologia? Non credo. È problematico inoltre suggerire che abbiamo bisogno di stroncare il male - suggerisce che non abbiamo bisogno di studiarlo, di analizzarne le cause. Ad esempio, il pacifismo è molto più potente quando consideriamo che è una scelta, e che la facciamo pur avendo anche la possibilità di esercitare la violenza.

Molto semplicemente, la violenza rifiuta il dialogo, vuole eliminarlo del tutto, quindi rispondere con la violenza è semplicemente una tragedia che si somma ad un’altra tragedia, che si sommava ad un’altra tragedia ancora. Non bombarderemo la Siria riducendola in pace, al massimo la bombarderemo riducendola in sottomissione. E la sottomissione non è affatto l’equivalente della pace.

Dovremmo invece tenere in considerazione l’umanità. Ad esempio, oggi nelle notizie abbiamo visto sospetti terroristi, che sono stati uccisi, mentre ‘nessun civile era stato ucciso’ secondo le stesse notizie. Un cittadino dell’UE sospettato non è forse un essere umano? Non è forse un civile? Ognuno qui potrebbe essere ucciso accidentalmente, come è successo a un uomo brasiliano ad opera dei servizi segreti britannici, dopo le bombe nella metro a Londra. Quella persona era innocente, e dato che i suoi diritti erano stati sospesi, dato che è stato trattato come se fosse un’altra persona, è stato ucciso e non ha avuto un giusto processo.

Dovremmo guardare ai norvegesi per avere risposta, non agli americani. Dopo che Breivik ha commesso atti oltraggiosi di terrorismo violento e razzista, la Norvegia ha deciso che avrebbe seguito un percorso rivolto a più democrazia, un percorso attraverso il quale la Norvegia come nazione, invece di alienare ed allontanare le persone, avrebbe continuato a fare le cose così come le aveva sempre fatte, rifiutandosi di cedere al terrore, rifiutandosi di permettere ai terroristi di cambiare la società norvegese. Dovremmo guardare a questo. Non dovremmo seguire l’esempio americano, dovremmo seguire l’esempio norvegese - più democrazia, non più violenza.

Ecco perché in realtà dovremmo pensare che la risposta sia l’espansione della nostra libertà. Certo, dobbiamo combattere l’estremismo, in modo specifico dovremmo combattere l’estremismo di quegli Stati privi di limiti in ciò che possono o non possono fare. Il Consiglio d’Europa e la Corte dei Diritti Umani esiste oggi perché capiamo dalla storia che questa è una bugia.

Gli Stati commettono atti di terrorismo, così come possono farlo altri soggetti, e non dobbiamo dimenticare che questa è stata una lezione imparata a caro prezzo. Se vogliamo liberarci degli estremisti violenti, dobbiamo ricordare che gli estremisti ci mettono a tacere con violenza o minacce di violenza. Dobbiamo essere estremisti nell’essere aperti, nel manifestare una natura accogliente, nel nostro impegno nei confronti della giustizia, con un rifiuto assoluto di respingere i rifugiati.

Dobbiamo ricordare che abbiamo l’obbligo verso i rifugiati che deriva dalla storia nella quale altri non si sono comportati correttamente, senza tale obbligo. C’è un estremismo corretto, che è quello che dice che abbiamo un diritto senza limiti di formare e di avere un credo, e che questi diritti non possano essere ridotti. Ciò include il diritto a un processo, e il nostro diritto di affrontare un accusatore. E c’è una nuova nozione: che siamo tutti liberi, e che saremo liberi fintanto che ci sottometteremo a infiniti controlli di sicurezza, controlli di frontiera, sorveglianza di massa e mirata, all’identificazione obbligatoria di quasi tutte le interazioni. Ma questa nozione di libertà è semplicemente incompatibile con la libertà come la intendiamo noi, attraverso la Corte dei Diritti Umani, attraverso i valori di libertà individuali e sociali.

Vediamo l’opportunismo politico, come quello di Robert Bob Litt, parte della comunità dell’intelligence, che suggerisce ad esempio che “l’ambiente legislativo odierno è davvero ostile,” eppure “può cambiare in caso di attacco terroristico o evento criminale nel quale si dimostri che un elevato criptaggio abbia intralciato l’applicazione della legge.”

C’è un valore, dice, “nel mantenere aperte le opzioni per tale situazione.” Queste persone sono tanto spregevoli quanto i terroristi, cercando di sfruttare la morte di queste persone per erodere le nostre libertà a uso del loro potere personale.

Dobbiamo essere estremisti nell’essere aperti, nel manifestare una natura accogliente, nel nostro impegno nei confronti della giustizia.

C’è una tecnologia oggi che ci aiuta a confermare, ad assicurarci, ad espandere le nostre libertà, avendo noi il diritto di leggere, il diritto di parlare liberamente, e al contempo la responsabilità di essere buoni l’uno con l’altro. Queste persone invece mirano a indebolire le nostre infrastrutture, sperano di attivare la censura personale e governativa su Internet, richiedono backdoor, o addirittura frontdoor che ci metterebbero solo in pericolo.

Ci sono due cose che potete fare proprio adesso se volte. Primo, potete installare Signal sul vostro smartphone, cosa che vi consentirà chiamate vocali criptate e messaggi di testo senza backdoor, battendo sia la sorveglianza mirata sia quella di massa. Vi incoraggio a farlo, è software libero, ed è gratis. E potete installare il browser Tor, che vi permetterà di navigare e di essere anonimi su Internet, consentendovi di fare cose senza lasciare una traccia di dati che potrebbe poi essere distorti dalle spie e usato contro di voi. E che renderà più difficile alle persone prendervi di mira per altri tipi di cyber-crime. Entrambi sono software free, implementati per la nostra libertà.

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Ricordatevi che parliamo degli stessi servizi di intelligence che ora vogliono backdoor, che sfruttano questa tragedia, che hanno sfruttato Vodafone in Grecia per intercettare il Primo Ministro, che hanno compiuto una sorveglianza di massa in tutta Europa. Non possiamo fidarci di loro. Sono i servizi di intelligence degli Stati Uniti e del Regno Unito che usano i loro sistemi di sorveglianza per permettere l'assassinio al di fuori del sistema giuridico.

Dobbiamo mettere al sicuro Internet, dobbiamo assicurarci che queste cose siano più difficili, se non impossibili. La situazione odierna della sicurezza non è una questione di sicurezza verso privacy. La nostra sicurezza necessita di una forte privacy, la nostra sicurezza necessita di autonomia, necessita di trasparenza ed accountability, necessita di libertà di parola, necessita che i diritti umani fondamentali vengano rispettati. E piuttosto che di meno democrazia, abbiamo bisogno di più democrazia. Piuttosto che sistemi meno sicuri, abbiamo bisogno di sistemi più sicuri. E abbiamo bisogno di usarli, di farli funzionare, di sovvenzionarli.

Spero che vi unirete a me nell’installare software libero per la libertà, per combattere contro la sorveglianza di massa, rifiutandovi di essere strumentalizzati dalle persone che più hanno sbagliato nei nostri confronti - i nostri servizi di intelligence.

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