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A Grillo ora conviene tifare per un governo

20 Marzo 2013 2 min lettura

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A Grillo ora conviene tifare per un governo

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Napolitano ha iniziato le consultazioni. È ancora troppo presto per prevederne gli esiti, così come è molto difficile dare una lettura univoca alle possibili evoluzioni dello scenario politico. Raramente si è assistito a un intrico così serrato di veti incrociati.

Con la convocazione delle Camere e la nomina dei Presidenti dei due rami del Parlamento, la politica si è però mossa e ha iniziato a dare i primi segnali. In particolare è il centrosinistra, con le nomine di Laura Boldrini e Piero Grasso, e con le loro prime dichiarazioni sull'autoriduzione dello stipendio e sul raddoppio delle ore di lavoro del Parlamento a marcare una profonda differenza con il recente passato, perlomeno con i loro predecessori Fini e Schifani.

Il centrosinistra, tra l'altro, ha ottenuto questi primi segnali di rinnovamento in totale autonomia. Il Movimento5Stelle, come forza politica unitaria, non ha contribuito alla nomina dei Presidenti delle Camere e ora deve iniziare a cimentarsi con una situazione paradossale: se la legislatura finisse presto, il centrosinistra avrebbe dato qualche segnale nella direzione delle istanze promosse da Grillo (e fortemente condivise dalla popolazione italiana), mentre lo stesso Grillo sarebbe ricordato più per il "no" a tutte le alleanze (e cioè per un'immagine politicista), che per proposte di legge o risultati politici raggiunti dal Movimento.

Per questa ragione il Movimento5Stelle potrebbe trovarsi (al di là della tattica comunicativa) a dover sperare nella formazione di un governo e in una legislatura non troppo breve per mantenere i suoi attuali livelli di consenso. Senza la pienezza delle funzioni, senza i lavori parlamentari a pieno regime, il ruolo di "controllore" che il Movimento5Stelle si è auto-attribuito non potrebbe essere esercitato, perché non ci sarebbe niente da controllare.

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Più il centrosinistra andrà avanti coi progetti di riforma tanto attesi, magari per via parlamentare (in autonomia, e con le personalità di Boldrini e Grasso in evidenza), più la posizione di Grillo potrebbe risultare insensata soprattutto agli elettori meno "radicali" del Movimento5Stelle (quelli che, per intenderci, hanno votato per un cambiamento radicale del sistema e non per la sua distruzione), più il centrodestra potrebbe apparire come il vero, l'unico elemento di blocco delle riforme nella scorsa legislatura.

Estendendo il ragionamento per assurdo, più la situazione di stallo resta tale, più Grillo rischia di logorare la sua finora eccellente posizione nello scacchiere. Tutto questo, ovviamente, a condizione che il centrosinistra auto-riformi. Basta una virgola fuori posto e, come nel gioco dell'oca, si riparte da zero.

È ancora presto per dirlo con certezza, ma le frasi di ieri di Boldrini e Grasso possono aver cambiato l'inerzia della partita, portando a una minor fretta al centrosinistra e dandone molta di più a Grillo e al PDL.

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