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Il ciclone Boris si abbatte sull’Europa centrale e sull’Italia: il cambiamento climatico corre più veloce delle nostre risposte

19 Settembre 2024 6 min lettura

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Il ciclone Boris si abbatte sull’Europa centrale e sull’Italia: il cambiamento climatico corre più veloce delle nostre risposte

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Per ora non risultano feriti o dispersi, ma le immagini delle alluvioni in Emilia-Romagna di queste ore ci hanno riportato alla mente quanto accaduto poco più di un anno fa. Tra i Comuni coinvolti ci sono Faenza e Castel Bolognese, già gravemente colpiti a maggio dello scorso anno. A Faenza è straripato il fiume Marzeno che ha allagato alcune campagne a sud della città. A Castel Bolognese, lo straripamento del Senio ha causato allagamenti che si stanno avvicinando al centro. 

Il Comune di Ravenna, nella notte, ha firmato un'ordinanza nella quale invita chi abita lungo le sponde dei fiumi Lamone e Montone a recarsi ai piani alti o a raggiungere il Pala De Andrè, aperto come punto di accoglienza. Nei Comuni di Russi, Bagnacavallo e Forlì, tra le aree più colpite, la cittadinanza è stata invitata a evitare il più possibile gli spostamenti non necessari, a prestare la massima attenzione ai livelli dei fiumi, a stare lontana dagli argini dei fiumi e dalle zone allagabili, moli, dighe foranee e spiagge, a non accedere ai capanni e ai sottopassi se allagati. 

In poche ore il ciclone Boris ha messo in crisi parte del sistema fluviale dell’Emilia-Romagna. “A San Cassiano sul Lamone sono caduti complessivamente 353 mm di pioggia in 48 ore, in località Trebbio 304 mm, a Casola Valsenio 322 mm. Si tratta di quantitativi di pioggia insostenibili per un reticolo fluviale medio-piccolo come quello dell'alta Romagna”, scrive in thread su X il meteorologo Giulio Betti. “Bisognerebbe riflettere non tanto sulla quantità di pioggia, ma in quanto tempo cade”.

La Regione Emilia-Romagna ha dichiarato lo stato di emergenza mentre la presidente del Consiglio Meloni ha ha annunciato lo stanziamento di 20 milioni di euro per le prime necessità. Intanto monta la polemica tra governo e regione sull'utilizzo dei fondi per l'alluvione dello scorso anno.

Il ciclone Boris non sta facendo danni solo l’Italia. Si è già abbattuto in Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Austria, dove ha scaricato in quattro giorni piogge fino a cinque volte superiori alla media di settembre. In Polonia, volontari e operatori di emergenza sono corsi a rinforzare le difese degli argini dei fiumi nella storica città di Breslavia, la terza città più grande del paese, in vista delle possibili inondazioni lungo i fiumi Oder e Bystrzyca. A Nysa sono state evacuate circa 40mila residenti. Il primo ministro, Donald Tusk, ha dichiarato lo stato di calamità naturale per un mese.

In Repubblica Ceca sono state evacuate 15mila persone lungo il confine ceco-polacco. Ostrava è stata tra le città più colpite proprio per lo straripamento del fiume Oder. Secondo la ONG locale Člověk v tísn, si tratta della peggiore inondazione degli ultimi 27 anni. In Slovacchia il Danubio ha raggiunto il suo picco, ha affermato il ministro dell'Ambiente, Tomáš Taraba, lasciando parti del centro storico di Bratislava allagate. In Ungheria il fiume continua a salire, anche di circa un metro ogni 24 ore a Budapest e si teme la più grande inondazione dal 2013.  L'Austria ha annunciato un pacchetto di misure tra cui la triplicazione del fondo federale per le calamità fino a 1 miliardo di euro e il rinvio delle imposte per le aziende colpite. 

In Portogallo, invece, divampano gli incendi. Più di 5.000 vigili del fuoco stanno cercando di spegnere 48 incendi attivi nel paese che hanno bruciato oltre 10mila ettari di terreno e ucciso almeno sette persone, tra cui tre vigili del fuoco. Il Portogallo e la Spagna hanno registrato meno incendi quest'anno, in gran parte per un inizio d'anno umido e piovoso. Ma restano vulnerabili alle fiamme a causa delle condizioni di caldo e siccità. 

I cicloni, le inondazioni, le ondate di calore, la siccità e gli incendi sono tutte facce del cambiamento climatico di origine antropica. Per quanto l’attribuzione di ogni evento meteorologico estremo al cambiamento climatico sia un processo lungo e complicato, sono anni che gli scienziati del clima – incluso l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel On Climate Change (IPCC) – avvertono che eventi di questo tipo si sarebbero verificati con il riscaldamento del pianeta.

Le precipitazioni estreme – si legge in un articolo del Guardian sugli eventi meteorologici di questi giorni – stanno diventando più comuni e più intense a causa dell'alterazione del clima provocata dall'uomo in gran parte del mondo, in particolare in Europa, nella maggior parte dell'Asia, nel Nord America centrale e orientale e in alcune parti del Sud America, dell'Africa e dell'Australia.  Un'atmosfera più calda trattiene più umidità, portando a precipitazioni più intense. Gli oceani più caldi provocano anche una maggiore evaporazione, alimentando i sistemi di tempesta. Per ogni aumento di 1°C della temperatura media globale, l'atmosfera è in grado di trattenere circa il 7% in più di umidità.

“Queste inondazioni sono chiaramente un promemoria della crescente minaccia di eventi meteorologici estremi indotti dal clima”, ha commentato Sissi Knispel de Acosta, Segretaria generale dell'Alleanza europea per la ricerca sul clima, composta da gruppi di ricerca che studiano il riscaldamento globale.

Nel caso di Boris, il sistema meteorologico è stato alimentato da un'ondata di aria artica proveniente da nord, che ha fatto crollare le temperature nell'arco di 24 ore. “L'aria fredda si è scontrata con l'aria più calda proveniente da sud, densa di vapore acqueo. Il sovraccarico di umidità proveniva da un Mar Mediterraneo insolitamente caldo, che il mese scorso ha raggiunto la temperatura più alta mai registrata”, ha detto al New York Times Richard Rood, climatologo dell'Università del Michigan, che aggiunge: “Sebbene non sia un fatto inedito che un'ondata di aria polare colpisca l'Europa alla fine dell'estate, potrebbe diventare più probabile che ciò accada in futuro a causa dei cambiamenti climatici”.

Come spiegava già alcune settimane fa il climatologo Antonello Pasini, il riscaldamento globale sta causando lo spostamento verso nord della fascia di convergenza intertropicale, la zona dove si concentrano le piogge più intense. Il che sta portando precipitazioni eccezionali in aree che normalmente sono aride, come il Sahara, con conseguenze devastanti. Questo spostamento ha ripercussioni anche sul clima mediterraneo “perché lo spostamento più a nord della fascia di convergenza favorisce anche l’ingresso degli anticicloni africani sul nostro territorio”. Quando gli anticicloni africani si ritirano, si infilano le correnti d'aria fredda e ci sono perturbazioni come quelle di questi giorni. 

Si tratta di eventi meteorologici violenti e che spesso si esauriscono in poco tempo, e questo rende difficile pure fare previsioni, ha affermato ancora Pasini nei giorni scorsi nella trasmissione Uno Mattina su Rai 1: “Questi fenomeni vanno seguiti ora per ora con i radar e poi va creata una catena che dia informazioni praticamente in tempo reale alla cittadinanza”.

Le “devastanti inondazioni dell'Europa centrale e gli incendi mortali del Portogallo diventeranno la nostra nuova normalità”, ha dichiarato il commissario UE per la gestione delle crisi Janez Lenarcic. “Questa tragedia non è un'anomalia. Sta rapidamente diventando la norma per il nostro futuro comune... L'Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente a livello globale ed è particolarmente vulnerabile a eventi meteorologici estremi come quello di cui stiamo discutendo oggi. Il costo dell'inazione è di gran lunga superiore a quello dell'azione”.

La velocità degli eventi meteorologici estremi sta superando la nostra capacità di risposta, scriveva in un articolo su Facta Antonio Scalari alcuni giorni fa. Ed è crescente il rischio di eventi combinati – “cioè condizioni estreme che si realizzano simultaneamente o in rapida successione per l’interazione di diversi fattori” – che colpiscono aree urbane sempre più popolate e impreparate a fenomeni di questo tipo. “La combinazione dell’espansione urbana e dell’aumento di fenomeni meteorologici estremi è un fattore di stress per i sistemi di gestione delle acque piovane e questo, per molte città, potrebbe significare inondazioni più frequenti e gravi. Anche la pianificazione urbanistica deve porsi il problema di come adattarsi a un mondo nuovo”, conclude Scalari. Lo stiamo vedendo, purtroppo, in questi giorni.

Immagine in anteprima via X

 

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