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Violenza e impotenza nella Russia di Putin

27 Marzo 2024 5 min lettura

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Violenza e impotenza nella Russia di Putin

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Calma, stabilità, sicurezza in cambio della libertà: questi erano i punti di un "contratto" immaginario con la società. Cosa resta adesso di questo “contratto”?

di Anton Orech

Venerdì sera un mio conoscente non ha controllato il telefono, non ha acceso la TV (del resto, la cosa non gli sarebbe stata di grande aiuto) ed è andato a letto presto. Al mattino ha visto le immagini del “Crocus” in fiamme e ha pensato a un attacco di droni. E a cos’altro si potrebbe pensare adesso? Belgorod è sotto attacco ogni giorno, le raffinerie di petrolio vanno a fuoco, droni si schiantano sulle città. Non si può dire che ci abbiamo fatto l’abitudine, ma siamo preparati. Invece al massacro nella capitale non eravamo preparati per nulla. 

Quel che è peggio è che non erano preparati nemmeno coloro che avrebbero dovuto essere pronti a qualsiasi cosa. Del resto, la storia dei peggiori attacchi terroristici in Russia è quasi sempre fatta di impreparazione, codardia e inganno. In questo senso, temo che il “Crocus” insanguinato ci riserva nuovi dettagli non meno orribili di Beslan e il “Nord-Ost”…

La prima reazione delle autorità, che cercano in modo alquanto goffo di scaricare la colpa ora sull’Occidente, ora sull’Ucraina, non fa altro che mettere in evidenza il loro smarrimento. Loro davvero non si aspettavano un attacco su questo fronte. Stringendo la mano ora ad HAMAS, ora ai talebani, ora ad altri farabutti, non avevano previsto che il terrorismo islamico sarebbe tornato nella sua forma più orribile. Tranquillità, stabilità e sicurezza: questi erano i punti del presunto “contratto” con la società. Noi ve li diamo in cambio delle vostre libertà, della vostra non ingerenza nella politica, in cambio di quell’87% alle elezioni. Del resto, questo “contratto”, il potere ha iniziato già da tempo a ridefinirlo in modo unilaterale. Cosa ne resta ora? Una sala concerti senza tetto ridotta in cenere e centinaia di persone uccise e menomate dai terroristi?

Le autorità tollerano Kadyrov e il suo Stato nello Stato proprio perché assicura la “tranquillità” e garantisce che non ci saranno altre esplosioni nei condomini, in metropolitana, nelle stazioni, su treni e aerei… È significativo, tra l’altro, che i combattenti dell’“Achmat” siano stati menzionati subito, quando si è parlato della cattura dei terroristi del “Crocus”. Questo per mettere subito in chiaro che gli uomini di Kadyrov sono amici e aiutanti, mentre le brutte associazioni con gli anni Zero vanno tenute alla larga.

Ma è significativo anche un altro fatto. Quello stesso venerdì, poche ore prima della tragedia, nel registro degli estremisti e terroristi è stato inserito il “Movimento internazionale LGBT”: un’organizzazione immaginaria, messa al bando in modo tutt’altro che immaginario. La prima “cellula” а еssere scoperta è stato un locale gay a Orenburg. Ne risulta che, dal punto di vista della legge, non c’è alcuna differenza tra questi baristi e i tagliagole del “Crocus”. Sono terroristi i primi e sono terroristi i secondi. Decine di persone finiscono in questi registri senza aver commesso alcun atto di violenza, ma per delle pubblicazioni sui social, delle dichiarazioni, o qualcos’altro ancora. Interi reparti dei servizi di sicurezza monitorano senza sosta migliaia di canali e account, esaminano, leggono, aggiornano regolarmente i registri...

Chissà se hanno tempo per leggere i canali dei veri criminali. Perché, se si crede alle prove fornite, i banditi della strage del “Crocus” sono stati praticamente reclutati tramite un annuncio e in cambio di somme ridicole. Insomma, dei poveracci disoccupati sono stati in grado di trovare quegli annunci, i diligenti servizi segreti, a quanto pare, no.


Dei terroristi che non conoscevano né il russo né il luogo ci hanno messo solo 18 minuti a uccidere decine di persone e ridurre in cenere una delle sale concerti più grandi del paese.

Le forze speciali hanno impiegato un’ora e mezza per arrivare sul posto e iniziare l’assalto all’edificio, nel quale non c’era già nessuno, a parte le persone che stavano morendo per le fiamme e il fumo. Dopo aver percorso centinaia di chilometri, i terroristi sono stati intercettati dalle videocamere di sorveglianza perché avevano superato il limite di velocità. E se non l’avessero superato? A Mosca (e non solo) siamo sorvegliati da migliaia di videocamere. La tecnologia di riconoscimento facciale, come suol dirsi, vi riconoscerà lo stesso, non importa se siete truccati, indossate gli occhiali o avete il cappello tirato giù fino al mento. E con quanta solerzia sono stati identificati coloro che erano andati ai funerali di Naval’nyj! Non è stato necessario inseguirli per 400 chilometri. 

E noi capiamo bene, perché è andata così. Perché assicurare la sicurezza pubblica è sì un obiettivo delle autorità, ma non è la sua priorità. La priorità è, invece, “auto-assicurarsi” la stabilità e la solidità dello Stato, neutralizzare nemici e oppositori, isolare tutti i dissidenti. O pensate che sia un caso che Kara-Murza abbia avuto una condanna più grave di quella del “maniaco di Skopin”? E poi accade la tragedia, e succede che i poliziotti di stanza proprio dietro l’angolo del “Crocus” si dileguano, mentre i veri eroi si rivelano essere dei ragazzini addetti al guardaroba, di 14 e 15 anni, che salvano centinaia di persone. Oppure un giovane che disarma uno dei terroristi, o un guardiano 47enne, che sfonda delle porte chiuse a chiave…

“Spesso, l’eroismo di alcuni è frutto di un crimine di altri”, diceva Michail Žvaneckij, e la vita ce lo ha confermato centinaia di volte. Ma ecco che accade una nuova tragedia, e prima di ogni altra cosa sentiamo dire che bisogna reintrodurre la pena di morte. Bene, la società sarà senz’altro contenta. Già non facciamo altro che sentire frasi del tipo: per queste cose bisogna fucilare la gente, metterla al muro. E “queste cose” possono essere anche solo il furto di una pagnotta al supermercato.

Il figlio di Kadyrov entra in cella e pesta un sospettato in custodia cautelare, violando la legge a favore di camera. E riceve un sacco di onorificenze. Ora tutti noi abbiamo visto il modo in cui i terroristi (sì, senza ombra di dubbio, dei criminali) sono stati torturati, a uno di loro è stato tagliato un orecchio. Questo è già di per sé un crimine. Ma nessuno, nemmeno per una cinica formalità, direbbe: ragazzi, stiamo esagerando; ovviamente, quelle carogne se lo sono meritato, ma forse non era il caso di riprendere e diffondere queste cose.

E, se necessario, si ucciderà con altrettanta facilità: non fa alcuna differenza chi spedirà una persona all’altro mondo, se ciò accade comunque “secondo giustizia”.

Accanto alla tragica impotenza di chi dovrebbe difenderci, vediamo la facilità con cui la violenza diventa norma.

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Gli “yankee” già hanno ripreso a diffondere l’allarme, come agli inizi di marzo, quando i loro avvertimenti su un imminente attacco terroristico sono stati considerati una forma di ricatto e tentativo di destabilizzazione. E noi capiamo che ciò che è successo al “Crocus” potrebbe ripetersi, in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento. E sarà solo una questione di fortuna. 

Articolo originale apparso su Novaya Gazeta e tradotto per gentile concessione della redazione. Traduzione dal russo all'italiano  a cura di Anastasia Komarova.

Immagine in anteprima: frame video CBS Sunday Morning via YouTube

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