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Violenza nelle scuole in aumento: polizia e sanzioni pecuniarie sono davvero efficaci?

19 Febbraio 2024 6 min lettura

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Violenza nelle scuole in aumento: polizia e sanzioni pecuniarie sono davvero efficaci?

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Il 31 gennaio, a Taranto, un dirigente scolastico è stato aggredito dal padre di un’alunna all’interno della scuola, l’istituto comprensivo ‘Europa-Alighieri’. Il preside, che ha riportato ferite al volto e alla mano, nelle sue prime dichiarazioni ha detto che “Non ci sono freni inibitori, ormai il livello di degrado della scuola aumenta sempre di più e parallelamente anche la violenza. Non c’è un limite”. Pochi giorni dopo, il 5 febbraio, una docente è stata accoltellata nell’atrio dell’istituto professionale Enaip di Varese. La docente, ora fuori pericolo, subito dopo l’operazione ha chiesto notizie del suo aggressore, uno studente  ‘soggetto a diagnosi funzionale’, cioè con problemi di tipo comportamentale. 

“Mi sentivo sotto pressione per problemi legati alla scuola - avrebbe raccontato lo studente - Non riesco neanche io a darmi una spiegazione, so che ho fatto un grosso sbaglio. Non ho colpito con l‘intenzione di ucciderla, mi dispiace per quello che ho fatto. Spero che la professoressa si possa riprendere al più presto”. Lo studente si trova ora in custodia cautelare nel carcere minorile ‘Cesare Beccaria’ di Milano. 

Secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), dallo scorso anno - ovvero da quando il MIM ha iniziato a rilevare il fenomeno - le sole aggressioni da parte dei genitori al personale scolastico sono aumentate del 111%. Se nel 2022/2023 si sono registrati 36 casi, nell’anno scolastico ancora in corso sono stati già segnalati 27 episodi. 

Le proposte del ministro Valditara: pene più severe e polizia fuori dalle scuole a rischio

Rispondendo a un question time alla Camera dei Deputati, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha detto che, in risposta all’aumento dei casi di aggressione al personale scolastico, “stiamo intervenendo con un pluralità di azioni che hanno come filo conduttore quello di restituire autorevolezza al ruolo dei docenti e di tutto il personale scolastico”. 

La prima azione è il disegno di legge sul voto di condotta, attualmente all’esame del Senato. “Intendiamo dare un peso concreto al voto di condotta, che le regole degli ultimi anni hanno sminuito se non del tutto neutralizzato”,  ha detto il ministro. “Allo stesso tempo va ripensato l’istituto della sospensione, che non può portare al paradosso di un ulteriore allontanamento dello studente dalla comunità scolastica, ma che deve invece costituire un’occasione di consapevolezza del valore della sanzione, da vivere all’interno della scuola o attraverso attività di cittadinanza solidale”.

Valditara ha anche spiegato che il governo vuole introdurre “misure che colpiscono concretamente chi aggredisce il personale scolastico”. Il riferimento è a una proposta di legge - già approvata dalla Camera -  che innalza le pene per chi aggredisce gli insegnanti o il personale scolastico. “Oltre l’inasprimento di queste pene sono convinto che si debba introdurre un‘ulteriore specifica sanzione risarcitoria che stiamo elaborando insieme con il ministro Nordio, per il danno reputazionale che le scuole ricevono dall’aggressione dei propri dirigenti scolastici o insegnanti. Perché è evidente che chi aggredisce un dipendente della scuola aggredisce lo stato minando nel profondo la credibilità dell’istituzione”.

In un’intervista al Messaggero, il ministro ha anche avanzato l’ipotesi di coinvolgere le forze dell’ordine: “Nelle aree particolarmente a rischio - ha detto Valditara - si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole”.

I dirigenti scolastici sono divisi: c'è bisogno di maggiori sanzioni o di una comunità educante?

Ma dirigenti scolastici e insegnanti non sembrano del tutto d’accordo con le proposte del ministro. C’è chi la ritiene insufficiente, come il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, secondo il quale “Da questo imbarbarimento si deve tornare indietro non solo con un'azione culturale, ma anche con un inasprimento delle pene”. E ha salutato positivamente anche la prospettiva di adottare sanzioni di tipo pecuniario: “Forse questo potrebbe dissuadere di più e meglio". 

Tuttavia, alcuni dirigenti guardano con scetticismo alle soluzioni proposte dal ministro. Per Antonella Di Bartolo, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo Sperone – Pertini’, a Palermo, “ricette semplici non ce ne sono, ma la mia convinzione è che l’unico modo per evitare episodi di violenza è parlare e dialogare. L'ascolto è lo strumento più importante per abbassare i livelli di aggressività”.

Di Bartolo spiega a Valigia Blu che gli episodi di violenza non sono una novità. “C'è un'aggressività latente che è diventata la cifra dei rapporti personali di oggi”. Confronti verbali, anche violenti, non sono rari nella scuola diretta da Di Bartolo. “L’ultimo episodio è avvenuto proprio ieri, ma tutto si è risolto con il dialogo", racconta. "Episodi di aggressività verbale ci sono. Esistono situazioni di disagio, economico e psicologico che accentuano le reazioni. Ma nel momento in cui si parla il livello di aggressività si abbassa. La scuola ha un mandato istituzionale che è quello di educare i giovani a stare con gli altri, a rispettare le regole di una società in cui ci si confronta ma senza scontro. Quindi la scuola deve avere un atteggiamento di ascolto, perché la scuola è un servizio ed è al servizio della comunità”.

Per la dirigente un eventuale coinvolgimento delle forze dell’ordine non sarebbe visto negativamente, “ma non fuori dalle scuole. Il presidio - ha concluso Di Bartolo - deve essere sul territorio. La scuola non è un fortino da vigilare. E non solo da parte delle forze dell’ordine: servirebbe un presidio istituzionale diffuso. È tutta la città che educa. Non solo la scuola”.

"Non serve polizia, serve più personale scolastico"

Del tutto negativo è invece il parere della Federazione Lavoratori della Conoscenza - Flc Cgil. Per la segretaria generale Gianna Fracassi, “la proposta di Valditara è troppo semplice. La risposta repressiva è quella che mette l'anima in pace, ma non risolve la situazione”, dice a Valigia Blu. “Il fenomeno di cui stiamo parlando non riguarda solo la sicurezza fisica, ma parliamo anche di sicurezza sociale. Queste soluzioni non risolvono nulla, si limitano a spostare il disagio in altri luoghi”. Anche la proposta di introdurre sanzioni pecuniarie per Fracassi non è valida. “Inasprire i reati a che serve? Le pene ci sono già ma chi commette il reato non pensa alle conseguenze. Il problema è invece l’assenza di uno Stato sociale. E in un contesto in cui c'è solo la scuola, quell'unico soggetto diventa la sola possibilità di salvezza ma anche il luogo dove il disagio si riversa”.

Per il sindacato, quindi, “non sono queste soluzioni che ridanno autorevolezza alle scuole”, ma servirebbe “accogliere in maniera più inclusiva”. La segretaria generale della Flc Cgil sottolinea anche come l’inasprimento delle pene sia a costo zero, mentre quello che servirebbe è rafforzare le strutture che possano aiutare i giovani ad affrontare la socialità, aumentare il numero di assistenti sociali, introdurre presidi psicologi permanenti in ogni scuola. Misure che, però, richiedono risorse. Così come la riduzione dei numeri di alunni per classe, mentre il ministero dell’istruzione ha messo in campo il dimensionamento scolastico

“Ci vorrebbe una triangolazione più forte tra soggetti del territorio e scuole. La scuola dovrebbe promuovere percorsi più individuali. E poi servirebbero più piccole. Non è con la polizia che si risolvono i problemi dei giovani”, conclude Fracassi. “Ci deve essere una rete sociale. Ma Comuni ed enti sociali hanno scarse risorse per poter seguire i casi di marginalità”.

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Anche la Rete Degli Studenti Medi, in un post su Instagram, ha detto che le dichiarazioni di Valditara sono “volte esclusivamente alla criminalizzazione degli studenti” e che “le scuole non sono carceri”. “A scuola – hanno aggiunto – le situazioni di disagio si risolvono con la partecipazione, non con la repressione. Siamo stanchi di una retorica che ci vede sempre tutti responsabili e colpevoli, una retorica che nasconde un progetto di controllo del dissenso”. 

Annunziata di Rosa dirige il Liceo Scientifico Silvestri di Portici: circa 1.300 alunni e poco personale ATA per gestirli. “Piuttosto che forze dell'ordine, servirebbe personale: docenti ma soprattutto collaboratori scolastici, invece la coperta è sempre più stretta”, commenta a Valigia Blu. “Le scuole non sono il Bronx, ma c’è un'emergenza sociale e culturale che riguarda tutti gli ambiti. La risposta è che servono più risorse interne. Ma non parlo di soldi: servono risorse umane. Servono figure specializzate come psicologi e più personale scolastico. Vorrebbe dire anche dare un segnale diverso ai giovani, che si troverebbero davanti non personale di polizia ma docenti, assistenti e psicologi”. 

Immagine in anteprima: frame video Tecnica della Scuola via YouTube

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