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Pacchetto sicurezza: la crudeltà al potere, in nome del potere

17 Novembre 2023 8 min lettura

Pacchetto sicurezza: la crudeltà al potere, in nome del potere

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Funziona così. Si fa una proposta irricevibile sotto molteplici punti di vista, da cacciare via a pedate il proponente, chiudendogli la porta alle spalle in malo modo. Oppure sbattendogliela in faccia, se sta sull’uscio.

Il vantaggio di spararla così grossa? Semplice. La successiva proposta, depurata dagli aspetti più irricevibili, sembrerà a quel punto molto più ragionevole o accettabile. Sembrerà il risultato di una felice e costruttiva mediazione di buonsenso. Intendiamoci: non è da escludere che la controparte sia così poco sveglia da accettare la prima proposta. Ma questo dimostrerebbe solo quanto convenga sparare grosso al primo tentativo.

Questa dinamica si ripete ora per il pacchetto sicurezza appena annunciato dal governo. Il quale aggrava reati che non avevano bisogno di essere aggravati, oppure ne crea per pericoli che sono inesistenti. Comunque calpestando diritti, come per chi è mosso da un evidente disprezzo per le categorie colpite. Un disprezzo che si riserva ai nemici; non ai cittadini, non ai propri simili. Un disprezzo su cui si può investire elettoralmente, finché si ha la certezza, o alla peggio l’illusione, di poter cavalcare l’onda.

Scusate se il tono può sembrare provocatorio, ma scorrendo i punti chiave del pacchetto sicurezza tutto ciò appare evidente, è un continuo strabuzzare di occhi. Non mi pare, infatti, che negli ultimi mesi il dibattito pubblico sia stato dominato dall’emergenza delle criminali con figli o che rimangono incinte apposta per poter fregare la legge; o dalle carceri in mano ai detenuti, con remake italiano in vista di Un pomeriggio di un giorno da cani dove il protagonista invece di “Attica” grida “Rebibbia!”.

Dove ci sono state rivolte, mi pare siano avvenute per le condizioni disumane delle istituzioni (compresi i Centri Permanenza per il Rimpatrio), che sono degradanti anche per chi è costretto a lavorarvi. La repressione logora anche il repressore, non solo il represso. Ma le sentenze in merito di organismi come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo restano sullo sfondo di politica e media, e intanto che si offrono nemici e capri espiatori all’elettorato, questi ignora le sentenze e i costi che impongono. E paga, frustrato ma paga.

Non mi pare ci sia stata l’escalation di aggressioni ad agenti non in servizio. O che ci sia stata l’escalation per il borseggio da parte di minori. Quando i borseggi in Italia sono diventati virali nel mondo, lo è stato perché i media hanno dato risalto alla persona sbagliata col tormentone giusto (“attenzione pickpocket!”). Non mi pare che il principale ostacolo alla transizione ecologica e alla mitigazione di una catastrofe climatica che sta già colpendo milioni di italiani sia rappresentato dai blocchi stradali, o che vi sia un vuoto giuridico tale che possano diventare una specie di gioco estivo per attivisti a corto di idee. Anzi, se c’è un problema sempre più diffuso a livello europeo, come già scrivevamo a gennaio, è nella repressione del dissenso. 

Ma quello del governo è un gioco tanto rodato quanto crudele che abbiamo visto all’opera fin da subito. A partire dal decreto “anti-rave”, che tanto “anti-rave” non era, e proseguito nei mesi con il decreto sugli “sbarchi selettivi”. Siccome in Italia non c’è nemmeno più bisogno di intellettuali profeti, ma al più di intellettuali con una buona memoria, andiamo a illustrare il probabile ciclo che verrà inflitto al paese con questo pacchetto sicurezza. 

Primo, abbiamo per l’appunto la porcata, in forma di pacchetto: un’accozzaglia di strumenti repressivi tanto inutili quanto crudeli o pericolosi. Questo, ovviamente, scatena un ventaglio di reazioni comprensibili da parte di esperti, osservatori, associazioni. Chi mastica quotidianamente il pane del diritto, al solo annusare un simile pacchetto ne percepisce la tossicità, e quindi dà l’allarme. Armandosi di pazienza infinita va a sviscerare cosa non va, cosa è inutile, cosa è pericoloso, cosa assolutamente va fermato. Qualche politico di opposizione naturalmente si unirà al coro, anche perché è in casi del genere che serve avere un’opposizione. 

Secondo, arriva la difesa d’ufficio. A differenza della tragedia greca, il grottesco italiano prevede infatti coro e controcoro. Arrivano quindi i titoli della trimurti sovranista, Libero, Il Giornale e La Verità: l’opposizione (o una Schlein) sarà bollata come amica dei borseggiatori, amica delle rivolte, amica di chi vuole ammazzare gli agenti delle forze dell’ordine. Tanto amica di questi, quanto nemica della patria. Arriveranno poi su X/Twitter e in tivù gli influencer alla Giubilei o Chirico, pronti a rincarare la dose, a difendere i colori della squadra del cuore (propria e del commercialista): donne incinte? Troppo poco, bisognerebbe incarcerare direttamente gli spermatozoi.

Per terzo, nel ruolo dell’eroe di cui nessuna tragedia ha davvero bisogno, arriva la voce del buon senso. Quella per cui una modica quantità di repressione alla fine serve. Quella per cui questi attivisti un poco esagerano - “Avete visto cos’ha fatto Greta Thunberg? questi sono i risultati, quando non mandi i figli a scuola ma li fai scioperare”. Quella per cui conviene problematizzare a sinistra, perché la destra “si sa che è così”. Un po’ come il compagno di classe che andava a spiegarti cosa bisogna fare per evitare le attenzioni del bullo, dopo essere stato a guardare mentre venivi bullizzato. A una certa un amico così lo mandi a quel paese (oppure sei tu, diventato adulto).

La quarta tappa avviene più in sordina, negli uffici tecnici, o nei riti previsti dai passaggi istituzionali: qui si svolge il grosso del lavoro di mediazione. Siccome un governo e una maggioranza parlamentare non si possono proprio lasciare fuori dalla porta, come nell’esempio da cui siamo partiti, ecco che si interviene per smussare le parti palesemente incostituzionali, che verrebbero fatte a pezzi nei tribunali, o nelle sedi sovranazionali: pensiamo solo alle famiglie arcobaleno e al caso di Padova, al calvario di fronte al quale anche la procura alla fine si è arresa, rimandando la decisione alla Corte Costituzionale, con il legislatore che dolosamente latita. Un po’ si salva la faccia al governo, ma soprattutto si limitano i danni che provvedimenti crudeli e disumani andrebbero a compiere se lasciati intonsi: devasterebbero vite, rovinerebbero esistenze. A questi danni, più pragmaticamente, vanno sommati quelli burocratici, dovuti alla montagna di ricorsi, cause e risarcimenti, e che comunque non potranno mai essere annullati. Questo perché i provvedimenti disumani e crudeli di solito si scontrano con i diritti umani, e quindi con articoli della Costituzione, convenzioni e trattati. 

Ciò che passa, alla fine di questo percorso, è una disumanità non più pura e letale, ma tagliata con una certa percentuale di tecnica giuridica, di civiltà. Insomma: una disumanità digeribile. Siamo quindi alla seconda offerta dell’esempio di partenza, e per un motivo o per un altro, fosse anche solo per sfinimento, ecco che la barra della civiltà si è spostata sempre più verso l’estrema destra. Non di cento passi, magari solo di cinquanta, oppure di dieci. Ma sempre e comunque di una distanza superiore allo zero; di sicuro non si è tornati indietro, verso i numeri negativi del “multiculturalismo”, della “sinistra woke”, eccetera e così via.

Certo, potrà comunque capitare che arrivi un duro riscontro di realtà. Una bocciatura che vanifichi in toto il provvedimento, come per esempio accadrà alla legge appena approvata per bloccare la carne coltivata. Ma in quel caso, come già in passato, si potrà tuonare contro i nemici della Patria: che si tratti di una giudice “comunista”, o dell’Europa dei “tecnocrati” poco cambia. L’importante è che questa crudeltà assolva ai suoi due principali scopi, che sono l’egemonia culturale e l’aumento del potere. Dove per egemonia culturale è da intendersi anche la possibilità di deviare il dibattito lontano da quelle magagne difficili da difendere di fronte all’opinione pubblica: ne è un esempio la doppietta rimediata dalla maggioranza in questi giorni, con gli aggiornamenti sulle due procedure di infrazione aperte contro l’Italia dall’Unione Europea (vi erano per caso sfuggite? Appunto).

In ogni caso, nell’ottica generale se la crudeltà al potere viene respinta dopo mesi, o persino dopo anni, nel frattempo ha tenuto banco nel dibattito pubblico, ha ottenuto plausibilità. Addirittura è stata normalizzata, o persino consacrata. Ha circoscritto quei nemici il cui parere non ascolteremo mai, e che immediatamente ci spingono ad accettare qualunque proposta loro avversino. E magari l’opposizione avrà iniziato a dire che non si possono lasciare certi temi al governo, per intenderci, senza nemmeno provare a lavorare ad alternative. Perciò, ringhiando e piangendo contro i nemici della Patria, mentre la vita culturale e politica del paese si è allontanata dai paletti del diritto, si potrà incominciare ad attaccare con proposte ancora più crudeli e irricevibili quei paletti, se non addirittura chi per legge o consuetudini è tenuto a farli rispettare.

Prendiamo per esempio il caso recente del Regno Unito, con il governo di Rishi Sunak che si è visto bocciare dalla Corte Suprema il piano che prevedeva né più né meno la deportazione in Ruanda di richiedenti asilo. Come da noi, i conservatori hanno cercato di giustificare il provvedimento parlando di norma necessaria per contrastare “scafisti” e “barconi”. Naturalmente i flussi migratori nel Regno Unito sono molto ridotti rispetto a quelli dell’Italia, così come è molto marginale l’immigrazione irregolare. 

Ma questo provvedimento è servito anche per centrare il dibattito sul “problema migranti”, in un paese devastato economicamente dal fallimento della Brexit e dalla cattiva gestione della pandemia. Ora, il piano è stato bocciato poiché illegittimo sia in base alla Convenzione Europea per i Diritti Umani (CEDU), sia in base alle leggi nazionali del Regno Unito. È semplicemente qualcosa di crudele e disumano che non sta in piedi rispetto ai più basilari diritti umani, una schifezza di cui una persona dotata di media coscienza dovrebbe un poco vergognarsi. È la traduzione in legge, persino esibita, di una violenza inutile. Ovviamente la reazione del governo è stata (mentendo!) di dare la colpa ai “tribunali stranieri” che “bloccano i voli” verso il Ruanda. Ossia rilanciare un vecchio tormentone, quello dell’uscita dalla CEDU.

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Ciò probabilmente non permetterà al governo britannico di fare quello che vuole con i migranti. Però gli permetterà di avere un maggior potere sui cittadini britannici, poiché la CEDU tutela per esempio la libertà di espressione, o altri diritti fondamentali. E, state pur certi, già il giorno dopo la bocciatura su quotidiani come il Times sono spuntati gli editoriali per dirci che i diritti umani “hanno fatto il loro tempo”.

Insomma, se vi sembra che troppo spesso ci sia all’opera un livello di crudeltà insopportabile, tenete due punti fermi, non uno soltanto. Il primo punto fermo è in un certo senso rassicurante, benché terribile, come ogni grande verità: sì, è all’opera, non siete voi a essere troppo sensibili. Se fosse altrimenti, nel dibattito pubblico non ci sarebbe questo bisogno ossessivo di inquadrare ogni battaglia politica attorno a un nemico da colpire, dissimulando i risultati effettivi, che restano sullo sfondo del dibattito stesso, magari illustrati da martiri del razionalismo che a tutto ciò possono solo opporre gli stessi strumenti di sempre. Il secondo punto è che lo scopo di questa crudeltà è la scia verticale che traccia, verso il potere e verso la sua conservazione. O, se possibile, verso la sua espansione a danno di chi sta più in basso, o fuori dalla stessa scia.

Immagine in anteprima via La Stampa

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