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In Ucraina la Russia prende deliberatamente di mira i giornalisti

26 Settembre 2023 5 min lettura

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In Ucraina la Russia prende deliberatamente di mira i giornalisti

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di Kelly Bjorklund e Simon J Smith*

Almeno 15 giornalisti sono stati uccisi in Ucraina da quando la Russia ha iniziato l'invasione su larga scala nel febbraio 2022. Oltre a colpire civili, ospedali, scuole, orfanotrofi, edifici residenziali, centri di comunicazione e luoghi di culto, la Federazione Russa è stata accusata dal sindacato nazionale dei giornalisti ucraini di prendere deliberatamente di mira la stampa.

In un conflitto come quello in Ucraina, molti giornalisti rischiano la vita per raccontare la verità e rivelare i crimini di guerra commessi da entrambe le parti. Quando sono i giornalisti stessi a essere presi di mira, questi crimini di guerra rimangono quasi sempre impuniti.

Una ricerca di Human Rights Watch ha riscontrato un'impunità di fatto per i responsabili di questi crimini, dovuta all'assenza di sforzi da parte di molti governi nell'assicurare alla giustizia chi uccide i giornalisti.

Secondo l'UNESCO, i responsabili restano impuniti in nove casi su dieci, e questa impunità "porta ad altre uccisioni, ed è spesso un sintomo dell'aggravarsi del conflitto e del collasso della legge e dei sistemi giudiziari".

Russia: un luogo pericoloso per i giornalisti

In generale, minacciare, attaccare, far sparire e uccidere i giornalisti non è una nuova tattica di guerra. Non è certo sconosciuta in Russia, dove lo Stato è coinvolto nel prendere di mira o nell'ordinare l'uccisione di giornalisti russi come Elena Kostyuchencko, autrice di reportage sulla guerra in Ucraina.

Quarantotto giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi in Russia da quando Vladimir Putin è salito al potere nel 1999. Molti di loro sono stati vittime di omicidi su commissione cui non sono seguiti arresti o processi.

Tra queste vittime c'è la corrispondente di guerra russa Anna Politkovskaja, assassinata nell'ottobre 2006 dopo aver coperto la seconda guerra cecena. Sebbene non sia ancora chiaro chi abbia ordinato il suo omicidio, come nel caso di molti giornalisti uccisi in Russia, la Politkovskaja ha denunciato la corruzione in Russia ai più alti livelli.

Nel 2004 ha scritto nel suo libro La Russia di Putin: "Se vuoi continuare a lavorare come giornalista, devi essere completamente asservito a Putin. Altrimenti, può essere la morte, la pallottola, il veleno o il processo - qualsiasi cosa i nostri servizi speciali, i cani da guardia di Putin, ritengano opportuno".

Da quando la Russia ha lanciato l'invasione su larga scala in Ucraina, il Cremlino si è mosso per limitare la copertura mediatica, approvando nuove leggi che colpiscono i giornalisti e la libertà di espressione. È ora un reato penale, punibile con la reclusione, definire la guerra come qualcosa di diverso da una "operazione militare speciale".

Nel marzo 2022, Putin ha firmato una legge che prevede pene detentive fino a 15 anni per chi pubblica "notizie false" sull'esercito russo. Nel luglio 2022, il presidente russo ha anche firmato una legge che consente ai funzionari russi di chiudere le organizzazioni dei media stranieri per quelle che interpreta come "azioni ostili contro i media russi all'estero".

Come parte di un giro di vite contro i media non governative e internazionali, la Russia ha limitato l'accesso, tolto le licenze o vietato di operare a Novaya Gazeta, Radio Echo, BBC Russia, Radio Liberty e Meduza, tra gli altri. La maggior parte delle testate indipendenti è stata costretta a cessare le attività e i loro giornalisti sono fuggiti dal paese.

Un'emittente, TV Rain, è stata presa di mira dal Cremlino già nel 2021 e dichiarata "agente straniero". Gli inserzionisti l'hanno evitata e l'emittente è stata costretta a operare solo online. Poi, nel marzo 2022, quando sono entrate in vigore le nuove leggi sui media, le autorità russe l'hanno chiusa per la sua copertura della guerra. Di conseguenza, TV Rain è stata costretta a operare in esilio.

Un mestiere pericoloso (ma cruciale)

A meno di una settimana dall'invasione su larga scala, una troupe televisiva di Sky News è caduta in un'imboscata ed è stata colpita dalle truppe russe, nonostante i suoi membri si fossero identificati come giornalisti. Il fotoreporter svizzero Guillaume Briquet è stato colpito e derubato dai soldati russi nel sud dell'Ucraina il 6 marzo 2022, mentre era alla guida di un'auto blindata che aveva la scritta "stampa" ben visibile. In entrambi i casi, i giornalisti sono riusciti a sopravvivere agli attacchi e a raccontare la storia. Molti non ce l'hanno fatta.

L'americano Brent Renaud è stato il primo giornalista internazionale ucciso in Ucraina. Stava viaggiando con il fotografo e documentarista Juan Arredondo in un'auto guidata da un civile ucraino, quando le truppe russe hanno aperto il fuoco sul veicolo il 13 marzo 2022. Arredondo è rimasto ferito.

Lo stesso giorno, il fotoreporter ucraino Maks Levin, che copriva la guerra per la Reuters, e la sua guardia del corpo Oleksiy Chernyshov sono stati uccisi. Un'indagine di Reporter senza frontiere (RSF) ha concluso che si è trattato di un'esecuzione. Il rapporto di RSF suggerisce che potrebbero essere stati uccisi dopo essere stati interrogati e torturati.

Più di recente, il giornalista ucraino Bohdan Bitik è stato ucciso nell'aprile del 2023 mentre copriva per Repubblica il conflitto vicino Kherson, nel sud dell'Ucraina. Lui e il collega Corrado Zunino sono stati attaccati dai cecchini nonostante indossassero giubbotti che li identificavano come giornalisti.

Cambiare le norme?

Sulla base di questi e altri casi, la nostra ricerca si propone di esaminare gli effetti delle violazioni del diritto internazionale e delle norme codificate.

Come civili, i giornalisti sono protetti dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, ratificate dalla Russia nel 1954. Le Convenzioni stabiliscono che, durante i conflitti armati internazionali, i giornalisti hanno diritto a tutti i diritti e le protezioni concessi ai civili, a meno che non prendano direttamente parte alle ostilità.

"Corrispondente di guerra" è un termine legale che si applica ai giornalisti che viaggiano con le truppe militari pur non facendone parte, e che hanno ricevuto l'autorizzazione dalle forze armate che accompagnano. Oltre a essere considerati civili, hanno l'ulteriore protezione che spetta ai prigionieri di guerra se catturati (dalla terza Convenzione di Ginevra).

Inoltre, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI) stabilisce che attaccare intenzionalmente un civile che non partecipa direttamente alle ostilità è un crimine di guerra. La CPI non può perseguire gli Stati o le organizzazioni, ma può perseguire gli individui.

Le regole che dovrebbero proteggere i giornalisti vengono erose, e sta diventando sempre più comune che i giornalisti vengano bersagliati durante la guerra. È essenziale - per tutti noi - che le protezioni offerte ai giornalisti dal diritto internazionale siano scrupolosamente sostenute e che i responsabili della loro morte siano catturati e affrontino le conseguenze.

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Kelly Bjorklund sta conseguendo il PhD alla Staffordshire University (Regno Unito). Simon J Smith è professore associato di sicurezza e relazioni internazionali alla Staffordshire University.

*Questo articolo è una traduzione dell'originale pubblicato in inglese su The Conversation con licenza Creative Commons.

Immagine in anteprima via Safety of Journalists Platform

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