La controffensiva ucraina, la ‘linea Surovikin’ e la prossima fase dell’invasione russa
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Quella di adattamento è una delle capacità distintive della guerra contemporanea, una di quelle che può fare la differenza tra vittoria e sconfitta. Ne è la dimostrazione il modo in cui, nelle ultime settimane, si sta sviluppando la controffensiva che le forze armate ucraine hanno intrapreso all'inizio di giugno contro la forza d'invasione russa.
Per capire quanto la capacità di adattamento di entrambi gli eserciti sia decisiva nell'orientare l'andamento di questo conflitto è necessario riavvolgere il nastro del tempo di qualche mese quando, nel novembre del 2022, le truppe della Federazione Russa, comandante allora dal generale Surovikin, abbandonano, in quello che la leadership del paese invasore definisce "un gesto di buona volontà", la riva sinistra del fiume Dnipro.
La realtà è più aspra di quanto le dichiarazioni ufficiali diano ad intendere.
Quando viene ordinata la ritirata, le posizioni russe ad ovest del fiume sono diventate ormai impossibili da tenere. Ad averle rese tali è la sistematica campagna di attacchi missilistici di precisione che le forze armate ucraine conducono fin dal mese di luglio contro le linee logistiche, i raggruppamenti di truppe e i centri di comando e controllo russi grazie ai lanciarazzi HIMARS, forniti dagli alleati occidentali.
Una campagna che, oltre alla liberazione di Kherson e della riva destra del Dnipro, è alla basa anche della fulminante offensiva che, dalla città di Kharkiv, conduce le truppe ucraine fino alle porte di Kreminna e Svatove, garantendo la liberazione di 3000 chilometri quadrati di territorio occupato.
La costruzione di un imponente sistema difensivo nei territori occupati del sud dell'Ucraina che prenderà il suo nome proprio dal generale Surovikin, responsabile della sua realizzazione, è la diretta conseguenza di queste due vittoriose operazioni, che le forze armate ucraine hanno portato a termine dopo aver riguadagnato l'iniziativa nel corso dell'estate del 2022.
Elaborata a partire dalla dottrina militare sovietica, la "linea Surovikin" è composta da due distinte linee difensive, il cui scopo è limitare la capacità di manovra delle colonne meccanizzate nemiche, immobilizzandole all'interno di "sacche" in cui possono essere facile bersaglio per il tiro di artiglieria.
La prima di queste linee prevede densi e profondi campi minati a protezione di trincee e casematte, presidiate da unità di fanteria, alle spalle delle quali altri campi minati e trincee proteggono a loro volta le unità corazzate e di artiglieria, che hanno in carico la soppressione del nemico immobilizzato.
Più indietro ancora corre la seconda linea di difesa, quella principale, posta a difesa dei più importanti snodi strategici e composta da nuovamente campi minati, dietro ai quali si snodano le opere anticarro (fossati e denti di drago) poste a difesa di altri complessi di trincee e casematte.
The beginning of the offensive is the most difficult stage of the attack.
— Volodymyr Dacenko (@Volodymyr_D_) June 22, 2023
If you do not expect to catch the enemy by surprise, then the beginning of the assault is the most challenging stage 1/8
Inspired by: @bradyafr @WarintheFuture @Inkvisiit pic.twitter.com/D9KLVadbfZ
È contro questa architettura difensiva, progettata per proteggere il corridoio che collega via terra la Russia alla penisola di Crimea, che si sono lanciate, lungo tre distinti assi d'attacco, le colonne corazzate ucraine nelle prime settimane della controffensiva.
L'obiettivo di questi assalti era sfondare rapidamente le linee russe per poter manovrare liberamente alle loro spalle, scompaginando l'assetto statico delle difese nemiche e spezzare il fronte in due tronconi. Tuttavia, la densità dei campi minati, il tiro d'artiglieria e l'utilizzo degli elicotteri d'attacco Ka 52 hanno frustrato questi sforzi, imponendo alle forze armate ucraine ingenti perdite.
Un articolo del New York Times, uscito a metà luglio, stimava che il 20% degli equipaggiamenti impiegati in battaglia nelle prime settimane della controffensiva fosse stato danneggiato o distrutto. Un tasso di attrito insostenibile per i comandi ucraini che, trovandosi nella condizione di dover preservare le risorse umane e materiali a loro disposizione, si sono adattati al contesto, modificando di conseguenza l'atteggiamento tattico della unità sul campo, riducendo di conseguenza il tasso di perdite.
A quel punto, la controffensiva, da operazione di manovra multidominio si è trasformata in un'operazione centrata sull'attrito delle forze avversarie, un tipo di guerra, sostengono gli analisti Franz-Stefan Gady e Michael Kofman, più consono alla dottrina e all'addestramento delle truppe ucraine.
Se quella di manovra è la capacità di muoversi attraverso le difese del nemico, quella di attrito, che le è complementare, è invece la capacità di piegarne la volontà di combattimento attraverso la distruzione delle sue risorse. Perciò, a ridosso del fronte, le forze armate ucraine si sono concentrate soprattutto nell'individuazione e nella distruzione dei radar di controbatteria russi.
In un duello di artiglieria, quello di controbatteria è il tiro che mira a distruggere i pezzi nemici dopo che questi si sono rivelati sparando per primi. I radar servono, appunto, a individuare le coordinate della zona di tiro per colpirla prima che le unità nemiche la abbandonino.
Priva di questi equipaggiamenti, colpiti sistematicamente da una serie di sistemi molto accurati come gli ormai celebri lanciarazzi HIMARS, l'artiglieria russa si è ritrovata "accecata", perdendo efficienza e precisione, lasciando libera quella ucraina di colpirla grazie alle munizioni di precisione o a quelle a grappolo, fornite poche settimane fa dagli alleati occidentali.
Contro le retrovie russe, invece, le forze armate ucraina hanno sfruttato la capacità di colpire a lungo raggio e in profondità ottenuta grazie alla fornitura di missili Storm Shadow da parte del Regno Unito e all’utilizzo di sciami di droni aerei, prendendo di mira sia obiettivi strategici come i depositi di carburante e le basi russe in Crimea, sia obiettivi tattici come i centri e i sistemi di comando e controllo, i depositi di munizioni e le linee logistiche russe, suscitando allarme nelle forze armate russe e causando problemi di approvvigionamento nelle prime linee nemiche.
L'azione combinata di questi due tipi di attacchi ha permesso all'Ucraina di conseguire, per la prima volta dall'inizio della guerra, la parità nel fuoco di artiglieria. Secondo alcuni ufficiali statunitensi, citati in un articolo del Financial Times, in queste settimane l'artiglieria ucraina è in condizione di sparare 8.000 proiettili al giorno, tanti quanti quelli sparati dall'artiglieria russa che, però, dispone di circa il doppio delle bocche da fuoco.
Un segnale che può essere interpretato come una difficoltà nel rifornire regolarmente le unità nelle prime linee. Il problema è stato sottolineato ad alta voce anche dal generale russo Ivan Popov che, a causa delle sue dichiarazioni, è stato rapidamente rimosso dal comando.
L'attrito dell'artiglieria russa ha perciò permesso alle forze armate ucraine di avanzare in diversi settori del fronte meridionale, seppur lentamente e in modo limitato.
A rallentare i progressi nell'avanzata attraverso le linee russe sono i densi e profondi campi minati che costituiscono il cuore delle linee di difesa russe e il cui superamento rappresenta il principale ostacolo all'avanzata ucraina.
Come già sottolineato, questa si è progressivamente trasformata in una dispendiosa operazione di fanteria attraverso vaste e aperte aree minate che si alternano a fasce alberate presidiate dalle trincee nemiche, come si può vedere in questo video girato nel corso delle operazioni delle ultime settimane.
Per poter avanzare in sicurezza e prima di tentare uno sfondamento, la fanteria ucraina è costretta a infiltrare le posizioni nemiche per colpirle ai fianchi. Questo modo di procedere ha permesso di ridurre le perdite umane e materiali - dal 20% delle prime settimane dell'offensiva al 10% delle ultime settimane, sempre secondo il già citato articolo del New York Times - ma ha allungato i tempi necessari per l'avanzata in profondità nelle linee russe.
Alla luce di questo stato di cose, spiega sul Financial Times l'analista Jack Watling, a determinare il successo o il fallimento dell'attuale controffensiva sarà la capacità delle due parti di sostenere più a lungo dell'altra il livello di attrito senza perdere la propria capacità di combattimento.
Alle forze armate ucraine restano infatti almeno tre mesi per degradare la capacità di combattimento delle truppe russe al punto da rendere praticabile uno sfondamento delle loro linee difensive russe e trasformare la fase di attrito in una fase di manovra in grado di tagliare in due il fronte sud, isolando la Crimea.
Come l'offensiva su Kharkiv ha dimostrato lo scorso anno, l'assetto difensivo russo può andare in estrema difficoltà se messo nella condizione di dover rinunciare alla difesa statica per operare in una fase di manovra.
Tuttavia, se la linea Surovikin dovesse reggere fino all'arrivo dell'inverno, i comandi russi potrebbero pensare di poter sfruttare la stagione fredda per recuperare l'iniziativa e tentare una nuova spinta offensiva. A fare la differenza sarà allora la capacità delle parti in conflitto di generare la maggior capacità di combattimento possibile.
È per distrarre risorse ucraine lontano dalle linee a difesa dei territori occupati nel sud del paese che il generale russo Gerasimov, succeduto a Surovikin lo scorso gennaio, ha implementato la sua strategia difensiva con una serie di attacchi condotti nei dintorni Kupjansk, nel nord est dell’Ucraina. Tali attacchi che, in alcuni settori del fronte hanno permesso alle forze russe di avanzare in profondità nelle linee ucraine sono stati contenuti e, in alcuni casi, anche respinti.
Tuttavia, dopo la fallimentare offensiva condotta nel corso dell’inverno e della primavera, non era scontato che le forze russe avessero conservato una capacità di combattimento tale da permettere loro di condurre operazioni d’attacco, seppure limitate ai livelli tattico e operativo.
Difficilissimo, in questa situazione, prevedere chi arriverà all'inverno nella posizione di maggior vantaggio. Quello che appare chiaro è che la tenuta della "linea Surovikin" sarà il fattore che, più probabilmente, determinerà la traiettoria della prossima fase dell'invasione dell'Ucraina.
Immagine in anteprima: frame video BBC