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Salvini, lo scioglimento dei ghiacciai e i cicli: e meno male che aveva studiato 🙈

1 Agosto 2023 9 min lettura

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Salvini, lo scioglimento dei ghiacciai e i cicli: e meno male che aveva studiato 🙈

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“Io adoro la montagna. E quando vai sull’Adamello e sul Tonale e vedi i ghiacciai che si ritirano anno dopo anno ti fermi a pensare, poi studi la storia e vedi che sono cicli. Il ghiaccio non arretra perché Capezzone sgasa con la sua Golf turbo”. Anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, non ha voluto far mancare il proprio contributo alle posizioni al limite del negazionismo climatico di parte della maggioranza di governo. ​​“D’inverno fa freddo, d’estate fa caldo…”, ha inoltre detto a Cervia, in Romagna, durante la festa estiva della Lega.

Le affermazioni di Salvini arrivano dopo quelle della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (che, riferendosi agli eventi meteorologici estremi in Sicilia e Lombardia delle scorse settimane, ha parlato di “maltempo difficile” e di “realtà climatica imprevedibile” e, durante la chiusura della campagna elettorale del partito spagnolo di estrema destra Vox, ha detto che bisognava “fermare il fanatismo ultra-ecologista” che sta portando la sinistra ad “attaccare il nostro modello economico e produttivo”), del ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin (che in un’intervista a SkyTg24 ha messo in dubbio l’origine antropica del cambiamento climatico e ha sottinteso che non ci sia un consenso scientifico sul tema) e del senatore leghista, Claudio Borghi, che si è arrovellato sulle misurazioni della temperatura fatte negli scali aeroportuali (qui una spiegazione di come funzionano le misurazioni).

Tutte posizioni ascrivibili all’alveo del negazionismo (o scetticismo) climatico e che ripropongono tesi che non trovano grande riscontro nella letteratura scientifica portate avanti da scienziati che, però, non si sono occupati di cambiamento climatico nelle loro carriere, o che, per varie ragioni, cercano di dimostrare che il riscaldamento globale non è causato dalle attività umane. Ma, nel caso del cambiamento climatico, è fuorviante dire che in ambito scientifico non ci siano certezze sulle cause del riscaldamento globale. Il processo di controllo scientifico è giunto da tempo al termine e la scienza oggi è certa che il riscaldamento globale è causato dalle emissioni prodotte dalle attività umane (in primo luogo, i combustibili fossili), come ricostruisce in questo approfondimento Antonio Scalari su Valigia Blu.

Nel suo intervento, Salvini ha detto di aver studiato e di aver compreso che non c’entra l’uomo, sono cicli. Il ministro delle Infrastrutture ha studiato le tesi portate avanti da anni da scienziati come Franco Prodi o Nicola Scafetta, secondo i quali i cicli di attività solare e delle maree, nonché delle congiunzioni dei pianeti sono la causa dell’aumento delle temperature globali. Lo scorso anno, dopo il distacco di una parte del ghiacciaio della Marmolada, in un’intervista a La Verità, Franco Prodi aveva sostenuto che “i cambiamenti climatici sono ciclici e si ripresentano con puntualità, indipendentemente dalla responsabilità dell’uomo. Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai e tragedie come quella della Marmolada non sarebbero colpa dell’uomo, o almeno non soltanto”.

Nicola Scafetta imputa l’aumento delle temperature ai cicli astronomici. Scafetta dice di aver scoperto che “le oscillazioni climatiche più importanti (...) sono coerenti con importanti cicli astronomici legati per l’appunto alle variazioni solari, a quelle mareali su lunga scala temporale e, in genere, alle più importanti risonanze gravitazionali del sistema solare. Tra questi cicli, i più importanti per il clima sono un ciclo di circa 9 anni (associato alle maree), i cicli di 11 anni (associati al ciclo delle macchie solari), e altri di 20, 60, 115 e circa 1.000 anni. (...) Il sistema planetario appare altamente sincronizzato, come in una mirabile sinfonia celeste. E la variabilità dell’attività solare, ho potuto dimostrare, è sincronizzata dalle risonanze astronomiche orbitali su tutte le scale temporali, da quelle mensili a quelle multi millenarie. Trovo la cosa affascinante”. Di conseguenza, secondo Scafetta, “i programmi di riduzione di CO2 sono sbagliati e del tutto inutili”.

Ma, spiegano gli esperti del sito Climalteranti che hanno confutato le supposizioni di Scafetta, “l’aumento delle temperature degli ultimi 50 anni è talmente netto che associarlo a cicli di 5, 9, 11, 20, 60 ecc. anni richiede, oltre a grande perizia matematica, un’ostinata capacità di trascurare la spiegazione fisica (l’aumento delle temperature come risultato dell’aumento dei gas serra nell’atmosfera), che invece funziona benissimo ed è suffragata da una monumentale quantità di evidenze scientifiche e da un vastissimo consenso scientifico”. Quella di Scafetta, si legge nell’articolo Climalteranti, è “irresponsabile e ostinata ciclomania”. 

Scafetta è anche uno dei firmatari italiani della petizione, circolata nel 2019, che asseriva alcune delle posizioni rievocate in questi giorni da politici vicini a posizioni ai confini del negazionismo climatico: “Il clima della Terra è cambiato da quando esiste”, “I modelli sono inadeguati”, “CO2 fa bene alle piante”. Tutte posizioni inconsistenti, smontate da Antonio Scalari in questo vademecum contro la disinformazione sul cambiamento climatico.

Cosa dice la scienza del clima

La scienza sul clima è chiara. C’è una forte correlazione temporale tra due fenomeni che si stanno verificando: l'aumento della temperatura e l'aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera. E conosciamo il rapporto di causa ed effetto che lega questi due eventi: il riscaldamento globale è causato dalle emissioni prodotte dalle attività umane

Come ricostruisce Antonio Scalari nel vademecum: “Quando la radiazione solare raggiunge la Terra in gran parte viene assorbita dalle terre emerse e dagli oceani, riscaldando il pianeta. Questa energia viene poi rilasciata sotto forma di radiazioni infrarosse. L'anidride carbonica e altri gas, come il metano e il vapore acqueo, sono capaci di trattenere parte di questa radiazione e di emetterla a loro volta in tutte le direzioni, riscaldando la bassa atmosfera e la superficie terrestre”. Nel 1856, fu la scienziata statunitense, Eunice Newton Foote, la prima a scoprire le proprietà di assorbimento del calore da parte della CO2 e i loro potenziali effetti sul clima. A con conclusioni simili arrivò nel 1859 John Tyndall. E nel 1896, per la prima volta, lo scienziato svedese Svante Arrhenius stimò l’effetto sulla temperatura globale di un aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera: “Arrhenius calcolò che un raddoppio della concentrazione di CO2 avrebbe fatto aumentare la temperatura di 5 o 6 gradi centigradi. Sappiamo perciò da più di un secolo cos'è e come funziona l'effetto serra e cosa lo determina”.

Da due secoli gli esseri umani emettono nell'atmosfera anidride carbonica utilizzando combustibili di origine fossile (petrolio, carbone, gas naturale) per la produzione di energia, i trasporti e diverse attività industriali. L'attuale riscaldamento globale diventa ancora più significativo se si considera che si è verificato in gran parte negli ultimi 50 anni. Gli ultimi anni sono tra i più caldi finora registrati e il 2023 è candidato a essere il più caldo di sempre.

Prima della Rivoluzione Industriale nell'atmosfera erano presenti 280 parti per milione di anidride carbonica. Più della metà della CO2 prodotta dalle attività umane, dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, è stata rilasciata nell'atmosfera dal 1990. Quest'anno la concentrazione ha superato per la prima volta le 424 parti per milione (ppm). Purtroppo, questo dato non fa notizia.

Per quanto riguarda i ghiacciai, negli ultimi due decenni si è registrata un’accelerazione del tasso di scioglimento a causa del cambiamento climatico provocato dall'uomo. Secondo una recente ricerca, pubblicata su Science all’inizio dell’anno, se le temperature globali verranno mantenute entro gli 1,5°C rispetto all’era pre-industriale, il 49% dei ghiacciai potrebbe scomparire del tutto entro il 2100, di cui “almeno la metà” prima del 2050. Si prevede inoltre che i ghiacciai perderanno un quarto della loro massa, causando un innalzamento del livello del mare di 90 mm.

In Lombardia, secondo i dati del Servizio Glaciologico Lombardo, dal 1991 sono stati persi 45 kmq di superficie di ghiaccio (il 38% in meno), 1,6 kmq in media all’anno, mentre sono 121 i ghiacciai estinti. “Il carattere globale del ritiro dei ghiacciai avvenuto a partire dal 1980 è totalmente anomalo nella storia geologica degli ultimi seimila anni. (...) Se l’attuale tendenza climatica continuerà con questi ritmi, o addirittura peggiorerà, i nostri nipoti non potranno godere di questo patrimonio ambientale”, afferma sul sito il geologo Massimo Frezzotti.

Tutto questo ci dimostra che è senza senso rifiutare l'idea di un cambiamento climatico di origine umana, invocando cambiamenti climatici naturali già avvenuti in passato. Come se gli esseri umani non possano modificare il clima. Anche il cambiamento climatico che stiamo vivendo oggi è naturale. Lo è perché è causato dagli esseri umani, che sono una specie animale. Lo è perché si svolge secondo leggi e meccanismi naturali. Il cambiamento climatico in corso è tanto naturale, quanto causato dagli esseri umani.

E i media stanno a guardare

Le frasi di Salvini sono state riportate dai vari media senza essere analizzate e contestate nel merito, alla luce di quanto affermano ormai da decenni la scienza del clima e i rapporti del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC). La7 ha addirittura parlato di show e ironia di Salvini sul cambiamento climatico. 

Qui risiede l’altra metà del problema, di media proni e megafono della propaganda politica. Una questione che non nasce oggi – se ne discute anche in questo caso da decenni – ma che resta drammaticamente irrisolta. “Ci sono i giornali di destra che, se non negano apertamente la crisi climatica, sono inattivisti”, spiega al Guardian Stefano Caserini, professore di cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Su Domani Ferdinando Cotugno ha ricostruito come i media si fanno spazio di amplificazione della disinformazione partendo dall’analisi di una puntata di un talk show su Rete 4.

Quando le notizie sono date nel modo corretto, mancano l’approfondimento e le informazioni di contesto, aggiunge sempre al Guardian Carlo Cacciamani, a capo dell'agenzia meteorologica e climatologica nazionale italiana. La superficialità, la sciatteria, la disattenzione, quando non è malafede, dei media è lo spiraglio attraverso il quale la disinformazione, anche grazie alla voce di quelli che possiamo definire “falsi esperti”, o “pseudoesperti”, riesce a raggiungere l’opinione pubblica.

Come spiegava Stella Levantesi su Internazionale appena un anno fa, “all’opinione pubblica bisognerebbe fornire innanzitutto le basi della crisi climatica: cos’è, da cosa è causata e perché è un problema. Una volta chiarite le basi, che possono sembrare banali ma in moltissimi casi ancora mancano, sarebbe utile fornire gli strumenti per riconoscere la disinformazione e le strategie negazioniste o di ostruzione all’azione per il clima, in modo tale da poter distinguere un’informazione fattuale da una fabbricata e fuorviante. Infine, è necessario approfondire gli effetti della crisi climatica, non solo in termini fisici ma anche nelle interconnessioni con l’aspetto sociale, la politica, l’economia e così via”.

Se non si fa luce “su più di cinquant’anni di scienza del clima che, volendo semplificare al massimo, si potrebbero riassumere così: più emissioni = aumento della temperatura globale = aumento di frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi”, si lascerà spazio incustodito per interventi come quello di Salvini e altri politici che stiamo vedendo in questi giorni. E che abbiamo visto negli anni passati. 

Nei giorni scorsi, oltre 100 scienziati hanno inviato una lettera aperta ai media in cui chiedono: “Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore”.

La lettera prosegue:

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“Non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro”.

Finché l’informazione sulla crisi climatica non verrà fatta in maniera accurata e costruttiva, le piattaforme mediatiche condivideranno parte del peso di questa responsabilità.

Immagine in anteprima via Il Fatto Quotidiano

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