Le prigioni segrete dove la Russia nasconde e tortura i civili ucraini
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di Lilia Yapparova (Meduza)
Negli ultimi 14 mesi, la Russia ha rapito migliaia di civili ucraini, tra cui volontari, giornalisti, ex soldati e funzionari, e li ha rinchiusi in prigioni russe. Le vittime non hanno lo status di prigionieri di guerra, non possono vedere i loro avvocati o i loro familiari e per la maggior parte di loro è impossibile comunicare con l'esterno. Chi è riuscito a uscire spesso non conosce ancora le ragioni ufficiali della propria incarcerazione o del rilascio. Solo a Sinferòpoli, più di 100 ostaggi civili (così sono chiamati dai difensori dei diritti umani) sono attualmente in custodia. Lilia Yapparova, inviata speciale di Meduza, ha parlato con gli ucraini che sono stati rilasciati dalle strutture, oltre che con i loro familiari e avvocati, per scoprire come funziona questo sistema carcerario clandestino.
La mattina del 9 maggio 2022, Alexander Tarasov, all'epoca recluso nel SIZO (centro di detenzione) n. 1 di Sinferòpoli, ha sentito gli agenti delle forze speciali del Servizio penitenziario federale russo (FSIN) gridare fuori dalla porta della sua cella: "In fila! Testa bassa, uscite! Correte, ho detto!".
Tarasov e i suoi quattro compagni di cella hanno abbassato la testa, mettendo le mani dietro la schiena. Da quel momento in poi, Tarasov vede solo il terreno, le proprie gambe e gli stivali degli agenti. Abbassandosi nella posizione del delfino, esce dalla cella e si mette di fronte al muro. "Più largo! Allarga le gambe, ho detto!", dice un agente, colpendo Alexander sui polpacci fino a forzarlo in una spaccata.
Ciò significa che Tarasov aveva il torso parallelo al pavimento e le braccia sollevate il più possibile dietro la schiena. Questa posa è chiamata "del delfino" perché è usata nella famigerata prigione russa del Delfino Nero.
Tarasov appoggia la fronte al muro, non riesce a pensare ad altro all'infuori dei legamenti in fiamme. Poi sente un nuovo ordine: "Che giorno è oggi? Che giorno è? Tuo nonno ha combattuto nell'esercito? Rispondete alla domanda!".
A prescindere dalla risposta data, a ogni detenuto viene data una scossa elettrica. "I vostri nonni si stanno rivoltando nella tomba, fascisti".
Diverse ore dopo, gli agenti delle forze speciali fanno ritorno. Questa volta entrano nella cella stessa, ancora armati di strumenti per dare la scossa. L'agente con il cane resta all'ingresso; il cane - ricorda Tarasov parlando con Meduza - si fionda sui prigionieri, ansimando e cercando di liberarsi dal guinzaglio.
Gli agenti accusano uno dei compagni di cella di Tarasov, Serhiy Derevensky, di essere un combattente del movimento ultranazionalista ucraino Pravyj sektor. "Lo hanno colpito dandogli la scossa e gli hanno chiesto di cantare Den' pobedy [Giorno della vittoria]", ricorda Tarasov. "Gli hanno dato un calcio nello stomaco, intimandogli di cantare".
Nella prigione, accanto al detenuto, Tarasov non si alza. "Ti insegnano in fretta", spiega a Meduza. "Se anche solo muovi gli occhi, la scossa ti colpisce alla base del cranio. Così mi sono limitato a guardare i miei piedi. E ho ascoltato".
"Questo Giorno della Vittoria profuma di polvere da sparo", canta Derevensky, con la voce che gli trema. Gli ufficiali delle forze speciali sono chiaramente soddisfatti. "Continua!", gli dicono di tanto in tanto, punendolo con una scossa ogni volta che sbaglia le parole.
"La carica sembra attraversare ogni fibra muscolare del tuo corpo ed esplodere", ricorda Tarasov. "E i muscoli continuano a contrarsi anche dopo Questo è lo stato in cui versava mentre cantava".
Ascoltando il prigioniero cantare, altre guardie cominciano a radunarsi intorno alla cella. L'agente con il cane continua ad ascoltare, in piedi sulla porta, anche se il cane si è ammutolito. "Ho pregato di non essere il prossimo", racconta Tarasov. "Eravamo in cinque nella cella da tre persone e ognuno di noi temeva che ci avrebbero fatto cantare".
Quando finalmente gli agenti se ne vanno e i prigionieri possono di nuovo alzare la testa, Tarasov vede che Derevensky nel frattempo è impallidito. "Eravamo tutti solidali con lui in silenzio. Ma non potevamo fare nulla per proteggerlo", ricorda. "Quando si subisce un abuso del genere, si è costretti a sopprimere i propri riflessi difensivi. Perché ogni resistenza non fa che peggiorare la situazione".
Prima del suo arresto nel marzo 2022, Tarasov aveva organizzato manifestazioni di protesta contro l'occupazione russa a Kherson. In cella si è trovato insieme ad attivisti e volontari ucraini che hanno aiutato l'esercito ucraino; sono stati tutti arrestati nei territori occupati dalla Russia all'inizio della guerra. Nessuno di loro ha mai osato ribattere alle guardie; già nel maggio 2022 erano stati tutti torturati. Nikita Cheborat, un prigioniero della città di Hola Prystan', è stato colpito alle gambe con una pistola ad aria compressa e costretto a estrarre con le proprie mani le palline di piombo dalla carne. Alexander Gerashchenko, residente a Kherson, è stato sottoposto a scosse elettriche. Serhiy Tsyhipa, residente a Nova Kakhovka, è stato portato da un centro di detenzione a un edificio dell'FSB a Sinferòpoli, dove lo hanno parzialmente strangolato.
Tarasov è stato invece torturato nel seminterrato di un edificio amministrativo di Kherson (che a quel punto le truppe russe avevano già conquistato). I suoi rapitori gli hanno attaccato degli elettrodi ai lobi delle orecchie e gli hanno inviato la corrente mentre gli chiedevano di fare i nomi di altri organizzatori della protesta. Secondo Tarasov, gli ufficiali dell'FSB si riferivano a questa procedura con l’espressione "chiamare Zelensky".
“Dopo aver attaccato gli elettrodi, l'ufficiale dell'FSB mi ha puntato una pistola alla tempia, dicendo: ‘Sembra che tu mi stia prendendo per il culo’. Poi ha armato la pistola", racconta. "Non sapevo se avrebbe premuto o no il grilletto".
Tarasov ammette che una parte di lui avrebbe voluto "alzarsi e combattere" durante gli interrogatori nella prigione di Sinferòpoli. “Ricordo che una volta eravamo seduti lì, e uno dei miei compagni di cella prese un cucchiaio, scavò un po' nel muro e disse: ‘E se facessimo un coltello?". E io: "E poi? Ci sono almeno tre agenti delle forze speciali, più l’agente col cane e due guardie. E sbarre chiuse all'ingresso dell'unità. E non si conosce la strada una volta usciti".
È facile perdersi nel SIZO n.1. Il blocco di isolamento si trova in una vera e propria fortezza carceraria costruita nel XIX secolo; Tarasov la descrive come una "prigione del Medioevo". "Si viene condotti attraverso infiniti corridoi tortuosi, attraverso un'infinità di porte sbarrate. E con un sacco in testa".
I civili in ostaggio - i difensori dei diritti umani si riferiscono così ai civili ucraini che la Russia trattiene nei centri di detenzione senza accusarli di crimini e privandoli dello status di prigionieri di guerra - sono tenuti in un'unità speciale al terzo piano del reparto femminile, separato dal resto della prigione.
"Nel SIZO girava voce che fossimo super pericolosi", ricorda Tarasov. "Il vero scopo era impedire che le informazioni su di noi uscissero dalla struttura. Una volta stavamo passando accanto ad alcuni cuochi detenuti e le guardie hanno intimato loro di girarsi dall'altra parte e di guardare il muro".
Non si conosce il numero totale di ucraini detenuti in Russia che ufficialmente non sono considerati né criminali né prigionieri di guerra. Il 17 marzo 2022, quando Tarasov e Serhiy Tsyhipa sono stati portati per la prima volta nella struttura di Sinferòpoli, sono stati "accolti da un'intera delegazione" di dipendenti della prigione; erano i primi ostaggi civili nella città, ha detto Tarasov. Nei mesi successivi, Tarasov è stato spesso svegliato da "grida, gemiti e comandi", i suoni dei nuovi prigionieri portati nell'unità.
"Nelle notti dei nuovi arrivi, torturavano le persone proprio nelle celle", ricorda. "Una scossa elettrica - il corpo cade a terra - 'Alzati, alzati!' - un'altra scossa".
“Ci hanno chiesto dell'attentato al teatro di Mariupol"
Nell'ottobre 2022, l'intera unità "ucraina" del SIZO n. 1, compreso Alexander Tarasov, è trasferita nel SIZO n. 2, una struttura più recente, separata dalla prima prigione ma situata sullo stesso terreno. La nuova prigione, progettata appositamente per gli ostaggi ucraini, è messa in funzione così in fretta che alcune riparazioni rimangono incompiute, stando a quanto raccontato a Meduza da tre ex detenuti.
Le finestre delle celle dei prigionieri sono ridipinte. "Così non potevamo vedere né il cortile esterno né l'ora del giorno", racconta Tarasov. "È stato difficile abituarsi a non sapere nemmeno se fosse la prima metà della giornata o la seconda".
Le luci nelle celle restano accese 24 ore al giorno. Un altoparlante trasmette periodicamente le regole interne della prigione e l'inno nazionale russo. Il volume è tale che l'avvocato russo Emil Kurbedinov, che vive a tre chilometri dalla struttura, può talvolta sentirlo dalle sue finestre. Ai detenuti è vietato sedersi o sdraiarsi sui letti di legno dalle 6 del mattino fino all'ora di andare a dormire.
"Per questo motivo è vietato anche di pregare ai musulmani", racconta Amide, moglie del tataro di Crimea Ekrem Krosh, che è stato recentemente trasferito al SIZO n. 2.
I prigionieri sono tenuti in condizioni di massimo isolamento "per impedirci di riconoscere la nostra gente o le guardie carcerarie", spiega Tarasov. "C'è stato un breve periodo in cui siamo stati in grado di parlare avanti e indietro attraverso le bocchette. Abbiamo persino creato un 'gruppo di chat' che comunicava tra le diverse celle. Ma poi un detenuto, Sasha, che cantava l'inno nazionale ucraino nella 'chat', è stato mandato in una cella di punizione. E Nikita, che ha chiesto un'insalata russa attraverso la 'chat', è stato picchiato sulle gambe".
"Durante gli interrogatori, gli agenti dell'FSB iniziano immediatamente con minacce di natura sessuale. O cose come: 'Ti manderemo a Luhans'k, dove la pena di morte è legale, e ti spareranno'", racconta Maxim, un altro ex prigioniero. Là ha capito subito che gli agenti avevano più o meno la sua età, quindi non ha preso sul serio le loro minacce. "Avevano circa 25 anni, come me", racconta. "Hanno guardato il mio telefono e hanno iniziato a parlare di come avessi comprato criptovalute a un prezzo così alto".
Oltre agli agenti dell'FSB, Maxim è stato interrogato da un investigatore del Comitato Investigativo Russo. "Penso fosse nato in Ucraina - era di Irpin. Ma ama davvero la Russia", ha ricordato Maxim.
Un gruppo di agenti di sicurezza di Mosca si è presentato in prigione "con un fascio di documenti" per capire cosa Maxim sapeva "sui crimini dell'esercito ucraino a Mariupol". Anche a Tarasov sono state poste domande simili. "Ci hanno chiesto di testimoniare per un caso penale sulla violazione delle regole di guerra da parte dell'Ucraina", racconta "Ci hanno chiesto se sapevamo qualcosa del bombardamento delle case e del Teatro di Mariupol".
Le autorità russe hanno aperto il primo caso contro l'Ucraina in base all'articolo del Codice penale russo sull'"uso di mezzi e metodi di guerra proibiti" nel maggio 2014, durante la guerra del Donbas e poco dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca. Nella primavera del 2022, quando il mondo è venuto a conoscenza degli omicidi di civili commessi dalle forze russe a Bucha, una fonte vicina al Comitato Investigativo russo ha riferito a Meduza che dopo le "dichiarazioni dei khokhol [termine dispregiativo usato per indicare gli ucraini] sui crimini di guerra nei sobborghi di Kyiv", le autorità russe hanno immediatamente iniziato a "strapazzare gli investigatori e gli agenti russi nei territori occupati, chiedendo loro di denunciare i crimini commessi da Pravyi sektor negli ultimi otto anni".
"Il Comitato Investigativo è estremamente interessato a far valere il proprio peso politico, anche per questo ha creato sedi temporanee nei territori occupati", ha dichiarato a Meduza un avvocato russo che lavora con ostaggi civili ucraini. "Gli investigatori militari di tutto il paese sono stati mandati lì e hanno lavorato a lungo: centinaia di casi, migliaia di storie diverse; il capo del Comitato Investigativo, Alexander Bastrykin, ne parla costantemente in pubblico".
“Ti sparo, occupante!”
Alla fine del marzo 2022, Alexander Tarasov e Serhiy Tsyhipa sono svegliati dalle guardie carcerarie nel cuore della notte. Le guardie fanno una domanda insolita, chiedono se qualcuno conosce lo spagnolo. "Serhiy conosceva il portoghese", spiega Tarasav. "Gli chiesero di andare a consolare uno spagnolo che era appena stato portato da Kherson".
Il nuovo ostaggio civile si rivela un uomo di nome Mariano García Calatayud, un pensionato spagnolo che vive in Ucraina dal 2014. "Tsyhipa gli disse che tutto sarebbe andato bene, naturalmente", racconta Tarasov. "Ma Mariano era sotto shock: non capiva dove si trovasse né chi fossero tutte quelle persone che gli urlavano contro. Sembrava un animale maltrattato".
Calatayud, che non conosce né l'ucraino né il russo, è costantemente sottoposto a scosse elettriche come punizione per non capire i comandi delle guardie. "Gli hanno insegnato tutte quelle posizioni: 'In fila', 'Fuori', 'A testa bassa'. Dalla mia cella sentivo le guardie e gli ufficiali delle forze speciali ridere, dicevano 'Sono bastate poche scosse per insegnare il russo a uno spagnolo", racconta Tarasov.
Calatayud ha trascorso il suo 75° compleanno nel centro di detenzione. Secondo quanto riferito a Meduza dal suo avvocato, Anatoly Fursov, Calatayud ha problemi di cuore, ma le guardie carcerarie gli hanno tolto le medicine. "Chiamava continuamente in spagnolo il medico", ha detto Tarasov. "E a volte ci voleva una settimana prima che arrivasse un medico. Allora l'odore del Corvalol aleggiava per tutto il corridoio".
Lo spagnolo diventa rapidamente il detenuto più ordinato della cella, pulisce gli scaffali e gli stipiti delle porte prima ancora che la polvere si depositi. Secondo il suo ex compagno di cella Evgeny Yamkovoy, Calatayud stava cercando di "dimostrare" alle guardie quanto fosse compiacente. "Nel centro di detenzione lo hanno scelto per essere picchiato. Ho visto le cicatrici della dinamo. Una volta il cane da guardia si è attaccato alla sua gamba. Quando ha iniziato a sanguinare, non ha retto e ha dato un pugno in testa al cane. Poi l'agente responsabile del cane lo ha lasciato fare".
Prima di essere portato nella prigione di Sinferòpoli, Calatayud si comportava in modo piuttosto spavaldo con gli agenti di sicurezza russi. Nel centro di detenzione [di Kherson], quando è stato portato lì per la prima volta per protestare, diceva: "Gloria all'Ucraina!" e faceva i suoi esercizi", racconta a Meduza la compagna di Calatayud, una residente di Kherson di 39 anni di nome Tatyana Marina. "Le guardie locali hanno perso la testa: lui li ha chiamati in faccia 'puta madre', cioè 'figli di puttana'".
Marina racconta che Calatayud si è trasferito in Ucraina per la prima volta nel 2014 per trasportare aiuti umanitari agli orfanotrofi che si trovavano vicino alla linea del fronte nella parte orientale del paese. "Chiamava Putin 'señor de la guerra', o 'il signore della guerra'; non riusciva a sopportare l'ingiustizia della situazione". Lavorava in municipio a Valencia, ma era già in pensione, e venne in Ucraina per fare il possibile per aiutare".
Marina spiega che i viaggi del marito verso la linea di contatto sembravano smorzare il suo istinto di autoconservazione: "Nei primi giorni dell'occupazione di Kherson, si comportava come un pazzo. Ogni volta che vedeva un cordone di truppe russe intorno al nostro edificio dell'amministrazione regionale, mimava le armi con le mani, come un bambino, e le minacciava in spagnolo: "Ti sparo, occupante!". Mi spaventavo così tanto che iniziavano a sudarmi i palmi delle mani".
Una prigione nella prigione
Gli avvocati russi che hanno parlato con Meduza hanno notato che il personale dei carceri in Crimea spesso negano la presenza di ucraini nei centri di detenzione: "Vai nella struttura, la ragazza inserisce il nome nel sistema davanti a te, ti mostra lo schermo - e non riesce a trovare la persona".
Secondo alcuni attivisti per i diritti umani (sia in Russia che in Ucraina), le persone impiegate nei carceri non nascondono intenzionalmente nulla, piuttosto non riescono a trovare gli ostaggi civili nei loro database. "Forse si tratta di una sorta di istituzione separata all'interno delle strutture che l'FSIN sta solo aiutando a gestire", ha ipotizzato l'attivista per i diritti umani Roman Kiselyov.
Meduza ha appreso che questo tipo di istituto ausiliario esiste effettivamente all'interno del SIZO n. 2. Secondo un ex detenuto del carcere e tre avvocati che lavorano in Crimea, alcuni ucraini sono detenuti in un'unità speciale contenente 10 celle (sufficienti per circa 20 persone). "Proprio di fronte all'ingresso del corridoio che porta all'unità, c'è una lista delle persone che possono entrare", ha detto l'avvocato Alexey Ladin, che rappresenta diversi ostaggi civili ucraini. "In altre parole, nemmeno tutti i dipendenti della FSIN possono entrare".
Un altro avvocato della Crimea, che ha chiesto di rimanere anonimo, riferisce di aver notato un cartello su una porta all'interno di un edificio amministrativo del SIZO n. 2 che recita "SIZO n. 8, Ufficio, FSIN RF". "Non so cosa sia. La porta è sempre chiusa. E ufficialmente non c'è nessun SIZO n. 8 nella nostra regione".
Secondo i registri ufficiali, un SIZO n. 8 esiste davvero in Crimea, ed è registrato allo stesso indirizzo del SIZO n. 2. Secondo un estratto del Registro pubblico unificato delle persone giuridiche (EGRYuL), la struttura è stata aperta il 24 ottobre 2022 - mesi dopo l'inizio della guerra totale - sulla base di un ordine dell'FSIN.
Secondo i dati dell'EGRYuL, il SIZO n. 8 è gestita da un uomo di nome Rauf Idrisov. Una persona con lo stesso codice fiscale ha lavorato in precedenza in una prigione di Vladikavkaz che condivide l'indirizzo con la filiale dell'FSB dell'Ossezia del Nord e che i media locali e i difensori dei diritti umani hanno definito "controllata dall'FSB".
Una fonte vicina all'FSB ha confermato a Meduza che è stata creata un'unità separata, controllata dall'FSB, all'interno del centro di detenzione di Sinferòpoli. "Il 'numero otto' è per i casi politici” [casi che potrebbero essere politicamente utili in futuro, NdT], ha detto. Ma non è chiaro quali prigionieri della Crimea siano detenuti nella prigione clandestina e quali piani abbiano le autorità russe per loro.
“Un metodo testato in Cecenia”
Secondo gli avvocati e i difensori dei diritti umani russi che hanno parlato con Meduza, gli ostaggi ucraini sono detenuti non solo in Crimea ma anche in numerose regioni russe. E mentre gli ucraini detenuti in Crimea sono controllati dall'FSB, quelli in Russia rientrano nella sfera di competenza della direzione principale della polizia militare del ministero della Difesa russo.
È stata questa agenzia a inviare le risposte alle richieste degli avvocati su numerosi prigionieri ucraini, risposte che gli avvocati hanno condiviso con Meduza. La maggior parte di esse era firmata dal maggiore Generale Vitaly Kokh, il vice capo della Polizia Militare.
Secondo Andrey Soldatov, esperto di servizi segreti russi, non è una sorpresa che il ministero della Difesa russo e l'FSB condividano la responsabilità di conservare i registri degli ostaggi ucraini. Soldatov ha dichiarato a Meduza che la polizia militare è supervisionata dal Dipartimento di controspionaggio militare, una divisione dell'FSB. Una fonte dell'FSB ha confermato che il servizio di controspionaggio dell'agenzia supervisiona gli ostaggi ucraini.
Le unità di controspionaggio esistono all'interno di ogni unità militare, ha detto Soldatov, e quando un'unità viene inviata al fronte, anche l'unità di controspionaggio assegnata si reca nella zona di combattimento, dove i suoi agenti "si suddividono in gruppi operativi temporanei".
Il controspionaggio russo ha utilizzato questo approccio fin dall'inizio della guerra, spiega. Il filtraggio degli ucraini, il lavoro con le popolazioni locali, tutto questo faceva parte del loro lavoro. Per proteggere la sicurezza delle truppe russe, dovevano trovare e torturare gli informatori. E ripristinare le loro reti di intelligence, ovviamente. E farlo attraverso campi di filtraggio è facile ed efficace: è un metodo che hanno testato in Cecenia. Risucchiano migliaia di giovani ucraini come un aspirapolvere, ne reclutano alcuni e poi li rilasciano tutti".
Lavorare con gli ucraini incarcerati che sono stati rapiti dai territori occupati è una "naturale estensione" della missione che le unità di controspionaggio militare russe stanno portando avanti in prima linea, ha detto Soldatov.
Non è chiaro esattamente quanti cittadini ucraini rimangano nei centri di detenzione russi. Secondo Iryna Badanova, esperta del Dipartimento per il rilascio dei prigionieri dello Stato Maggiore ucraino, potrebbero esserci più di 3000 ostaggi civili. Decine di loro, ha detto Badanova, sono morti durante la detenzione.
Il Ministero della Difesa russo, l'FSB, l'FSIN, il servizio stampa del Cremlino e le autorità russe insediate in Crimea non hanno risposto alle richieste di commento di Meduza.
Articolo originale pubblicato sul sito indipendente russo Meduza con licenza CC BY 4.0 . Per sostenere Meduza si può donare tramite questa pagina.
(Immagine in anteprima: Édouard Hue (User:EdouardHue), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons)