Al via il processo che potrebbe seppellire Fox News, la macchina di disinformazione di estrema destra e braccio armato dei repubblicani più potente degli USA
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Aggiornamento 19 aprile 2023: "La verità è importante e le menzogne hanno delle conseguenze". Fox pagherà 787,5 milioni di dollari per patteggiare con Dominion Voting Systems, l’azienda che produce macchine elettroniche per il voto elettronico negli USA, ed evitare di andare a processo. Con l'accordo le due società hanno messo fine alla causa per diffamazione da 1,6 miliardi di dollari, intentata da Dominion contro l'emittente di Rupert Murdoch. La causa per diffamazione si basa sull’accusa che Fox abbia diffuso false informazioni sull’affidabilità e la trasparenza delle operazioni di voto durante le elezioni presidenziali del 2020 (in cui il democratico Biden ha sconfitto il presidente uscente Trump), sostenendo che le macchine elettorali (installate e gestite da Dominion) erano state manipolate allo scopo di falsare il voto e favorire Biden. Da qui la denuncia di Fox, che è diventata lo slogan dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021: Stop the Steal, “Fermiamo il furto”.
“Le parti hanno risolto il loro caso”, ha annunciato il giudice della Corte Superiore del Delaware, Eric Davis, dopo che l'inizio della prima udienza del processo davanti a una giuria, era stato sospeso per motivi che non sono stati resi noti. “Fox ha ammesso di aver detto bugie su Dominion che hanno causato enormi danni alla mia società”, ha poi spiegato l'amministratore delegato, John Poulos, che ha definito il patteggiamento storico. Secondo quanto riferito da uno dei legali di Dominion, Justin Nelson, l'accordo ha un valore di 787,5 milioni di dollari.
Un milione di pagine: è il peso della massa di prove (documenti, registrazioni, messaggi, deposizioni) che potrebbe seppellire la macchina di propaganda più potente degli Stati Uniti, se non del mondo intero. Fox News, il canale via cavo di informazione di proprietà del magnate australiano Rupert Murdoch, è stato portato in tribunale dalla Dominion Voting Systems, un’azienda che produce macchine elettroniche per il voto elettorale.
La denuncia di Dominion
La causa per diffamazione, con richiesta di risarcimento da 1,6 miliardi di dollari, si basa sull’accusa che l’emittente abbia diffuso false informazioni circa l’affidabilità e la trasparenza delle operazioni di voto durante le elezioni presidenziali del 2020 (in cui il democratico Joe Biden ha sconfitto il presidente uscente Donald Trump). Nello specifico, sostenendo che le macchine elettorali (installate e gestite da Dominion, ma non solo) erano state manipolate allo scopo di falsare il voto e favorire Biden. Da qui la denuncia di Fox, che è diventata lo slogan dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021: Stop the Steal, “Fermiamo il furto”.
Per Dominion non è sufficiente dimostrare la falsità, ormai storicamente appurata, delle accuse di malversazione elettorale. L’azienda, infatti, deve provare che i commentatori, i dirigenti, fin su ai massimi vertici dell’azienda - incluso Murdoch - fossero a conoscenza della falsità delle insinuazioni che quotidianamente propinavano al loro pubblico e che l’operazione di disinformazione fosse stata orchestrata e portata a termine con premeditazione, consapevolezza, e intento di nuocere.
A giudicare da quel che sta trapelando da quel milione di pagine di documentazione processuale, questo appare proprio essere il quadro. I maggiori commentatori, la dirigenza e persino il magnate Murdoch erano pienamente consapevoli dell’opera di manipolazione portata avanti Fox News, e nessuno fece nulla per fermarla. Anzi, i pochi giornalisti che tentarono di distaccarsene vennero puniti, intimiditi, allontanati.
Fox e repubblicani: intrecci di potere e di bugie
Ne esce un quadro devastante per Fox, ma anche per il partito repubblicano degli Stati Uniti che nell’ultimo decennio ha intrecciato con la rete di Murdoch un rapporto malsano, non trasparente e del tutto alieno alle regole che in democrazia guidano il confronto tra media e politica. Un rapporto che, con la presidenza Trump, è precipitato in un delirio di reciproche influenze, ricatti, imposizioni.
Come nota l’esperto di media Brian Stelter nel libro del 2020 Inganno (tradotto in Italia da N/R edizioni):
“Il coinvolgimento di Trump con Fox storicamente non ha precedenti. Mai prima un canale televisivo ha di fatto prodotto briefing di intelligence al presidente e occupato le fila delle principali organizzazioni federali. Mai prima un presidente ha promosso una sola rete televisiva o ha chiesto consigli ai conduttori dietro le quinte e preteso che fossero licenziati se uscivano dai ranghi. Questa storia ha tutti i crismi di una farsa: una Casa Bianca disfunzionale, un presidente delirante e una rete piena di drammi impegnata a disinformarlo dalla mattina alla sera”.
Trump e Fox, in particolare due o tre dei suoi conduttori di punta, da Tucker Carlson a Sean Hannity a Laura Ingraham, si celebravano e corrompevano a vicenda, in una macabra danza in cui la libera informazione - e la conseguente trasparente formazione dell’opinione pubblica - diventavano un oggetto plasmabile e sacrificabile.
La macchina della disinformazione
L’impatto sulla vita democratica degli Stati Uniti è risultato visibile nella crescente radicalizzazione di una considerevole parte della società e nella conseguente polarizzazione del Paese, culminata con il trauma del 6 gennaio. Fox News è diventata, per dirla con l’analista Ruth Ben-Giath “una macchina della disinformazione mirata a distruggere la fiducia nelle istituzioni democratiche, compresa l’idea che il sistema elettorale americano sia libero ed equo”. Una macchina a più motori, visto che “Fox e il GOP (Grand Old Party) sono più vicini che mai nell’attuazione di un’operazione di totale insabbiamento delle proprie responsabilità nel tentativo di rovesciare il risultato delle elezioni del 2020 e nell’agevolazione dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio”.
La propaganda del canale ha causato danni significativi alle stesse istituzioni democratiche. Creando sfiducia e minando il processo elettorale, ha scatenato teorie del complotto infondate e ha seminato confusione tra il pubblico, rendendo più difficile distinguere i fatti dalla finzione. Ne è risultata un’erosione della fiducia nel processo elettorale, che ha reso più fragile ed esposta ad interferenze esterne (vedi le ormai comprovate infiltrazioni russe nel voto del 2016 che portò Trump alla Casa Bianca) la democrazia americana.
Il doppio standard: plauso in tv, dubbi in privato
L’operazione manipolatoria è stata sotto gli occhi di tutti, dispiegata sugli schermi della rete di informazione generalista più vista d’America, ma ora sta emergendo anche la verità dietro le quinte: dai messaggi privati dei vari Hannity e Carlson emerge che in molti dentro Fox News non credevano alle accuse di frode elettorale lanciate da Trump. Persino Rupert Murdoch, in una deposizione agli atti della causa legale, ha ammesso che che molti dei commentatori di prima grandezza della rete - tra cui Hannity e Janine Pirro - “stavano appoggiando” una menzogna quando parlavano del “furto” delle elezioni ai danni di Trump, pur essendo consapevoli che non c’era stato alcun furto.
Alcuni sembravano ormai mostrare un vero sdoppiamento di personalità: proni all’adulazione di Trump durante lo show time, furiosi e pieni di disprezzo verso l’ex presidente in privato. In uno scambio di messaggi del 4 gennaio 2021, due giorni prima della ratifica della presidenza di Biden e dell’assalto al Campidoglio, Tucker Carlson diceva: “Siamo molto, molto vicini a poter ignorare Trump la maggior parte delle sere. Davvero non vedo l’ora”. E ancora, pur dicendosi convinto dell’esistenza dei brogli elettorali, Carlson accusava Trump e il suo stuolo di improbabili avvocati di aver screditato l’intera operazione e chi la stava sostenendo, compreso lui stesso: “È una cosa che fa infuriare. Mi manda in bestia”.
L’accusa di Trump venne poi smentita da autorità federali e statali, da giudici e da inchieste indipendenti negli Stati chiave in cui l’ex presidente sosteneva di aver vinto con larghi margini. Parlando più in generale dei quattro anni di presidenza Trump, Carlson ammetteva poi: “Facciamo finta che abbia prodotto chissà cosa, perché ammettere che è stato un disastro sarebbe troppo duro da mandar giù. Ma andiamo, in Trump non c’è davvero nessun lato positivo”. In un altro scambio di messaggi, un mese prima, Carlson metteva alla berlina le capacità manageriali di Trump: il talento di Trump è “distruggere le cose. Potrebbe facilmente distruggere noi, se non stiamo attenti”. Nel suo seguitissimo programma, però, al pubblico di Fox Carlson dava ben altra versione: Trump era “il più grande presidente che gli Stati Uniti hanno mai avuto e mai avranno”, diceva solo nel 2019.
“Siamo di fronte a uno spiraglio di luce sul modus operativo di Fox News”, ha detto al Guardian Angelo Carusone, presidente dell’organizzazione di monitoraggio dei media Media Matters. “A rendere tutto ciò davvero preoccupante è il fatto che l’obiettivo ultimo fosse il potere. E Fox News, al fondo, è di fatto un’operazione politica mirata a dare potere ai Murdoch”.
La disinformazione crea profitti
Il potere dei Murdoch si basa sui numeri dell’audience, e sull’arma di ricatto che quei numeri garantiscono nelle stanze della politica. Il tutto traducibile in miliardi di dollari. Come spiega Stelter,
“Anche gli americani che disprezzano Fox News sono probabilmente suoi contribuenti. Le fondamenta di Fox sono una fantastica combinazione di raccolta pubblicitaria e abbonamenti. Quasi tutti gli abbonati via cavo e via satellite nel paese pagano due dollari al mese per Fox News e Fox Business. Nessun operatore via cavo ha mai seriamente accarezzato l’idea di mollare Fox per risparmiare soldi perché, tra le altre cose, tutti temono che il contraccolpo da destra danneggerebbe i loro affari. Prima che la pandemia esplodesse, Rupert Murdoch incassava 29 milioni di dollari da Fox ogni anno”.
La “rottura” con Trump
Le elezioni del 2020 segnarono un momento critico nella love story tra Trump e Fox. Come si evince dagli atti del ricorso di Dominion, i vertici di Fox News erano molto preoccupati della concorrenza di nuovi organi di “informazione” che stavano emergendo come potenziali megafoni di Trump, alternativi a Fox e se possibile più spregiudicati. E il presidente non perdeva occasione per minacciare la rete di trasferire altrove i suoi sfoghi e la sua base ormai iper-radicalizzata. Avvenne, ad esempio, in occasione del primo vero strappo con Fox News, nella notte delle elezioni, quando i giornalisti incaricati di assegnare la vittoria elettorale negli Stati decretarono l’Arizona a Biden. Per Trump, che reclamava per sé quella vittoria, fu un affronto intollerabile. E fu anche la plastica rappresentazione di un conflitto non più tanto strisciante tra il corpo redazionale di Fox News, che si sforzava di mantenere la propria professionalità, e i commentatori della rete, ormai a briglia sciolta. Realtà come NewsMax o One America News stavano rapidamente prendendo piede, e Trump non nascose l’interesse a investire in proprio in un canale a lui ancora più favorevole.
L’ossessione di Trump per la televisione era nota: passava gran parte del suo tempo incollato allo schermo (come è emerso durante l’inchiesta sul 6 gennaio, mentre il Campidoglio era messo a ferro e fuoco lui non si è mai staccato dagli schermi della sua sala da pranzo), e spesso i suoi tweet erano reazioni dirette e immediate a quel che veniva passato su Fox o su altri canali. E ogni volta che Fox trasmetteva qualcosa di sgradito a Trump, l’ex presidente andava sui Twitter per incitare i suoi seguaci ad abbandonare la rete traditrice e guardare i nuovi corifei. Alla fine del 2020, in periodo elettorale, Newsmax era arrivata a 242.000 spettatori in prima serata, sei volte quanti ne avesse avuti nei quattro mesi precedenti. “Stiamo giocando col fuoco”, disse Carlson in quel periodo a uno dei suoi producer, secondo quanto emerso dai documenti della causa Dominion. “Con l’appoggio di Trump, un’alternativa come Newsmax potrebbe essere devastante per noi”.
Cosa rischia ora Fox
Lo spettro di una seria concorrenza non si è materializzato e a quasi tre anni di distanza è evidente che Fox News rimane l’unica vera piattaforma di lancio elettorale per qualsiasi leader repubblicano che voglia raccogliere consensi. Lo dimostra il flirt sempre più solido con il governatore della Florida, Ron De Santis, possibile antagonista di Trump per le primarie repubblicane in vista delle presidenziali del prossimo anno. E persino Trump non ha del tutto tagliato i ponti, continuando a sceglierla per il lancio della sua campagna. Dopotutto, le rivelazioni sull’affaire Dominion filtrano pochissimo nella base del GOP, almeno quella che guarda solo Fox News: lì non c’è ovviamente traccia della causa legale, né delle imbarazzanti rivelazioni sui reali pensieri degli opinionisti di punta. E persino tra coloro che hanno avuto modo di sentire la notizia, solo il 9% dice di aver smesso di guardare il canale - stando a un sondaggio condotto da Variety - mentre ancora la metà del pubblico di Fox è convinta che le elezioni del 2020 siano state rubate a Trump.
È anche improbabile che Fox subisca ripercussioni da parte dell’ente regolatorio, la Federal Communications Commission: i suoi poteri sono piuttosto limitati. La FCC ha la facoltà di assegnare frequenze pubbliche ad aziende private in base ad alcuni criteri tra cui l’assenza di pregiudiziali giudiziarie, come potrebbe essere una condanna nella causa per diffamazione di Dominion. Ma la FCC ha molto meno potere quando si tratta di canali tv via cavo, che non usano frequenze pubbliche. Per quanto, come nota Jessica Gonzalez nel gruppo Free Press intervistata da NBC, “le menzogne sulle frodi elettorali sono state trasmesse su Fox News, che non è regolata dalla FCC. Ma Murdoch possiede molte stazioni e penso che sarebbe giusto se la FCC mettesse in dubbio che Murdoch abbia il profilo morale adatto per godere di queste licenze”.
Più problematico potrebbe rivelarsi il rinnovo dei contratti di Fox con i provider di videocomunicazioni via cavo. Negli USA, infatti, i provider pagano ai singoli canali tv una quota per poterli includere nei pacchetti di abbonamento. Fino ad ora avere Fox con la sua vasta platea era un privilegio che si pagava (Fox è il canale più caro, dopo quello di sport ESPN). Ma lo scandalo potrebbe influire sulla sua appetibilità e dunque sul suo valore.
Il problema, per Fox, è che Dominion potrebbe aver aperto le porte di un’interminabile sequela di cause legali per le accuse diffamatorie che la rete ha seminato temerariamente negli anni. Il mese scorso la Corte suprema di New York ha accolto l’istanza di giudizio da parte di Smartmatic, un’azienda che produce software e tecnologie per i processi elettorali e che chiede a Fox News e ad alcuni singoli suoi esponenti un risarcimento da 2,7 miliardi di dollari per aver consapevolmente trasmesso oltre 100 false dichiarazioni circa il ruolo dell’azienda nelle elezioni del 2020 (la cifra è ricavata dalle perdite che Smartmatic calcola di aver subito dalle elezioni in poi). Nella denuncia, si parla di almeno 13 diverse trasmissioni in cui è stata ripetuta la stessa falsa narrazione, ovvero che Smartmatic era un’azienda venezuelana sotto il completo controllo di dittatori corrotti dei paesi socialisti. Le macchine elettorali di Smartmatic erano state adottate in molti degli Stati “in bilico” e di conseguenza i commentatori di Fox la accusavano di essere responsabile del “furto” elettorale di cui Trump sarebbe stato vittima per mano di Biden. Come nel caso di Dominion, in giudizio Smartmatic avrà la possibilità di dimostrare non solo che i giornalisti e i vertici di Fox (e alcuni loro ospiti, tra i citati in giudizio c’è l’ex legale di Trump Rudy Giuliani) diffamarono l’azienda, ma anche che con le loro menzogne ingannarono il proprio pubblico al solo scopo di aumentare i profitti.
Effetto “Succession”
Questo è il punto cruciale su cui Fox corre più rischi: “Se perdono (la causa contro Dominion, ndr), ci potrebbero essere grosse conseguenze”, commenta ancora Carusone. “Per prima cosa, di sicuro gli azionisti faranno causa. Secondo, si mette in pericolo il controllo di Murdoch sull’azienda”. Sugli azionisti stanno già volteggiando gli avvocati di grandi studi legali, pronti a rappresentarli in cause di certo impatto mediatico nel caso, come stanno pubblicamente invitandoli a fare, volessero denunciare la dirigenza di Fox per aver “infranto i suoi doveri fiduciari nei confronti dell’azienda e dei suoi azionisti”. Quanto a Murdoch, qui si entra in pieno clima da Succession (serie tv la cui ispirazione è stata da molti attribuita al grande e non proprio armonioso clan australiano): Rupert è attualmente il presidente del board di Fox Corporation, e suo figlio Lachlan è il presidente esecutivo. Una fronda di azionisti esasperati potrebbe scuotere questo assetto, prevede ancora Carusone.
La difesa di Fox: la libertà di stampa
La rete si difende brandendo il vessillo del primo emendamento della Costituzione, il famoso articolo che garantisce la libertà di parola. Dominion, fa sapere Fox in una dichiarazione, tenta di “macchiare il nome di Fox per aver riportato e commentato le accuse formulate da un presidente degli Stati Uniti in carica”. E aggiunge: “Ci saranno molto rumore e molta confusione generati da Dominion e dai suoi opportunistici proprietari. Ma il fondamento di questo caso rimane la libertà di stampa e di parola che sono diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e protetti dal caso New York Times v Sullivan”. Il riferimento alla libertà di stampa rasenta la provocazione, come sotttolinea sul Guardian l’esperta di media Margaret Sullivan: “Io credo che i diritti di stampa vadano garantiti a un ampio spettro di organizzazioni informative, a prescindere dalla loro posizione politica. Ma che Fox ricorra alla protezione del primo emendamento è il massimo dell’ipocrisia. I padri fondatori dell’America credevano che fosse essenziale che i cittadini americani fossero bene informati sul comportamento dei loro amministratori e di altre entità di potere, in modo da potersi autogovernare. Le recenti rivelazioni emerse dalla causa legale, tuttavia, evidenziano che questa nobile missione era lontanissima dalle priorità di Fox, non solo dopo le elezioni del 2020 ma nel corso degli anni precedenti”.
Ed è paradossale che, nella sua difesa, Fox citi una storica causa portata davanti alla Corte Suprema negli anni ‘60 che vedeva contrapposti il New York Times e un capo della polizia di cui il giornale aveva denunciato le azioni violente contro il movimento per i diritti civili: significativo e probabilmente intenzionale che Fox citi un media ai suoi antipodi per reclamare la protezione del proprio diritto di parola. Si tratta di un paradosso crudele, visto che una buona parte della propaganda trumpiana echeggiata e rafforzata da Fox si è basata sul discredito di tutte le fonti di informazione del cosiddetto “establishment” (New York Times e CNN in testa) e sulla creazione di una sorta di universo parallelo circondato da muri di diffidenza e di disprezzo. Come racconta Stelter nel suo libro Inganno, “dopo la vittoria ma prima del giuramento, nel gennaio 2017, Trump si aggrappò al termine ‘fake news’ e lo utilizzò come una clava (...) Per la sua base, Trump intendeva ‘fake news’ come: ‘Notizie a cui non dovete credere’. Fu questa la cosa forse più importante che Trump fece durante il periodo di transizione. La trasformazione di ‘fake news’ in un insulto si attagliava alla perfezione alla campagna permanente di scetticismo messa in piedi di Trump (...). Trump insinuava con inquietante regolarità che ogni cosa potesse essere una bufala (...). Tra scetticismo e disprezzo, l’area delle notizie era il cuore del modello di business di Fox nel 1996 e lo divenne della presidenza Trump. Ma l’atteggiamento di opposizione verso i media era parte di un piano più grande: la trasformazione completa del partito repubblicano alimentato da Fox”.
La diffidenza verso gli intellettuali, gli accademici, la scienza veniva trasfusa nel pubblico di Fox dopo essersi autoalimentata nel circuito di vasi comunicanti Fox News-Casa Bianca-GOP con esiti fatali, come si è visto durante la pandemia del Covid-19. “Dai sondaggi di Knight e Gallup di aprile (2020), venne fuori che il 94% degli americani che citavano solo Fox e altri organi conservatori come proprie fonti principali pensavano che Trump stesse gestendo bene la crisi. Tra gli americani con una dieta informativa variegata, solo il 36% diceva la stessa cosa. I drogati di notiziari conservatori erano anche molto più inclini a dire che i media stavano prestando troppa attenzione al virus. Incredibilmente, questo continuò ad essere un tema su Fox fino ad aprile inoltrato, anche dopo che gli Stati Uniti avevano avuto più decessi confermati di qualsiasi altro paese al mondo”, scrive ancora Stelter. “L’era Trump è stata davvero l’era della ‘truffa’. I telespettatori di Fox ricavavano sempre l’impressione che niente fosse pienamente conoscibile. Tutto era relativo. C’erano distorsioni e inganni in ogni direzione. Sopra poteva diventare sotto, la sinistra destra e le notizie vere potevano essere ‘fake’”.
Il modello “rivoluzione all’italiana”
L’attacco alla “libertà di parola” è la nuova bandiera di Fox News, e un insospettabile alleato viene dalla spesso tanto vituperata Europa. All’indomani della vittoria in Italia di Giorgia Meloni, Tucker Carlson è comparso in video per elogiare il faro di civiltà che si è improvvisamente acceso oltreoceano: “I leader europei governano i loro paesi in modo simile a come i nostri leader governano noi. Continuano a sbraitare di democrazia ma allo stesso tempo fanno di tutto per evitare i fondamenti stessi della democrazia come la libertà di parola e il governo rappresentativo”. La vittoria di Meloni, definita “smart”, capace di difendere principi come la fede, la famiglia, i confini del paese e di farsi capire dal popolo, è una vera “rivoluzione”, che potrebbe - e Carlson si augura che ci riuscirà - contaminare anche gli Stati Uniti.
La battaglia per il boicottaggio
A prescindere dall’esito della causa di Dominion, ormai Fox è esposta alle critiche ed è partita una campagna per il suo boicottaggio, guidata - tra gli altri - dagli attivisti repubblicani moderati del Lincoln Project: “Fox News è più che menzogne: è sedizione”, attaccano in questo tweet lanciando l’hashtag #dropfox, “abbandona Fox”.
The Dominion lawsuit reveals that Rupert Murdoch admitted under oath that multiple Fox hosts (@SeanHannity, @TuckerCarlson, @IngrahamAngle) knowingly endorsed false narratives about a stolen election.
Fox News is more than lies, it’s sedition. #DropFox pic.twitter.com/GhWScdKMtD
— The Lincoln Project (@ProjectLincoln) February 28, 2023
I danni scientemente inflitti al tessuto sociale del paese, e persino alla salute mentale dei suoi cittadini, sono ormai squadernati ed evidenti: “Chiunque conosca Fox News sa che vogliono mantenere il proprio pubblico ottuso, povero e malato in modo da poterne controllare le opinioni politiche. A Fox piace riempirsi le tasche nutrendo la gente di misinformazione che loro sanno essere falsa, riempiendo ogni sera le persone di un torrente di schifezze che hanno il solo scopo di spaventarli e avvelenare la loro visione del mondo. In poche parole, Fox News è una forza che danneggia la nostra nazione, la nostra democrazia e il modo di vivere americano. È arrivato il momento che tutti noi abbandoniamo Fox, #dropFox”.
Anyone who knows about Fox News knows that they want their audience to be dumb, poor, and unhealthy so they can control their political opinions. Fox loves to pad their pockets by feeding people misinformation they know to be false, filling them up every single night with a…
— The Lincoln Project (@ProjectLincoln) March 14, 2023
Sul fronte opposto, un gruppo di irriducibili (e anonimi) sostenitori della rete di Murdoch sta organizzando una campagna per impedire un fantomatico “bando” (di cui mai si è parlato) di Fox News: “Fox News e i suoi presentatori e inserzionisti pubblicitari sono sotto attacco da parte di una campagna coordinata e organizzata per distruggere il network e bandirlo dall’etere. Ci stiamo organizzando con la campagna per il fondo “Turn American Around” per farvi partecipare allo sforzo per fermare l’ingiustizia e proteggere la libertà di parola”. La campagna consisterà in petizioni e lettere agli inserzionisti affinché non abbandonino Fox. “Saprete quali organizzazioni stanno compiendo l’attacco, cosa stanno dicendo e come potete contrastare quel che dicono”. Una nuova chiamata alle armi, nuove micce gettate nella polveriera dell’America spaccata e profondamente disinformata.
Immagine in anteprima via The Conversation