I saldi sì le crisi umanitarie no!
2 min letturaLa malnutrizione nel mondo come la stagione dei saldi. Il delitto di Garlasco raccontato in proporzioni dieci volte superiori alla guerra civile nello Sri Lanka. E 241 notizie per una pandemia solo potenziale come l'influenza aviaria contro le laconiche tre sulla tubercolosi (13 se si considera il 2009), che fa due milioni di vittime all'anno.
Secondo uno studio dell'Osservatorio di Pavia a firma Mirella Marchese, e pubblicato recentemente all'interno di un volume edito da Marsilio, l'informazione televisiva di Rai e Mediaset dedica solamente sei notizie su cento al racconto di ciò che avviene nella tragica “top ten” dei paesi che per Medici Senza Frontiere si trovano ad affrontare situazioni di emergenza civile e bellica. Temi verso cui c'è sempre minore attenzione, se si pensa che nel 2006 raccoglievano il 10% dei servizi, e nel 2007 l'otto.
Il problema non è solo quantitativo, ma qualitativo – e cioè che cosa effettivamente queste notizie riguardino e come vengano raccontate. Secondo Marchese si tratta perlopiù di “eventi ad alta intensità drammatica” (rari, improvvisi, violenti o catastrofici), su personaggi noti e vicende personali. Ed ecco che 246 delle 293 notizie riguardanti la Somalia parlano dei pirati che attaccano mercantili, petroliere e navi da crociera. Che delle 77 sull'AIDS ben 38 si riferiscono agli interventi del Pontefice – capace di monopolizzare la scena, insieme al vertice FAO e altri ritrovi istituzionali, anche sul problema della mancanza di risorse alimentari. Più in generale, si tratta in massima parte di “notizie episodiche schiacciate sui singoli eventi”: rapimenti, attentati, mosse militari e politiche – meglio se riguardanti l'Italia, naturalmente.
La battaglia, dunque, non è solo liberare la Rai dal giogo dei partiti, ma anche sollecitare Rai e Mediaset a gettare lo sguardo oltre la “prevalenza dell'ombelico”, e cioè oltre i confini delle polemiche che nascono e muoiono senza sosta a livello nazionale. Possibilmente facendo meno ricorso all'infotainment, e lasciando più spesso da parte il motto dello scandalismo e del sensazionalismo: “if it bleeds it leads”. Difficile, certo, ma necessario se si vuole evitare che a sanguinare non siano soltanto vittime dimenticate ma anche notissime coscienze.