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Confindustria, sindacati, Banca d’Italia: la manovra finanziaria del governo Meloni criticata da tutti

10 Dicembre 2022 8 min lettura

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Confindustria, sindacati, Banca d’Italia: la manovra finanziaria del governo Meloni criticata da tutti

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La Commissione europea critica il sostegno dell'Italia al pagamento in contanti

Aggiornamento del 15 dicembre 2022: La Commissione Ue ha approvato il documento programmatico di bilancio dell'Italia, dichiarandolo “conforme alle raccomandazioni”. Il verdetto, come dichiarato dal commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni, “è nel complesso positivo, con alcuni rilievi critici”.

Questi ultimi riguardano le misure volte a incoraggiare l’uso del contante, ovvero l’innalzamento del tetto fino a 5000 euro e la possibilità per gli esercizi commerciali di rifiutare pagamenti elettronici per somme inferiori ai 60 euro. Per la Commissione le misure non sono in “linea” con le raccomandazioni fornite in passato per “combattere l’evasione fiscale” attraverso il “rafforzamento dell’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici”. Come riportato da AGI, la Commissione ha così valutato:

Il documento programmatico di bilancio comprende misure che non sono coerenti con le passate raccomandazioni specifiche per paese. Il 9 luglio 2019 il Consiglio, tra gli altri, ha raccomandato all'Italia di combattere l'evasione fiscale, in particolare sotto forma di omessa fatturazione, anche rafforzando l'uso obbligatorio dei pagamenti elettronici, anche mediante l'abbassamento delle soglie legali per i pagamenti in contanti, nonché di attuare pienamente riforme pensionistiche per ridurre la quota delle pensioni nella spesa pubblica.

Altri rilievi critici riguardano il cosiddetto condono fiscale e il rinnovo dei piani di prepensionamento scaduti nel 2022.

La manovra del governo di Giorgia Meloni sta riscuotendo da più parti, anche tra di loro conflittuali, critiche ai provvedimenti. 

Confindustria, per esempio,  accusa il governo di mancanza di visione. I soldi destinati al tessuto produttivo, ha avvertito Bonomi in audizione a Montecitorio, sono stati invece destinati a pensioni e flat tax per gli autonomi, nonostante le prospettive di rallentamento che si affacciano sulla crescita italiana, e non solo, nel 2023. Anche il tema dei pagamenti elettronici, secondo il presidente di Confindustria, non è affatto prioritario, nonostante aggiunga che si tratta di una discussione necessaria e contenuta anche nel PNRR. D’altronde il nostro paese è tra i fanalini di coda in materia di pagamenti elettronici. 

A concordare con il presidente di Confindustria è, paradossalmente, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che nel corso di questi anni ha cercato di spostare più a sinistra il Movimento 5 stelle sfruttando anche la crisi del Partito Democratico nel rappresentare i ceti meno abbienti. Anche secondo Conte si avverte una mancanza di visione nella prima manovra del governo Meloni. Mancano misure anticicliche (quegli interventi diretti da parte dello Stato per fronteggiare il calo di consumi e investimenti), ma soprattutto si attaccano basilari meccanismi di protezione sociale che funzionano da ancora di salvataggio. 

Il riferimento è al Reddito di cittadinanza: misura cardine varata dal primo governo Conte I e cavallo di battaglia del Movimento, ha giocato un ruolo importante durante la scorsa campagna elettorale, Il governo Meloni ha deciso di riformarlo per il 2023 e di superarlo nel 2024. Lo ha ribadito la presidente del Consiglio nei giorni scorsi affermando che “Il Reddito di cittadinanza ti lascia dove sei, il lavoro può portarti ovunque”

Non mancano le critiche da parte dei sindacati, con CGIL e UIL più agguerrite e CISL più dialogante. Maurizio Landini, segretario della CGIL, ha dichiarato: “Abbiamo posto il tema della precarietà e il problema sul fisco e l'evasione. La logica della flat tax è sbagliata. Le risposte del governo hanno confermato profonde distanze sul fisco e sulla precarietà". Landini chiede anche un più corposo taglio del cuneo fiscale, già potenziato dal governo Meloni rispetto a quello del governo Draghi, fino al 5%. Per Pierpaolo Bombardieri della UIL il governo non sta dando risposte su pensioni e salari. Secondo il segretario UIL i problemi principali sarebbero tre.

Il primo riguarda il lavoro. La reintroduzione dei voucher da parte del governo Meloni, cancellati dal governo Gentiloni nel 2017, è stata una misura fortemente voluta dalla destra, ma secondo il sindacato rischia di acuire le problematiche legate al lavoro nero e al caporalato soprattutto in quei settori con già elevata incidenza di sfruttamento e precarietà. 

Il secondo riguarda il fisco, con l’estensione del regime forfettario per gli autonomi e il condono- sotto le mentite spoglie di una tregua fiscale. Quest’ultima misura, sempre a detta dei sindacati, rischia di dare un segnale al paese: si possono evadere le tasse sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati che pagano il 90% dell’IRPEF. Mancano inoltre veri interventi di tutela alle partite IVA, soprattutto per il contrasto del fenomeno delle false partite IVA, ovvero quei lavoratori che pur essendo impiegati come lavoratori autonomi sono di fatto lavoratori subordinati. Ciò comporta l’assenza di diritti fondamentali come maternità, ferie, malattia e sono di fatto utilizzate per evitare al datore di lavoro contratti onerosi.

Infine, ci sono i problemi riguardanti il welfare e le pensioni. Il punto dolente è Opzione donna, su cui in realtà si è aperto un balletto anche in seno al governo, che è apparso alquanto disorientato sulla misura e che ancora oggi, attraverso le parole di Giorgia Meloni, sostiene di voler intervenire ulteriormente. Non mancano poi le critiche alla riduzione riscontrata per la tassa sugli extraprofitti del governo Meloni. 

Più pacato è invece il leader della CISL, Luigi Sbarra, che nonostante sostenga la necessità di profonde modifiche, riscontra un atteggiamento di apertura da parte del governo. 

Negativo è anche il giudizio del Partito Democratico che ha denunciato i tagli alla sanità e le misure di corto raggio. Secondo il PD, mancano misure come il disaccoppiamento delle bollette, di cui Meloni aveva parlato in campagna elettorale. 

Rimane ad aspettare l’Europa, nonostante si intravedono segnali di preoccupazione: è stato il Commissario Europeo all’economia Paolo Gentiloni a sottolineare in questi giorni le dimensioni colossali del mancato gettito d’Iva nel nostro paese rispetto al resto d’Europa. Un chiaro segnale viste le manovre del governo circa POS e aumento della soglia per utilizzo del contante. 

Leggi anche >> Manovra finanziaria: il governo tutela le rendite e un sistema produttivo viziato

Le critiche di Banca d’Italia

È il parere della Banca d'Italia quello che più ha fatto discutere nei giorni scorsi, attraverso l’audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2023-2025. Fabrizio Balassone, capo del Servizio di Struttura Economica di Banca d’Italia, sottolinea prima di tutto l’impatto modesto delle misure sul fronte dei conti pubblici. Un atteggiamento necessario, vista da una parte l’incertezza macroeconomica e dall’altra l’elevato debito pubblico del nostro paese. Il quale non può quindi permettersi colpi di testa come quelli del precedente governo britannico guidato da Liz Truss. 

Tuttavia restano, come già evidenziato, delle perplessità riguardo alcune delle misure del governo. In primo luogo l’estensione del regime forfettario per le partite IVA. Vi sono due problemi, fa notare Balassone. Il primo è che di fatto crea una disparità tra coloro che decidono di usufruire del regime forfettario, in quanto tassa piatta, e coloro che invece pagano l’IRPEF, che è invece progressiva. Proprio il fatto che vi sia un limite preciso entro il quale si può usufruire del regime forfettario aumenta gli incentivi a evasione fiscale e comportamenti sub ottimali. Il secondo, più circoscritto, riguarda il periodo di elevata inflazione in cui stiamo vivendo: eventuali aumenti di retribuzione per i dipendenti rischierebbero un maggior aggravio fiscale, qualora dovessero passare da uno scaglione all’altro. Ciò non si verifica per coloro che sono assoggettati a tassazione piatta. 

Balassone è critico anche della scelta di innalzare l’uso del contante. Nonostante i limiti non impediscano del tutto comportamenti illeciti, come abbiamo già sottolineato, vi sono evidenze empiriche robuste circa i legami tra utilizzo del contante ed evasione fiscale. Non solo: Balassone fa notare che per un esercente i costi sono superiori per pagamenti contanti che per POS, smentendo in qualche modo la linea difensiva dell’innalzamento dell’obbligatorietà per pagamenti elettronici. 

Infine sottolinea, ancora una volta, come la cancellazione del Reddito di cittadinanza sia un caso unico in Europa: nessun paese è infatti sprovvisto di uno strumento universale di contrasto alla povertà: "La riforma complessiva annunciata dal governo potrebbe essere un’occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia delle misure nel raggiungere le situazioni di bisogno”. Soprattutto in virtù dei giganteschi cambiamenti insiti nel sistema produttivo non solo italiano: con un mondo del lavoro che richiede sempre più qualifiche tecniche il rischio è che proprio quei territori e quelle persone già oggi più interessati dal Reddito di cittadinanza andranno a peggiorare. 

Anche Mauro Pisu, senior economist dell’OCSE intervistato nei giorni scorsi da Repubblica, pur vedendo di buon occhio la manovra sul fronte sostenibilità dei conti pubblici, rileva le stesse problematiche evidenziate da Balassone. Sulla questione contante, per esempio, fa notare che "Qualsiasi provvedimento nella direzione di limitare i pagamenti digitali va nella direzione sbagliata in quanto facilita l’evasione".

Di chi dobbiamo fidarci? 

Tra le critiche ricevute, il governo dovrebbe prestare particolare attenzione a quelle di Banca d’Italia. Si tratta infatti di pareri che, pur non strettamente tecnici, devono aiutare il legislatore nelle politiche da adottare. 

Non a caso vi è consenso, anche nel mondo della ricerca, sulle perplessità sollevate. Sull’innalzamento del tetto del contante, infatti, le risposte di Meloni appaiono deboli, con interpretazioni errate dei dati. la presidente del Consiglio ha mostrato durante la sua rubrica “Gli Appunti di Giorgiaun grafico che, secondo lei, dimostrerebbe come l’innalzamento della soglia del contante non abbia legami con evasione. Eppure le ricerche, proprio riguardanti l’Italia, stimano il contrario

Lo stesso vale per la linea difensiva dovuta all’intenzione, da parte della Commissione europea, di fissare un tetto al contante per tutti i paesi membri di 10000 euro. È necessario ricordare ancora una volta che proprio l’Europa ha avvertito l’Italia di prestare attenzione al tema dell’evasione anche utilizzando soglie più stringenti per il contante. 

Leggi anche >> Alzare il tetto del contante a 10mila euro è un favore all’evasione e al riciclaggio

Anche sul Reddito di cittadinanza le critiche di Banca d’Italia si trovano in linea con i pareri degli esperti. Lo strumento, per com’è designato oggi, ha evidenti criticità, a partire dal fallimento delle politiche attive sul lavoro. Ma lo strumento che lo sostituirà non lascia ben sperare: la destra, come visto prima, punta a una riforma tutta incentrata sul trovare un lavoro, nonostante vi siano evidenze sul fatto che intervenire solo su sussidi senza incentivare buoni posti di lavoro con riforma organica del mondo del lavoro può portare un paese in un vicolo cieco.

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Infine, sull’estensione del regime forfettario la ricerca più recente mostra come una tassazione progressiva possa funzionare da stabilizzatore automatico, proteggendo quindi le fasce più deboli della popolazione durante recessioni. Mentre gli effetti di un regime forfettario sull’offerta di lavoro sono dubbi, sappiamo che gli autonomi evadono di più rispetto ad altre categorie. 

Il fatto che il governo Meloni si sia trovato in contrapposizione con Banca d’Italia non fa altro che sottolineare quello che era già chiaro: c’è davvero poca tecnica in questa manovra, dove i necessari cambiamento per il nostro paese, da implementare poi in modi diversi in base alle differenti visioni politiche, non sono minimamente toccati. Al loro posto, abbiamo invece provvedimenti bandiera, il cui impatto sarà nullo o, peggio ancora, persino negativo sulla dinamica decadente del nostro paese. 

Ovviamente la risposta di Meloni è, in teoria, corretta: si tratta di una manovra politica. D’altronde siamo tutti consapevoli del fatto che la politica economica, più che a questioni meramente tecniche, risponde alla necessità di rappresentazione di certi interessi. In pratica, visto quello che si è detto, viene spontanea la domanda: quali sono gli interessi che questa manovra vuole rappresentare? La risposta, leggendo tra le righe, appare chiara. 

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