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Bombardamenti russi su infrastrutture elettriche in Ucraina e taglio delle forniture del gas: anche la Repubblica di Moldova si prepara a un inverno al buio e al freddo

29 Novembre 2022 9 min lettura

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Bombardamenti russi su infrastrutture elettriche in Ucraina e taglio delle forniture del gas: anche la Repubblica di Moldova si prepara a un inverno al buio e al freddo

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Di rado la Moldova, uno dei paesi più poveri d’Europa, riceve una tale attenzione sulla scena internazionale. Ma la guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa su larga scala lo scorso 24 febbraio, ha cambiato l’assetto geopolitico di molte realtà solitamente poco considerate (o totalmente ignorate) dalle grandi potenze. Questa repubblica indipendente dal 1991 che conta circa 2,6 milioni di abitanti - e a cui di recente è stata approvata la candidatura di adesione all’Unione Europea - parrebbe giocare un ruolo cruciale nello scacchiere europeo e mondiale attuale, in quanto vittima collaterale dell’invasione russa dell’Ucraina. Chişinău sta infatti duramente sopportando il peso del conflitto in corso a pochi chilometri dai suoi confini, soprattutto se se ne parla in termini di energia.

Non è dunque un caso che, per la terza volta in otto mesi, la Moldova sia stata al centro di una piattaforma internazionale lanciata su iniziativa di Germania, Francia e Romania che ha come obiettivo principale quello di fornire aiuti d’emergenza alla popolazione locale per superare l’inverno e sopravvivere a una delle peggiori crisi energetiche degli ultimi trent’anni - una crisi iniziata in realtà con la firma del nuovo contratto con l’azienda russa Gazprom nel novembre 2021 e aggravata ora dalla guerra in Ucraina.

Dopo Berlino (marzo) e Bucarest (luglio), è stata Parigi a riunire il 21 novembre ben 34 paesi (tra cui anche Stati Uniti, Canada e Giappone) per sostenere Chişinău nel suo percorso di adesione all’UE e fornire assistenza alla Moldova nel lungo periodo: “La Russia ha tagliato gran parte delle forniture di gas alla Moldova, mentre le esportazioni di elettricità dall’Ucraina non sono più possibili a causa dei bombardamenti sulle infrastrutture ucraine”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna.

Come gli ucraini: al buio, ma senza i russi

Il Cremlino ha deciso di usare una nuova arma, più mirata ed efficace, per la sua guerra in Ucraina: colpire le infrastrutture energetiche del paese e lasciare gli ucraini senza rifornimenti di luce, gas ed elettricità. Ma il popolo resiste e continua a lottare per la propria libertà sotto un nuovo slogan, ribadito più volte anche dal presidente Volodymyr Zelensk’yj: “Senza luce o senza di voi? Senza di voi!” (Bez svitla čy bez vas? Bez vas!). Uno slogan che è stato abbracciato anche nella confinante Repubblica di Moldova, rimasta vittima collaterale di un massiccio blackout la scorsa settimana dopo l’ennesimo attacco russo alle infrastrutture energetiche ucraine, che a ovest del paese sono in parte collegate alla rete elettrica moldava. Secondo quanto riferito dal vice primo ministro moldavo, Andrei Spînu, il 50% del paese è rimasto (per la seconda volta) senza energia elettrica per parecchie ore nonostante la reattività di Moldelectrica, che ha ripristinato oltre il 95% dell’elettricità nel territorio moldavo in tempi piuttosto rapidi.

I cittadini moldavi, nel pieno di questa crisi, non hanno mancato di mostrare il loro sdegno e la loro protesta per le azioni della Russia nei confronti dell’Ucraina: migliaia di persone si sono mobilitate prevalentemente sui social media con un flash mob virtuale utilizzando gli hashtag in russo #безвас e in rumeno #fărăvoi (ovvero: “Senza di voi”) nei loro post e pubblicando immagini di stufe e candele, sottolineando come anche i moldavi resistono e preferiscono rimanere al buio che sotto il giogo russo. Anche il portavoce del ministero degli Affari Esteri, Daniel Vodă, si è unito alla campagna, incitando i suoi colleghi ad affrontare il lavoro con una nuova “energia”: “Piove, fa freddo, c’è traffico e non siamo riusciti ad andare a una mostra come speravamo, però siamo riusciti ad aiutare un genitore che non aveva fatto in tempo ad andare a prendere i suoi figli. Questa guerra deve finire. Immediatamente”.

“Alcune parti della Moldova stanno subendo interruzioni di corrente a causa dei missili russi che colpiscono le città ucraine e le infrastrutture vitali”, ha dichiarato Nicu Popescu, ministro degli Affari Esteri e dell’integrazione europea, in un tweet. “Ogni bomba che cade sull’Ucraina colpisce anche la Moldova e il nostro popolo. Chiediamo alla Russia di fermare subito questo massacro”. 

Nonostante il diplomatico russo Oleg Vasnetsov sia stato convocato al ministero degli Affari Esteri moldavo per spiegare il bombardamento di questi obiettivi infrastrutturali civili ucraini che ha creato carenze di elettricità per la seconda volta nella Repubblica di Moldova, l’ambasciata russa a Chişinău non ha reagito. Eppure, persino l’ex presidente filorusso Igor Dodon – che dallo scoppio del conflitto in Ucraina ha sempre dichiarato la necessità di neutralità e di non adesione della Moldova alle sanzioni contro Mosca – ha condannato pubblicamente la guerra della Russia in Ucraina, definendo tragica la situazione e ringraziando le autorità rumene per aver fornito subito l’energia necessaria al popolo moldavo.

Dello stesso avviso è naturalmente la Presidente in carica, Maia Sandu, che ha subito convocato, giovedì 24 novembre, il Consiglio supremo di sicurezza dopo il massiccio blackout che ha colpito la nazione, chiedendo di aumentare il livello di allerta nel settore energetico. I membri del Consiglio hanno esaminato i piani di emergenza che le autorità devono attuare per garantire la continuità delle forniture di elettricità e gas ai cittadini, alle imprese e alle istituzioni in tutto il paese, raccomandando al governo di mobilitare tutte le forze possibili di produzione di energia e di risolvere tempestivamente gli incidenti nel settore. “Stiamo affrontando la peggiore crisi energetica degli ultimi trent'anni”, ha dichiarato Maia Sandu dopo l’incontro con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen lo scorso 10 novembre. “Una crisi in cui le risorse energetiche vengono usate come armi contro la democrazia”.

La presidente, che lo scorso luglio aveva già condiviso con il suo omologo rumeno Klaus Iohannis a Bucarest l’avverarsi di uno scenario simile, ha incolpato la Russia per l’incidente, sottolineando come non ci si può fidare di un regime che lascia al buio e al freddo intere popolazioni, che uccide di proposito i civili per il mero desiderio di impoverire e umiliare gli altri popoli e che l’unica strada possibile per la Repubblica di Moldova è quella del mondo libero. Le critiche alle posizioni filo occidentali di Sandu non sono ovviamente mancate: come riporta il portale russo Vedomosti, secondo il vicedirettore dell’Istituto della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), Vladimir Žarichin, uno dei problemi più importanti per la Moldova è il gas e, di conseguenza, il rifiuto di Sandu di cooperare con la Russia, che non fa che intensificare le difficoltà economiche del paese, creando anche un pericolo politico per la presidente e il suo governo. A tal proposito, diverse centinaia di manifestanti si sono riversati nelle strade della capitale moldava il 13 novembre per protestare contro le presunte mancanze del governo in una situazione di grave crisi energetica invernale e di inflazione alle stelle, chiedendo elezioni anticipate e le dimissioni di Maia Sandu.

Le minacce di Mosca e il precario equilibrio moldavo

La settimana scorsa Mosca ha minacciato di tagliare le forniture di gas alla Moldova accusando Kyiv di “rubare” il gas destinato a Chişinău, che si riscalda in gran parte con questo gas russo che transita attraverso il territorio ucraino. Il colosso russo Gazprom ha accusato Kyiv di averne deviato 52,5 milioni di metri cubi e ha quindi minacciato di ridurre i volumi inviati attraverso il valico di Sudža a partire dal 28 novembre se l’Ucraina avesse continuato a dirottare il gas verso altri paesi. Da parte sua, l'operatore ucraino del gas (GTSOU) ha dichiarato in un comunicato che tutti i volumi di gas in arrivo dalla Russia e diretti a Chişinău sono stati trasferiti integralmente ai due punti di passaggio in Moldova. “Non è la prima volta che la Russia usa il gas come strumento di pressione politica”, ha dichiarato Ol’ha Bjelkova, direttrice per la cooperazione con le agenzie governative e le organizzazioni internazionali del GTSOU. Non sono però bastate queste e le dichiarazioni del vice primo ministro moldavo Andrei Spînu a placare l’ira dei russi: “Tutto il gas fornito alla Moldova finisce nel nostro paese. I volumi di gas a cui Gazprom fa riferimento e che rimangono in Ucraina sono le nostre riserve e sono stoccati in magazzini in Ucraina. Il nostro paese ha sempre pagato per queste quantità e continuerà a farlo per intero”.

Da un mese a questa parte, la crisi è entrata in una nuova fase: le aziende che consumano energia stanno chiudendo e i cittadini sono invitati a risparmiare gas ed elettricità. Moldelectrica, la società statale di trasporto e distribuzione dell’energia, prevede carenze energetiche notevoli e non esclude continui blackout a rotazione. La crisi si è aggravata dopo che, all'inizio di ottobre, Gazprom ha annunciato che avrebbe tagliato del 30% le forniture di gas al paese, comprese quelle destinate alla Transnistria, regione separatista che condivide con l’Ucraina un confine lungo oltre 450 chilometri e dove – almeno per ora – la situazione è calma nonostante siano stanziate illegalmente 1.600 truppe russe nel territorio.

Ma anche la regione secessionista transnistriana sta attraversando alcuni problemi tecnici presso lo stabilimento MoldGRES, la più grande centrale elettrica della regione. Situata a Nistrovsc, sulle rive del lago artificiale di Cuciurgan, al confine con l'Ucraina, è controllata dalla società russa Inter RAO e rifornisce di energia le due sponde del Dnestr. Non solo i residenti di Chişinău, quindi, ma anche i transnistriani sono rimasti senza luce, riscaldamento e acqua calda. Le autorità locali non sanno chi incolpare, se il governo moldavo o la Russia, ma il presidente separatista Vadim Krasnosel'skij ha affermato che si rivolgerà direttamente al presidente Vladimir Putin perché Moldovagaz non fornisce le quantità di gas necessarie a Tiraspol (e questo nonostante la regione transnistriana non abbia mai pagato il gas consumato negli ultimi trentun anni, accumulando un debito di oltre sette miliardi di dollari). A causa della crisi, quindi, anche la Transnistria è dovuta ricorrere a un duro regime di risparmio energetico, soprattutto nel settore industriale.

Nell’intero paese, già a ottobre, l'inflazione sfiorava il 35% (raggiungendo così il suo massimo storico) mentre i prezzi sono saliti alle stelle, soprattutto dei generi alimentari, le rotte commerciali sono state interrotte e il numero di investitori stranieri disposti a correre dei rischi si è ridotto drasticamente. Di conseguenza, Chişinău rischia un collasso economico non indifferente. 

Sebbene i moldavi possano risparmiare o limitare il consumo di alcuni prodotti, le risorse energetiche alternative sono praticamente inesistenti. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica rumeno, i prezzi del gas naturale per i consumatori nell'ottobre 2022 sono aumentati di circa il 530% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre l'elettricità del 75%. In questa situazione, il governo di Chişinău ha lanciato un sistema di compenso spese per i cittadini, a seconda del reddito familiare, stanziando 5 miliardi di lei (circa un miliardo di euro) per aiutarli a pagare le bollette del gas, del riscaldamento e dell'elettricità tra novembre 2022 e marzo 2023. Un altro pacchetto di aiuti del valore di 250 mila euro è stato annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante una visita a Chişinău, mentre la Germania ha stanziato 40 milioni di euro per la compensazione energetica. Anche gli Stati Uniti hanno annunciato che forniranno alla Moldova altri 19,5 milioni di dollari per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia collegando parti chiave del settore energetico ai sistemi europei, nonché per attrarre investimenti nella produzione energetica locale, diversificare le forniture di gas e aumentare l'efficienza energetica.

Infine, anche la Romania sostiene i suoi vicini: il ministro degli Esteri rumeno Bogdan Aurescu ha sottolineato che Bucarest sta fornendo elettricità a Chişinău a spese dei suoi cittadini: “La Romania ha intensificato gli sforzi e attualmente copriamo quasi il 90% del fabbisogno elettrico della Moldova. Continueremo a dare il nostro sostegno, ma è necessario un fondo perduto”, ha concluso. Inoltre, è necessario ripristinare l'interconnessione elettrica della Moldova con la Romania e la rete europea, che è stata colpita dai missili russi (si tratta della linea ucraina al confine con la Polonia, che rifornisce anche la Repubblica Moldova).

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“L'Europa e l'Ucraina hanno bisogno di una Moldova forte. Abbastanza forte da sostenere l'Ucraina durante la guerra. Abbastanza forte da mantenere la pace e la stabilità nella nostra regione. Abbastanza forte da ospitare i rifugiati. E abbastanza forte da diventare un centro naturale per la ricostruzione dell'Ucraina meridionale dopo la guerra”, ha dichiarato Maia Sandu.

L’attuale governo capitanato dal primo ministro Natalia Gavrilița - che con il suo appello all’emergenza ha riportato l’attenzione su una delle nazioni più povere d’Europa - non può però basare le proprie politiche affidandosi esclusivamente agli aiuti stanziati dall’UE e dagli Stati partner. Se la Russia ha sopravvalutato il potere della sua leva energetica nei confronti della Moldova, non è certo perché Chişinău si sia impegnata a diversificare le proprie importazioni di energia e a costruire istituzioni potenti: i risultati della nazione su questo fronte negli ultimi decenni (con l'eccezione della costruzione di un interconnettore con la Romania) sono stati infatti piuttosto scadenti. Tuttavia, la trasformazione del settore energetico moldavo non è affatto certa: Chişinău potrebbe ignorare gli avvertimenti affidandosi semplicemente ad aiuti esterni con il rischio di commettere nuovi errori, proprio come ha fatto in passato.

Immagine in anteprima: Frame video France 24 via YouTube

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