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Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: risorse utili e suggerimenti per una comunicazione responsabile

10 Settembre 2022 4 min lettura

Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: risorse utili e suggerimenti per una comunicazione responsabile

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Se ti trovi in una situazione di emergenza chiama il 112.
Se hai bisogno di aiuto chiama i Samaritans tutti i giorni dalle 13 alle 22 al numero 06 77208977 o il Telefono amico allo 02 2327 2327, tutti i giorni dalle 10 alle 24.

Se hai amici o conoscenti con pensieri suicidi o se conosci qualcuno che ha perso una persona cara per un suicidio, i Samaritans possono aiutarti a Imparare a leggere i segnali.

Vogliamo contribuire alla Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio - World Suicide Prevention Day - fornendo un elenco di risorse utili e di indicazioni per una comunicazione responsabile.

“sto raccontando la mia storia. Una storia che conosco bene! Tuttavia continuerò a raccontarla, sperando che in questo modo sia un po’ più facile per gli altri parlare dei loro problemi (depressione, pensieri di suicidio), perché sono convinto che trovare la soluzione cominci con il parlarne. Alla fine una risposta io ce l’ho: ho scoperto che non è vero che volessi perdere la vita. Volevo semplicemente una vita diversa: senza attacchi di panico. Senza depressione. Ora sto bene […] posso superare le altre difficoltà, senza lasciarmi più schiacciare”.
(Dal libro Un’altra vita. Viaggio straordinario nella mente di un suicida di Diego De Leo)

Le storie di persone che hanno avuto esperienza di suicidio e che sono sopravvissute sono molto potenti nell’aiutare a comprendere il suicidio, nell’incoraggiare a chiedere aiuto e a individuare i segnali di una crisi.

Come evidenziato dalla IASP (International Association for Suicide Prevention), “il suicidio si colloca costantemente tra le prime 20 cause di morte a livello globale in tutte le fasce d'età. Un decesso su 100 nel mondo è il risultato di suicidio”. Può interessare ciascuna e ciascuno di noi in diversi momenti delle nostre vite.

Tuttavia, aggiunge la IASP, “è importante che la persona che condivide la sua storia sappia come farlo in un modo che sia sicuro per lei e per coloro che ascoltano la sua storia”.

Per raccontare le storie delle persone con esperienza di suicidio occorre consapevolezza, empatia e responsabilità. In caso contrario, non si promuove sensibilizzazione ma si stimola il pettegolezzo, il giudizio morale e ancora una volta la stigmatizzazione, abdicando a tre azioni cruciali: parlare di una situazione complessa in cui ciascuno e ciascuna si può trovare, dare speranza con esempi e indicazioni pratiche, aiutare i familiari e le persone care a sopravvivere al dolore e a condividerlo senza essere oppresse dalla colpa.

L’estrema cautela della comunicazione fa fronte al verificarsi di due effetti che si osservano frequentemente: la normalizzazione del suicidio come strategia socialmente accettata per la risoluzione di una crisi e il rischio-beneficio di una maggiore esposizione a storie di suicidio, pensieri suicidari e autolesionismo.

Anche nel caso dell’autolesionismo, negli ultimi anni, assistiamo alla diffusione di un messaggio che tende a giustificarne le manifestazioni, a considerarlo come un’opzione valida alla gestione di una situazione di sofferenza. Basta pensare per un attimo a tutto il sensazionalismo che è stato creato attorno alla salute mentale sugli effetti della pandemia.

Le ragazze, che sono più a rischio di condotte autolesionistiche (non di suicidio attualmente), tendono infatti a parlarne come una strategia per gestire le proprie emozioni. L’aspetto maggiormente critico in questa normalizzazione è che l’autolesionismo rappresenta un fattore di rischio per suicidio nelle età successive, ossia in quelle età, dai 30 ai 40 anni, dove il rischio è già più elevato. In altri termini, dovrà essere posta molta attenzione al futuro delle adolescenti a rischio.

Il ruolo della prevenzione è fondamentale e deve partire nelle scuole e nelle università. Imparare a osservare i comportamenti di ragazze e ragazzi è una priorità, come lo è ascoltarli.

La prevenzione è una priorità anche per le fasce di età adulta e anziana, in particolare per i maschi che affrontano situazioni economiche problematiche.

La pandemia non ha inciso sui suicidi: è quello che emerge fino ad ora dai dati sull’andamento delle serie storiche, almeno in quei paesi in cui esistono registri nazionali ed esistono raccolte di dati affidabili. I picchi continuano ad essere osservati nei paesi dove le disuguaglianze economiche sono più accentuate, come nel periodo pre-pandemico.

Come si comunica il suicidio è, dunque, tema di salute pubblica. Occorre ridurre il rischio che le persone di ogni età si identifichino con i dettagli irresponsabilmente diffusi nella copertura di notizie. Riconoscersi in quel bambino, in quell’adolescente, in quell’adulto aumenta notevolmente i rischi per chi sta vivendo una situazione di crisi.

Le linee guida per cambiare la comunicazione ci sono.

Ci sono (ma devono aumentare) anche i servizi a cui chiedere aiuto.

Perché da una crisi si esce.

È possibile trovare un aggiornamento sui dati dei suicidi nell’intervento (in inglese) del Professor Louis Appleby che presiede il gruppo strategico di prevenzione dei suicidi del governo britannico ed è docente di psichiatria all’Università di Manchester: Is there a suicide crisis in young people?

Risorse utili:

Samaritans

Telefono Amico

La prevenzione del suicidio: guida per insegnanti e operatori scolastici, OMS (2000)

Rapporto sul suicidio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (in inglese)

International Association for Suicide Prevention

Per i professionisti e le professioniste della comunicazione:

Preventing suicide: a resource for media professionals, OMS (2017, in inglese)

Best practices and recommendations for reporting on suicide, Reporting on suicide (in inglese)

Come parlarne, Papageno.News

Ulteriori letture:

Come i media dovrebbero coprire le notizie di suicidio

Come i media dovrebbero riportare le notizie sulla salute mentale

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