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#Grecia2012: Alexis Tsipras, il leader di Syriza che l’Europa teme

15 Giugno 2012 6 min lettura

#Grecia2012: Alexis Tsipras, il leader di Syriza che l’Europa teme

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Leonardo Bianchi - @captblicero

@valigiablu - riproduzione consigliata

“Cittadini di Atene…”

Gli amplificatori hanno appena smesso di sparare People have the power di Patti Smith. Le bandiere ondeggiano, i cori sembrano dei focolai che si autoalimentano: iniziano in un punto di piazza Omonia, sotto il palco, e rimbalzano discontinui fino a spegnersi in corso Athinas, alla fine del corteo, sotto un enorme edificio grigiastro. Fino a qualche anno prima il complesso annerito dallo smog e con le finestre rotte era un hotel a cinque stelle, costruito in occasione delle Olimpiadi. Ora è il simbolo diroccato del degrado in cui è piombato l’intero quartiere.

Alexis Tsipras, leader 37enne di Syriza, è sul palco, le mani poggiate sul pulpito. Indossa una camicia bianca, rigorosamente senza giacca, con le maniche arrotolate d’ordinanza. Il suo arrivo è stato accolto con un boato, puntellato dalle luci dei flash e incorniciato in migliaia di display digitali che lo seguono in ogni mossa e ne registrano ogni singola parola.“Domenica votiamo con lo sguardo alla Spagna, che - nonostante le minacce dei creditori - ha chiesto i soldi e li ha presi senza dover firmare un memorandum”.

Come nasce Syriza?

Dopo gli anni ’70, il Partito Comunista Greco si spezza in due direttrici divergenti: da un parte c’è il KKE “interno” (di ispirazione eurocomunista e parlamentare), dall’altra il KKE “esterno”, più orientato verso Mosca. In un primo momento, Synapismos – una sorta di ombrello per i movimenti della sinistra radicale greca che attualmente rappresenta il partito numericamente più forte all’interno di Syriza – incarna l’alleanza elettorale tra queste due anime del KKE. Ma nei primi anni ’90 il KKE “esterno” esce definitivamente dall’alleanza, espellendo circa il 45% dei suoi membri. Quest’ultimi scelgono di rimanere dentro Synapismos – incluso Tsipras, che si era formato politicamente nella gioventù del KKE. È in questo momento storico, rileva Paul Mason della BBC, che Synapismos “evolve verso una direzione interessante” e si propone come raccoglitore delle istanze anti-globalizzazione, socialdemocratiche, radicali ed ecologiste.Nel 2004 Synapismos e altri piccoli partiti di sinistra decidono di riunirsi in una piattaforma comune e danno vita a Syriza. Alle elezioni dello stesso anno la coalizione raggiunge il 3,26%, riuscendo ad eleggere 6 deputati. Nel 2006 Tsipras viene candidato da Alavanos come sindaco di Atene, e l’anno successivo viene eletto segretario di Synapismos nonché capo di Syriza. Grazie alla sua leadership, improntata ad un sempre maggiore coinvolgimento (ad eccezione del KKE) delle forze politiche di sinistra del Paese, Syriza raccoglie il 5,26% dei voti alle elezioni politiche del 2007.

La rivolta del dicembre 2008, scaturita dall’uccisione da parte di un poliziotto del 15enne Alexis Grigoropoulos e durata per circa due settimane, rafforza indubbiamente la posizione di Syriza tra giovani, disoccupati, immigrati e il sottoproletariato urbano, permettendo così un allargamento della base elettorale. Nel 2010 l’adesione del Pasok (partito socialista) di George Papandreou al primo Memorandum crea una voragine all’interno della sinistra greca. Solo il KKE e Syriza si oppongono alle misure di austerità. Tuttavia, scrive sempre Paul Mason, tra i due partiti è Syriza ad avere “leadership giovane, determinazione e visione globale”. Un fattore decisivo che alle elezioni del 6 maggio porterà Tsipras e il suo partito addirittura al 16,77%, sottolineando l’abilità del giovane leader di attirare i voti di gruppi politici diversissimi tra loro, nonché di erodere il consenso elettorale di KKE (ad esempio dei lavoratori che non si rispecchiano più nei sindacati tradizionali) e Pasok.

Una Piazza, tre generazioni

La mattina del 14 giugno Alexandros, un expat greco di 29 anni che lavora in Inghilterra, ha preso l’aereo da Londra e si è fiondato alla manifestazione che chiude la campagna elettorale di Syriza. Non ha nemmeno fatto in tempo a passare per casa e mettere giù il borsone, che giace sotto un impalcatura in mezzo alla piazza. “Ho sempre votato Syriza, fin da quando è nata”, mi dice. Tsipras, intanto, sta parlando da circa un’ora. La sua voce è quasi scontrosa, ma mai urlata. La mancanza di esasperazione nel suo timbro – una caratteristica comune a quasi tutti i politici greci – unita alla giusta dose di populismo con cui carica i suoi comizi, gli è valso più di un paragone con Andreas Papandreou (padre di George), fondatore del Pasok, due volte primo ministro e dominatore indiscusso della politica greca degli anni ’80.“I signori Samaras [segretario di Nea Dimokratia, conservatori, nda] e Venizelos [ex Ministro delle Fnanze e nuovo segretario del Pasok, nda] vogliono che le persone siano impaurite, oppresse, rinchiuse nel loro guscio, obbedienti e rassegnati alla miseria. Bene, hanno scelto le persone sbagliate”. La folla rumoreggia, esulta. Tsipras prosegue. “Noi non ci siamo mai arresi, non abbiamo mai gettato la spugna, anche nei momenti più difficili della nostra storia. La bandiera della dignità e della sovranità non si è mai abbassata”.

Gli immigrati che vendono bottigliette d’acqua a 50 cent, figure fisse in ogni manifestazione ateniese che si rispetti, si riforniscono da carrelli pieni di casse d’acqua. Sgusciano continuamente tra la folla, brandendo le bottigliette di plastica che, vista la calura, vanno letteralmente a ruba. In una brevissima pausa del comizio, Alexandros esprime la sua opinione su Tsipras: “Lui è una persona in grado di ispirare le persone. In più ha compattato la sinistra. Era da molto che non si vedevano politici così in Grecia”.

“Non scommettete che la Grecia uscirà dall’Eurozona, perché la Grecia rimarrà nell’euro…” Tsipras chiude il pugno e muove il braccio sinistro su e giù, quasi a voler fissare i concetti nell’aria per avvertimento ai rivali politici. “Da lunedì prossimo le politiche di austerità sono finite. E sono finite anche quelle condizioni che ci avrebbero portato all’uscita, alla bancarotta, che ci avrebbero saccheggiato e resi poveri”.

In piazza Omonia sono rappresentate almeno tre generazioni. Studenti, padri di famiglia e anziani. Traiettorie di vita che hanno attraversato gli ultimi 40 anni di politica nazionale, si sono intrecciate e hanno trovato un’inaspettata convergenza in questo momento storico di difficoltà estrema. Non credo, dunque, che tra la notte del 5 e la mattina del 6 maggio i greci si siano trasformati in una massa indistinta di sinistroidi radicali, no global assetati di sangue di banchiere o lanciatori di molotov. Scrive ad esempio il giornalista greco Kostas Kallergis nel blog When The Crisis Hit The Fan: “Nelle ultime elezioni i cittadini greci hanno cercato un modo di esprimere il dissenso alle misure del bailout e ai memorandum, cioè a una politica economica che appare sempre più inefficiente e insostenibile”.

Syriza, almeno stando agli ultimi sondaggi, sta offrendo una proposta politica che almeno il 30% del Paese trova convincente: la rinegoziazione degli accordi del 2010 tra Grecia e Troika. Non ci troviamo di fronte a qualcuno che vuole instaurare un Soviet, come ha recentemente paventato il quotidiano di destra Dimokratia. Piuttosto, è ragionevole aspettarsi un governo di sinistra, tutto sommato moderato, che dovrà necessariamente trovare un appoggio in Parlamento per formare l’esecutivo, districarsi tra le insidie delle mutevoli alleanze politiche e cercare consenso in un’Europa che, per il momento, vede Tsipras come un oggetto pericoloso e ingestibile.

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Né Che Guevara né Chavez

Sono quasi le 11 di sera, e il leader di Syriza si avvia alla conclusione. “Si sentono ormai in tutta Grecia le campane del grande cambiamento che sta per arrivare, perché la speranza ha vinto la paura, perché nessuno e niente possa ostacolare un popolo che ha già deciso di prendere la propria vita nelle proprie mani. Il fiume non torna indietro, il popolo si unisce con Syriza per porre fine alla catastrofe”.Tsipras allarga la braccia e le rivolge al cielo. In una mano stringe una rosa rossa. La sventola e saluta il suo elettorato, che risponde agitando entusiasticamente le bandiere. Dagli altoparlanti parte Bella Ciao, che di norma è la canzone conclusiva di ogni comizio.“Alexis Tsipras – ha scritto Kallergis – non è Ernesto Che Guevara o lo Hugo Chavez europeo. Tsipras è semplicemente l’unica moneta di scambio rimasta in mano alla Grecia”.

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