Monti e Berlusconi con lo stesso obiettivo: il pareggio
1 min letturaLa giornata politica di oggi, pur molto attesa e per certi versi elettrizzante (per il 5% degli italiani che non è in giro a fare i regali di Natale), non ha aggiunto niente di sorprendente al confuso quadro politico italiano a soli 61 giorni dal voto. Ha però confermato una sensazione, un non detto. Non lo ammetteranno mai, ma Silvio Berlusconi e Mario Monti hanno lo stesso obiettivo politico: il pareggio.
Per Berlusconi, qualsiasi soluzione che non porti all'autosufficienza del centrosinistra è da considerarsi oro colato, considerando il divario tra PD e PDL nei sondaggi (tra i 10 e i 15 punti percentuali, con il primo partito che fa le Primarie per i parlamentari e il secondo che non ci pensa nemmeno). Berlusconi, inoltre, si è posizionato in modo tatticamente eccellente, potendo trarre vantaggi sia dalla candidatura diretta che dalla non-candidatura di Monti. Nel primo caso, Monti avrebbe potuto persino battere Bersani. Non candidandosi, in ogni caso, il premier dimissionario ha di fatto un garantito a Berlusconi qualche altra settimana da protagonista della politica italiana, soprattutto in chiave aggressiva-oppositiva al centrosinistra e a Grillo.
Anche Monti, però, si è posizionato in modo tatticamente ottimale, garantendosi una sorta di futuro politico win-win. Se Bersani vincerà nettamente, per Monti ci saranno i margini per farsi eleggere al Quirinale sia con un PD autosufficiente, sia con un accordo dopo il voto con il Terzo Polo. Se così non fosse, Monti dovrebbe in qualche modo ritornare in campo per evitare di votare nuovamente (la frase di Napolitano di qualche giorno fa, "Indicherò io il nuovo Premier" è stata a mio avviso sottovalutata da questo punto di vista perché conferma che la prossima maggioranza sarà figlia del voto del 24 febbraio, senza alcuna possibilità alternativa).
Anche se continuano a dirsele e a darsele di santa ragione e anche se per motivi profondamente diversi, Monti e Berlusconi hanno lo stesso obiettivo inconfessabile, e cioè che il voto non faccia emergere una maggioranza politicamente connotata e riconoscibile. Per questo motivo tutto, o quasi, dipende ora dalla capacità dell'asse PD-SEL di sembrare forza responsabile e matura di governo.