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La dissidente bielorussa Maria Kolesnikova parla dal carcere: “L’uscita di scena di Lukashenko è solo questione di tempo”

12 Dicembre 2021 7 min lettura

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La dissidente bielorussa Maria Kolesnikova parla dal carcere: “L’uscita di scena di Lukashenko è solo questione di tempo”

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Sono passati sedici mesi da quando Maria Kolesnikova è stata arrestata e messa in carcere. Avrebbe potuto assecondare il governo e vivere esiliata in un altro paese ma non l'ha fatto. Sequestrata per strada a Minsk da uomini col volto coperto e condotta al confine dalle forze di sicurezza bielorusse per essere espulsa la donna si è ribellata strappando il passaporto e uscendo dall'auto che avrebbe dovuto condurla in Ucraina attraverso un finestrino. Voleva rimanere con la sua gente. Nei giorni seguenti, il 16 settembre 2020, è stata accusata di “minare la sicurezza nazionale”. Un anno dopo, insieme all'avvocato Maxim Znak, un altro dei sette membri del Presidium del Consiglio di coordinamento dell'opposizione, è stata processata per “cospirazione per assumere il potere con mezzi incostituzionali” (articolo 357, paragrafo 1, del Codice penale), “creazione e direzione di un'organizzazione estremista” (articolo 361-1, paragrafo 1) e “incitamento ad azioni che minacciano la sicurezza nazionale” (art. 361, paragrafo 3) attraverso l'uso dei media e di Internet. I due sono stati ritenuti colpevoli per tutti e tre i capi di imputazione e condannati rispettivamente a undici e dieci anni. Ma la loro vera “colpa” è essersi impegnati a portare la democrazia in Bielorussia.

Gli osservatori internazionali hanno definito il processo, che si è svolto a porte chiuse, una farsa e la Germania ha ripetutamente chiesto il rilascio di Kolesnikova. La vigilia di Natale sarà esaminato il ricorso presentato dalla donna.

Per Amnesty International Maria Kolesnikova è una prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente e incondizionatamente.

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Nata a Minsk 39 anni fa, musicista professionista – suona il flauto ed è direttrice d'orchestra – l'attivista bielorussa si è trasferita quando aveva 25 anni in Germania, dove ha conseguito due master presso l'Università statale di musica e arti dello spettacolo di Stoccarda.

Rientrata in patria ha co-fondato il collettivo d'arte Artemp ed è stata art director del centro culturale OK16 prima di diventare una delle dissidenti più importanti del paese.

Sostenitrice della campagna presidenziale di Viktor Babariko a partire da maggio 2020, Kolesnikova ne è poi diventata responsabile in vista delle elezioni che si sono svolte il 9 agosto dello stesso anno.

In seguito all'arresto di Babariko (orchestrato dalle autorità bielorusse che hanno minato l'intera campagna elettorale presidenziale con detenzioni, minacce, fermi) la donna ha unito i suoi sforzi a quelli di Svetlana Tikhanovskaya che a sorpresa era diventata la candidata più accreditata a rivestire la carica più alta dello Stato dopo che il marito, aspirante presidente, era stato messo in prigione.

Con Tikhanovskaya e Veronika Tsepkalo – un'ex dipendente della Microsoft che dirigeva la campagna elettorale del marito, Valery Tsepkalo, ambasciatore negli Stati Uniti dal 1997 al 2002, estromesso dalle consultazioni e fuggito a Mosca con i figli – Kolesnikova ha formato un trio inedito, tutto al femminile, che ha guidato un'accesissima sfida elettorale e ha galvanizzato il voto di protesta di massa contro Alexander Lukashenko, uno dei leader più longevi in Europa, al potere da 27 anni e all'epoca a caccia del sesto mandato.

Ciononostante Lukashenko è rimasto al potere riconfermandosi presidente e dichiarando di aver battuto la rivale con una vittoria schiacciante. Le proteste che ne sono scaturite per settimane – che rivendicavano, invece, il successo alle consultazioni di Svetlana Tikhanovskaya – sono state soffocate dalle autorità che hanno dato vita a una dura repressione nei confronti dei dissidenti, anche attraverso l'uso della tortura.

Secondo il gruppo per i diritti umani Viasna sono 907 i prigionieri politici attualmente detenuti in Bielorussia. Blogger, dirigenti aziendali, membri degli staff delle campagne elettorali, manifestanti pacifici, attivisti e giornalisti che si sono opposti al regime dispotico di Lukashenko. Lo scorso 27 agosto le autorità hanno anche disposto lo scioglimento dell'Ordine dei giornalisti bielorusso, l'ultimo colpo di una campagna contro chi racconta e dice la verità, esercita i propri diritti di partecipazione ad assemblee pacifiche, esprime la propria opinione ed è coinvolto in attività politiche. Come Maria Kolesnikova.

Sergey Elkin via Deutsche Welle

La detenzione non ha piegato la donna che durante il processo ha dispensato sorrisi e continuato – come nel corso della campagna elettorale – a salutare formando un cuore con le mani.

Le lettere che invia a familiari e sostenitori infondono sempre ottimismo, forza e coraggio.

Il sorriso che ha incoraggiato tanti dimostranti ad andare avanti e la solarità con la quale ha conquistato i bielorussi non sono stati spenti dalla durezza della prigionia.

Nell'istituto di Minsk Kolesnikova vive in una cella 2,5 m x 3,5 m con “due letti a castello, un bagno, un lavabo, una TV, un bollitore, una tazza, una ciotola, un tavolo, una panca e vista cielo attraverso le sbarre di una finestra”. Tutti i giorni corre per cinquanta minuti in un cortile altrettanto piccolo.

Trascorre il tempo leggendo, studiando inglese e tedesco e scrivendo lettere.

“La prigione è un posto vile. Ma qui mi sento una persona libera e felice”, aveva detto a BBC News alla fine di settembre, nella prima intervista rilasciata (rispondendo a domande scritte) dopo essere stata condannata.

“So quante persone si prendono cura di me e a quante sto a cuore. Questo mi dà una forza incredibile per andare avanti. E so per certo che il bene trionferà”.

“Per tutto l'anno hanno cercato di farmi pentire di quello che ho fatto – ha proseguito – Sono stata in celle dove si soffriva il caldo e in altre il freddo, senza aria né luce, sola. Un anno intero senza nulla. Ma non mi pento di nulla e rifarei tutto”.

Il suo unico rammarico è la paura con la quale vivono oggi i bielorussi e il fatto che nessuno sia realmente libero.

“Mi dispiace anche che ci sia chi commette crimini orribili nei confronti di altre persone, contro la propria stessa natura. Contro la vita stessa”, ha detto.

Kolesnikova ha definito le accuse rivolte contro di lei “assurde”, sostenendo che il suo obiettivo di portare “un cambiamento positivo” in Bielorussia si è semplicemente dimostrato troppo popolare per essere tollerato dalle autorità.

“Possono confinarci in prigione, nasconderci alla gente, ma tutto questo – insieme alla loro paura, all'odio e alle catene - sarà spezzato dalle nostre canzoni e dalle nostre risate, dai nostri balli e dal nostro amore”.

In un'intervista più recente rilasciata a Deutsche Welle (DW) Kolesnikova ha raccontato che, sebbene la corrispondenza postale sia stata limitata, continuano ad arrivare “l'attenzione e l'amore delle persone dalla Bielorussia e da tutto il mondo” e questo le dà “sostegno ed energia enormi”.

Nonostante la prigionia, Kolesnikova ha detto di non essersi pentita di essere rimasta nel paese.

“Le carceri sono affollate di bielorussi onesti e coraggiosi, che non perdono tempo a pensare di arrendersi, nonostante la pressione incredibile [a cui sono sottoposti]” ha spiegato, aggiungendo che “è un onore unirmi al mio popolo in questo viaggio verso la pace e il cambiamento; ognuno gioca un ruolo [unico] in questa storia”.

Nell'attesa, un giorno, di uscire dal carcere (i suoi sostenitori sono certi che le porte della prigione si apriranno prima del previsto) Kolesnikova ha in mente vari progetti da realizzare. “Ho molte idee per progetti musicali e artistici; uno di questi è trasformare il centro di custodia cautelare in un centro culturale”. L'attivista bielorussa vorrebbe inoltre istituire un “centro di socializzazione e riabilitazione per le donne detenute”.

Sulla nuova Costituzione bielorussa che sarà sottoposta a referendum a febbraio 2022 e la serie di accordi firmati recentemente tra Bielorussia e Russia, Kolesnikova ha detto che nessuno li ha letti.

Rispetto a ciò che accadrà in futuro ritiene difficile credere che la società civile e i media vengano “distrutti” mentre si stanno compiendo sforzi per “democratizzare” la Costituzione e “uscire dall'autoritarismo”.

Kolesnikova ha poi esortato tutti i bielorussi in esilio a non dimenticare i connazionali a casa. “Ammiro tutti quelli che sono stati costretti a emigrare e continuano a combattere per la Bielorussia; tutti stanno facendo la propria parte lavorando per un obiettivo comune”. Di questo è certa.

“E' importante non staccarsi dalla realtà e rendersi conto che la situazione è piuttosto grave e che ci vorrà del tempo prima che si trovi una soluzione”, ha aggiunto.

Kolesnikova è sicura anche del fatto che l'uscita di scena di Lukashenko sia questione di tempo.

“Niente dura per sempre, e ci sono forze [all'interno del governo] aperte a passi costruttivi e al dialogo”, ha detto a DW. “Le vite dei bielorussi, il nostro futuro condiviso, la nostra casa condivisa: questi sono i nostri valori fondamentali e ci costringono a cercare una via d'uscita da questa crisi”.

Il 27 settembre scorso il Consiglio d'Europa ha assegnato il premio Václav Havel per i diritti umani a Maria Kolesnikova.

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Accettando il premio per suo conto la sorella, Tatsiana Khomich, ha ringraziato il comitato del premio e ha dichiarato che Maria vorrebbe dedicare questa vittoria a tutte le persone in Bielorussia che lottano per i propri diritti: «Questo premio è un segno di solidarietà da parte di tutto il mondo democratico verso il popolo bielorusso. Per noi bielorussi è anche un segno che la comunità internazionale ci sostiene e che siamo sulla strada giusta».

Presentando il premio, il Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa Rik Daems, che ha presieduto la giuria di selezione, ha dichiarato: «Nella lotta contro un regime che ha scelto la forza e la brutalità a fronte di una protesta pacifica e legittima, Kolesnikova ha dimostrato di essere pronta a rischiare la sua stessa sicurezza per una causa più grande di lei; ha dimostrato vero coraggio».

Immagine in anteprima: David Frenkel via Mediazona

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