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Epic Games vs Apple. Com’è finita?

18 Settembre 2021 5 min lettura

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Epic Games vs Apple. Com’è finita?

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Avvocati dello Stato intervengono nel processo. Il caso rimane aperto.

Aggiornamento 31 gennaio 20220: Microsoft e vari avvocati dello Stato hanno depositato memorie nel processo di appello, sostenendo che il tribunale distrettuale della California ha commesso vari errori nell'emettere la sentenza. In particolare il Dipartimento di Giustizia ha ritenuto che la sentenza applichi in maniera restrittiva e sbagliata la legge antitrust. Il caso rimane aperto.

 

Apple a Epic: Fortnite non sarà riammesso sull'App Store

Aggiornamento 23 settembre 2021: Il 21 settembre Apple ha comunicato a Epic che il gioco Fortnite, alla base della contesa tra le due aziende, non sarà riammesso sull'App Store, almeno fino alla conclusione della disputa legale, una causa che potrebbe durare anni.

Il CEO di Epic ha sostenuto che questa sarebbe un'altra mossa anticoncorrenziale da parte di Apple, ma in realtà nella sentenza il giudice Rogers non ha stabilito alcun obbligo in tal senso, né in senso contrario, per cui Apple non ha alcun obbligo di riammettere Fortnite.

 

Il processo

Il 10 settembre la giudice Rogers ha depositato il provvedimento che ha chiuso il primo grado di giudizio nella causa, della quale abbiamo già parlato, che ha visto contrapposti Epic Games e Apple.

Leggi anche >> Epic vs Apple, il processo che potrebbe cambiare tutto

Nel corso del processo, Epic si è concentrata sulla discussione della richiesta più moderata, e cioè che Apple consentisse agli sviluppatori di elaborare gli acquisti in-app attraverso i propri sistemi, potendo così evitare di pagare la commissione del 30% che si riserva Apple. Di contro Apple ha evidenziato il pericolo maggiore, e cioè essere costretta a caricare (sideload) App da Store alternativi (come l’Epic Store) così innescando gravi problemi di sicurezza per l’intero sistema Apple.

In realtà la giudice Yvonne Gonzalez Rogers si è concentrata su questioni più concrete. Ad esempio ha costretto Apple ad ammettere che il costo della commissione non serve tanto a garantire la sicurezza del sistema quanto piuttosto a remunerare la proprietà intellettuale di Apple. Con ciò evidenziando che le regole di Apple sono differenziate (es. per Amazon), perché vi sono numerose App ospitate gratuitamente sull’App Store, e se tali App non richiedono acquisti in-app possono tranquillamente rimanere nel sistema Apple senza pagare nulla (il 70% delle entrate dell'App Store per i giochi proviene dal 10% degli sviluppatori). Di contro le App che prevedono acquisti in-app devono cedere il 30% (commissione fissa) a Apple. In sostanza l’App Store è un grande negozio di giochi gratuiti che guadagnano quasi tutti i loro soldi da acquisti in-app. E alcune App (giochi) finiscono per sovvenzionare l’intero Store.

La sentenza

L’attesa sentenza (qui il testo) è arrivata il 10 settembre. Con essa la giudice ha sentenziato che Epic ha violato il contratto implementando un sistema di pagamento alternativo nella App Fortnite, e quindi dovrà pagare il 30% (circa 3,5 milioni) delle entrate raccolte ad Apple.

La giudice Rogers ha, però, respinto la definizione di mercato portata in giudizio da entrambe le parti, sia la tesi “monopolistica” di Epic ma anche quella dei “giochi digitali” di Apple. Alla fine ha sostenuto che “il mercato rilevante qui sono le transazioni di gioco digitale mobile, non i giochi in generale e non i sistemi operativi interni di Apple relativi all'App Store”. Per questo motivo il tribunale non può concludere che Apple sia un monopolista ai sensi delle norme vigenti, tuttavia ha posto in essere delle pratiche anticoncorrenziali.

Secondo la giudice, Apple nasconde informazioni critiche ai consumatori e soffoca illegalmente le loro scelte. Quindi, insieme alla sentenza la giudice ha emesso anche un’ingiunzione permanente (che entrerà in vigore il 9 dicembre) con la quale impone ad Apple di non vietare agli sviluppatori di includere nelle loro app pulsanti, collegamenti esterni o altri inviti all'azione che indirizzano i clienti a meccanismi di acquisto esterni alla piattaforma (praticamente una riscrittura del paragrafo 3.1.1 delle policy dell’App Store). In sostanza le App su iOS devono poter indirizzare gli utenti a opzioni di pagamento esterne oltre a quelle offerte da Apple. Finora Apple vietava agli sviluppatori di inserire tali opzioni e anche di menzionare all’interno delle App della possibilità di fare acquisti al di fuori della App (es. tramite browser). Questo punto non è chiaro a cosa porterà. Sinteticamente Rogers precisa che Apple potrebbe comunque addebitare una commissione agli sviluppatori anche per acquisti fuori App, ma sarebbe più difficile riscuotere quella commissione.

Infine, la giudice Rogers ha osservato che solo un’azione legale sembra avere il potere di indurre Apple a modificare i prezzi, che Apple fa un pessimo lavoro di mediazione delle controversie tra sviluppatori e clienti, e che è lenta nell’adottare strumenti automatizzati che potrebbero migliorare la revisione delle App. Insomma, parla chiaramente di “lenta innovazione” che deriverebbe dagli scarsi investimenti nell’App Store (nonostante i profitti miliardari).

Cosa accadrà

Come evidenziato anche dal CEO Sweeney, Epic non è rimasta soddisfatta della decisione del giudice Rogers. Se l’obbligo di consentire agli sviluppatori diverse modalità di acquisto è sicuramente un punto a favore di Epic, gli altri aspetti hanno decisamente visto prevalere Apple.

Per questo motivo Epic ha già annunciato che proporrà appello avverso la decisione.

Ma allo stesso tempo Apple non può dirsi del tutto soddisfatta. Anche se hanno parlato di una “clamorosa vittoria” che ha confermato la validità e legalità del modello di business di Apple, in realtà la possibilità per gli sviluppatori di gestire acquisti fuori app potrebbe mettere a rischio parte degli introiti di Apple. Anche se probabilmente la maggior parte delle persone preferirà la comodità degli acquisti nell’App Store.

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Soprattutto un grosso peso avranno in futuro le parole della giudice Rogers che ha evidenziato come i giochi su mobile sono una parte enorme delle entrate dell’App Store di Apple, circa il 70%, e Apple ha un potere di controllo enorme su tutto ciò. Secondo Rogers, Apple e Google detengono un duopolio in questo campo, Apple in particolare ha circa il 55% nel mercato della transazioni di giochi mobile, e “margini di profitto straordinariamente elevati”. Tutto ciò porta immancabilmente ad interrogarsi se siamo in presenza di un potere monopolistico, e la sentenza lascia aperta la porta a futuri interventi soprattutto a livello legislativo. Apple è sotto attacco in numerosi paesi e difficilmente potrà mantenere le cose invariate.

Al di fuori degli Stati Uniti, infatti, sono già state approvate norme che impongono nuovi oneri ad Apple. In Giappone, a seguito di un’indagine della Japan Fair Trade Commission, sono state emanate nuove norme e Apple ha accettato di consentire collegamenti per App come Netflix e Spotify. Nella Corea del Sud una legge ha aperto le porte a sistemi di pagamento alternativi, e così via.

Immagine in anteprima via Earlygame.com

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