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Usa, “Siamo davanti a una minaccia senza precedenti. Il 2021 sarà un anno determinante nella storia del diritto all’aborto”

4 Maggio 2021 11 min lettura

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Usa, “Siamo davanti a una minaccia senza precedenti. Il 2021 sarà un anno determinante nella storia del diritto all’aborto”

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Usa, Corte Suprema: la legge sull'aborto del Texas resterà in vigore ma si potrà fare ricorso ai tribunali federali

Aggiornamento 10 dicembre 2021:

La Corte Suprema ha deciso che la legge sull’aborto in Texas, che impedisce l’interruzione volontaria di gravidanza dopo le sei settimane di gestazione, resterà in vigore. Tuttavia, sarà possibile presentare ricorso presso i tribunali federali.

La decisione è una vittoria molto parziale per i sostenitori della salute riproduttiva e potrebbe avere conseguenze rischiose per il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Il tutto in un momento in cui i movimenti conservatori negli Stati Uniti sono sul piede di guerra e la maggioranza conservatrice della Corte Suprema potrebbe ulteriormente limitare il diritto all’aborto in futuro.

La particolarità dell’impianto punitivo della legge del Texas è quella di basarsi sul pubblico piuttosto che sulle autorità: il provvedimento, infatti, autorizza i cittadini a denunciare chi aiuta le donne che cercano di abortire. Questo tipo di meccanismo “potrebbe rendere più difficile l’impugnazione del divieto di aborto alla Corte federale, data la mancanza del coinvolgimento dello Stato nell’applicazione del divieto”, si legge sul Guardian.

In questo caso particolare la Corte era chiamata a rispondere al quesito se cliniche e ospedali fossero legittimati a portare la legge del Texas davanti un tribunale federale o meno. In linea di principio l’opinione della Corte, scritta dal giudice Neil Gorsuch, dà una risposta positiva. Ma, come avverte Ian Millhiser su Vox, “permette il ricorso solo contro le autorità sanitarie statali, che giocano un ruolo minimo nell’applicazione della legge. Non consente azioni legali contro i funzionari dello stato del Texas che svolgono il ruolo più importante: giudici e impiegati della corte statale”. Con questa decisione, cliniche e ospedali potrebbero ottenere una pronuncia di una corte federale che dica che la legge è incostituzionale, ma nella pratica questo potrebbe tradursi in niente più che in "un ordine che impedisce ad alcuni sanitari statali di svolgere quel ruolo minore. Le disposizioni più importanti della legge – quelle che vietano di eseguire un aborto dopo la sesta settimana – resterebbero in piedi”. È la legge stessa, aggiunge Millhiser, a essere stata scritta proprio allo scopo di eludere il controllo giurisdizionale.

Come ha scritto la giudice della Corte Suprema Sonia Sotomayor – una dei tre su nove rimasti di orientamento non conservatore - nel suo parere di dissenso, l’opinione di Gorsuch “lascia tutti i tipi di diritti costituzionali più vulnerabili che mai”. La Corte, ha aggiunto, “avrebbe dovuto mettere fine a questa follia mesi fa, prima che la legge entrasse in vigore (…) Non è riuscita a farlo allora, e fallisce di nuovo oggi”.

A giugno la Corte sarà nuovamente chiamata a pronunciarsi, su una contesa - Dobbs v. Jackson Women’s Health Organizationche riguarda la legge del Mississippi che vieta quasi del tutto l'aborto dopo la 15esima settimana di gravidanza. Il caso sarà determinante per il futuro del diritto all’aborto in America: la decisione potrebbe ribaltare la sentenza Roe v. Wade che nel 1973 ha di fatto reso legale l’aborto negli Stati Uniti.

Usa, la Corte d'appello del quinto circuito reintroduce la legge anti-aborto in Texas

Aggiornamento 9 ottobre 2021:

I primi di settembre del 2021 la Corte Suprema degli Stati Uniti si è rifiutata di bloccare una delle leggi più restrittive del paese che proibisce in Texas l'aborto dopo sei settimane di gravidanza anche in caso di incesto o stupro. La legge – firmata a maggio dal governatore repubblicano Greg Abbott – era entrata in vigore nello Stato pochi giorni prima in assenza di un pronunciamento dell'Alta Corte. I cinque giudici conservatori – Clarence Thomas e Samuel A. Alito Jr., oltre ai nominati dal presidente Donald Trump, Neil M. Gorsuch, Brett M. Kavanaugh e Amy Coney Barrett – si sono espressi sostenendo che non avrebbero ostacolato il provvedimento nonostante la battaglia legale fosse ancora in corso. Il Capo della Corte Suprema, il conservatore moderato John G. Roberts Jr., si è unito al parere dei tre giudici progressisti che avrebbero impedito l'attuazione della legge fino a quando è discussa nei tribunali.

In una nota il presidente Joe Biden ha definito la legge “estrema” affermando che “ridurrà in modo significativo l'accesso delle donne all'assistenza sanitaria di cui hanno bisogno, in particolare a quelle delle comunità nere e con basso reddito”. “Scandalosamente [la legge] delega i privati cittadini a intentare azioni legali contro chiunque ritengano abbia aiutato un'altra persona ad abortire, includendo eventualmente familiari, operatori sanitari, personale della reception di una clinica sanitaria o estranei che non hanno legami con la persona coinvolta”, ha proseguito. Il provvedimento, infatti, autorizza i cittadini a denunciare chi aiuta le donne che cercano di abortire.

Un mese dopo, a ottobre 2021, un giudice federale del distretto di Austin, Robert Pitman, ha bloccato temporaneamente la legge del Texas, accogliendo un ricorso presentato dall'amministrazione Biden. Lo Stato del Texas ha presentato un appello presso la Corte d'appello del quinto circuito, ritenuta la più conservatrice della nazione.

«Nonostante la sentenza della Corte faccia tirare un sospiro di sollievo, la minaccia del divieto di aborto in Texas incombe ancora sullo Stato mentre i casi continuano gli iter nei tribunali. Sappiamo già che i politici che hanno promosso questa legge non si fermeranno davanti a nulla finché non avranno vietato del tutto l'aborto», ha dichiarato Brigitte Amiri, vicedirettrice dell'American Civil Liberties Union (ACLU) Reproductive Freedom Project. «Questa lotta è tutt'altro che finita e siamo pronti a fare tutto il possibile per assicurarci che ogni persona possa ricevere l'assistenza di cui ha bisogno per l'interruzione volontaria, indipendentemente da dove vive o da quanto guadagna».

L'ordine di Pitman vietava a giudici e impiegati dei tribunali di procedere con azioni legali finora consentite dalla legge approvata recentemente. Pitman ha ordinato allo Stato del Texas di pubblicare il suo provvedimento su tutti “i siti web dei tribunali con un'indicazione visibile e di facile comprensione al pubblico che le denunce non saranno accolte dai tribunali del Texas”.

Successivamente, una corte d'appello federale ha ripristinato temporaneamente la legge. La decisione assunta dai tre giudici della Corte d'appello del quinto circuito, Carl E. Stewart, Catharina Haynes e James C. Ho, era largamente attesa ed è contenuta in un brevissimo documento di due pagine. Mentre in almeno sei cliniche del Texas erano riprese le interruzioni di gravidanza, la maggior parte delle strutture autorizzate aveva scelto di attendere l'evoluzione dell'iter giudiziario.

In Texas una legge vieta l'aborto dopo la sesta settimana di gravidanza

Aggiornamento 4 giugno 2021:

Ai provvedimenti restrittivi del diritto all'aborto emanati dai singoli stati, si è aggiunta la normativa firmata a metà maggio dal governatore del Texas, Greg Abbott, che vieta l'interruzione volontaria di gravidanza dal momento in cui è possibile rilevare un battito cardiaco nel feto, cosa che di solito avviene intorno alla sesta settimana e cioè prima che molte donne si siano rese conto di essere incinte. «Il nostro creatore ci ha dotato del diritto alla vita, eppure milioni di bambini ogni anno perdono il loro diritto a vivere a causa dell'aborto», ha detto Abbott. «In Texas lavoriamo per salvare quelle vite».

La legge richiede che i medici controllino l'esistenza un battito cardiaco nel feto prima di iniziare la procedura dell'aborto: se lo rilevano, non possono interrompere la gravidanza. L'unica eccezione prevista è se il personale sanitario "ritenga che ci sia un'emergenza medica", ma non per i casi di stupro o incesto.

USA, una sentenza della Corte Suprema potrebbe abolire del tutto il diritto all'aborto

Aggiornamento 18 maggio 2021:

Lunedì 17 maggio la Corte Suprema USA ha annunciato che si pronuncerà su un caso riguardante il diritto all'aborto. La contesa, Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, riguarda la legge del Mississippi che vieta quasi del tutto l'aborto dopo la 15esima settimana di gravidanza. Come spiega Vox, il caso sarà il primo a essere discusso dall'organo dopo la nomina da parte di Donald Trump della giudice Amy Coney Barrett, forte oppositrice dell'aborto, in una corte già a maggioranza conservatrice, e potrebbe mettere in discussione il diritto sancito con la sentenza Roe v. Wade nel 1973.

La legge del Mississippi del 2018 proibisce tutti gli aborti dopo le 15 settimane di gravidanza "tranne in caso di emergenza di tipo medico o di gravi anomalie fetali". La normativa è stata già respinta e bloccata dai tribunali di livello inferiore perché incompatibile con il precedente della Corte Suprema che protegge il diritto della donna a ottenere un aborto prima che il feto possa sopravvivere fuori dal grembo. Lo Stato ha deciso dunque di presentare ricorso alla Corte Suprema.Anche se non chiamata direttamente a discutere la sentenza del 1973, «la Corte non potrà sostenere questa legge senza capovolgere le principali protezioni di Roe v. Wade», ha spiegato Nancy Northup, presidente e CEO del Center for Reproductive Rights. Una decisione favorevole al Mississippi, infatti, potrebbe gettare le basi per consentire ulteriori restrizioni all'aborto. Il caso sarà probabilmente discusso in autunno, e la decisione potrebbe arrivare nella primavera del 2022 durante la campagna per le elezioni di medio termine del Congresso.

 

In Arizona il governatore repubblicano Doug Ducey ha firmato una nuova legge contro l’aborto che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza in caso di anomalie genetiche del feto come la sindrome di Down. La normativa, inoltre, mette al bando l’invio via posta di pillole che inducono l’aborto, consente al padre o ai nonni materni di un feto abortito a causa di un’anomalia genetica di rivolgersi a un tribunale e vieta il finanziamento statale di organizzazioni che offrono servizi di aborto. La misura prevede poi che il feto abortito sia seppellito o cremato e vieta alle università statali di occuparsi di interruzioni volontarie di gravidanza.

I medici che fanno aborti in caso di anomalie genetiche del feto rischiano la pena del carcere.

«C'è valore in ogni vita, a prescindere dalla genetica. Continueremo a dare la priorità alla vita di coloro che non sono ancora nati. Questa legge protegge le vite umane», ha affermato il governatore Ducey.

Le organizzazioni pro-choice si sono opposte alla legge, definendola non legittima da un punto di vista medico e incostituzionale. Una portavoce di Planned Parenthood Advocates of Arizona ha annunciato all’agenzia Reuters l’intenzione di portare la legge in tribunale, insieme ad altre associazioni.

L’Arizona non è l’unico Stato americano ad aver approvato recentemente legislazioni contro l’aborto. Solo pochi giorni fa il governatore repubblicano dell'Oklahoma, Kevin Stitt, ha firmato tre nuove normative che restringono fortemente l'accesso all'interruzione di gravidanza, tra cui una che vieta gli aborti dopo che è stato rilevato un "battito cardiaco" nel feto. Si tratta dei cosiddetti heartbeat bill, leggi che negli ultimi due anni si sono diffuse negli USA con l'intento di proibire l’aborto intorno alla sesta settimana di gravidanza, cioè quando è appunto riscontrabile un "battito". Secondo associazioni e ginecologi, sostanzialmente, questo si tradurrebbe in una sorta di divieto totale di ricorrere alla procedura, considerato che molte donne alla sesta settimana non sanno neanche di essere incinte. Ad esempio, come riporta la BBC citando l’organizzazione non-profit per la pratica e ricerca medica Mayo Clinic, le nausee mattutine generalmente si verificano intorno alla nona settimana, mentre uno studio del National Center for Biotechnology Information ha rilevato come solo metà delle donne riferisca di aver avuto sintomi alla fine della quinta settimana di gravidanza. Tra l'altro, come aveva detto al Guardian Jen Gunter, ginecologa che lavora in Canada e in USA, in quelle prime settimane di gravidanza un embrione non ha un vero cuore – o perlomeno non quello che noi intendiamo come cuore umano: a sei settimane, un embrione umano pulsa, ma quei tessuti non hanno ancora formato un organo. Quell’impulso, per la dottoressa, non deve essere confuso con un battito cardiaco.

Leggi anche >> USA, l’assalto al diritto all’aborto nell’era di Trump

Secondo un report dell’organizzazione Guttmacher Institute – che si occupa di politiche sulla salute riproduttiva - dal primo gennaio 2021 al 29 aprile negli USA sono state introdotte 536 restrizioni all'aborto - tra cui 146 divieti di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza - in 46 Stati. Sessantuno di queste normative sono state approvate in tredici Stati. Di queste, 28 (cioè circa il 46% del totale) sono state firmate tra il 26 e il 29 aprile di quest’anno: è il più alto numero di leggi restrittive approvate in una sola settimana nell’ultimo decennio. L’89% delle legislazioni è arrivato da Stati già considerati “ostili o molto ostili nei confronti dell’aborto. Le leggi del 2021 si poggiano su altre precedenti, aggiungendo barriere logistiche, finanziarie e legali per le pazienti”.

Se il trend dovesse continuare, secondo il Guttmacher Institute, il 2021 potrebbe essere l’anno con il maggior numero di leggi restrittive dell’accesso all'interruzione volontaria di gravidanza da quando Roe v. Wade, la sentenza della Corte Suprema che nel 1973 ha stabilito la legalità dell’aborto a livello federale, è entrata in vigore. Un altro record c’era stato nel 2011, quando erano state 92.

Un'ulteriore tendenza allarmante riguarda le restrizioni all’accesso all’aborto farmacologico: quattro nuovi provvedimenti sono stati approvati recentemente in Montana, tre in Indiana e un altro in Arizona. I ricercatori ritengono che questo possa essere una risposta dei governatori antiabortisti alla spinta per un maggiore accesso all’aborto in telemedicina durante la pandemia di COVID-19.

https://twitter.com/Guttmacher/status/1388122789060780033?s=20

Secondo Elizabeth Nash del Guttmacher Institute, dal momento che occorrono tra i 30 e i 60 giorni affinché una legge entri in vigore, l’impatto reale di queste normative si vedrà più avanti, mentre molti dei divieti approvati la scorsa settimana probabilmente saranno subito sospesi dal tribunale o saranno comunque oggetto di contenziosi.

Molti Stati stanno valutando nuove limitazioni all’aborto. Ad esempio, in Florida si discute di un divieto di interruzione volontaria di gravidanza in caso di anomalie genetiche del feto. In Lousiana – dove il governatore democratico ha già appoggiato restrizioni all’aborto – ci si aspettano normative sull’interruzione di gravidanza intorno a maggio.

La crescita di queste legislazioni esercita una nuova pressione sulla Corte Suprema degli Stati Uniti. Secondo il Guttmacher Institute, i legislatori locali stanno testando la nuova maggioranza conservatrice della Corte, che potrebbe un giorno consentire di indebolire o eliminare del tutto le protezioni federali attorno all’aborto. Delle legislazioni approvate quest’anno, otto metterebbero l’aborto completamente fuori legge nel caso in cui la sentenza Roe v. Wade venisse ribaltata.

“Il danno – si legge in un articolo scritto da Nash e dalla collega Lauren Cross sul sito dell'istituto – sarebbe maggiore per le persone già marginalizzate e oppresse da disuguaglianze strutturali, tra cui coloro che hanno redditi bassi, minoranze etniche, donne giovani o appartenenti alle comunità LGBTQ”.

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Per questo motivo, “l’amministrazione Biden-Harris e il Congresso devono agire per salvaguardare il diritto di aborto, anche con l’approvazione del Women’s Health Protection Act, che che istituirebbe diritti riguardanti l’aborto a livello federale per coloro che si occupano della procedura e per le pazienti contro le restrizioni e i divieti statali”.

Il diritto a interrompere la gravidanza “continua a subire un attacco a tutto campo”, proseguono Nash e Cross, secondo cui gli Stati più preoccupanti sono il Texas (con 17 restrizioni approvate almeno da una camera) e l’Oklahoma, dove una commissione sta valutando se aggiungere ulteriori barriere all’accesso all’aborto farmacologico. “L'attuale raffica di attacchi coordinati deve essere presa sul serio, e considerata come la minaccia senza precedenti alla salute riproduttiva e ai diritti che è. L'anno 2021 è sulla buona strada per diventare un anno determinante nella storia del diritto all'aborto”.

Immagine in anteprima: Lorie Shaull from St Paul, United States, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

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