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Tanzania, muore il presidente che rifiutava il vaccino dell’Occidente: la lotta alla pandemia è ora nella mani della prima donna Capo di Stato

19 Marzo 2021 7 min lettura

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Tanzania, muore il presidente che rifiutava il vaccino dell’Occidente: la lotta alla pandemia è ora nella mani della prima donna Capo di Stato

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di Antonella Sinopoli - direttrice di Voci Globali, vive in Ghana

La Tanzania - una delle nazioni africane più frequentate dai turisti, con la sua Zanzibar, le sue spiagge bianche, i suoi colori e le sue spezie - è in lutto. E tra i silenzi, le mezze frasi, quelle ufficiali e quelle di circostanza, si nasconde la domanda: “È stata la COVID?”. John Magufuli, 61 anni, presidente della Tanzania, era stato uno dei critici più accesi, non tanto negazionista del virus quanto dei “metodi occidentali” per affrontarlo e combatterlo.

Dopo un primo lockdown, nel maggio scorso aveva deciso di riaprire tutto, anche l’aeroporto internazionale Julius Nyerere, avviando una politica tutta personale nei confronti della pandemia. Una politica che comprendeva consigli sull’alimentazione, l’uso di bevande a base di cipolla, ginger, pepe e limone o di erbe locali e la convinzione che le preghiere (era considerato un fervente cattolico) e la comunione (“Il virus è un demonio, non  può sopravvivere nel corpo di Cristo”) potessero tenere lontana la diffusione del virus. A giugno aveva dichiarato il Paese “COVID-free”, ma è dal 29 aprile 2020 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità non riceve aggiornamenti: tutto è fermo a 509 casi e 21 decessi. Nel frattempo faceva sapere al mondo intero (e quindi al mondo scientifico) che test COVID avevano trovato positivi un uccello, una capra e una papaya.

Una provocazione, ma anche una precisa presa di posizione che rivendicava la sovranità dello Stato e l’autonomia nelle scelte. Anche con una pandemia in corso. All’interno del paese ci si è adattati dunque alle indicazioni del leader: niente mascherine, pochi protocolli rispettati, incontri, eventi sportivi, la vita uguale a prima. Sono state le voci dell’opposizione a farsi avanti, come quella di Tundu Lissu, che dal suo esilio in Belgio (è sopravvissuto a un agguato e vari arresti) ha spesso affermato “la politica del negazionismo sta portando il paese al disastro”. 

Ma Magufuli ha continuato a negare la diffusione del virus nel paese, anche quando è capitato che turisti (come il caso di due danesi) risultassero positivi tornando dalla Tanzania. È il motivo per cui paesi come il Regno Unito hanno vietato  viaggi in questa nazione dell'Africa orientale e gli USA li sconsigliano vivamente. Per Magufuli pare che la COVID-19 esistesse - e potesse diffondersi -  solo per “importazione”, e accusava i suoi concittadini di portare nel paese le varianti del virus da quelli confinanti. Il nemico numero uno sono diventati i vaccini sviluppati in Occidente. Ancora alla fine di gennaio dichiarava: “Le vaccinazioni sono pericolose. E se i bianchi fossero stati in grado allora avrebbero da tempo trovato un vaccino contro l’AIDS, contro la malaria, contro il cancro”.

L’ansia nel frattempo è andata crescendo, dal 27 febbraio il presidente non si vedeva più in giro e alle notizie della stampa kenyota che lo dicevano ricoverato in uno degli ospedali di Nairobi, e altri in India, si aggiungevano le speculazioni, le smentite, le dichiarazioni semi ufficiali. Di cosa è morto Magufuli? La comunicazione del Governo, affidata alla vice presidente, Samia Suluhu Hassan, parla di complicazioni cardiache. Era noto che il presidente soffrisse di cuore.

Una spiegazione che vuol dire poco e non fa luce su quelle settimane di assenza dalla vita pubblica in cui si stava anche preparando il nuovo assetto politico del paese. Chi era vicino al presidente continuava a rassicurare cittadini e comunità internazionale, sapendo quanto stava accadendo.

Nessuna sorpresa sul dopo Magufuli, in realtà. Così come prevede la Costituzione a prendere il suo posto sarà proprio Samia Hassan, che diventerà anche il primo Capo di Stato donna di questo paese e dell’Africa orientale. Ma la vera questione è: come si procederà sulla questione COVID?

Di sicuro il periodo di malattia di Magufuli non ha aperto crepe nella comunicazione istituzionale lasciando così inalterata la posizione da lui voluta in questi mesi. Ma le pressioni nelle settimane scorse si erano fatte più incisive. Da parte della Chiesa – il capo della Conferenza episcopale della Tanzania ha diffuso recentemente notizie della morte di 25 preti e 60 suore, tutti con sintomi da COVID -; da parte dell’opinione pubblica; da parte, naturalmente, dell'OMS. E se negli ospedali si continuava a dire – dietro disposizioni governative – che l’aumento dei morti era dovuto a generiche difficoltà respiratorie, più difficile è stato “nascondere” le vittime della malattia quando queste avevano un ruolo pubblico, come nel caso del vice presidente dello Zanzibar, Seif Sharif Hamad, morto il mese scorso.

Ora, l’attenzione della comunità internazionale è fissata sulla nuova presidente. Anch’ella 61 anni, studi in statistica, un master in sviluppo economico e proveniente dalla regione semi autonoma di Zanzibar, a maggioranza (99%) musulmana. Vice presidente dal 2015 e poi dall’ottobre 2020, anno della rielezione di Magufuli (elezioni avvenute in piena pandemia e accompagnate da violenze sugli oppositori e violazioni dei diritti), la neo presidente non raccoglie la popolarità di tutte le frange del partito di maggioranza, il CCM  - Chama Cha Mapinduzi - sempre dominante dalla data della sua formazione, il 1977. Pare che la maggioranza cristiana e nazionalista non veda di buon occhio la sua figura al posto di Magufuli. Ma la Costituzione parla chiaro, e a meno di altre circostanze imprevedibili e che sarebbero forse destinate al caos, sarà lei a guidare il paese fino alla fine naturale del mandato presidenziale.

Sarà lo stesso Governo o ci sarà un rimpasto? Anche questa domanda per il momento rimane senza risposta. È chiara però – o almeno lo era prima della morte di Magufuli – la posizione nei confronti del vaccino. Ai primi di febbraio la ministra della Salute, Dorothy Gwajima, aveva dichiarato in conferenza stampa: “Non siamo convinti che ci sia la prova clinica sulla sicurezza di questi vaccini”. Parole seguite dall’inalazione di erbe e l’assunzione di una bevanda tradizionale a beneficio delle telecamere. Nessuna apertura al dubbio e meno che mai a chi osava diffondere notizie relative al virus. Una “propaganda” che non piaceva al Governo e che è costata la libertà a molti. Solo un paio di giorni prima del decesso di Magufuli un’altra persona era stata arrestata solo per aver detto pubblicamente che il presidente era gravemente ammalato.

Ma se “Bulldozer”, così era soprannominato Magufuli, aveva i suoi detrattori, era anche un leader riconosciuto e apprezzato. Per la sua integrità, il senso del dovere, l’orgoglio manifestato in tante occasioni: dall’impegno a far crescere e sviluppare il paese – impegno che ha dato grossi risultati nella costruzione di strade e infrastrutture, prima fra tutte una centrale idroelettrica che in buona parte ha risolto le carenze idriche della regione – alla lotta alla corruzione; dalla politica di controllo delle risorse minerarie con il diritto di rinegoziare con le compagnie estere, alla diffusione dell’educazione gratuita, anche se in questo ambito va rilevata la contraddizione di negare il ritorno a scuola di ragazze con gravidanza precoce, mancando di affrontare la questione alla radice. Quello di Magufuli per alcuni è stato un atto di resistenza all’invadenza e arroganza degli occidentali. Un atto di resistenza a cui è rimasto pienamente fedele. E che oggi e nel futuro, secondo alcuni, lo accomunerà a quelle che nella cultura africana sono delle vere e proprie leggende.

Intanto il paese deve guardare avanti e la notizia della morte del suo presidente potrebbe ancora di più incidere su quel settore che dallo scoppio della pandemia ha cominciato a dare segnali di crisi, il turismo. Il 17,2% del Prodotto Interno Lordo si basa su questo settore che conta anche il 25% di entrate in valuta estera e impegna oltre 600,000 lavoratori, senza contare l’indotto. Ma a già a maggio le previsioni del ministro delle Risorse naturali e del Turismo, Hamisi  Kigwangalla, erano desolanti: una perdita di turisti pari a quattro volte le consuete presenze, un calo da 1.867.000 a 437.000 ogni anno. Perdita che, naturalmente, riguarderà anche gli occupati del settore. Ma una perdita ancora maggiore – se si continuerà con la politica di Magufuli - sarà quella di vite umane, ancora di fatto non quantificata, visto che appunto continuano a mancare dati ufficiali.

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A quali risultati porterà negare il vaccino, lo ha spiegato Catherine Kyobotungi direttrice esecutiva dell’African Population and Health Research Center. Seppure potrebbe essere importato dal settore privato, questo escluderebbe una vaccinazione di tipo ampio sulla maggioranza della popolazione. Ad accedervi sarebbe soprattutto l'élite. E i rischi maggiori sono due: continuare a far circolare il virus, grazie alla nota porosità dei confini terrestri dei paesi africani, e che si sviluppi una variante di cui nessuno, al momento, sta tenendo traccia. Questo potrebbe invalidare le vaccinazioni che sono in corso o che cominceranno nei paesi limitrofi. “La pandemia – dice Kyobotungi – non finirà per nessuno e in nessun luogo finché non sarà sotto controllo in ogni paese. L’approccio della Tanzania rende difficile tornare alla normalità”.

Bisognerà capire ora che passi adotterà la nuova presidente Samia Suluhu Hassan e se seguirà quell’ultima indicazione di Magufuli: adottare un vaccino che sia stato certificato da scienziati esperti tanzaniani. “Non ci faremo usare come cavie per testare vaccini” aveva detto pochi giorni prima di ammalarsi. Un presidente che voleva sinceramente “proteggere” i suoi cittadini o un imprudente fino alle estreme conseguenze? In ogni caso, Magufuli lascerà un segno. Un passaggio importante il suo in questo paese che conserverà il suono di quella frase che pare lo accompagnasse come un mantra: Hapa Kazi Tu (è necessario un duro lavoro). 

Immagine in anteprima: frame video via Mwananchi Digital

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