Chi è Alexei Navalny, il blogger anti-corruzione e principale oppositore di Putin
16 min letturaAggiornamento del 10 maggio 2021:Amnesty International è tornata su suoi passi. Dopo aver deciso, lo scorso 23 febbraio, di non ritenere più Alexei Navalny “prigioniero di coscienza”, a causa di dichiarazioni discriminatorie da lui rese nel 2007 e nel 2008 che avrebbero potuto costituire odio o incitamento all'odio, e a seguito di un’attenta valutazione ha riassegnato il 7 maggio lo status all'oppositore russo attualmente detenuto in gravi condizioni di salute.
In una dichiarazione l'associazione per i diritti umani ha spiegato come il governo russo e i suoi sostenitori abbiano strumentalizzato quella decisione, del tutto interna e che Amnesty International non intendeva rendere pubblica, per violare ulteriormente i diritti umani di Navalny.
L'organizzazione internazionale ha chiarito di non voler escludere una persona dallo status di progioniero di coscienza solo sulla base della sua condotta passata. “Le opinioni e i comportamenti possono cambiare”, scrive Amnesty che precisa come tra i suoi obiettivi ci sia quello di incoraggiare le persone ad assumere una visione positiva sui diritti piuttosto che lasciar intendere che saranno per sempre intrappolate nei loro comportamenti passati.
“Attribuire lo status di prigioniero di coscienza non significa abbracciarne le idee”, si legge nel comunicato. Nonostante alcune passate dichiarazioni di Navalny siano riprovevoli e non trovino giustificazioni Amnesty International sottolinea l’urgente bisogno che le autorità russe rispettino i suoi diritti, come quello a ricevere cure mediche indipendenti.
“Navalny non è stato imprigionato per un reato riconosciuto a livello internazionale ma per aver chiesto il diritto all’uguale partecipazione alla vita pubblica per sé e per i suoi sostenitori e per aver chiesto un governo libero dalla corruzione. Questi sono atti della coscienza e devono essere riconosciuti come tali”.
Ammettendo di aver assunto una decisione sbagliata Amnesty International ha chiesto scusa per gli effetti negativi che la decisione ha determinato su Navalny e sugli attivisti e le attiviste che in Russia come nel mondo stanno lottando per la sua libertà.
Per questo motivo l'associazione, impegnata fermamente contro l’ingiustizia e l’oppressione ovunque abbiano luogo, continuerà a chiedere a tutti di unirsi alla sua campagna per l’immediata e incondizionata scarcerazione di Navalny e perché abbia immediato accesso a cure mediche indipendenti.
Aggiornamento del 30 aprile 2021: Per la prima volta, dopo 24 giorni di sciopero della fame per denunciare la mancanza di cure mediche, Alexei Navalny è apparso pubblicamente grazie ad alcune immagini diffuse dalle autorità giudiziarie.
In un collegamento video, nel corso di un'udienza in appello contro una condanna per diffamazione, Navalny si è mostrato con la testa rasata e molto dimagrito. «Sembro uno scheletro terrificante», ha detto. «Non pesavo così da quando andavo in seconda media».
Il blogger russo, che ha ricevuto a febbraio una multa di 850.000 rubli (circa 9.500 euro) per aver diffamato un veterano della seconda guerra mondiale che aveva sostenuto la riforma che ha eliminato il limite di due mandati presidenziali consecutivi di Vladimir Putin, ha detto che il caso contro di lui è stato inventato per danneggiare ulteriormente la sua reputazione.
Nel suo intervento Navalny ha accusato il governo di trasformare “i russi in schiavi” e ha definito Vladimir Putin “un re nudo”, riferendosi alla fiaba “I vestiti nuovi dell'imperatore” di Hans Christian Andersen.
«Voglio dire, mio caro giudice, che il tuo re è nudo, e non è solo una persona a urlarlo ma milioni», ha dichiarato. «Vent'anni del suo governo infruttuoso hanno portato a questo risultato: una corona che gli cade dalle orecchie e bugie dette in televisione. Abbiamo sprecato trilioni di rubli e il nostro paese continua a precipitare nella povertà».
Sempre ieri, Navalny e due suoi stretti collaboratori, Leonid Volkov e Ivan Zhdanov, sono stati inclusi tra le persone sospettate in un procedimento penale per aver fondato una ONG che avrebbe messo in pericolo i cittadini e i loro diritti. Se dichiarati colpevoli i tre potrebbero dover pagare una multa o rimanere in carcere fino a un massimo di quattro anni. Zhdanov ha definito le accuse “esotiche”.
Volkov ha annunciato che a breve sarà chiusa la rete nazionale di 35 sedi regionali di Navalny perché "impossibile" da mantenere.
Nelle scorse ore Ivan Pavlov, l'avvocato della Fondazione Anticorruzione (FBK) – l'associazione fondata dall'oppositore russo che indaga sul governo – è stato arrestato per aver divulgato informazioni riservate relative a un'indagine in corso. Soltanto ieri Pavlov aveva rappresentato la FBK in un'udienza che si è svolta a porte chiuse a Mosca a seguito di una richiesta presentata da un pubblico ministero di includere l'associazione nell'elenco delle organizzazioni estremiste nel quale figura al-Qaida.
Aggiornamento del 3 marzo 2021: Stati Uniti e Unione Europea hanno annunciato, in un'azione coordinata, l'applicazione di nuove sanzioni contro la Russia dopo che l'intelligence americana ha attribuito ieri la responsabilità dell'avvelenamento del leader dell'opposizione Alexei Navalny al Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (FSB).
I provvedimenti, che sono stati assunti anche a seguito dell'arresto del blogger russo – che intanto è stato trasferito in una colonia penale della città di Pokrov, nella regione di Vladimir, a cento chilometri a est della capitale –, verranno applicati a funzionari ed enti del governo della federazione.
Today, the U.S. imposed sanctions on Russia for attempting to assassinate Aleksey Navalny with a novichok nerve agent. Any use of chemical weapons is unacceptable. We stand with our EU and UK partners to counter Russia’s actions and in calling for Mr. Navalny’s release.
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) March 2, 2021
Da parte sua Mosca continua a negare alcun coinvolgimento nell'avvelenamento e ha contestato le conclusioni a cui sono pervenuti gli Stati Uniti.
Parlando ai giornalisti nel corso di una videoconferenza, funzionari statunitensi hanno specificato che sette alti dirigenti russi e 14 enti coinvolti nella produzione chimica e biologica saranno oggetto di sanzioni, senza fornire ulteriori dettagli.
«Il tentativo della Russia di uccidere il signor Navalny segue un modello allarmante di uso di armi chimiche da parte della Russia», ha detto uno dei funzionari.
Contemporaneamente all'annuncio americano l'Unione Europea ha comunicato di aver applicato sanzioni a quattro funzionari del governo russo: Alexander Kalashnikov, capo del servizio carcerario federale, Alexander Bastrykin, presidente del comitato investigativo, Igor Krasnov, procuratore generale e Viktor Zolotov, capo della Guardia nazionale.
Le sanzioni includono divieti di viaggio e congelamento dei beni.
First listings under the Global Human Rights Sanctions Regime have been adopted today following my proposal.
Four high-ranking Russia officials responsible for serious human rights violations in the case of @navalny have been sanctioned.1/2#EU4HumanRightshttps://t.co/NclfGTbU63— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) March 2, 2021
Kevin Connolly di BBC News ha specificato che la decisione è frutto di una mediazione tra gli Stati baltici, che vedono la Russia come un vicino pericoloso, e paesi – in particolare la Germania – che dipendono dalle importazioni di gas russo.
Già a ottobre scorso l'UE aveva applicato sanzioni a sei funzionari russi e a un centro di ricerca sulle armi chimiche accusati di coinvolgimento diretto nell'avvelenamento di Navalny.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov – che ha commentato quanto stabilito da Stati Uniti e UE prima che fossero confermate le decisioni – ha ribadito che l'Occidente "nasconde i fatti che potrebbero aiutare a capire cosa è successo" a Navalny, punendo ingiustamente la Russia.
«Abbiamo ripetutamente espresso la nostra posizione riguardo alle sanzioni unilaterali illegittime che vengono utilizzate dai colleghi degli Stati Uniti e da coloro che ne seguono l'esempio, come l'Unione Europea», ha detto, promettendo che il suo governo risponderà allo stesso modo.
Aggiornamento del 26 febbraio 2021: Amnesty International ha dichiarato di non riconoscere più al leader dell'opposizione russo Alexei Navalny lo status di “prigioniero di coscienza”.
Dietro la decisione alcune frasi pronunciate dal blogger a metà degli anni 2000 equiparabili a hate speech che, però, non sono state riportate.
“Alcuni di questi commenti, che Navalny non ha rinnegato pubblicamente, raggiungono la soglia dell'incitamento all'odio, e questo è in contrasto con la definizione di Amnesty di prigioniero di coscienza”, ha affermato Denis Krivosheev, vicedirettore dell'ufficio per l'Europa e l'Asia centrale in un'email inviata a Radio Free Europe/Radio Liberty.
Ciononostante Amnesty International ha confermato di continuare la sua campagna per ottenere il rilascio del 44enne detenuto dallo scorso 17 gennaio – e per la fine della sua persecuzione politicamente motivata –, per il quale ha consegnato alle autorità russe 200.000 firme che chiedono che sia rilasciato immediatamente.
“Per quanto ne sappiamo Navalny non ha fatto dichiarazioni simili negli ultimi anni e questa decisione non cambia la nostra determinazione a lottare per il suo rilascio immediato”, ha proseguito Krivosheev.
Il team di Navalny ha replicato alla decisione della ONG accusandola di aver ceduto a una campagna di pressione condotta da una giornalista che vive all'estero e scrive su media controllati dalle autorità russe.
Il braccio destro del blogger, Leonid Volkov, ha scritto su Twitter che con la sua decisione Amnesty “si è nutrita di schifezze”, mentre Ivan Zhdanov, tra i suoi collaboratori più stretti, ha twittato che si tratta di una scelta “estremamente vergognosa”.
Nella stessa giornata il presidente Putin ha approvato una legge che aumenta le multe per i reati commessi durante le proteste di piazza antigovernative prevedendo 4.000 rubli di multa (44,35 euro) per insubordinazione alle forze dell'ordine (precedentemente la sanzione ammontava a 1.000 rubli) oltre a un massimo di 15 giorni di detenzione. Il provvedimento introduce anche multe fino a 20.000 rubli per gli organizzatori di proteste che violano i regolamenti in materia di finanziamenti.
Nel corso delle proteste a sostegno di Navalny, che si sono svolte dal 17 gennaio in tutto il paese, la polizia ha arrestato più di 11.000 persone, secondo quanto riportato da OVD-Info.
I collaboratori di Navalny – la maggior parte dei quali si trova attualmente all'estero o agli arresti domiciliari – hanno dichiarato che le proteste rimarranno sospese fino alla primavera.
Intanto dal 25 febbraio Alexei Navalny è stato trasferito in un luogo sconosciuto per scontare la pena di due anni e cinque mesi per aver violato i termini della libertà condizionale mentre era ricoverato in Germania a seguito di un avvelenamento.
Uno dei suoi avvocati, Olga Mikhailova, ha dichiarato ad AFP di non sapere dove sia stato condotto ma che ipotizza lo abbiano recluso in una colonia penale.
«Non hanno comunicato a nessuno dove sia stato mandato», ha detto Mikhailova. Neanche i familiari sanno dove Navalny si trovi attualmente e hanno espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza.
Liberale, libertario, nazionalista, populista. Nel corso della sua carriera politica ventennale così è stato descritto Alexei Navalny, l'uomo che da tre settimane mobilita e porta nelle piazze russe decine di migliaia di cittadini che protestano nel corso di manifestazioni che si svolgono in tutto il paese per chiedere la sua scarcerazione.
Passato dal nazionalismo anti-immigrazione per cui si è battuto più di dieci anni fa al "populismo di sinistra" degli ultimi tempi – come sostiene il Moscow Times che ne ha tracciato un profilo politico – i commentatori concordano sul fatto che, al di là dello schieramento politico, le sue battaglie sono sempre incentrate sulla lotta alla corruzione.
«Navalny è un opportunista», ha dichiarato Alexander Baunov, senior fellow al Moscow Carnegie Center. «Il suo principale obiettivo è costruire una maggioranza elettorale in Russia».
44 anni da compiere il prossimo giugno, il blogger russo matura politicamente negli anni successivi al crollo dell'Unione Sovietica.
Meduza studied photo archives to recall how @Navalny went from a young Moscow activist and blogger in the mid-2000s to the international figure he is today. https://t.co/EgER9V7OLB pic.twitter.com/NUpArvhnTg
— Meduza in English (@meduza_en) February 5, 2021
Sostenitore del programma di riforme economiche dell'ex presidente Boris Eltsin Navalny, che è nato a Butyn – località rurale nel distretto di Odintsovo a venti minuti da Mosca –, si racconta da ragazzo come “un fondamentalista del mercato”. Così scrive Konstantin Voronkov in una biografia del 2011.
Tuttavia l'entusiasmo giovanile nei confronti del libero mercato si ridimensiona quando, appena laureato in economia, muove i primi passi nel mondo degli affari.
Nelle interviste con Voronkov, Navalny spiega come negli anni novanta, quando gli ex funzionari sovietici erano avvezzi a sfruttare vecchie conoscenze per arricchirsi dall'oggi al domani, il successo finanziario fosse determinato più dai contatti personali che dalle proprie capacità.
«Era ovvio che le uniche persone ad arricchirsi fossero quelle che, in un modo o nell'altro, erano in contatto con le autorità», dice a Voronkov.
Da quel momento le esperienze maturate accrescono in Navalny convinzioni che rimangono più o meno coerenti durante la sua carriera politica: l'impegno per un programma economico ampiamente liberale e una forte avversione nei confronti della corruzione.
La sua discesa in campo risale al 1999, quando si unisce a Yabloko, il partito liberale filoeuropeo di centro-sinistra.
Influente negli anni '90 con la sua lotta alla corruzione del governo di Eltsin, Yabloko crolla nelle elezioni per la Duma nel 2003 quando il suo elettorato metropolitano e borghese sceglie di sostenere Russia Unita – il partito "dei ladri e degli imbroglioni" per Navalny – grazie al boom economico e alla stabilità politica riconosciuti al presidente Vladimir Putin al suo primo mandato.
Secondo gli osservatori di lunga data di Navalny, la sconfitta del 2003 – che ha lasciato per la prima volta la Duma senza una significativa presenza liberale – diventa la chiave delle scelte successive dell'attivista russo che lo portano a sperimentare nuovi modi per ampliare il consenso e il perimetro politico schierato contro il Cremlino.
«Ha capito che il liberalismo tradizionale non era più sufficiente ad attirare la maggioranza della popolazione russa», commenta Ilya Matveev, politologo e studioso della sinistra moderna russa presso l'Accademia presidenziale per la Pubblica amministrazione di San Pietroburgo.
Questa consapevolezza getta le basi per uno dei periodi più controversi della carriera di Navalny: il suo abbraccio alla politica nazionalista anti-immigrazione.
«Un'alleanza con i nazionalisti è sembrata a molti esponenti dell'opposizione il modo migliore per costruire una coalizione anti-Cremlino», sostiene Baunov.
Con il boom dell'economia russa durante il primo mandato di Putin, il paese attira un flusso senza precedenti di lavoratori migranti dall'Asia centrale e dal Caucaso in cerca di lavoro nei settori edile e del terziario a Mosca. Negli anni 2000 questo fenomeno, unito agli attacchi terroristici islamici legati alla guerra in Cecenia, determina l'esplosione in Russia di un forte sentimento di identità nazionale.
I sondaggi d'opinione dell'epoca mostrano quanto il sostegno allo slogan dell'estrema destra russa la "Russia per i russi" fosse forte. Per i liberali russi, ormai esclusi dalle posizioni di comando, opporsi all'immigrazione rappresenta un modo per riconquistare il potere.
Sebbene Navalny – che nel 2007 viene espulso da Yabloko per aver partecipato a Mosca a un raduno di nazionalisti di estrema destra non autorizzato (anche se il blogger sostiene che la vera ragione della sua espulsione sia stata la sua richiesta di dimissioni di Grigory Yavlinksy da leader del partito) – non sia l'unico esponente dell'opposizione liberale a “flirtare” pubblicamente con i nazionalisti, il suo avvicinamento alla xenofobia – come sottolinea Moscow Times – appare stridente.
In un video pubblicato su youtube di quel periodo Navalny arriva a paragonare gli immigrati musulmani del Caucaso settentrionale a mosche e scarafaggi da eliminare con una disinfestazione.
Quando lascia Yabloko l'oppositore russo fonda il movimento nazional-democratico Narod (Popolo). Il manifesto del gruppo chiede "un governo nuovo, di mentalità nazionale e socialmente responsabile", oltre al controllo rigido della migrazione interna.
È solo all'inizio degli anni 2010 che Navalny inizia a prendere le distanze dai nazionalisti. Due anni dopo aver partecipato alla “marcia russa” del 4 novembre 2011, quello che un tempo si definiva “un discreto nazionalista russo” comunica pubblicamente che non prenderà più parte a manifestazioni analoghe, per mantenere quell'equilibrio politico che gli ha consentito nel 2013 di ottenere una buona affermazione con la candidatura a sindaco di Mosca.
Russian anti corruption blogger Alexei @Navalny's campaign for Moscow mayor is in action. pic.twitter.com/dncgnnA7Fi
— Paul Sonne (@PaulSonne) June 29, 2013
Nonostante il programma presentato alla successiva campagna elettorale presidenziale del 2018 non contenga alcun punto sull'immigrazione e proponga piani per intessere relazioni amichevoli con Europa, America e Ucraina, Navalny non abbandonerà pubblicamente l'idea di nazionalismo.
Secondo Baunov l'allontanamento dal nazionalismo di Navalny dipende dal fatto che, dopo la fine del boom del petrolio, l'immigrazione è diminuita diventando una questione di secondaria importanza.
Nel 2010 Navalny fonda il blog RosPil attraverso il quale si propone di svelare la corruzione del governo, setacciando contratti alla ricerca di irregolarità da denunciare.
L'anno successivo scende in piazza per unirsi alle proteste contro le frodi nelle elezioni parlamentari russe del 2011 diventando uno degli obiettivi prioritari governativi. Entra ed esce dal carcere con frequenza.
Due anni dopo, con l'entrata in vigore delle sanzioni economiche imposte alla Russia dall'Unione europea, adottate in risposta all'annessione illegale della Crimea e alla deliberata destabilizzazione dell'Ucraina, l'economia russa diventa più fragile. Ciò determina in Navalny un altro cambiamento politico.
Nei sondaggi la preoccupazione per l'immigrazione cede il posto alla crisi economica e alle conseguenti disuguaglianze.
L'opposizione alla corruzione diventa un tema politicamente trasversale.
Il 2 marzo 2017 in un video, prodotto da Navalny e da suoi sostenitori, il primo ministro russo Dmitry Medvedev è accusato di corruzione messa in atto grazie a una rete di presunte fondazioni di beneficenza che gli permettono di controllare il suo patrimonio sia in Russia che all'estero.
Russian opposition politician Navalny links PM Medvedev to billion euro property empire https://t.co/fbQQ8IhuBf pic.twitter.com/GF7qshQa62
— DW News (@dwnews) March 3, 2017
Medvedev risponde alle accuse definendole "false dichiarazioni di avventurieri politici".
L'anno successivo, il 19 maggio, Navalny fonda il Partito Democratico del Progresso - Russia del Futuro – nato dal preesistente Partito del Progresso – con cui intende correre alle elezioni presidenziali.
As Aleksei Navalny traveled across Russia in an extraordinary campaign despite a looming ban on his presidential candidacy, photographer Evgeny Feldman was alongside through attacks, arrests, and impromptu street speeches. https://t.co/AnBYXqI2dw pic.twitter.com/36zFz89Jn4
— Radio Free Europe/Radio Liberty (@RFERL) January 13, 2018
Il manifesto con cui si presenta – diffuso prima che gli venisse impedito di partecipare alle consultazioni elettorali – si rivolge sia a destra che a sinistra e sostiene una politica economica favorevole alle imprese con tagli fiscali, un salario minimo più elevato e l'apertura a un reddito minimo universale. Tutti strumenti utili alla lotta alla corruzione.
Negli ultimi tempi, opponendosi a questioni diffusamente impopolari come la decisione del 2018 del Cremlino di aumentare l'età pensionabile, il movimento di Navalny sembrerebbe virare a sinistra, attraverso l'attivismo sindacale, appellandosi ai russi disillusi, sollecitando la redistribuzione delle industrie privatizzate negli anni '90 e attaccando Putin come prodotto della politica corrotta di trent'anni fa.
«[Navalny] si è di fatto spostato sostanzialmente a sinistra», dice Sergei Guriev, professore di economia all'Istituto di Studi politici di Parigi, che in passato è stato consulente economico di Navalny.
«Ha capito che combattere la povertà e la disuguaglianza è la massima priorità economica».
Spostandosi a sinistra, Navalny ha iniziato a prendere di mira gli uomini d'affari legati al Cremlino, tra cui Ališer Usmanov, l'uomo più ricco della Russia, e Evgenij Prigožin, un magnate della ristorazione legato al gruppo Wagner, un'organizzazione paramilitare russa.
Tuttavia, l'obiezione che gli viene mossa è che all'attenzione riservata alla scoperta di presunti abusi commessi dall'élite imprenditoriale russa non corrisponda un programma coerente di sinistra.
«Navalny è fermamente contro la corruzione, ma non contro il sistema economico capitalista», secondo Matveev. «Fa distinzione tra ricchi "buoni" e "cattivi".»
Questo distinguo è reso evidente dalla fiducia da lui riposta in un certo numero di imprenditori ed economisti, inclusi i fondatori di ristoranti e società di e-commerce di successo a Mosca, che sono suoi consiglieri.
Per Matveev, questa dipendenza da uomini che propendono per politiche orientate al mercato che Navalny stesso critica sempre di più guardando a un'economia populista, riflette l'incoerenza ideologica del suo movimento.
«Navalny è un paradosso», sostiene Matveev. «Allo stesso tempo, nonostante le sue opinioni possano essere flessibili, crede sinceramente che lo status quo della Russia sia ingiusto per la maggior parte della popolazione. E ha dimostrato che per questo è anche disposto ad andare in prigione».
Intervistato da Der Spiegel nel 2020 ancora convalescente in una clinica di Berlino in seguito a un avvelenamento avvenuto nell'agosto dello stesso anno, l'uomo, che da molti è considerato il leader dell'opposizione, non rinuncia alle sue precedenti posizioni, affermando di avere le stesse opinioni di quando è entrato in politica.
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«Non vedo alcun problema nel lavorare insieme a tutti quelli che rappresentano fondamentalmente posizioni antiautoritarie. Ecco perché per me non è un problema sostenere i comunisti alle elezioni. Non mi scandalizzo solo perché uno dei candidati indossa una spilla di Lenin. Dobbiamo prima creare una coalizione di tutte le forze che sostengono l'alternanza del potere e l'indipendenza dei tribunali – continua – Ecco perché, per un po', ho cercato di unire il campo liberal-nazionalista dell'opposizione. E questo ha provocato molti commenti spiacevoli. Adesso sostengono che mi sia spostato a sinistra solo perché appoggio il movimento sindacale. Il mio unico obiettivo è che la Russia segua un percorso di sviluppo europeo. Non vedo alcuna contraddizione nel promuovere i sindacati e allo stesso tempo chiedere l'obbligo del visto per i migranti dall'Asia centrale».
La strategia del "voto intelligente" – a cui Navalny dice di aver dedicato due anni del proprio lavoro spiegando ai cittadini il motivo per cui sostiene anche "candidati sgradevoli" – sembra aver pagato ultimamente con l'elezione a Mosca di membri comunisti in parlamento che non rendono la vita facile al sindaco voluto da Putin, Sergey Sobyanin, e con la perdita della maggioranza di Russia Unita nella città di Tomsk.
Alla domanda diretta su dove si collochi attualmente in politica, se a destra o a sinistra, Navalny risponde che lo spettro politico in Russia non è definito come in Occidente. «Destra, sinistra, questa divisione non funziona in Russia. Prendiamo ad esempio i comunisti russi: sono un partito di sinistra? La realtà è che seguono una strada più conservatrice e di destra. La nostra sinistra in Russia va in chiesa e si fa il segno della croce.»
In an interview with German weekly @derspiegel Russian opposition figure Alexei @Navalny accused President Vladimir #Putin of being behind his poisoning.
The Kremlin critic has vowed to return to #Russia as soon as he's fully recovered. pic.twitter.com/03mW1jiD65
— DW Politics (@dw_politics) October 1, 2020
«Una parte della società fa eco alla retorica di Putin secondo cui la Russia deve seguire un proprio percorso speciale – prosegue – Ciò significa l'istituzione di una sorta di super leadership simile a una monarchia, che dovrebbe essere basata su un qualche tipo di valore spirituale. Dall'altro lato, ci sono persone come me che credono che tutto questo si traduca in bugie e ipocrisia e che sono convinte che la Russia possa svilupparsi soltanto secondo il modello europeo.»
Ammettendo che la sua strategia è di pura opposizione Navalny dice chiaramente di voler distruggere il monopolio di potere di cui godono Putin e Russia Unita grazie a un'infrastruttura di base con cui il paese è controllato e che comprende diversi elementi chiave: la popolarità personale di Putin, almeno fino a qualche tempo fa, la propaganda televisiva, il controllo dei tribunali.
«Distruggere il suo monopolio è un prerequisito per noi per avere l'opportunità di formulare un'agenda positiva. La frustrazione del Cremlino deriva dal fatto che abbiamo trovato metodi efficaci nella lotta, anche se noi stessi siamo stati cacciati dal sistema».
Foto anteprima "Navalny" di intelligencya sotto licenza CC BY-NC-SA 2.0