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Quando le donne sono il nemico: gli ‘incel’, i celibi involontari, radicalizzati online tra suprematismo bianco e terrorismo

21 Febbraio 2021 16 min lettura

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Quando le donne sono il nemico: gli ‘incel’, i celibi involontari, radicalizzati online tra suprematismo bianco e terrorismo

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Lo scorso 22 gennaio la polizia ha arrestato un 22enne di Savona nell’ambito di un’inchiesta sugli ambienti dell’estrema destra estesa anche ad altre dodici città italiane. È accusato di aver costituito un’associazione “con finalità di terrorismo” ispirata al gruppo neonazista statunitense AtomWaffen Division (autore anche di omicidi) e alle Waffen-Ss della Germania degli anni ‘30. Stando all’inchiesta, il 22enne utilizzava un canale Telegram per fare online propaganda razzista, antisemita e misogina, attraverso anche la diffusione di un manifesto di “chiamata alle armi” – visionato o scaricato da oltre 1800 utenti – contenente “idee razziali tipiche della destra nazionalsocialista”.

Secondo l'indagine il canale serviva anche per reclutare nuovi volontari e pianificare azioni violente, emulando terroristi suprematisti come l’autore della strage del 2011 a Utoya, in Norvegia, Anders Breivik e Brenton Tarrant, colpevole della sparatoria di Christchurch, in Nuova Zelanda, nel 2019, costantemente elogiati nelle chat. Nelle conversazioni, l'uomo si diceva pronto all’azione, diventando “Traini 2.0” (l’attentatore di Macerata nel 2018).

La notizia dell’arresto di Savona e delle perquisizioni in altre parti d’Italia, conferma ancora una volta che non siamo immuni come paese dal sempre più globalizzato terrorismo suprematista bianco – è solo questione di tempo. Gli elementi, infatti, ci sono tutti: manifesti che incitano alla violenza, radicalizzazione online, antisemitismo, teorie sullo “sterminio della razza bianca”, esaltazione di precedenti stragisti come parte dello stesso mondo.

Come accade nella maggior parte delle volte, le idee suprematiste sono legate a doppio filo con quelle misogine, nonostante questo secondo aspetto riceva spesso meno considerazione. Il 22enne, nello specifico, si definiva un “incel”, acronimo che sta per “celibe involontario”, una delle community più violente e sessiste di Internet. Volendo semplificare: uomini che odiano le donne, ritenute “colpevoli” del loro essere esclusi dalle relazioni sessuali. Si ritrovano in forum e altri anfratti di Internet, dove si scambiano messaggi intrisi d’odio, fantasie di stupri, di violenze e di omicidi di donne.

L'uomo arrestato a Savona pensava a una strage durante una “manifestazione femminista”. In una conversazione con un amico, ha detto: “Saremo i primi incel italiani ad agire”. In altre parti del mondo qualcuno è già passato davvero all’azione.

La strage di Isla Vista e il culto di “Sant’Elliot”

Nel 2014 Elliot Rodger, studente universitario di 22 anni, ha ucciso sei persone e poi si è tolto la vita a Isla Vista, in California, al Campus dell’Università di Santa Barbara. Rodger ha iniziato la sua strage accoltellando due compagni di stanza e un amico che era in visita. Poi ha guidato fino alla sorellanza Alpha Phi del campus di Santa Barbara e ha aperto il fuoco uccidendo tre persone e ferendone 14 prima di rivolgere la pistola verso se stesso e suicidarsi.

Prima di compiere il massacro, Elliot Rodger aveva spiegato le sue azioni in un manifesto di 140 pagine mandato a diversi conoscenti e poi condiviso online nelle ore precedenti alla strage. Nel documento, il 22enne esprime il suo odio contro le donne e la sua frustrazione per essere ancora vergine, giustificando il suo gesto come una sorta di rappresaglia.

Si descrive come “il gentiluomo supremo”, e non riesce a capire perché le donne non abbiano voluto fare sesso con lui. La strage è stata dunque pianificata come il “Giorno della punizione” (Day of Retribution): “Non ho altra scelta se non quella di vendicarmi della società” che "mi ha negato sesso e amore". Per questa ragione Rodger ha deciso di colpire la sorellanza Alpha Phi: considerava le studentesse che ne facevano parte le più attraenti del college, “il tipo di ragazza che ho sempre desiderato ma non ho mai potuto avere”. Nella parte finale del manifesto Rodger si dichiara “la vera vittima di tutto questo. Sono il bravo ragazzo”. Il 22enne aveva lasciato anche una serie di video postati su YouTube, in cui reiterava gli stessi messaggi: “Non so perché voi ragazze non siete mai state attratte da me, ma vi punirò tutte per questo. È un’ingiustizia, è un crimine. Sono il ragazzo perfetto”.

Rodger si era autoproclamato un incel ed era un utente molto attivo di forum e community. In alcuni post inneggiava a una “rivoluzione incel”: “Se non possiamo risolvere i nostri problemi dobbiamo DISTRUGGERLI”; “Un giorno gli incel realizzeranno la loro vera forza e i loro numeri, e sovvertiranno questo sistema femminista opprimente”.

L’attentatore di Isla Vista non è stato sicuramente il primo a uccidere mosso da un’esasperata misoginia. Nel 1989, ben prima della nascita di qualsiasi community incel, a Montreal, in Canada, Marc Lépine entrò armato al Politecnico e uccise 14 donne. Poi si suicidò. Nelle sue tasche la polizia trovò una lettera con le motivazioni del gesto e una lista di donne che avrebbe voluto uccidere, tra cui alcune femministe note in Québec. “Ho deciso di mandare le femministe, che hanno sempre rovinato la mia vita, al loro Creatore... Ho deciso di mettere fine a quelle megere”. Negli anni Lépine è stato esaltato e glorificato da antifemministi che gli hanno dedicato blog e siti o hanno usato il suo nome per perseguitare donne.

Nel 2009, un uomo di nome George Sodini è entrato dentro una palestra di Pittsburgh, negli Stati Uniti, e ha sparato su una classe femminile di aerobica, uccidendo quattro donne prima di suicidarsi. In un post sul suo blog Sodini aveva descritto il suo piano, lamentandosi dell’essere rifiutato dalle donne: “Ci sono 30 milioni di donne desiderabili negli USA (stima mia) e non ne riesco a trovare una. Neanche una di loro mi trova attraente”.

Ma è la strage compiuta da Rodger nel 2014 a scatenare una sorta di culto e a diventare un punto di svolta. Secondo alcuni esperti, infatti, l'attacco ha segnato un passaggio nel mondo incel: da spazio esclusivamente online, a possibilità – per alcuni – di trasformare i messaggi di odio in azioni violente concrete.

Il manifesto dell’attentatore di Isla Vista è diventato più che popolare tra gli incel, e il 22enne è stato incoronato come il primo “santo” tra gli estremisti misogini. Non è un’esagerazione: nel board frequentato dagli incel su Reddit (poi bannato), Rodger – abbreviato ER dai suoi ammiratori – è stato spesso chiamato “Sant’Elliot” e i forum pullulano di meme con la sua faccia photoshoppata su icone cristiane, merchandising recanti la sua immagine. I siti sono stati via via oscurati, ma i post comparivano altrove. Il 23 maggio, anniversario della strage del college di Santa Barbara, su 4chan e Reddit si celebrava il “Saint Elliot Day”.

Come ha spiegato Keegan Hankes, ricercatore per il Southern Poverty Law Center (SPLC), gli incel vedono il sesso come un diritto fondamentale per tutti gli uomini, e dunque le donne che glielo “negano” stanno commettendo un crimine. Reddit e 4chan sono luoghi popolari tra questi utenti ed «Elliot Rodger è glorificato tra queste persone» come un santo patrono e un martire: non solo si sprecano le lodi per l’attacco del 2014, ma addirittura l’espressione “going ER” è diventata sinonimo per gli incel dell’aver commesso violenza di massa.

La valenza ispiratrice di Elliot Rodger non è stata purtroppo solo simbolica. Il 23 aprile 2018 a Toronto, in Canada, un uomo di 25 anni di nome Alek Minassian si è lanciato con un furgone preso a noleggio su un marciapiede prendendo deliberatamente di mira i pedoni, uccidendo 10 persone e ferendone 16.

Pochi minuti prima dell’attacco, aveva postato su Facebook questo messaggio: “Soldato (recluta) Minassian Fanteria 00010, chiedo di parlare al Sergente 4chan. C23249161. La Rivolta Incel è già iniziata! Rovesceremo tutti i Chad e le Stacy! [i ragazzi e le ragazze popolari ndr] Onore al Gentiluomo Supremo Elliot Rodger!”

Non essendo riuscito – come aveva previsto – a farsi uccidere dalla polizia, l’attentatore è stato poi interrogato dalle forze dell’ordine, alle quali ha raccontato di essersi “radicalizzato online” dopo l’attacco di Rodger, e di aver sognato da allora di dare il via alla sua rivoluzione. Ha anche detto di essere vergine, di non aver mai avuto una ragazza e di desiderare che il suo gesto potesse ispirare altri.

Minassian è stato osannato nei forum incel. David Futrelle, un giornalista che segue il fenomeno, ha collezionato screenshot di post in cui venivano invocati “più ER”.

“Questo tizio a caso ha ucciso più persone del gentiluomo supremo Elliot. Spero che abbia scritto un manifesto perché potrebbe diventare il nostro nuovo santo”, ha postato un utente sul sito incels.me poco dopo la strage. Un altro utente ha espresso felicità quando è stato rivelato che la prima vittima era una giovane donna: “È una foid! Festeggerò con una birra ogni vittima che sia una giovane donna tra i 18 e i 35”.

Foid” sta per “femoid”, una combinazione tra female (femmina) e humanoid (umanoide). È un modo in cui nei forum incel vengono chiamate le donne, intendendo che non siano pienamente esseri umani.

La Incel Rebellion

L'etichetta che si è dato Minassian, incel, è entrata da quel momento nel mainstream – almeno oltreoceano. Non tutti i "celibi involontari", però, sono incel: esistono, ovviamente, tantissime persone che vorrebbero avere rapporti sessuali e non ci riescono. Come scrive Jia Tolentino sul New Yorker, il discrimine è che gli incel "non cercano davvero sesso. Cercano una supremazia maschile assoluta. Il sesso, definito per loro come dominio sui corpi femminili, è solo il mezzo che preferiscono per affermarla".

Ironicamente, la prima community incel è stata creata da una donna queer: Alana, artista e consulente di Toronto. Da adolescente aveva grossi problemi con ragazzi e ragazze: non era certa del suo orientamento sessuale, non sapeva come comportarsi e andare a un appuntamento la terrorizzava. Quando era al college nei primi anni ‘90, ha iniziato a identificarsi come bisessuale, e poi a 24 ha avuto la sua prima vera relazione (con una donna). Considerata la sua esperienza, Alana aveva deciso di voler aiutare altre persone che si trovavano nella sua condizione: così ha creato il sito “Alana’s Involuntary Celibacy Project”, dedicato a chi sognava una relazione amorosa ma non riusciva ad averla. A un certo punto, però, Alana si è resa conto che non riusciva ad aiutare nessuno, e intorno al 2000 ha abbandonato il progetto.

Ed è intorno a quel periodo che le cose sono iniziate a cambiare. Come racconta Zack Beauchamp in un’inchiesta su Vox, la community si è divisa in due forum: IncelSupport e LoveShy. Il primo continuava a somigliare all’idea di Alana – aperto a uomini e donne e attento a bannare contenuti misogini – mentre il secondo adottava una politica di moderazione più morbida, lasciando gli utenti maschi liberi di sfogare il loro odio verso le donne, e di incolparle della mancanza di relazioni e di postare contenuti violenti.

“La degenerazione di LoveShy riflette la rabbia che molti uomini esprimono offline”, scrive Beauchamp, secondo cui la misoginia rabbiosa “è un fatto del mondo, ed era inevitabile che questa realtà modellasse gli spazi virtuali così come quelli reali. Un forum di uomini giovani e senza relazioni era il principale candidato per essere il luogo in cui idee misogine potessero diventare dominanti. È bastato un posto poco interessato a sorvegliare pesantemente i suoi utenti affinché questa rabbia del mondo reale diventasse una caratteristica distintiva di quello virtuale incel. Ed è quello che ha fornito LoveShy”.

Il forum non era l’unico spazio tossico disponibile su Internet. Nei primi anni 10 la comunità di LoveShy si è infatti incrociata con membri di altre community simili (ad esempio 4chan, e nello specifico la board /r9k/) e in generale della manosphere – un universo di siti, blog e forum uniti da un’esaltazione della mascolinità, ostilità nei confronti delle donne,  verso il femminismo e una fortissima misoginia. Tra i gruppi presenti ci sono i cosiddetti “men’s rights activists” (MRA), che credono che quello maschile sia un genere oppresso, e i “pickup artists” (PUA), uomini che vogliono insegnare ad altri come conquistare le donne manipolandole psicologicamente.

Gli incel, scrive l'SPLC, sono “parte dell’ecosistema del suprematismo maschile”. Quest’ultima è descritta come un’ideologia – inserita da qualche anno nella “mappa dell’odio” che l’organizzazione monitora – che “rappresenta tutte le donne come geneticamente inferiori, manipolatrici e stupide e le riduce alla loro funzione riproduttiva o sessuale”. Il sesso è inteso come qualcosa che le donne “devono” agli uomini. A tenere insieme le varie componenti dell’universo del suprematismo maschile ci sono la deumanizzazione delle donne, un desiderio per il dominio del sesso femminile e la convinzione che l’attuale sistema “opprima gli uomini in favore delle donne”.

Nella sua inchiesta Beauchamp nota come negli anni successivi alla strage di Isla Vista, gli incel abbiano perfezionato una sorta di sociologia pseudoscientifica con un suo gergo ben preciso, che rientra nel concetto di “blackpill”. Il termine (pillola nera) deriva da quello usato più in generale nella manosphere, redpill (pillola rossa): il riferimento è alla scena del film Matrix quando Neo (Keanu Reeves) è chiamato a scegliere tra la pillola rossa che gli avrebbe rivelato la realtà e quella blu che lo avrebbe lasciato in una confortevole ignoranza. Allo stesso modo, essere redpillati nella manosphere significa realizzare la realtà delle relazioni uomo-donna, e cioè che gli uomini sono il sesso oppresso.

Il concetto di blackpill, spiega Beauchamp, va oltre: “Gli incel credono che il successo di un uomo sia determinato interamente da tratti somatici: mascella, zigomi, forma degli occhi. Il risultato è che la società moderna occidentale è definita da una sorta di sistema di classe di tipo sessuale”.

Al vertice di questa gerarchia ci sono gli uomini più attraenti, l’ideale maschile, i “Chad”, che costituiscono circa il 20% della popolazione e ai quali l’80% delle donne sarebbe interessato. Le “Stacy”, cioè le donne attraenti e promiscue, si concedono solo ai Chad, ai “Tyrone” (i Chad neri), ai “Chang” o ai “Chadpreet” (quelli asiatici), o ai “Chaddam” (arabi). “Nel caso non si fosse capito”, scrive Beauchamp, “hanno seri problemi di razzismo”. Nella parte più bassa della piramide ci sono gli incel, irrimediabilmente esclusi.

L’odio non è diretto verso una donna in particolare, ma verso la società nel complesso che consente che questa “oppressione sessuale” continui. Uno dei bersagli della rabbia, ad esempio, è costituito dalla rivoluzione sessuale: il fatto che le donne siano libere di fare le loro scelte invece di sposarsi e vivere come subordinate a un maschio sarebbe la ragione per cui queste scelgono di avere rapporti con uomini attraenti e ignorano gli incel. Il corollario è semplice: se la società è ingiusta e opprime, deve esserci una rivolta per liberare gli “oppressi”. E da qui laIncel Rebellion”.

In Italia esistono già da alcuni anni community incel e gruppi e siti di MRA. Se i rischi costituiti da questi sono stati – soprattutto in passato – sottovalutati a livello internazionale, nel nostro paese vengono spesso trattati quasi come un fenomeno esclusivamente di Internet e poco rilevante. Eppure alcune dinamiche sono già in atto: sui forum degli incel italiani ci sono stati commenti celebrativi per Antonio De Marco, il 21enne che lo scorso settembre ha ucciso una coppia di Lecce perché “troppo felici” mentre lui non aveva una ragazza. Non significa automaticamente che De Marco fosse un incel, ma che certe idee sono radicate, dentro e fuori Internet.

Odio per le donne, suprematismo e violenza di massa

Da un’analisi fatta dai giornalisti di Mother Jones sulle sparatorie di massa negli Stati Uniti, emerge come in almeno 22 casi dal 2011 al 2019, gli attentatori avessero commesso in passato violenza domestica, stalking o molestie contro donne. L’odio per il genere femminile accomuna quasi tutti gli autori di violenza di massa.

Minassian non è stato il primo attentatore a omaggiare Rodger. Nel 2015 il ventiseienne Chris Harper-Mercer ha ucciso 9 persone e ne ha ferite 7 all’Umpqua Community College di Roseburg, in Oregon, e poi si è ucciso. Nel suo diario aveva scritto: “Tutta la mia vita è stata un’impresa solitaria. Una sconfitta dopo l’altra. Ed eccomi qui, a 26 anni, senza amici, senza lavoro, senza una ragazza, vergine”. Negli scritti, Harper-Mercer diceva di identificarsi con alcuni autori di sparatorie di massa, tra cui Elliot Rodger.

Anche Nikolas Cruz, autore della strage nel liceo di Parkland, aveva lasciato un commento sotto un video sul manifesto di Rodger, scrivendo “Elliot Rodger non sarà dimenticato”.

Ad accomunare Rodger e Cruz, oltre alla misoginia, c’è anche la passione per le armi e il fatto di aderire a idee esplicitamente razziste (Rodger, ad esempio, era ossessionato dalla “bianchezza”, insistendo sulle ragazze “bionde” come caratteristica fondamentale). Come scrive Jack Smith IV su Mic, “non si può discutere del rancore maschile senza menzionarne il parente altrettanto violento e forse più familiare: il rancore bianco”.

L’estrema misoginia e il suprematismo bianco, infatti, “non sono solo analoghi, sono connessi”: “Entrambi vedono la crescita delle richieste di uguaglianza, che sia Black Lives Matter o #MeToo, come qualcosa di dannoso per il gruppo privilegiato – rispettivamente persone bianche o uomini”.

Heidi Beirich, direttrice dell’Intelligence Project del SPLC parla degli incel come di una community composta principalmente da giovani uomini arrabbiati, che hanno trovato la loro casa naturale su 4chan o nei meandri più oscuri di Reddit. «Sono maschi bianchi intorno ai 20 anni, giovani e frustrati», spiega. «Sono lo stesso tipo di persone che si trovano nel mondo del suprematismo bianco largamente inteso. Si lamentano del mondo e addossano le loro rimostranze su donne e persone nere».

Helen Lewis afferma su The Atlantic che la retorica antifemminista “è una potente porta d'accesso al nazionalismo bianco violento” ed è utile per “fare appello alla fascia demografica prevalentemente responsabile delle sparatorie di massa: i giovani bianchi”.

Nella manosphere, i messaggi anti-femministi si trasformano e confondono con quelli razzisti. Tutte le teorie della sostituzione etnica abbracciate dai terroristi suprematisti includono una qualche necessità di controllo del corpo delle donne.

Le intersezioni tra misoginia e suprematismo bianco sono state recentemente analizzate in un rapporto dell’organizzazione americana Anti Defamation League (ADL), secondo cui tra e due ideologie esiste “una solida simbiosi”. Anche se “non tutti i misogini sono razzisti, e non tutti i suprematisti bianchi sono misogini, un profondo odio per le donne agisce come un tessuto connettivo tra molti suprematisti, specialmente quelli che gravitano nell’alt-right e nei meno conosciuti incel, MRA e PUA”.

L’analisi dell’ADL è iniziata dopo l’attentato di Minassian a Toronto nel 2018. «Non era certamente la prima volta che vedevamo qualcuno che si identificava come un incel agire violentemente contro le donne, ucciderle. Ma è stato una sorta di punto di svolta nel senso che le persone hanno iniziato a prestare attenzione al problema» ha spiegato Jessica Reaves, editorial director per l’organizzazione. Misogini e suprematisti bianchi si lamentano costantemente della loro condizione, in pericolo o aggravata dalle libere scelte di donne e specialmente donne femministe.

È quello che Michael Kimmel, professore di sociologia e studi di genere alla Stony Brook University e autore del saggio “Angry white men”, chiama “diritto leso”: «Come uomini bianchi si sentono autorizzati a pensare che questo sia il loro paese, il loro mondo. Quello che hanno ereditato dai loro padri e nonni, quello che pensavano gli spettasse di diritto è l’accesso a denaro, potere e donne. Non è che si aspettano di averlo, ma sentono che gli spetta. E quindi quando vedono altri ottenerlo, la percepiscono come un’ingiustizia», ha detto in un'intervista.

Persone come Elliot Rodger, o George Sodini nel 2009 a Pittsburgh, aggiunge Kimmel, credono «che le regole siano che se giochi bene, se sei bravo, pulito e ragionevolmente bello, dovresti essere in grado di avere una ragazza. Ed è sconcertante per Rodger o Sodini che gli altri ragazzi ci riescano. Nel suo manifesto Rodger si lamenta costantemente di vedere ragazze bianche con ragazzi neri, latini o asiatici. E lui non capisce: si sente molto più meritevole». Da qui si arriva all’atto violento, che diventa vendetta: «È una ritorsione. Come dice lui, è il giorno della punizione. È un modo per recuperare la virilità. E quando lo fai, esci di scena in un tripudio di gloria. Non solo uccidi, ma uccidi anche te stesso. Te ne vai in quel lampo di gloria e la tua virilità ti viene magnificamente restituita».

Fare i conti con la misoginia

Nel 2018, poco dopo l’attentato di Toronto, Aditi Natasha Kini scriveva su The Lily che da diverso tempo le femministe stanno “mettendo in guardia il mondo da incel e MRA”, ma che il più delle volte non sono state ascoltate.

L’anno scorso l’International Center for Counter-Terrorism dell’Aia ha definito il terrorismo suprematista maschile “una minaccia crescente”, nonostante sia stata meno considerata rispetto a ideologie razziste e xenofobe, e ha identificato due motivazioni dietro gli attacchi: 1) l’idea che per gli uomini il sesso sia un diritto – e che quindi la violenza sia una vendetta quando viene negato; 2) la convinzione che le femministe siano una forza malvagia che vuole controllare la società a spese degli uomini – una narrazione simile a quella delle teorie complottiste per cui le élite ebraiche controllano il mondo.

Reaves di ADL ritiene che la misoginia sia un elemento molto pericoloso della violenza estremista, ma che sia stato sottovalutato a lungo. Storicamente, ad esempio, c’è stata una certa riluttanza ad associare il termine “terrorismo” ad atti di violenza guidati dalla misoginia. Attualmente, solo il Canada ha riconosciuto il movente misogino per due attentati verificatisi nel paese: quello del Politecnico nel 1989 e quello avvenuto a febbraio 2020 ad opera di un 17enne che si è introdotto in un centro massaggi di Toronto e ha accoltellato due donne, uccidendone una.

Secondo Reaves, però, è arrivato davvero il momento di fare i conti con il suprematismo maschile e la misoginia. «Dobbiamo prenderla sul serio (…) Ha un impatto sull’autonomia delle donne, in termini di violenza domestica. Ha un impatto sulla capacità delle donne di andare a un corso di yoga o di camminare per le strade di Toronto o di appartenere a una sorellanza nel sud della California – questi sono tutti luoghi in cui gli uomini hanno aggredito le donne perché pensavano che queste non li stessero trattando nel modo in cui meritavano di essere trattati. In particolare, pensavano che non stessero facendo sesso nella misura in cui pensavano di meritare di farlo».

Non tutti i frequentatori degli spazi incel (o della manosphere in generale) vogliono fare delle stragi. E infatti focalizzarsi solo su quelle non riesce a inquadrare il reale impatto delle ideologie misogine e degli spazi dove proliferano.

Beauchamp su Vox racconta che nei forum e negli spazi che ha monitorato, “ogni tanto gli utenti si vantano apertamente di come feriscono le persone, più spesso le donne nella loro vita”: c’è chi si vanta di urlare loro contro, di fare catcalling, e “persino di riuscire a distogliere fondi dalla ricerca sul cancro ovarico”.

«Le sparatorie o le morti non sono l’unica cosa che ci preoccupa in termini di salute pubblica», ha spiegato Emily Rothman, esperta di violenza domestica alla Boston University, che ricorda che esistono diversi tipi di aggressione.

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Ad esempio, tra quelle raccolte da Beauchamp, quelle più agghiaccianti riguardano le violenze sessuali. Un utente racconta di aggredire in maniera seriale le donne sui mezzi pubblici: “Lo faccio sempre, strofino il mio pene sulla loro schiena finché non vengo”. Un altro dice di aver "punito" una collega: lui pensava che lei volesse flirtare, e invece aveva un ragazzo. Un terzo sostiene di aver molestato tra le 50 e le 70 donne, e di avere intenzione di passare allo stupro. I commenti a questi post sono il più delle volte di congratulazioni per le imprese e incitazione a compiere atti sempre più estremi.

Non c’è modo di sapere quanto di questo sia vero”, scrive Beauchamp, “ma anche assumendo che una piccola parte lo sia, il risultato è una community in cui gli uomini che prendono di mira le donne sono celebrati e incoraggiati a fare di peggio”.

Foto anteprima jacobfg sotto licenza CC BY-NC-ND 2.0

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