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Gli aquilani su Facebook lanciano il “no Tg1 Day”

19 Giugno 2010 < 1 min lettura

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Gli aquilani su Facebook lanciano il “no Tg1 Day”

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Parte dall’Aquila, attraverso un tam tam, sul social network Facebook, il “no Tg1 Day”, una mobilitazione virtuale contro la scelta del Tg1, ma anche del Tg2 di non coprire la manifestazione generale del 16 luglio sulla richiesta delle agevolazioni fiscali e sulla ricostruzione. La pagina di Facebook del Tg1 è stata presa d’assalto da critiche e proteste tanto che è andata in tilt già ieri. Ma adesso gli aquilani alzano i toni della protesta: per il 1 luglio prossimo, la pagina Facebook dedicata consiglia di non guardare i due Tg e di esporre delle foto di protesta.


“Diciamo no al Tg1, noi vogliamo un’informazione libera – scrivono i promotori – stiamo vivendo un’emergenza nazionale, una città ancora da ricostruire, centinaia e centinaia di persone che dormono ancora in garage, baracche e divani di amici e parenti perché le Case e Map non sono per tutti”, ma questo, “per i dipendenti pubblici non è una notizia a differenza delle sagre di prodotti tipici in Val Brembana e Cisternino – si legge ancora sulla pagina dell’iniziativa – dei reportage sui gatti, sui cardellini, o sulla passione degli italiani per la pastasciutta, delle tette al vento di qualche velina, paperina, letterina al mare”. Intanto, cartelli di protesta compaiono anche sulle transenne dei portici.

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3 Comments
  1. andrea46

    Quello che hanno fatto agli Acquilani oscurandoli e "vergognosamente inqualificabile". La dittatura strisciante a cui stiamo per essere assoggettati stà dimostrando il suo volto palese!

  2. andrea46

    Quello che hanno fatto agli Acquilani oscurandoli e "vergognosamente inqualificabile". La dittatura strisciante a cui stiamo per essere assoggettati stà dimostrando il suo volto palese!

  3. Erman19

    L'Aquila è una città morta. Nulla è cambiato dal giorno del terremoto. Non vi sono più soldi per la ricostruzione: quelli che c'erano sono stati sprecati dalla Protezione Civile in costosissime case che sono servite esclusivamente ad arricchire le casse di società edili ammanicate, ed il Governo non vuole mettere in atto alcuna misura per far riparare le abitazioni e far ripartire l'economia. Le promesse di trattare gli Aquilani almeno al pari delle zone precedentemente colpite da altri terremoti non sono state rispettate. Se al posto di quelle costosissime C.A.S.E. fossero stati costruiti MAP (moduli abitativi provvisori, case in legno), il cui costo è pari a meno di un terzo delle C.A.S.E. e il cui comfort abitativo è almeno pari a quello delle C.A.S.E., con i soldi risparmiati si sarebbeto potute riparare, a conti fatti, 10 mila case lesionate dal terremoto, ossia la metà delle abitazioni colpite. L'Aquila sarebbe, ora, già riparata per metà!

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