La critica al potere nell’era di Twitter
1 min letturaQuesta è una piccola/grande storia. Emma Sullivan, 18 anni, vive in Kansas e frequenta il liceo. Con la sua scuola partecipa ad un incontro pubblico durante il quale interviene il Governatore dello Stato del Kansas, Sam Brownback.
Brownback parla ed Emma twitta con il suo cellulare e in un tweet contesta aspramente il Governatore: "Just made mean comments at gov. brownback and told him he sucked, in person #heblowsalot." "Ho appena fatto un commento pesante al gov. brownback e gli ho detto che è un coglione #heblowsalot (l'hashtag è ambiguo, può avere diversi significati, traduzione a piacere :D).
Il giorno dopo lo staff del Governatore, monitorando i social media per la rassegna stampa, si imbatte nel tweet di Emma e informa la scuola. Il Preside convoca la ragazza e chiede una lettera di scuse.
Emma si rifiuta: "Non solo non chiedo scusa, lo rifarei". La sorella di Emma, 19 anni, contatta i giornali e scoppia il caso. Emma si dice pronta ad un confronto pubblico con il Governatore: "Se lo critico è per i suoi tagli alla cultura, se serve sono pronta a un dibattito, ma non chiedo scusa".
Su twitter, intanto, ha inizio una vera e proprio catena di solidarietà e sostegno in nome della libertà di espressione e di critica. I follower all'account di Emma passano in pochi giorni da 61 a oltre 14.000 e l'hashtag heblowsalot s'impenna.
Com'è finita? Il Governatore ha chiesto scusa a Emma: il mio staff ha esagerato.
Qui la storia in dettaglio.
@valigiablu - riproduzione consigliata
akiro
lieto fine? ho paura che le scuse di qualcuno abbiano un valore nullo. In questo caso s'è sollevato un polverone per cui ha ritenuto più conveniente scusarsi, in altri...