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Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere

10 Luglio 2020 4 min lettura

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Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere

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Mercoledì il gabinetto federale della Germania ha adottato per la prima volta un piano a livello nazionale per la parità di genere nel paese, con interventi sui tempi di vita e lavoro e rappresentanza delle donne nelle posizioni di vertice e manageriali e nella politica.

Si tratta di «un impegno comune del governo tedesco sulla parità», ha dichiarato in conferenza stampa la ministra per la Famiglia Franziska Giffey, che ha spiegato come tutti i dipartimenti e l'intero esecutivo siano coinvolti nel piano e dovranno tenere conto della parità di genere, non solo il suo dicastero: «Solo così possiamo assicurare che l’uguaglianza non sia più vista come una questione che riguarda solo il ministero per le Donne, ma che sia qualcosa che riguarda tutti i ministri».

Il piano è articolato in nove obiettivi, che dovranno essere supportati da una legislazione mirata, e la sua applicazione sarà affidata a una fondazione federale per la parità di genere che sarà concordata dal governo della coalizione.

Uno dei pilastri riguarderà la riduzione del gender pay gap, lo squilibrio tra la remunerazione degli uomini e delle donne. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2019 le donne in Germania hanno guadagnato il 20% in meno degli uomini – una differenza comunque inferiore dell’1% rispetto al 2018. In media le donne hanno avuto una remunerazione di 17,72 euro l’ora, contro i 22,16 degli uomini. Significa una differenza di circa 4,44 euro.

Sempre relativamente al mondo del lavoro, il piano si pone l’obiettivo di migliorare le opportunità di carriera per la popolazione femminile. In Germania, sebbene i numeri siano in crescita, le donne occupano solo il 10% delle posizioni dirigenziali. Per correggere questo squilibrio, Giffey ha previsto una clausola che aumenterebbe il numero di donne nei consigli di amministrazione, richiedendo l’inclusione di almeno una donna nei board composte da quattro membri in su.

«Quando le aziende mi dicono “Siamo una società tecnica, non abbiamo donne qualificate”, io rispondo sempre: “C’erano al liceo, all’università. Dove sono finite tutte?”», ha detto Giffey. Secondo la ministra si tratta di una cosa inaccettabile: «Non stiamo parlando di mettere persone non qualificate in posizioni di leadership. Stiamo parlando di prestazioni e abilità personali che ovviamente valgono per tutte le persone. Ma stiamo anche parlando del fatto che non si può dire che c’è solo meno del 10% di donne idonee, efficaci e competenti. Non posso accettarlo».

L’obiettivo è inoltre ampliare l’ambito di operatività di una legge che impone che le donne costituiscano il 30% dei consigli di vigilanza: ad oggi la norma si applica a 105 società, la ministra vorrebbe arrivare a 600. Come spiegato da Monika Schulz-Strelow, a capo di FidAR, un gruppo che promuove la partecipazione femminile nelle aziende, per essere efficace il piano però necessita di leggi che permettano alle autorità di comminare multe alle società che non si attengano alle prescrizioni. «Purtroppo senza sanzioni e pressioni non succede granché in Germania», ha detto.

La questione della presenza delle donne riguarda anche la politica. Nel Bundestag, il parlamento federale tedesco, la rappresentanza femminile è ai minimi storici degli ultimi 20 anni: dopo le elezioni del 2017, sono presenti 218 donne su 709 parlamentari eletti, il 31% (precedentemente era il 37%). Questa percentuale, si legge su Deutsche Welle, posiziona la Germania al 46esimo su 193 posto nella classifica mondiale della rappresentanza femminile. Inoltre, più del 90% dei sindaci sono uomini.

Mercoledì il partito di Angela Merkel, l’Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU), ha approvato un accordo per introdurre quote vincolanti per la rappresentanza femminile per le posizioni alla guida del partito. La proposta dovrà essere ancora approvata dai membri durante il congresso del partito a dicembre, e prevede il raggiungimento della parità tra donne e uomini nei posti di leadership entro il 2025.

A partire dall’anno prossimo, almeno il 30% delle posizioni di governo di CDU e dei membri del parlamento facenti parti del partito dovrà essere ricoperto da donne. La quota dovrebbe alzarsi al 40% nel 2023 fino a raggiungere il 50% nel 2025. CDU applicherà norme simili nella composizione delle liste per le elezioni dei parlamenti statali, nazionali ed europeo. Le organizzazioni locali del partito dovranno inoltre riferire all’ufficio centrale sui loro progressi nell'aumentare la quota femminile.

Secondo fonti consultate dall’agenzia AFP, potranno esserci eccezioni alla regola nel caso in cui non ci fossero sufficienti donne a concorrere per la posizione o a candidarsi.

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Si tratta di una previsione che, spiega Bloomberg, è “controversa in un partito che è ancora oggi dominato da uomini”. Infatti la proposta non è stata esente da critiche. Nonostante CDU è stato guidato per vent’anni da leader femminili – Merkel e poi Annegret Kramp-Karrenbauer - solo il 26% dei membri è costituito da donne, che ricoprono solo il 6% delle posizioni di leadership.

Altri partiti in Germania, come ad esempio i Verdi o SPD, si sono già dotati di regolamenti simili. Il meccanismo delle quote «non è un desiderio o qualcosa di piacevole, è un mezzo per arrivare a un fine», ha spiegato qualche tempo fa a DW Katja Dörner, vice capogruppo dei Verdi in parlamento. «E se non raggiungi un obiettivo importante, ed è ovvio che non lo raggiungerai, allora hai bisogno di un nuovo strumento più efficace».

Immagine in anteprima via gleichstellungsstrategie.de

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