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Yulia Tsvetkova, l’artista e attivista russa che rischia 6 anni di galera per i suoi disegni della vagina. La mobilitazione per fermare il processo

10 Luglio 2020 12 min lettura

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Yulia Tsvetkova, l’artista e attivista russa che rischia 6 anni di galera per i suoi disegni della vagina. La mobilitazione per fermare il processo

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Annullata la sentenza di assoluzione dell'artista Yulia Tsvetkova

Aggiornamento del 28 marzo 2023: La Corte di Cassazione di Vladivostok ha annullato la sentenza di assoluzione dell'artista Yulia Tsvetkova accusata di aver diffuso 'immagini pornografiche' per aver disegnato e pubblicato illustrazioni di vagine di varie forme e dimensioni.

La madre di Tsvetkova, Ann Khodyreva, ha confermato la notizia sull'annullamento del verdetto a Novaya Gazeta Europe. Secondo Khodyreva dietro alla decisione ci sarebbe l'FSB, il sistema di intelligence della Federazione russa.

In base a quanto stabilito dal tribunale, il caso sarà riesaminato in prima istanza a Komsomolsk-on-Amur. Come affermato dall'avvocato di Tsvetkova, Alexander Pikhovkin, non esiste ancora una motivazione alla base della disposizione, ma in tribunale è stato dichiarato che la natura pornografica del lavoro di Tsvetkova si evince dal titolo del suo blog 'I monologhi della vagina'.

Yulia Tsvetkova ha lasciato la Russia nel novembre 2022, il giorno dopo che l'assoluzione era stata confermata in appello.

Confermata la sentenza di assoluzione di Yulia Tsvetkova

Aggiornamento del 22 novembre 2022: Un tribunale della città di Komsomolsk-on-Amur ha confermato l'assoluzione dell'attivista e artista LGBTQ Yulia Tsvetkova respingendo il ricorso presentato dai pubblici ministeri contro la sentenza di proscioglimento pronunciata lo scorso luglio. Per la donna era stata chiesta una condanna a tre anni e due mesi di reclusione.

L'artista, che ha rischiato fino a sei anni di carcere, era stata accusata di aver diffuso “immagini pornografiche” per aver disegnato e poi pubblicato su una pagina da lei gestita sul social network russo Vkontakte, “Monologhi della vagina”, illustrazioni di vagine di varie forme e dimensioni.

L'indagine sul caso si è protratta per più di due anni durante i quali Tsvetkova ha trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari, dopo che le autorità locali avevano avviato il procedimento penale contro di lei nel 2019.

Lo scorso giugno, prima che venisse assolta, il ministero della Giustizia russo ha inserito Yulia Tsvetkova nell'elenco degli “agenti stranieri”.

Impugnata dai pubblici ministeri la sentenza di assoluzione di Yulia Tsvetkova

Aggiornamento del 25 luglio 2022: Non è stata ancora scritta la parola fine del processo che vede imputata Yulia Tsvetkova, accusata in Russia di aver diffuso “immagini pornografiche”.

Come annunciato da Amnesty International il 22 luglio i pubblici ministeri hanno presentato ricorso contro la decisione del tribunale distrettuale di Komsomolsk-on-Amur di assolvere l'artista e attivista LGBTQ.
La notizia è stata confermata dalla madre, Ann Khodyreva, su Facebook.

Tsvetkova era stata assolta soltanto dieci giorni fa.

“Abbiamo descritto l'assoluzione di Yulia Tsvetkova come un raro trionfo della giustizia sulla repressione. Ma questo trionfo e la libertà di Yulia dalle molestie sono state tristemente di breve durata. Le autorità russe hanno confermato il fervente impegno nei confronti dell'oppressione e della crudeltà”, ha dichiarato Marie Struthers, Direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale.

“Dal suo arresto nel 2019, Yulia ha subito arresti domiciliari, restrizioni di viaggio e la costante minaccia di anni di prigione. Ha anche affrontato rappresaglie accanite per la sua difesa dei diritti LGBTQ, inclusa una pesante multa ai sensi della legislazione russa sulla “propaganda gay”, profondamente omofoba.

“Se l'assoluzione di Yulia sarà annullata, potrebbe rischiare fino a sei anni di carcere. Esortiamo le autorità russe a ritirare immediatamente l'appello e a porre fine all'insensata presa in giro della giustizia che ha sospeso la vita di una giovane donna per quasi tre anni”, ha concluso Struthers.

L'artista e attivista russa Yulia Tsvetkova è stata assolta dalle accuse di “pornografia”

Aggiornamento 15 luglio 2022: Assolta. Un tribunale russo ha respinto la richiesta di una condanna a tre anni e due mesi di reclusione avanzata dai pubblici ministeri nei confronti dell'artista e attivista LGBTQ Yulia Tsvetkova, accusata di aver diffuso “immagini pornografiche”.

Tsvetkova, 29 anni, ha già trascorso diversi mesi agli arresti domiciliari dopo che le autorità della città di Komsomolsk-on-Amur avevano avviato a suo carico un procedimento penale per “diffusione di materiale pornografico” nel 2019.

L'artista ha rischiato fino a sei anni di carcere per aver disegnato e poi pubblicato sulla sua pagina “Monologhi della vagina”, sul social network russo VKontakte, illustrazioni di vagine di varie forme e dimensioni.

A diffondere la notizia che la Tsvetkova era stata scagionata dalla corte centrale di Komsomolsk-on-Amur , la madre Anna Khodyreva su Facebook.

“Siamo contenti, ma non del tutto”, si legge sul canale Telegram “We Are Julia” che condivide gli aggiornamenti sul caso della Tsvetkova. I pubblici ministeri hanno infatti 10 giorni di tempo per impugnare il verdetto.

Il processo a carico dell'artista si è svolto a porte chiuse per impedire la visione di “immagini pornografiche” durante le udienze.

Lo scorso giugno Yulia Tsvetkova è stata inserita dal ministero della Giustizia russo nell'elenco degli “agenti stranieri”.

L'artista e attivista russa Yulia Tsvetkova sotto processo per aver “prodotto e diffuso materiale pornografico” su Internet ha iniziato uno sciopero della fame

Aggiornamento 4 maggio 2021: Yulia Tsvetkova, l'artista e attivista LGBTQ russa di 27 anni che rischia fino a sei anni di carcere per aver prodotto e distribuito materiale pornografico su Internet, ha iniziato uno sciopero della fame lo scorso 1 maggio.

La donna chiede che il processo a suo carico, iniziato il 12 aprile a Komsomolsk-on-Amur nell'estremo oriente russo dopo un anno e mezzo di indagini, sia aperto al pubblico.

“La mia richiesta è semplice”, ha scritto sul profilo Facebook della madre Anna Khodyreva, dopo otto mesi di silenzio. “Chiedo allo stato di "comportarsi da uomo””.

“Mi vuoi giudicare? Accomodati. Ma fallo pubblicamente. Chiedo che il mio processo sia aperto al pubblico perché le ragioni per non farlo sono inverosimili” ha proseguito, aggiungendo come il suo caso non sia isolato.

Tsvetkova è stata incriminata la prima volta a giugno 2020 dopo aver condiviso sul social network russo VKontakte alcuni disegni di vagine sul suo gruppo “Monologhi della vagina”.

Il 31 marzo scorso la madre di Tsvetkova ha annunciato in un post che il tribunale aveva stabilito che il processo si sarebbe svolto a porte chiuse a causa di dettagli “intimi” che avrebbero potuto essere discussi e di materiali “pornografici” esaminati.

In una dichiarazione del 9 aprile, Amnesty International ha affermato che “le autorità russe devono smetterla di cercare di nascondere con le porte chiuse una assurdità kafkiana” e garantire la libertà artistica.

“Una donna è stata accusata penalmente di “produzione di pornografia” semplicemente per aver disegnato e pubblicato immagini del corpo femminile e per aver espresso liberamente le proprie opinioni attraverso l'arte”, ha detto Natalia Zviagina, direttrice dell'ufficio di Amnesty International a Mosca, prima dell'avvio del processo.

“Durante questo calvario, Yulia ha trascorso del tempo agli arresti domiciliari e per due volte è stata sottoposta a multe estorsive ai sensi della cosiddetta legge sulla “propaganda gay””.

“Ho paura?”, continua Tsvetkova nel suo post su Facebook. “Suppongo di sì. Ma non ho molto da perdere. La mia salute è già rovinata da tempo. Grazie all'azione dello Stato non ho quasi più legami, né con colleghi né con amici. Ho solo la mia dignità e ora sono contenta di fare ciò che dice la mia coscienza”.

Accusata per la quarta volta di pornografia l'artista e attivista russa Yulia Tsvetkova

Aggiornamento del 14 gennaio 2021: Per la quarta volta l'artista russa e attivista LGBT Yulia Tsvetkova è stata accusata di “produzione e diffusione di materiale pornografico”, secondo quanto riportato dal quotidiano indipendente Novaya Gazeta.

Tsvetkova, 27 anni, era stata incriminata la prima volta a giugno 2020 dopo aver condiviso alcuni disegni di vagine sul gruppo “Monologhi della vagina”, che gestisce sul social network russo VKontakte.

Per la madre di Tsvetkova, Anna Khodyreva, si tratta sempre dello stesso caso sul quale il pubblico ministero continua a svolgere indagini.

Agli arresti domiciliari da novembre 2019 a marzo 2020, Tsvetkova ha poi riottenuto la libertà a patto di non lasciare la sua città natale di Komsomolsk-on-Amur.

Accusata di “propaganda gay” nei confronti di minori per aver diretto lo spettacolo per bambini “Blu e rosa” che criticava gli stereotipi di genere e per aver condiviso sui social disegni di famiglie con genitori dello stesso sesso, la donna è stata dichiarata da Amnesty International “prigioniera di coscienza” per l'assurdità delle accuse a lei rivolte.

Diversi artisti e attivisti russi hanno chiesto alle autorità di ritirare le accuse contro Tsvetkova e manifestazioni a suo sostegno si sono svolte in tutta la Russia la scorsa estate.

Il Moscow Times ha inserito Tsvetkova tra le dodici donne russe che nello scorso anno si sono più distinte per aver intrapreso battaglie e che potrebbero continuare a fare la differenza nel 2021.

Yulia Tsvetkova è un'artista e un'attivista russa impegnata nella difesa dei diritti delle donne e Lgbt. Il suo lavoro ha provocato cambiamenti positivi nelle discussioni sulla body positivity (il movimento che vuole trasmettere un messaggio ottimista nei confronti del proprio corpo) e sugli stereotipi di genere. Eppure questo successo l'ha resa un bersaglio.

Il 9 giugno scorso Tsvetkova è stata accusata di “produzione e diffusione di materiale pornografico” per aver pubblicato, nel 2018, sul social network russo VKontakte alcuni disegni stilizzati di vagine per promuovere una campagna sulla body positivity nella pagina del suo gruppo “Monologhi della vagina”, che prende il nome dal titolo dell'opera teatrale di Eve Ensler e che si pone come obiettivo celebrare il corpo femminile e protestare contro i tabù che lo circondano.

Se condannata, la donna rischia sei anni di carcere.

Residente a Komsomolsk-on-Amur, una cittadina della Russa orientale, in un'area della Siberia che ospitava i gulag, il 22 novembre 2019 Tsvetkova è stata messa agli arresti domiciliari revocati quattro mesi dopo, il 16 marzo 2020, ed è tuttora sottoposta a severe restrizioni di viaggio.

Da quando le autorità l'hanno pesa di mira la 27enne non può più esercitare le sue attività.

A marzo dello scorso anno è stata infatti costretta a cancellare il Festival delle arti della gioventù da lei curato perché la polizia lo ha ritenuto un gay pride camuffato.

In Russia la “propaganda omosessuale” viene punita in base a una legge controversa entrata in vigore nel 2013 e condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nel 2017 perché omofoba.

In un'intervista telefonica rilasciata alla CNN, Tsvetkova ha raccontato che i problemi con la polizia sono cominciati all'inizio del 2019, quando ha portato in scena, con la compagnia teatrale Merak da lei diretta, due spettacoli che affrontavano temi particolarmente scottanti per le autorità: gli stereotipi di genere e il militarismo.

«Non so quale sia stato lo spettacolo peggiore per loro, se quello sul genere, che non capiscono e di cui hanno paura, o l'altro, che era piuttosto politico, molto acuto. Immagino sia stata la combinazione di entrambi», ha detto.

Da quel momento la donna è stata convocata alla stazione di polizia periodicamente. All'inizio ogni settimana, poi ogni due settimane, per essere interrogata sui suoi disegni, una serie di vignette sulle donne accompagnate da didascalie come "Le donne vere hanno i peli sui propri corpi ed è normale" o "Le donne vere hanno i muscoli ed è normale".

A novembre dello scorso anno la polizia ha perquisito la sua abitazione, sequestrando materiale informatico e documenti.

«Mi hanno fatto molte domande e poi hanno trovato il mio lavoro su Internet e hanno capito in che modo poter costruire il caso», ha dichiarato. «È uno schema abbastanza comune: la polizia va alla ricerca di un reato che può trovare nel lavoro dell'attivista e poi apre il caso».

A causa di un disegno raffigurante due famiglie dello stesso sesso con bambini, accompagnato dalla didascalia "La famiglia è dove c'è amore. Sostieni le famiglie Lgbt!", a gennaio 2020 Tsvetkova è stata inoltre accusata di "propaganda omosessuale".

Tsvetkova - che organizza conferenze per la comunità Lgbt e che tiene lezioni sull'educazione sessuale vietata nelle scuole russe - ha dichiarato di non essersi stupita per l'accusa di propaganda sessuale e per aver ricevuto una sanzione (50.000 rubli russi che corrispondono a circa 620 euro), ma di essere rimasta molto sorpresa per l'incriminazione del reato di pornografia. «So che cos'è la pornografia e non è quella», ha detto riferendosi ai suoi disegni.

L'attivista, che nel frattempo ha ricevuto e continua a ricevere minacce, non è molto ottimista sul processo: «Sto cercando di non perdere la speranza, ma in Russia solo l'1% dei casi è assolto. Questo significa che ho solo l'1% [di possibilità] di essere prosciolta».

Insignita lo scorso 17 aprile del premio Freedom of Expression 2020 nella categoria “arte” conferitole da Index on Censorship (un'organizzazione per la difesa della libertà di espressione con sede a Londra), la donna ritiene di essere stata accusata dalle autorità di diffondere materiale pornografico perché si tratta di un reato "infamante", che può ridurre al minimo il sostegno in suo favore dell'opinione pubblica, e pensa che la "vaghezza" della legge sulla pornografia sia un buon pretesto per reprimere il suo attivismo.

In Russia, le autorità promuovono fortemente i valori familiari tradizionali. Non è un caso che gli emendamenti costituzionali recentemente approvati con una consultazione referendaria abbiano incluso un articolo in cui si afferma che il matrimonio è esclusivamente quello celebrato tra un uomo e una donna, vietando di fatto i matrimoni omosessuali.

Come riportato da Deutsche Welle, un recente sondaggio condotto da Levada Center, il principale istituto indipendente che si occupa di rilevazioni in Russia, ha rivelato che il 50% delle persone intervistate pensa che gli omosessuali debbano essere "liquidati" o tenuti isolati dalla società. La percentuale scende al 27% se si tratta di femministe, poiché il concetto di “femminismo” è spesso visto come appartenente all'Occidente ed estraneo alla Russia. Eppure, in passato, il paese è stato a lungo all'avanguardia nell'uguaglianza di genere, garantendo nel 1917 pari diritti alle donne e diventando nel 1920 il primo paese a legalizzare l'aborto.

Nonostante si sia aperta una caccia alle streghe, è grande il sostegno mostrato nei confronti di Yulia Tsvetkova.

Associazioni che si occupano della difesa dei diritti umani come Amnesty International e la ONG russa Memorial l'hanno dichiarata prigioniera di coscienza e una petizione lanciata su change.org, in cui viene chiesto il ritiro delle accuse, ha raccolto quasi 240.000 firme.

Il 27 giugno, Giornata nazionale della gioventù in Russia, oltre cinquanta agenzie di stampa hanno organizzato lo "sciopero dei media per Yulia", chiedendo che il procedimento giudiziario contro di lei venga fermato. Scrittori, giornalisti, attori, influencer e blogger hanno pubblicato post con l'hashtag #forYulia (#заЮлю) e #FreeJuliaTsvetkova (#СвободуЮлииЦветковой).

Durante l'ultimo fine settimana di giugno circa quaranta manifestanti sono stati arrestati a Mosca e a San Pietroburgo nel corso di una manifestazione pacifica a sostegno dell'attivista russa. A riferirlo OVD-info, un gruppo che fornisce assistenza legale alle vittime di arresti arbitrari. La maggior parte dei dimostranti sarebbe stata fermata per aver violato il regolamento sui raduni pubblici, incluso il divieto di organizzare eventi di massa introdotto nel paese a marzo scorso per bloccare la diffusione del COVID-19.

Sui social tantissime donne hanno mostrato il proprio sostegno all'attivista russa pubblicando foto in cui mostrano i propri corpi o immagini e disegni femministi o oggetti di uso quotidiano, come fiori o frutti, che sembrano vagine, accompagnate dallo slogan “il mio corpo non è pornografia".

Di recente, l'Alto commissario dei diritti umani della Federazione Russa, Tatyana Moskalkova, ha annunciato che a seguito del grande "riscontro pubblico" sollevato dal caso intende seguirlo personalmente inviando un membro del suo staff a monitorare il processo.

Per Tsvetkova il supporto nazionale e internazionale è "incredibile" e rappresenta un'ancora di salvezza. «Mi aiuta a non sentirmi sola. L'anonimato è la cosa più spaventosa. Lo so perché ero sola all'inizio e questo significava che quando andavo alla stazione di polizia, sapevo che avrebbero potuto fare quello che volevano e nessuno lo avrebbe mai scoperto», ha detto.

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L'attenzione suscitata nell'opinione pubblica ha dimostrato che l'attivismo della giovane donna russa ha colpito nel segno mostrando quanto il paese abbia bisogno di una discussione pubblica sull'uguaglianza di genere e la comunità Lgbt.

«Voglio continuare a lavorare come attivista. E il fatto di essere stata incriminata aumenta soltanto il mio desiderio di cambiare le cose e combattere le ingiustizie».

Immagine anteprima “Le donne non sono bambole”, 2018 - Yulia Tsvetkova/TAN via Ministry of Counterculture

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