Olivier Nay (politologo alla Sorbona di Parigi), Marie-Paule Kieny (direttrice della ricerca all'Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica francese e, in passato, assistente direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), Lelio Marmora (membro del board del Fondo Globale contro AIDS, tubercolosi e malaria) e Michel Kazatchkine (ex direttore del Fondo globale per la lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria) hanno scritto una lettera su Lancet intitolata "L'OMS che vorremmo" in cui hanno evidenziato alcuni limiti organizzativi e di potere dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e suggerito dove e come intervenire per renderla più efficiente ed efficace nel contrasto di pandemie come SARS-CoV-2.
Negli ultimi anni, scrivono i quattro esperti, l'OMS è stata spesso criticata per ciò che avrebbe dovuto fare o non avrebbe supervisionato, e per la gestione dell'agenzia da parte del suo direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Nessuno può negare i limiti, le disfunzioni e le procedure burocratiche. Tuttavia, riteniamo che l'OMS debba essere sostenuta nel suo pieno mandato e che il suo ruolo di coordinamento nelle crisi sanitarie internazionali debba essere riaffermato". Una pandemia richiede un approccio multilaterale, prosegue la lettera. "Negli ultimi 20 anni, la cooperazione multilaterale ha aiutato a rispondere efficacemente all'HIV / AIDS, alla tubercolosi e alla malaria e ha spianato la strada a campagne di vaccinazione su larga scala in contesti fragili. Molti paesi a basso e medio reddito sono stati supportati dal multilateralismo per sviluppare strategie sanitarie sostenibili". Per questo motivo, anziché rendere ancora più fragile l'OMS e discutere al ribasso il suo mandato, in questo momento "chiediamo agli Stati membri delle Nazioni Unite di riconoscere i loro ruoli e le proprie responsabilità nella governance dell'OMS. Chiediamo alle nazioni di ripristinare la cooperazione multilaterale rispetto alla salute globale. Tale cooperazione richiederà finanziamenti, pensiero collettivo, leadership politica e rigore tecnico. Abbiamo anche bisogno di investimenti intellettuali e strategici attivi; supporto, non vuota critica; e impegno, non abbandono".
Nel 2005, in seguito alla SARS, gli Stati membri dell'OMS hanno ratificato un trattato giuridicamente vincolante, il Regolamento Sanitario Internazionale, impegnandosi a riferire all'Organizzazione e a prepararsi e a rispondere a qualsiasi epidemia che potesse diventare una minaccia globale per la salute pubblica. Nel 2016, è stato creato il programma di emergenza sanitaria che è servito a contrastare Ebola, le epidemie di febbre gialla, poliomielite, vaiolo e il virus Zika, nonostante gli scarsi finanziamenti. Ma, di fronte a COVID-19, questi strumenti si sono rivelati inadeguati. Il Regolamento Sanitario Internazionale va rafforzato. C'è bisogno di un'OMS più forte e autorevole che abbia "la piena autorità [riconosciuta dagli Stati membri senza considerazioni politiche] per coordinare le emergenze sanitarie globali" e "il potere di imporre la trasparenza dei dati relativi alla sanità inviando osservatori indipendenti nei vari paesi"; che dia "un ruolo equo alla società civile e ad altri attori non governativi nella sua governance" e si concentri "principalmente sul suo mandato di agenzia tecnica sanitaria". C'è bisogno di un'OMS, "il cui finanziamento non dipenda da contributi volontari su cui non ci può fare affidamento".
"L'OMS si evolverà solo se i governi nazionali daranno la priorità a un approccio collettivo globale ai problemi sanitari globali. Tuttavia, questa mossa non è sufficiente. La nuova governance della salute dovrebbe dare lo spazio adeguato alle economie emergenti e ai paesi a basso reddito. L'OMS non recupererà la sua piena autorità se gli Stati membri non rinunceranno ad alcune delle loro prerogative nazionali a beneficio della salute pubblica globale".
Rispetto all'attuale pandemia, "chiediamo all'OMS di fornire raccomandazioni regolarmente aggiornate da comitati di esperti indipendenti su strategie preventive e potenziali trattamenti per COVID-19; proporre metodi universali e standardizzati per la raccolta e la comunicazione dei dati epidemiologici dei diversi paesi; accelerare la valutazione, la selezione e la prequalificazione dei test diagnostici; consolidare le informazioni sui progressi della ricerca sui vaccini contro COVID-19 e lavorare a monte con i partner per garantire un accesso equo a terapie e vaccinazioni non appena saranno disponibili; facilitare il coordinamento logistico e la fornitura di reagenti, dispositivi di protezione individuale e potenziali trattamenti; sostenere i paesi con sistemi sanitari fragili per garantire l'assistenza sanitaria di base e di routine, in particolare per quanto riguarda le malattie croniche". [Leggi la lettera su Lancet]