Dopo tre mesi di chiusura la Corea del Sud ha riaperto le scuole superiori. Questo mercoledì i ragazzi sudcoreani sono tornati in classe in un contesto nuovo, che prevede controlli di temperatura frequenti, mascherine obbligatorie e distanziamento sociale tra i banchi e negli spazi comuni. Dopo poche ore, però, decine di scuole in Incheon, città vicina alla capitale Seul, sono state obbligate a chiudere nuovamente perché due studenti sono risultati positivi al COVID-19. La Corea del Sud, con più di 11 mila contagi e 264 decessi per COVID-19, è uno dei paesi che sono riusciti a controllare l'epidemia nella fase iniziale. Questi paesi stanno cercando adesso di trovare un approccio alla nuova normalità, ma l'esperienza ci dimostra che bisogna essere capaci di gestire il rischio e reagire velocemente. In Asia, altri paesi si trovano in una situazione analoga a quella della Corea del Sud. La Nuova Zelanda, la cui gestione della pandemia è stata citata più volte come esemplare, ha riaperto le scuole lunedì, dopo due mesi di chiusura. Anche in alcune regioni dell'Australia i bambini stanno tornando tra i banchi. E in Cina, che ha riaperto gli istituti scolastici a marzo, si calcola che il 40% degli studenti è tornato a scuola, secondo il Ministro d'Educazione. La decisione di riaprire le scuole è molto delicata. Sebbene i sintomi nei bambini sembrano essere nella maggior parte dei casi lievi, alcuni studi suggeriscono che questi hanno un ruolo decisivo nella diffusione del virus. L'esperienza dei paesi che stanno riaprendo ci insegna che non esiste un ritorno alla normalità. Il ritorno a scuola deve essere graduale, sono necessarie nuove norme di igiene, la distanza tra gli alunni è una regola fondamentale e, soprattutto, bisogna essere preparati a gestire il rischio e a prendere decisioni tempestive se è necessario, come chiudere nuovamente le scuole di una zona o dell'intero paese. [Leggi l'articolo sul sito della CNN]